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Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività è un disturbo evolutivo dell'autocontrollo. Si tratta di una patologia neuropsichiatrica ad esordio in età evolutiva caratterizzata da disattenzione, impulsività e iperattività motoria.
I sintomi relativi alla disattenzione si riscontrano soprattutto in bambini che, rispetto ai loro coetanei, presentano una evidente difficoltà a rimanere attenti o a lavorare sullo stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato. Diversi autori sostengono che il deficit principale della sindrome sia rappresentato proprio dalle difficoltà di attenzione che si manifestano sia nelle situazioni scolastiche e lavorative che in quelle sociali.
Quali sono le caratteristiche dell'allievo con deficit di attenzione e iperattività? Come sottolinea Pinnelli (2015), il costrutto di attenzione è multidimensionale e si divide in almeno quattro componenti: selettiva, mantenuta o sostenuta,
focalizzata, divisa. Recenti ricerche sembrano concordi nello stabilire che il problema maggiormente evidente nell'ADHD sia il mantenimento dell'attenzione (attenzione sostenuta) durante attività ripetitive o noiose. La seconda caratteristica dell'alunno che presenta questa disturbi è l'iperattività. Il bambino iperattivo manifesta continua agitazione, difficoltà a rimanere seduto e fermo al posto; è sempre in movimento, sia a scuola che a casa, durante i compiti e il gioco. Molto spesso i movimenti di tutte le parti del corpo (gambe, braccia e tronco) non sono dirette al raggiungimento di uno scopo. Che rapporto c'è tra deficit di attenzione e iperattività e impulsività secondo alcuni autori? Secondo alcuni autori l'impulsività è la caratteristica distintiva del disturbo rispetto ai bambini senza gravi problemi e rispetto agli altri disordini psicologici. L'impulsività si manifesta
nella difficoltà a dilazionare la risposta, ad inibire un comportamento inappropriato, ad attendere una gratificazione. I bambini impulsivi rispondono troppo velocemente, a scapito dell'accuratezza della risposta; interrompono frequentemente gli altri quando stanno parlando, non riescono a stare in fila e attendere il loro turno. Oltre la persistenza impazienza, l'impulsività si manifesta anche nell'intraprendere azioni pericolose senza considerare le possibili conseguenze negative (Cornoldi et alii, 2001). L'ADHD o DDAI è la condizione comportamentale più diffusa nell'infanzia. Secondo le Linee Guida del Nice, la prevalenza di bambini con ADHD, per quanto riguarda la popolazione del Regno Unito, è in aumento oscillando fra il 5% e l'8% (circa 500.000 bambini in età scolare). Le ricerche e le pratiche in ambito pedagogico, volte a sostenere l'impegno educativo dell'alunno con ADHD, individuano i seguenti:bisogni fondamentali:
- predisporre ambienti didattici strutturati e organizzati;
- individuare poche e chiare regole comportamentali da seguire;
- fornire strumenti di selezione degli elementi essenziali su cui puntare l'attenzione;
- adozione di interventi formativi che utilizzano strategie didattiche avvincenti, che stimolino interessi e quindi attivino la motivazione al compito;
- promuovere capacità di automonitoraggio e autovalutazione.
La quarta edizione del DSM (DSM-IV, 2000) ha il merito di aver esemplificato in uno schema di facile lettura i criteri per la diagnosi di ADHD.
Di seguito si presenta una sintesi dei comportamenti considerati significativi per tale diagnosi:
A) Disattenzione
- il soggetto non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività;
- il soggetto ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o sull'attività di gioco;
- il
soggetto sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente;
4) il soggetto non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni);
5) il soggetto ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;
6) il soggetto evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa);
7) il soggetto tende a perdere gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per esempio, giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti);
8) il soggetto è facilmente distratto da stimoli estranei;
9) il soggetto è sbadato nelle attività quotidiane.
B) Iperattività
1) il soggetto tende a muovere freneticamente mani o piedi;
2) il soggetto manifesta insofferenza nel mantenere una posizione assisa;
correre e a saltare dovunque in modo eccessivo anche in contesti in cui ci si aspetterebbe un comportamento ragguardevole (negli adolescenti o negli adulti ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza);
il soggetto mostra difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo;
il soggetto tende ad agire come se fosse "sotto pressione" o a muoversi come se fosse "motorizzato";
il soggetto tende ad esprimere in maniera esageratamente prolissa i propri pensieri.
Impulsività:
il soggetto tende a rispondere con impeto alle domande anche quando non gli sono rivolte direttamente o prima ancora che vengano formulate;
il soggetto presenta difficoltà nell'attendere il proprio turno;
il soggetto tende a interrompere gli altri o ad essere invadente nei loro confronti.
Per la diagnosi dell'ADHD, le manifestazioni sopra descritte devono comparire entro il settimo anno di vita del soggetto (ad es.
scuola/lavoro e casa); essere presenti in almeno due contesti di vita differenti del soggetto; avere un chiaro impatto sul funzionamento psicosociale dell'individuo; non essere dovuti ad altri problemi psichiatrici e/o disturbi dell'apprendimento. L'ICD-10 riporta la medesima classificazione e gli stessi sintomi del DSM-IV, ma abbassa l'età in cui devono comparire i sintomi per una corretta diagnosi della patologia da sette a sei anni. Come sottolineano Murdaca, Oliva e Martelli (2019), i soggetti portatori di ADHD in classe adottano comportamenti imprevedibili, dirompenti, egocentrici, difficoltà ad attendere il proprio turno nei giochi e nelle conversazioni, basso livello di tolleranza alla frustrazione, anche se tutt'iespressione di fragilità e sofferenza. Una sofferenza agita attraverso vari deficit di controllo comportamentale, scarsa pianificazione, insufficienza nella memoria di lavoro e soprattutto scarsa motivazione. Indicatori, questi, che cifanno comprendere la vulnerabilità e l'incapacità di costoro a sostenere e affrontare ciò che comporta il vivere la quotidianità della scuola, a mettere in campo strategie di coping come presidio per la costruzione adattiva alla realtà circostante. Infatti da più parti si sostiene che aggressività, insicurezza, modalità comportamentali disfunzionali sono linguaggi narrativi di una socialità e di una affettività disagiata che di sicuro ostacolerà il cammino di questi ragazzi verso l'autonomia, l'autoefficacia e l'autorealizzazione. Di qui discende l'importanza per gli insegnanti di saper interpretare tali feedback. Si appalesano così gli indicatori utili alla costruzione della tanto auspicata cultura del benessere; una cultura basata su azioni riflessive all'insegna della reciprocità, cooperazione, condivisione se si vuole produrre un cambiamento nella.scuola, identificandola come luogo esistenziale di incontro "e di convivenza delle diversità", dove in pratica si vanno a identificare e a far emergere tutte le capability del soggetto adottando metodologie psicopedagogiche e didattiche più relazionali e cooperative. In questo scenario si auspica che quanto su indicato rappresenti i punti di forza per trasformare realmente la scuola e le classi in una comunità di apprendimento, in uno spazio di crescita dove si mettono in atto degli idonei correttivi ed efficaci fattori di protezione contro quei condizionamenti che inficiano l'evolversi di armoniche identità. Lezione 55 Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), tecnologie didattiche e apprendimento collaborativo Per quanto riguarda l'interazione con i media e l'utilizzo delle tecnologie didattiche da parte degli alunni con deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la letteratura scientifica di settore.offre alcuni risultati che, secondo Pinnelli (2015),seppure propri dell’ambito clinico-riabilitativo, possono dar vita ad indicazioniimportanti anche dal punto di vista didattico.La studiosa li descrive e ci offre una sintesi delle principali acquisizioni ottenute dallaricerca in quest’ambito. L’ipermedialità, grazie alla sua componente multimediale equella ipertestuale, secondo l’Autrice favorisce un migliore apprendimento nellamisura in cui consente la costruzione di una più personale rappresentazione dellaconoscenza, stimola la motivazione al compito e, grazie soprattutto alla dimensionedell'interattività, essa sollecita le componenti attentive e la capacità dimemorizzazione, sebbene non sempre questo si traduca in un apprendimento stabile.Sugli alunni con ADHD sono stati condotti alcuni studi (Gatti, Paganini Guarnieri,2007) volti a valutare l'efficacia, in termini di apprendimento, della componentemultimediale, dellacomponente ipertestuale e del mix delle due, ossia dellecomponenti ipermediali rispetto a situazioni di apprendimento tradizionali incomparazione con alunni con ADHD con alto e basso rendimento.
I risultati attestano per tutti e tre gruppi di studenti migliori risultati nelle parti diapprendimento affidate a prodotti solo ipertestuali, non multimediali.
In particolare, gli alunni con ADHD, pur avendo un deficit motivazionale, conquesta modalità risultano più interessati perché sentono di poter pilotare il loro apprendimento, non sovraccaricando le risorse cognitive e comportamentalideficitarie. Non altrettanto promettente è l'utilizzo delle risorse multimediali,probabilmente perché l'uso di più codici comunicativi richiede un impegnoattentivo e una capacità di autoregolazione cognitiva sovradimensionatarispetto alle possibilità dell'alunno con ADHD (Gatti, Paganini, Guarnieri, 2007).
Rispetto alla fruizione della
televisione da part