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La vita e le opere di Luigi Pirandello
Collabora attivamente con quotidiani e riviste, dove pubblica novelle per sopperire alle necessità economiche.
La moglie (sposata nel 1894), comincia ad avere accessi di follia e viene ricoverata più volte. Questo può aver avuto sicuramente una ricaduta sulle opere di Pirandello, il fatto di convivere con una persona che non era più quella che lei conosceva non è ininfluente.
1904: Il fu Mattia Pascal
I vecchi e i giovani (1906-1908)
1908: L'umorismo (saggio)
1910: esordio a teatro con Se non è così, poi rinominata La ragione degli altri: esito disastroso.
1921: Sei personaggi in cerca d'autore, il cui testo ha rivoluzionato il teatro, messo in scena anche da riscritture nuove. Questa opera teatrale non ha ricevuto un buon successo inizialmente, gli veniva detto di andare in manicomio per questo. La ripropone a Milano, dove l'esito è straordinario e così comincia la fortuna.
secolare di quell'opera. Questo perché sappiamo aver rivoluzionato il paradigma della visione del teatro.
- Dal 1922 si dedica solo alla scrittura e al teatro. È un autore di successo. Lunghe tournées in giro per il mondo.
- Nel 1925 inaugura a Roma il Teatro d'Arte, in cui Pirandello mette in scena testi propri e altrui anche come regista (figura che ancora non esisteva). Aiuti finanziari al teatro da parte del fascismo, cui Pirandello aveva aderito dal 1924, non lo sosteneva apertamente ma anche lo critica o ripudia. Ma nel 1928 il Teatro d'Arte fallisce e la compagnia si scioglie.
- 1929: Accademico d'Italia
- 1934: Premio Nobel, in virtù della sua produzione teatrale che si impone poi nel resto del mondo.
- 1936: muore. L'estremo approccio "umoristico" di Pirandello alla vita lo si riscontra nel fatto che la prima firma nel quaderno dei visitatori alla sua tomba è la
«creare la forma», anziché imitarla, si tratta appunto di novità.In questo sta l’essenza dell’umorismo. Ecco l’importanza data, per l’ambito italiano, a poeticome Cecco Angiolieri, Teofilo Folengo, Pulci; per l’ambito europeo a Rabelais. E in generalel’accordo dato ai poeti dialettali visti come ribelli alle convenzioni prima di tutto linguistiche:137«in tanti altri momenti della storia letteraria d'ogni nazione avvennero di tali ribellioni, e cifuron sempre solitarie anime ribelli, e ci fu sempre il popolo che si espresse nei varii dialettisenza imparare a scuola regole e leggi. Fra questi scrittori solitari ribelli alla retorica, fra idialettali bisogna cercar gli umoristi e, in senso largo, ne troveremo in gran copia, fin dagliinizi della nostra letteratura». Dialetto = possibilità di esprimersi fuori dalle convenzioni.• Pirandello si oppone all’estetica di Benedetto Croce,padre della
Cultura italiana del tempo, filosofo e critico letterario che ha dettato legge per oltre mezzo secolo, che esalta il valore intuitivo dell'arte separandolo dal momento della riflessione (ragione per cui Croce non amava la poesia filosofica del Paradiso dantesco). Pirandello sa, quando scrive "Umorismo", di opporsi alle idee di Croce, il quale faceva distinzione forte tra poesia e riflessione. La poesia era per lui il momento dell'intuizione pura, non possono esserci dentro la poesia elementi che portano alla riflessione, ragione per cui Croce non amava il Paradiso di Dante, che era pieno di riflessioni filosofiche che non avevano nulla a che vedere con la poesia. Per Pirandello invece il processo della creazione non è mai disgiunto dall'insorgere di un altro punto di vista, contrario al primo, che scompone l'unità del processo creativo fra il sentimento e il suo opposto, quello che appunto egli definisce "sentimento del contrario".
Il momento della riflessione per lui è sempre importante, ogni creazione deve portarsi dietro la riflessione sulla condizione umana, e solo questo crea umorismo. Qua arriva la famosa citazione sul sentimento del contrario.«Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata, e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario, un comportamento che suscita risata. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s'inganna che, parata così,
nascondendo così le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza, tra il comico e l'umoristico. Sintetizza attraverso un esempio concreto la differenza tra comico e umoristico. Idea della riflessione, idea che devo pensare a cosa mi ha suscitato la risata, ma dove interviene anche la riflessione, che si porta dietro un lato drammatico della vita, tutto questo porta verso l'umoristico. L'umorismo scompone, non c'è nulla di unitario, c'è una cosa: la donna vecchia, ma dietro a questa immagine c'è un percorso esistenziale drammatico, una
contingenza esistenziale difficile. Questo è lo scomponimento, che dietro le cose c'è sempre una riflessione più profonda. • A partire da queste considerazioni Pirandello mostra come, nei Promessi Sposi, il personaggio di don Abbondio sia umoristico, perché frutto della riflessione, intervenuto a ridimensionare l'idea alta e sublime che Manzoni aveva del sacerdozio: "Così avviene che noi dovremmo tutti provare disprezzo e indignazione per don Abbondio, per esempio, stimar ridicolissimo e spesso un matto da legare Don Quijote; eppure siamo indotti al compatimento, finanche alla simpatia per quello, e ad ammirare con infinita tenerezza le ridicolaggini di questo, nobilitate da un ideale così alto e puro. Dove sta il sentimento del poeta? Nel disprezzo o nel compatimento per don Abbondio? Il Manzoni ha un ideale astratto, nobilissimo della missione del sacerdote sulla terra, e incarna questo ideale in Federigo Borromeo. Ma ecco la riflessione,
Noi dovremmo indignarci rispetto a quello che fa Don Abbondio, ma è lui un personaggio umoristico, perché quell'ideale così alto non lo possiamo trovare in tutti, ogniuno di noi ha delle debolezze, non possiamo essere tutti pieni di valore civile, a quel punto il suo personaggio non è più retorico. Così come Don Quijote, un matto come lui dovrebbe farci compassione, ma in realtà ci fa anche ridere.
Questa poetica della doppia ottica rispetto alle cose e dell'umorismo poteva essere
statasuggerita a Pirandello da autori tedeschi che egli conosceva bene come Heinrich Heine (1797-1856) o Adalbert von Chamisso (1781-1838), ma che erano funzionali a una visione