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Perché gli algoritmi funzionano? Quando si affrontano problemi
In molti casi è efficace proporre ai bambini il gioco dei ruoli, di modo che essi calandosi nella situazione ne tengano sempre vivi gli aspetti emotivi e pratici. Pensiero narrativo: Interpretazione dei fatti umani, comprensione di sentimenti, intenzioni e azioni. Produzione di storie ragionevoli, conferimento di senso. Pensiero logico-scientifico: Ricerca delle cause, categorizzazione della realtà, Costruzione di argomentazioni dimostrative. Questi due pensieri sono irriducibili secondo Bruner. Vengono sempre usati problemi stereotipati > lettura selettiva, ricerca di scorciatoie cognitive. Bisognerebbe invece utilizzare problemi narrativi > Presa in carico da parte degli studenti non solo della soluzione, ma anche della comprensione del testo. Spesso c'è rottura fra struttura narrativa e struttura matematica che porta a sospensione di senso, dovrebbe invece portare a ricerca del senso. Poi i problemi.matematici sono spesso eteroposti: l'insegnante li propone agli studenti SIDOVREBBE INVECE PUNTARE A immedesimazione e ricerca della soluzione del problema narrativoche supporta la ricerca della soluzione del problema matematicoInfine spesso i problemi vengono usati per verificare e questo porta alla paura del problema CHEDOVREBBE INVECE ESSERE VISTO COME sfida che richiede processi decisionaliProblemi verbali standard - esercizi > questi problem inducono gli studenti alla riproduzione eall'imitazione del comportamento del docente• centrati sul piano operativo• essenzialmente rivolti alla verifica di abilità applicative e di calcolo• apparentemente orientati al «compromesso delle risposte corrette»: i problemi sonoraccolti in capitoli il cui titolo dice quali conoscenze e abilità servono per risolverli.Problemi autentici > il problem solving induce gli studenti al pensiero produttivo più che allariproduzione•
richiedono di prendere decisioni• essenzialmente rivolti alla costruzione di conoscenza• fecondi indipendentemente dalla soluzione, per l’attivazione di processi di esplorazione,rappresentazione, ricerca di strategie.In questo senso l’errore fa parte del gioco, in quanto erranza nell’esplorazione del problema.
PROBLEM SOLVINGL’attività di risoluzione di problemi (problem solving) può essere usata come metodologia diinsegnamento e di costruzione di conoscenza, dando spazio a:
- aspetti logico-linguistici
- metacognizione
- ragionamento ipotetico
- argomentazione
- giustificazione
- rappresentazione (in vari registri)
Per condurre gli allievi ad appropriarsi del problema e a concepire possibili espansioni e possibiligeneralizzazioni• si può lavorare sull’analisi del testo, verificando la comprensione di termini e di frasi, intaluni casi chiedendo la parafrasi o addirittura la riformulazione del
testo.
- Si possono sollecitare osservazioni e commenti sulla situazione esposta in riferimento allasua aderenza al reale.
- E' importante spostare l'attenzione dal risultato al processo risolutivo di un problema, richiedendone la verbalizzazione e l'esplicitazione di eventuali difficoltà.
Nell'avvio alla risoluzione di problemi l'insegnante dovrebbe:
- Affrontare in discussione collettiva la risoluzione di un problema - come partecipante al gruppo - guidando gli allievi nella esplicitazione delle loro intuizioni e dei loro punti di vista e sostenendoli nella costruzione dei vari passi del processo risolutivo.
- Avere una cura particolare nel posticipare l'esecuzione dei calcoli e focalizzare l'attenzione sulle relazioni tra i dati.
La lettura del testo del problema dovrebbe essere condivisa e rivolta alla analisi del significato di termini e frasi.
E' buona norma guidare gli allievi a riflettere sulla richiesta del problema.
con le domande:- Di cosa abbiamo bisogno per rispondere?
- Quali sono le informazioni che il testo fornisce?
- Cosa manca per poter rispondere?
- Per ottenere ciò che manca come possiamo fare?
- indurre negli allievi la consapevolezza che la risposta attesa di fronte ad un problema è l'oggettivazione del processo di pensiero
- richiedere agli allievi l'esplicitazione del processo risolutivo
PROGETTO ARAL
Affrontare attività aritmetiche da un punto di vista relazionale vuol dire, in particolare, guidare gli alunni a:
- considerare fatti analoghi fino a riuscire a vedere il generale nel particolare
- esprimere verbalmente le relazioni osservate tra gli enti in gioco
- utilizzare le lettere per codificare le frasi verbali espresse
In questo processo i bambini sono i principali attori, a loro è devoluta la traduzione di frasi dal linguaggio verbale al linguaggio formale.
Nell'ottica di un insegnamento dell'aritmetica in chiave relazionale, sono elementi essenziali:
- La rappresentazione ed il linguaggio aritmetico-algebrico
- Il rappresentare VS il risolvere
- Le rappresentazioni canonica e non canonica di un numero
- La traduzione tra linguaggi, il rispetto delle regole
- Il significato relazionale del segno di uguaglianza
L'ipotesi di fondo è che il linguaggio algebrico possa
essere appreso, sin dai primi anni di scuola primaria, in un modo analogo a come si apprende la lingua naturale. Il nuovo linguaggio viene man mano interiorizzato a partire dagli aspetti semantici (di significato), poi gradualmente il bambino impara a padroneggiare anche gli aspetti sintattici > “balbettio algebrico”. Inversione rispetto all’insegnamento tradizionale, in cui la sintassi del linguaggio algebrico precede l’approfondimento dei significati
L’insegnante porta gli allievi a introdurre la lettera come elemento che consente di vedere e rappresentare il generale nel particolare. Una delle caratteristiche delle attività proposte con la griglia dei numeri è la traduzione fra registri diversi e il confronto tra rappresentazioni non canoniche degli stessi numeri. L’uguale in questo caso non esprime il risultato di un’espressione aritmetica, ma l’equivalenza fra rappresentazioni diverse. Gli studenti passano attraverso
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