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IL COMUNE DI POPOLO
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Le lotte interne per il predominio politico nel Comune portano alla ribalta le società d'armi e quelle di mestiere,
che riescono ad aumentare progressivamente il loro potere, si organizzano in magistrature e riescono a imporre
un loro rappresentante: il che convive spesso con la figura del Podestà e ne condivide la
Capitano del popolo,
giudicatura e l'amministrazione. 34
Appunti Storia delle Istituzioni Politiche Sofia Armenise
Il Capitano del popolo è scelto fra i cittadini, mentre il Consiglio Maggiore si allarga perché vi partecipano anche
i rappresentanti del popolo minuto. In presenza di questa molteplicità di soggetti la vita politica del Comune
diventa complicata, più animata e sempre più difficile da governare. Per sfuggire a questi contrasti interni si
rinuncia spesso alla libertà per favorire la dittatura, che si impone per necessità di fatto e che spinge il Comune a
lasciare il posto ancora alla Signoria
FORME IBRIDE: VENEZIA E FIRENZE
Primo Doge: Paolo Lucio Anafesto (697).
Ultimo doge: Ludovico Manin (1797) con la presa della città da parte di Napoleone.
L’ origine risale alle Invasioni barbariche del V e VI secolo con la fuga delle popolazioni nell’area lagunare; ogni
isola (Torcello, Burano, Malamocco ecc.) aveva un proprio capo, un Dux militum che organizzava la difesa nei
confronti dei nemici ed era anche responsabile della giustizia (Consul et Dux). Nel IX secolo tutte le isole fanno
capo all'isola di Rialto. Per acclamazione popolare viene eletto un unico Doge figura istituzionale di origine
carismatica e legittimato dalla diretta investitura popolare: poteri notevolissimi ma carica, anche se vitalizia, non
ereditaria-alla sua morte, l'assemblea popolare (concio pubblica) deve eleggere un nuovo Doge.
È da considerarsi un’oligarchia patrizia, dalla metà del secolo XII: i grandi Consilia, rappresentativi della nobiltà
veneziana, come il Maggior Consiglio, il Senato o i Procuratori di Stato, rivendicano l'elezione del Magistrato
supremo, escludendo il popolo minuto dalla diretta partecipazione alla vita politica. Mentre al Doge rimane
unicamente un potere formale (cresce il potere dell’aristocrazia mercantile).
Nel frattempo, cresce enormemente la potenza navale (militare e commerciale) di Venezia.
Venne emanato dal Maggior Consiglio la Serrata del Maggior Consiglio: legge voluta dal Doge Pietro
➢ Gradenigo nel 1297 che rivedeva i criteri di appartenenza all'organo politico veneziano, stabilendo che solo
chi avesse fatto da sempre parte del Consiglio avrebbe potuto avere discendenti della stessa famiglia
nell'organo (per evitare di essere soppiantati in futuro da mercanti più ricchi):
• Cristallizzazione del potere nelle mani di un gruppo ristretto di famiglie patrizie (no nuovi nobili)
• al popolo viene tolto definitivamente il diritto di eleggere il proprio Doge (già a partire dal 1172, 12 elettori,
scelti due per sestriere, sceglievano 40 nomi tra gli uomini più illustri e a loro era demandata l'elezione).
Il Doge, i suoi poteri tendono, fin dal medioevo, ad essere estremamente limitati: giura infatti un documento
contenente una raccolta di regole riguardanti la sua persona, i suoi poteri, i limiti della sua autorità (Promissione
ducale: la prima di cui si abbia notizia in modo completo è del 1192). Alla morte di ogni Doge, la Promissione
viene corretta e ‘aggravata’- i nobili veneziani istituiscono due Magistrature ad hoc: o Correttori alla Promissione
ducale (correggono la Promissione sulla base degli inquisitori) o Inquisitori sopra il Doge defunto (elaborano un
giudizio sul mandato del Doge, senza valore formale, ma: se un Doge viene giudicato positivamente, la sua
famiglia avrà più possibilità di avere un nuovo Doge, e viceversa (di contro quando una famiglia è molto ricca e
potente il proprio Doge verrà giudicato positivamente, e viceversa).
La nobiltà e il Consiglio dei Dieci- il vero potere della Serenissima dunque era rappresentato dal Maggior Consiglio,
in particolare dopo la Serrata:
- potere ‘legislativo’
- potere di revocare qualunque provvedimento degli altri Consigli
- potere di ‘distributiva’ (decidere in merito a tutte le cariche della Repubblica, compresi i Magistrati di
terraferma)
- funzioni giurisdizionali come supremo giudice
- i membri erano vitalizi e di diritto e di provata nobiltà
35
Appunti Storia delle Istituzioni Politiche Sofia Armenise
- (secolo XVI) istituzione del Libro d'Oro che elencava i nomi di tutte le famiglie nobili della Repubblica, dopo
verifiche e processi di 'nobilitazione'
- contrasti tra famiglie nobili
- instabilità politica
- istituzione del Consiglio dei Dieci, sorto come tribunale eccezionale provvisorio in occasione di un tumulto
nel 1310 e diventato poi giudice esclusivo e definitivo della nobiltà. I Dieci erano eletti, scelti entro l’oligarchia
e si sarebbero dovuti occupare di tutti gli affari più delicati dello Stato.
La crisi di Venezia- nella evoluzione istituzionale della Repubblica, il ruolo del Consiglio dei Dieci risulterà
particolarmente importante nella difesa strenua di quel numero ristretto di famiglie nobili ricche e potenti che
controlleranno, in modo oligarchico, il potere fino alla fine dell'esperienza storica di Venezia, con l'occupazione
militare napoleonica del 1797.
La Firenze medicea lascia formalmente in vigore una Costituzione repubblicana ma ad essa sovrappone una
dominazione personale così che le “cose si fanno secondo che vuole uno, e si deliberano con il consenso di molti”,
ciò che avviene in realtà è che prende il potere un ridotto gruppo oligarchico unito da legami di opportunistica
parentale e facente capo alla famiglia dei Medici (questa fase va dal 1434 – 1494).
Il comune è l'organismo della libera e autonoma associazione dei cittadini, come tale ha per base i tradizionali
organi comunali:
- Magistratura collegiale = Signoria (a capo dell’amministrazione);
- Consiglio grande (sommo potere ed equivale al complesso dei cittadini);
- Consiglio ristretto / Senato (commissione del precedente e dispone di un potere più concreto).
Tra i cittadini si distinguono i beneficiati = membri delle famiglie che hanno nel passato ottenuto magistrature
comunali: in sostanza una vera e propria classe dirigente.
Governo popolare esercitato con la partecipazione di tutti beneficiati ai consigli
➢ Governo ristretto che riassume il potere dei consigli in organi formati dalla frazione più potente dei beneficiati.
➢
Ma poiché gli uffici restano elettivi, tale frazione costituisce un modo per controllare indirettamente gestisce lo
squittinio. In sintesi, si trattava di un'operazione con la quale si designavano i soggetti eleggibili- i Medici riescono
così a far sì che nascano liste di uomini fidati.
• 1458 ai consigli tradizionali affiancano il Consiglio dei 100, col compito di sanzionare elezioni e di decidere le
questioni più importanti.
• 1471 Lorenzo il magnifico affidò a un nuovo Consiglio Maggiore l’incarico dello squittinio-il consiglio maggiore
è una nuova forma di Balìa. La tendenza risulta evidente: creare organi di governo sempre più ristretti e controllati
• 1480 per via ancora più oligarchiche viene creato il Consiglio dei 70 che in pratica determina le elezioni a tutte
le cariche principali.
Un simile sistema istituzionale non era agli occhi di Machiavelli né giusto né sbagliato. Il solo criterio per
distinguere la buona politica dalla cattiva è il successo in questo senso riappare con la teoria della anaciclosi che
abbiamo già trovato in Polibio. È dunque il disordine e non l'ordine, il conflitto e non l'armonia, a muovere le
trasformazioni delle forme di governo 36
Appunti Storia delle Istituzioni Politiche Sofia Armenise
DALLO STATO MODERNO ALLO STATO ASSOLUTO
ALLE ORIGINI DELL’ASSOLUTISMO
Durante la crisi sociale del XIV e XV secolo l'azione del Re mira a una politica di unificazione e di accentramento.
Il Re cerca di contrastare i poteri autonomi sviluppati nel medioevo, creando un'amministrazione che esegua
decisioni provenienti dal centro.
Questo comporterà una lotta secolare contro il sistema basato sui rapporti di fedeltà tra sudditi e Signori: si aprirà
così spazio al sistema delle Carte, che sanciscono le prerogative dei diversi ‘gruppi’ che compongono una singolare
organizzazione federata.In questo periodo, con il termine “privilegio” ci si riferirà dunque letteralmente ad una
legge privata e non, nel senso più moderno del termine, ad un abuso.
Per esempio, nel XV secolo l’ordine nobiliare è un ordine “privilegiato” perché possiede uno Statuto, una Carta
specifica che contiene i diritti e i doveri dei membri dell’ordine.
Quali sono questi poteri autonomi?
• quelli tipici della struttura feudale (vanno perdendo forza e potere ma comunque sopravvivranno almeno
fino alla Rivoluzione francese)
• quelli impliciti nella struttura ‘federativa’ della Francia (l’idea di federazione nel XIV-XVI sec. non
corrisponde a quella contemporanea, si tratta di un insieme di soggetti e di forze che hanno potere nella
nazione francese)
Le componenti della ‘federazione’ emergono (con qualche ulteriore articolazione) dalla società feudale, dove le
abbiamo già analizzate.
Rivediamole:
• STATI: Condizione sociopolitica definita da privilegi (leggi private). Il termine ‘Stato’ si riferisce sia agli
Ordini (clero, nobiltà, terzo stato) sia a un gruppo che ha ricevuto uno statuto (corporazione, fondazione).
Lo Stato comporta un'amministrazione, una giustizia e una polizia particolari; l'individuo possiede diritti
nel momento in cui partecipa a quelli del suo Stato (non ha cioè rilevanti diritti personali).
• ORDINI: Fenomeno giuridico (in quanto ogni ordine possiede uno statuto) e funzionale (poiché ciascun
ordine svolge una particolare funzione sociale). Gli ordini si distinguono in Nobiltà, Clero e Terzo Stato.
• CORPI: Si distinguono in corporazioni e istituzioni
• La Corporazione è un corpo in cui gruppo dirigente e capitali sono interni al gruppo, o L'Istituzione è un
corpo creato da un'autorità esterna al gruppo che ne determina anche i fini (collegi, ospedali...).
• PAESI: Rappresentano la divisione territoriale del Regno. Il termine è generico. Possono essere feudi,
regioni e governatorati militari (Provenza, Bretagna, Paesi Baschi, Delfinato...). Ciò che dà l’unità a un
paese è il fatto di essere soggetto alle stesse consuetudini pubbliche e private.
Tutti que