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SIMBOLI PER LA CORREZIONE DELLE BOZZE
La tabella che segue descrive l’impiego dei simboli di correzione delle bozze pre-
scritti dall’UNI 5041, Correzione delle bozze di stampa.
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FONOLOGIA
- Studia i fonemi, ossia quei suoni che in una lingua specifica possiedono valore distintivo e
funzionale. Ogni lingua ha un proprio inventario di fonemi, parzialmente diverso da quello delle
altre lingue.
- I fonemi di una lingua sono rappresentati nella scrittura per mezzo di segni grafici, detti grafemi:
l’insieme dei grafemi di una lingua costituisce l’alfabeto
k fono -> ciò che viene esattamente pronunciato, dato acustico prodotto dall’apparato
• fonatorio, e udito dall’apparato uditivo. E’ oggetto della fonetica
/k/ fonema -> distingue i suoni, è un suono significativo che, con un altro fonema, dà luogo ad
• una coppia minima.
k Grafo/grafema -> segni grafici che rappresentano i fonemi, l’insieme dei grafemi forma
• l’alfabeto (lettere)
L’alfabeto italiano è piuttosto fedele alla fonetica della lingua, ma nonostante ciò non esiste una
corrispondenza perfetta tra fonemi e grafemi, per 3 motivi:
1) Alcuni grafemi corrispondono a più fonemi: e ed o -> suono aperto (mòda, lèi)
-> suono chiuso (séra, rombo)
2) Lo stesso fonema può essere rappresentato da più grafemi: casa e quadro, 2 grafemi diversi (c
e q) rappresentanti lo stesso fonema /k/
3) In alcuni casi è necessario più di un grafema per rappresentare un fonema: nei diagrammi gn
(gnocco) e sc (scimpanzé) occorrono due grafemi per rappresentare i fonemi / / e / /
I Fonemi dell’italiano
L’italiano ha 30 fonemi: 7 vocali, 21 consonanti e 2 semiconsonanti
Vocali: prendono il nome dal punto del palato a cui si avvicina di più la lingua al momento della
• pronuncia.
3 vocali anteriori: avvicinando la lingua alla parte anteriore del palato
1 vocale centrale (/a/): lingua abbassata sul fondo della bocca
3 vocali posteriori(/ /, /o/, /u/): avvicinando la lingua al palato molle
Consonanti: risultato del diverso combinarsi di questi tratti distintivi:
•
4) Modo di articolazione - occlusive: se si determina la chiusura completa del canale fonatorio
- continue: se c’è un passaggio d’aria continuo (se il canale si chiude
parzialmente)
2) Luogo di articolazione: punto in cui uno degli organi della fonazione oppone un ostacolo al
passaggio dell’aria.
- Labiali: /p/, /b/, /m/: per articolare questi suoni chiudiamo per un attimo le labbra
- Dentali: /t/,/d/, /n/: per pronunciarle, la lingua batte contro l’attaccatura dei denti
- Velari: /k/, /g/: perché la base della lingua tocca il palato molle
3) Sonorità: Sonoro-> se al passaggio dell’aria le corde vocali producono una vibrazione
Sordo -> se tale vibrazione non si produce
4) Oralità o nasalità: Consonanti orali prodotte dalla fuoriuscita dell’ara attraverso la bocca,
consonati nasali prodotte dalla fuoriuscita dell’aria attraverso il naso
Le vocali
Quando non vi cade l’accento, la e e la o hanno sempre suono chiuso
- 7 vocali toniche /a/, / /, /e/, /i/, / /, /o/, /u/
- 5 vocali atone /a/, /e/, /i/, /o/, /u/
La differenza tra vocali aperte e vocali chiuse non si vede nella trascrizione grafica, poiché gli
stessi grafemi e ed o rappresentano sia le vocali aperte sia quelle chiuse
Le consonanti
/p/,/b/,/m/,/t/,/d/,/k/,/g/,/f/,/v/,/s/,/r/,/l/, / /, / / quando si trovano tra 2 vocali -> tenui (rapa, tubo, fata)
o intense (cappa, mamma, tetto, zanna, tassa).
Le occlusive /p/, /b/,/t/,/d/,/k/,/g/ possono essere intense anche quando si trovano tra una vocale e
una consonante /r/ o /l/ (apprezzare, applicare, attrezzo, accreditare)
La c e la g
Occlusiva velare (/k/, /g/) davanti alle vocali a, o, u e davanti a consonante: cane /kane/,
• crisi /krizi/, culla /kulla/
La s e la z
s /z/ sonora quando:
- seguita dalle consonanti sonore b,d,g (/g/ e / /), l, m , n: sbadigliare, sgrossare, snello, risvolto
- nelle parole di origine dotta che finiscono in -asi, -esi, -isi, -osi: protasi, tesi, cirisi, sclerosi
- nelle parole in -esimo, -esima: battesimo, umanesimo, crsima, quaresima
- sempre sonora tra vocali tranne: parole composte (semi-sano), caso, cosa, così mese, naso,
peso, Pisa; suffissi -ese -oso (genovese, solforoso)
s /s/ sorda quando:
- quando è seguita da consonati sorde: spostare, cisterna, scappare, sfogliare
- all’interno di una parola, quando è seguita da un’altra consonante: borsa, denso, falso
- all’inizio di una parola quando è seguita da una vocale: signora, sera, sale, sultano, soggetto
- all’interno della parola quando è doppia: grosso, passo, commesso
La z /dz/ si pronuncia sonora quando:
- scritta scempia e si trova tra 2 vocali (tranne -zia, -zio, -zie): azalea, azoto, ozono, bizantino
- nei suffissi -izzare, izzatore, izzazione: civilizzare, civilizzatore, civilizzazione
- nelle parole di origine straniera con pronuncia adatta all’italiano: freezer, bazar, zombie, zip
La z /ts/ si pronuncia sorda quando:
- davanti a gruppi vocalici ia, ie, io: grazia, balbuzie, spazio
- dopo l: alzare, balzo, calza
- nelle parole che finiscono in -anza, -enza, -ezza, -izia, -ozzo, -ozza, -ziare, -zione: tolleranza,
incoscienza, correttezza, organizzazione
La q
La lettera q rappresenta il suono /k/ e si trova solo seguita dalla u (con valore di semiconsonante
/w/) più un’altra vocale: quadro, questo, liquido, quota.
Il rafforzamento della q viene indicato da cq: acqua, acqua, acquitrino, acquoso
La h
In italiano non rappresenta alcun suono. Si usa come sego grafico nei seguenti casi:
- per formare i diagrammi ch, gh: fachiro, ghetto, chela, botteghino
- nelle forme ho, hai, hanno del verbo avere
- in alcune esclamazioni: ah, oh, ahi, ahimè
Diagrammi e trigrammi
Diagramma: quando due diverse lettere rappresentano un unico suono
Trigramma: quando tre diverse lettere rappresentano un unico suono
gl, gli -> digramma quando è seguito dalla i: scogli, figli, imbrogli
-> trigramma quando dopo la i c’è un’altra vocale: aglio, meglio, foglia
gn -> digramma: sognare, dignitoso, ingegnere, cognome, ognuno
sc, sci -> digramma quando seguito dalla e o dalla i: scelta, scimmia
-> trigramma se dopo la i c’è un’altra vocale: scienza, sciame, sciopero, sciupare
L’accento
L’accento è un’intonazione più forte e prolungata che cade su una determinata sillaba di una
parola
- La sillaba che porta l’accento viene detta tonica, quelle prive di accento sono dette atone.
- A seconda della sillaba colpita dall’accento le parole si distinguono in:
1. Tronche: le parole con l’accento sull’ultima-> liquidità, così, interpretò
2. Piane: le parole con l’accento sulla penultima-> caténa, farfallìna, piàno
3. Sdrucciole: le parole con l’accento sulla terzultima-> fabbricàrono, èpico, invisìbile
4. Bisdrucciole: con l’accento sulla quartultima-> assottìgliameli, ricòrdatela
2 tipi di accento:
Grave (caffè, amò, là, quaggiù)
Acuto: sulla e e sulla o chiuse (perché)
Va indicato obbligatoriamente:
a) nei monosillabi che finiscono con 2 grafemi vocali consecutivi: ciò, giù, più, può
b) nei monosillabi che, se scritti senza accento, risulterebbero omografi di altri:
dà (forma del verbo dare) da (preposizione)
• dì (nome) di (preposizione)
• è (forma del verbo essere) e (preposizione)
• là (avverbio) la (articolo e pronome)
•
IL VERBO
- Fornisce informazioni sul soggetto, spiegando cosa fa -> Marco canta una canzone
I verbi si distinguono in:
predicativi: hanno significato compiuto e possono essere usati da soli -> piove, il bimbio gioca
•
•copulativi: collegano il soggetto ad un nome o ad un aggettivo -> la giornata sembra bella
La forma può essere:
Attiva: se il soggetto compie l’azione (Marco colpisce la palla)
Passiva: se il soggetto subisce l’azione (La palla è colpita da Marco)
Riflessiva: se l’azione ricade sul soggetto (Marco si lava)
Reciproca: se il soggetto è plurale o composto e si riferisce a individui che compiono l’azione e
subiscono allo stesso tempo l’azione verbale (I cani si ammazzano)
Trasformazione da attivo a passivo
Il passivo si ottiene con:
• ausiliare essere + participio passato del verbo
Es. Paolo colpisce il pallone -> il pallone è colpito da Paolo
ausiliare venire + participio passato del verbo
•
Es. Paolo colpisce il pallone -> il pallone viene colpito da Paolo
particella si + voce del verbo alla 3a persona singolare o plurale di forma attiva
•
Es. Si consegnarono le medaglie ai vincitori / Si vendono abiti usati
ausiliari andare, stare, restare, rimanere, finire + participio passato del verbo, solo per i tempi
•
semplici
Es. Stette/restò/rimase bloccato per due giorni
Il modo di un verbo indica l’atteggiamento del parlante nei confronti dell’enunciato, i modi possono
essere:
1. Finiti, se nei diversi tempi definiscono sempre la persone mediante desinenze specifiche
• indicativo -> esprime la realtà, la certezza, l’affermazione
• congiuntivo -> esprime, in frasi subordinate, il dubbio, l’incertezza, la speranza, il
timore • condizionale -> esprime un’eventualità subordinata ad una condizione
• imperativo -> esprime un comando
2. Indefiniti, se non definiscono la persona a cui si riferiscono
• Infinito -> si usa in proposizioni indefinite o in forme nominali
• Participio -> si usa in proporzioni subordinate, in forme nominali o aggettivali •
Gerundio -> si usa in proposizioni subordinate
Il tempo di un verbo indica la relazione cronologica tra il momento in cui si parla e il momento in
cui si verifica l’evento.
Possiamo avere:
1) Tempi semplici: quelli formati da una sola voce verbale (senza ausiliare - lavoro, laverò)
2) Tempi composti: quelli formati da un ausiliare + il participio passato (ho lavorato, sono andato)
Indicativo: 4 tempi semplici (presente, imperfetto, pass. remoto, fut. semplice)
• 4 tempi composti (pass. prossimo, trapassato prossimo, trap, remoto, fut. anteriore)
Congiuntivo: 2 tempi semplici (presente, imperfetto) 2 tempi composti (passato,
trapassato)
Condizionale: 1 tempo semplice (presente) e 1 composto (passato
L’imperativo: solo presente
L’infinito e il gerundio: 1 tempo semplice (presente) e il rispettivo tempo composto
(passato)
P