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LA DIVINA COMMEDIA

Dante parla della vita di tutti e del destino dell’essere umano in quanto tale →

condensato della rappresentazione di tutta la civiltà occidentale.

Incipit: il poeta non sa che direzione prendere e si sente spaventato. Inizia un percorso

di salvezza che dal male lo condurrà al bene (“ma per trattar del ben che vi trovai…”).

Vi sono due Dante nella commedia:

- Dante personaggio, protagonista della storia che racconta

- Dante poeta, che racconta il suo viaggio

È il primo caso di autofiction, genere che oggi ha grande successo.

La Commedia è la storia di una vicenda personale, ma al tempo stesso si rivolge

senso della comunione universale, non è un’esperienza individuale

anche agli altri

bensì collettiva. Lo notiamo già dall’uso dell’aggettivo “nostra” nel primissimo verso.

L’individuale diventa dunque universale, e questo è il principio dell’allegoria

medievale (si rimanda a un significato altro rispetto a quello letterale).

→ →

Convivio introduzione alla mensa del sapere secondo Dante non è normale che

solo chi conosce il latino possa accedere all’istruzione: la cultura è di tutti. Ciò fa parte

del grande progetto della costruzione e diffusione di una lingua volgare.

Concezione della selva 4 livelli

1. Letterale: è il livello più superficiale, ogni cosa corrisponde a ciò che viene detto.

2. Allegorico: la selva rimanda al concetto allegorico di perdizione e di male.

3. Morale: la selva è il peccato, la deviazione della via dal senso morale. Dante

ha dunque bisogno di redimersi e riscattarsi. Anche nella Vita Nuova egli

comincia un percorso di rinnovamento.

4. Anagogico: la selva ha un significato che ha a che fare con un senso religioso

la strada verso l’inferno.

IL TITOLO

La parola “Divina” viene introdotta all’opera da Boccaccio. Secondo quest’ultimo, alla

morte di Dante mancavano ancora 13 canti del Paradiso, trovati poi dai figli di Dante

in seguito a un sogno.

In realtà per molto tempo l’opera non ebbe un vero e proprio titolo, però nel testo

l’autore fa riferimento alla sua stessa opera chiamandola “Comedìa”. Bisogna tuttavia

specificare che questa denominazione fa più riferimento al genere testuale che a un

titolo vero e proprio al tempo di Dante, la Commedia non aveva niente a che fare

con la comicità ma significava “storia realistica che ha un lieto fine”.

Solo dopo Dante fornirà un titolo vero e proprio, e lo farà in una lettera indirizzata a

Cangrande della Scala, che lo accoglie alla sua corte a Verona e lo impiega come suo

segretario. In questa lettera in latino Dante scrive che sta scrivendo un libro dal titolo

“Incipit (“Incomincia la

Comedia Dantis Alagherii, Florentini natione, non moribus”

Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita, non di costumi”).

parlare di “divina Comedia” nel suo

Boccaccio è il primo a Trattatello in Laude di Dante,

ma non è ancora un titolo definitivo, che si avrà solo nel 1555 grazie al poligrafo

(scrittore che si occupa di argomenti vari, talvolta notevolmente diversi) Ludovico

Dolce.

Il modo in cui Dante ha scritto questo libro resta comunque un mistero, così come il

modo in cui i suoi versi sono stati diffusi.

Il celebre Indovinello Veronese era contenuto in una raccolta di atti notarili, a causa di

un copista che si mise a scrivere questo indovinello mentre svolgeva il suo lavoro di

copiatura degli atti. Allo stesso modo, i primi versi di Dante storicamente attestati sono

contenuti in degli atti notarili copiati dagli amanuensi.

LA LINGUA –

Trattato sulla lingua De Vulgari Eloquentia

Il latino è difficilmente accessibile per quanto sia lingua nobile e della cultura, dunque

bisogna formare una nuova lingua volgare e soprattutto collettiva che sia:

- Illustre doveva illuminare i parlanti

- Cardinale il punto fisso intorno cui ruotano tutti gli altri volgari

- Aulico parlato nelle aule, cioè a corte

degno di essere parlato nella curia, cioè nell’adunanza dei sapienti

- Curiale

L’obiettivo di Dante è quello di ampliare il proprio pubblico di lettori.

Dante si mette sulla scia della Bibbia la sua opera parla della possibile redenzione

di tutto il genere umano.

LE TRE FIERE

Lonza: rappresenta la lussuria (significato più morale che allegorico) ma denuncia

anche i fiorentini in generale la potenza e il male dell’impero

Leone: rappresenta la superbia, cioè

Lupa: rappresenta l’avidità ed è una denuncia indiretta contro la chiesa (si effettuava

la vendita delle indulgenze).

Versi finali I canto Inferno

Idea di un poema religioso che comprenda la vita intera dell’essere umano, passata

presente e futura.

Bonvesin de la Riva e Giacomino da Verona fanno delle rappresentazioni di Paradiso

e Inferno prima di Dante, ma le loro opere non sono paragonabili a quella di

quest’ultimo. Dante è colui che fa la prima trasfigurazione letteraria di tutto l’universo.

L’immaginario Dantesco è molto visivo, e la stessa Commedia è descritta come una

visione.

IL COSMO DANTESCO

La terra si trova nella parte superiore del mondo. Sul polo nord vi è Gerusalemme, la

città santa. A Sud invece vi sono le acque.

selva oscura si trova nei pressi di Gerusalemme, mentre sotto la città vi è l’Inferno,

La

un enorme cono formatosi a seguito della caduta di Lucifero, l’angelo ribelle a Dio.

Inferno: 9 cerchi dal male più leggero a quello più grave. I primi cinque cerchi sono

per chi ha commesso mali del corpo, gli ultimi quattro riguardano i mali della mente,

considerati maggiormente perversi.

Purgatorio (riscatto dal male): vi sono coloro che si sono pentiti. Nelle basi vi sono i

peccati mentali più leggeri, poi quelli del corpo è un percorso ascensionale a

differenza dell’Inferno.

Paradiso: 9 cieli

Il numero rappresenta la verità rivelata di Dio, il principio secondo il quale Dio ha creato

il mondo. I numeri più ricorrenti in tutta la Commedia sono 3 e 9, che rimandano alla

Trinità. Nel Purgatorio sono presenti però 7 schiere (numero sacro nella tradizione

ebraica). –

Canto V Paolo e Francesca dell’amore perfetto (ma i due amanti sono

Concepito da tutti i lettori come modello

protagonisti di un tradimento e si trovano all’Inferno).

Il contrappasso qua avviene per somiglianza (non per antitesi): le anime di Paolo e

Francesca sono sbattute di qua e di là, in ricordo della passione travolgente che li

coinvolse quando erano in vita.

Il primo sentimento di Dante verso la sorte dei due amanti è quello della pietà.

Francesca dice che è stato inevitabile per lei e Paolo innamorarsi perché tutti e due

hanno cuori nobili, destinati dunque a ospitare amore.

Interpretazione romantica: Attraverso il racconto di Francesca, Dante si commuove

perché l’esperienza d’amore riguarda anche lui. Egli è profondamente umano e prova

empatia per loro.

Visione di Dante: Paolo e Francesca sono due dannati e si commuove perché si rende

conto dell’esistenza del male. Non è il tradimento ciò che conta, ma il fatto di cedere

all’istinto. Paolo e Francesca non hanno saputo rispettare l’umano, che implica anche

la capacità di autocontrollo. Essi sono paragonati a due uccelli perché sono

considerati come due bestie. Per questo Dante li condanna per sempre.

Canto XXVI Il viaggio di Ulisse

Tema: presunzione dell’intelligenza umana. Ulisse è considerato un fraudolento

perché inganna i suoi compagni attraverso un uso distorto della parola.

Il tema del viaggio in barca sarà ripreso anche da Dante nell’Incipit del Purgatorio.

Dante è l’Ulisse cristiano che, a differenza di Ulisse, fa il suo viaggio nella maniera

giusta e soprattutto rispettando la volontà di Dio.

23.10

Francesco Petrarca

Arezzo 1304 - Arquà 1374

Appartiene quasi a due generazioni successive a Dante (una generazione = circa 25

anni).

Probabilmente Petrarca non ha mai incontrato Dante, tuttavia il padre di Petrarca lo

ha sicuramente incontrato.

Petrarca è legato al mito dell’amore per Laura → modello di amore perfetto, legato

all’eternità, così come l’amore di Dante per Beatrice. Questi amori sono stati resi mitici

dalla cultura romantica.

Nella critica letteraria italiana è sempre stata diffusa la dicotomia Dante/Petrarca: se

si apprezza uno non si può apprezzare l’altro.

Petrarca costruisce un’enorme rete di corrispondenti e inizia a scrivere dei veri e propri

libri di lettere → Familiares (lettere indirizzate agli amici), Seniles (lettere scritte nella

vecchiaia e rivolte a personaggi conosciuti, ma anche a concetti astratti come ad

esempio la posterità, cioè il futuro. Ciò si ha nell’ultima lettera delle Seniles).

di Petrarca a Boccaccio → egli considera Dante inferiore rispetto a lui → Dante

Lettera

si è dedicato tutta la vita a quello cui lui si è dedicato solo in giovinezza: l’uso del

volgare. Per Petrarca il volgare è solo la lingua per “giocare” in letteratura. Petrarca

crede che Dante abbia successo solo tra il popolo ignorante.

Petrarca rivela fin dall’inizio la sua continuità con Dante e usa il linguaggio alto d’amore

tipico dello Stilnovo. Ma al tempo stesso Petrarca intende indicare la sua diversità da

Dante, soprattutto per quanto riguarda il piano dei contenuti (è invece simile a lui per

quanto riguarda lo stile e il lessico usato). La donna di Petrarca è una persona che lo

attrae fisicamente, una bellezza concreta, mentre Dante si distacca da questa visione

spiritualizzando Beatrice. Laura è nata sulla terra ed è una creatura totalmente

naturale → è l’elemento di novità introdotto da Petrarca.

la corporeità di Laura

Petrarca esibisce il proprio dissidio interiore: desidera Laura ma al tempo stesso sa

che è moralmente sbagliato, soprattutto per la Chiesa. Petrarca sostiene che non si

potenza dell’amore se non si è sperimentata direttamente la sua

può comprendere la

dolcezza attraverso la dimensione fisica. L’amore è forza terrena e non forza celeste.

Petrarca parla di innamoramento, Dante parla di elevazione spirituale. Mentre Dante

prova gioia al pensiero di Beatrice, Petrarc

Dettagli
A.A. 2023-2024
36 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

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