vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L’ITALIA A DUE VELOCITA’
Chi è Torelli?
È il pilastro dell'antichità italiana, la sua storia è
anche in parte di politica attiva: la cultura degli
anni 60 aveva anche un coinvolgimento politico,
soprattutto per l'aspetto di sx, e il suo approccio al
mondo antico è di tipo Marxista, si parla quindi di
economia e la ‘lotta di classe’.
Torelli propone un'infrastruttura culturale che
divide l’Italia in due velocità distinte: quella a
maggiore velocità (dove viene applicato il
concetto di sviluppo) e quella a minore velocità
(sottosviluppo).
Nell'Italia a maggiore velocità rientrano una serie
di fenomeni tra cui quello urbano, in quella a
minore velocità rientra l'assenza del fenomeno
urbano.
Quando entra il fenomeno urbano nelle regioni più interne dell'Italia preromana?
Dopo la conquista romana: prima il fenomeno urbano non c'è (ricordiamo il concetto di touta e la
stele di Sant'Andrea), l’Italia a minor velocità è l'Italia della touta (delle piccole città) mentre quella
a maggior velocità è l'Italia delle città.
Le motivazioni ciò sono per via delle risorse: sono quelle che consentono o non consentono lo
sviluppo o non sviluppo del fenomeno urbano.
Dove si può sviluppare quindi il discorso urbano?
Nelle aree con maggiore risorse, come l'Etruria (fornita di qualsiasi risorsa mineraria), queste sono
le premesse per la possibilità dello sviluppo urbano, sono premesse teoriche della prima
colonizzazione greca: i greci euboici (775 a.C.) vanno a creare questo tipo di risorse ma, poiché ci
sono già e sono utilizzate da almeno la metà del Bronzo, le comunità presenti in quest'area della
penisola italiana hanno già un’organizzazione solida dall'età del Bronzo.
Quando i coloni arrivano a sud non hanno possibilità di insediarsi oltre.
Uno dei confini dell'Etruria è il Tevere, che però passa per Roma: la riva dx del Tevere è etrusca, la
riva sx è latina/romana; quando però parliamo di Roma non è repubblicana ma è una monarchia (in
questo caso hai il vicino -gli etruschi- in casa, è da qui che nasce il conflitto romano-veiente per la
conquista delle saline alla foce del Tevere).
Il fenomeno urbano, oltre a riguardare l'Etruria, comprende anche il Lazio arcaico (la parte che
arriva fino ad Anxur -Terracina-) ed è un trattato romano-cartaginese che ce lo dice dove i latini
hanno il diritto di commerciare fino ad Anxur (quindi fino a lì è territorio delle città latine).
Qual è l'altra area in cui troviamo le città?
La Campania (anche quella anellenica -non greca e quindi pre romana-) dove la sua risorsa è il
mare… Quindi, a quanto detto finora, sul mare dovrei trovare un modello urbano forte anche
sull'Adriatico ma questa è una zona che non è stata ancora sufficientemente indagata perché nel
Tirreno vi erano gli Etruschi che hanno attirato l'attenzione nel corso degli ultimi 150 anni, ora
l’attenzione per l'Adriatico è salita e si inizia a vedere come li, il fenomeno urbano (soprattutto nella
zona settentrionale -delta padano fino a Rimini-), è solido è molto antico.
Altre aree dell'Adriatico (da Ancona a scendere) conoscono un fenomeno urbano non pienamente
sviluppato dove ha una necessità di essere spiegato secondo altre categorie (ricorda che
nell'Adriatico vi è stata una colonizzazione greca).
Si parla quindi di un'Italia a minore velocità.
Tutta la dorsale appenninica (l'interno quindi della penisola) non conosce il fenomeno urbano se
non a seguito della conquista romana (ricorda che la prima è stata quella di Veio).
Torelli, a seguito di questo, dice che si ha un’Italia a maggior velocità (che si sviluppa più
velocemente per via delle risorse presenti) e un'Italia a minor velocità (che si sviluppa meno
velocemente per via dell'assenza di quelle risorse sul territorio); ma come si relaziona l'Italia + con
l’Italia -?
Torelli ci penserà a lungo e nel 2014 prende una sua
posizione: non è detto che l'area non urbana sia
sottosviluppata, ha un altro genere di sviluppo torelli dice
che le aree urbane sfruttano le non urbane… Sicuramente tra
le due c'è un aspetto economico, dal 7 secolo a.C.
(dall'orientalizzante in poi) le risorse arrivano all'interno,
probabilmente c'è un altro tipo di organizzazione politica,
non che non ci fosse.
L'idea che si ha dell’Italia a minor velocità è che le forme di
potere individuali durano molto di più: la forma urbana è un
potere collettivo, si continua a spendere nel privato (con la
deposizione di ricchissimi corredi in tomba) e non si
investe nel pubblico (per esempio con l'edificazione di strutture a carattere pubblico/sacro). Questo
passaggio avviene invece nell'Italia a maggior velocità (che fino all’orientalizzante investe nel
privato e nelle tombe) e dall’ arcaismo in poi le tombe scendono e sale l'aspetto pubblico: quindi
l’élite hanno destinato le risorse altrove trovando il modo per vivere civilmente in una forma
urbana; da una parte quindi abbiamo l'élite che ad un certo punto collabora mentre dall'altra parte no
(e non ne sappiamo le motivazioni).
ITALIA A MINOR VELOCITA’-ADRIATICO
Possiamo dire che è l'Italia della dorsale appenninica, non è una zona priva di risorse: la
transumanza con i tratturi porta molte ricchezze (sentiero erboso molto largo- ricorda 100 mt di
pecore=ricchezza e soldi) e risorse enormi che però sono diverse da quelle metallifere, è
un'economia diversa (le risorse sono indirizzate in modo diverso).
Se la città della costa vede il mare, gli abitanti dell'interno vedono altre risorse; le città della costa
vedono le risorse minerarie dell’Elba o dai monti della Tolfa (alle spalle di Cerveteri e Tarquinia),
quelli dell'interno ne hanno di diverso tipo perché altrimenti non sapremmo come giustificare
l'enorme presenza di ferro nelle tombe di 7 e 6 secolo a.C. in tutto l'Abruzzo.
Per quanto riguarda gli insediamenti possiamo trovare gli
HILLFORTS (centri fortificati d'altura) con una serie di
strutture e infrastrutture pubbliche: queste mura poligonali
testimoniano come la realtà della touta avesse al suo
interno una capacità organizzativa alta, un blocco della
cinta muraria corrispondeva a quasi 1.62 mt, loro non
hanno un minor grado di sviluppo o ricchezza ma è una
scelta diversa, non troviamo il tempio monumentalizzato in queste società perché non interessava,
evidentemente il luogo di culto era dentro una grotta ed andava bene così, le potenzialità
economiche sono espresse nelle cinte fortificate (è un'altra linea di sviluppo).
Un esempio è monte Pallano (dietro la Maiella), grazie al LIDAR (strumento di analisi del
territorio non invasivo) sono state ritrovate delle cinte murarie, anche in Umbria (circa un
centinaio), stanno facendo la stessa cosa nel Lazio Meridionale (questo per dire che se in letteratura
vi è un vuoto - perché nella cartina vediamo tutto marroncino e sembra non esserci nulla- per la
ricerca non è così).
Quelli delle cinte non sono blocchi, sono poligonali ed è roccia calcarea (è difficile da ricavarli),
quindi serve una comunità di intenti.
Un’altra risorsa sono i fiumi, nella parte tirrenica ad ogni fiume corrisponde una città, ma nella
parte adriatica dove i fiumi sono disposti a pettine non abbiamo q esta corrispondenza tra centro
urbano (che non c’è) e fiume, ma lungo questi fiumi ci sono piccole comunità molto ricche (lo
capiamo dal record funerario dal 7 secolo a.C.) che fanno pagare i pedaggi facendo pagare il fiume
perché questi fiumi arrivano ai passi appenninici e quindi sono quei fiumi che mi permettono di
usare il fondo valle (si arriva al passo penninico, lo si scavalla e si arriva nell’area tirrenica propria).
Dall’altra parte abbiamo una potenza commerciale, Corinto, che arriva sull’Adriatico (come nel
Tirreno che arrivano le potenze del commercio fenicio), quindi quelli di Corinto arrivano, scaricano
le merci, con le imbarcazioni fluviali le portano verso l’interno e le comunità fanno pagare il
pedaggio (non a caso abbiamo ceramica corinzia, ambra), dopodiché questi materiali arrivano anche
nei passi appenninici che scavallano nell’Etruria della valle del Tevere (è tutto fortemente
interconnesso).
Non è vero che non hanno risorse ma semplicemente ne hanno altre e le usano in un altro modo.
ITALIA A MAGGIOR VELOCITA’-TIRRENO
A differenza dell’Adriatico, ad ogni fiume
corrisponde una città.
Le città etrusche non sono sul mare, Cerveteri,
Tarquinia, Vulci ed è una scelta di controllo
territoriale perché stare sul mare è un rischio quindi
le città stanno tra i 10\15 km dalla costa.
Queste città si dotano di approdi e porti sul Tirreno
(che sono controllati da loro): il controllo della città
sulla costa è fortissimo (proprio come i passi
appenninici), si paga per passare da un porto all’altro,
ricordiamo che la navigazione del mondo antico è
stagionale e di piccolo cabotaggio (la barca non va in
mare aperto ma passa per i porti) e questo sistema è
fondamentale per l’economia in quanto si pagavano i
dazi di tutti i porti in cui approdavi fino a quando non
arrivo a Populonia.
Populonia però è l’unica città etrusca sul mare e
controlla direttamente le risorse minerarie: anche
questo è risorsa, non solo il metallo in sé ma la via che porta al metallo: il grosso boom economico
nel 7 secolo a.C. lo si giustifica solo se loro fanno pagare il passaggio, si apre un mondo quindi sia
con i greci che con i fenici (archeologicamente questa cosa a vedremo perfettamente).