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Il duomo di Mantova è l’ultima opera di Giulio. È una chiesa romanica con

facciata tardogotica e cappelle tardogotiche che, nel 1500 risulta

insopportabile alla vista di tutti poiché troppo piccola. Il cardinale dei

Gonzaga chiede a Giulio di rifarla completamente. Giulio fa un’opera

straordinaria: conserva le strutture, come le pareti originali della chiesa

romanica, toglie il sistema degli appoggi e sostituisce con delle colonne

trabeate. E realizza una trabeazione rinforzata per creare questa

meraviglia strutturale. In aggiunta la raddoppia, la basilica è a 5 navate, e

diventa quindi una sorta di San Pietro Costantiniano, che era stato

demolito sotto Bramante, riproposto alla Giulio Romano.

L'ultima opera postuma, dopo la morte di Giulio, è la Porta Giulia, edificata

nella cittadella di Porto. Proseguirà la sua costruzione dopo la sua morte.

Costituiva l’unico accesso alla fortezza a nord della città. Anche questa

costituisce una riflessione sullo schema delle porte fortificate della città e

delle piazzeforti. Si tratta di costruzioni che devono avere quei caratteri di

scenograficità che rimandano all’arco di trionfo e che devono avere caratteri

difensivi e quella capacità di resistere alle artiglierie e alle armi da fuoco

moderne che si stanno diffondendo in tutti gli eserciti. Il decoro e al tempo

stesso la capacità di resistenza all’eventuale aggressore. Qui c’era un punto

dove il ponte levatoio batteva; le due ante di cui si vedono le strutture lignee

aperte, erano protette dal ponte levatoio, dove gli intagli per il passaggio

delle catene muovevano il ponte levatoio attraverso un argano nascosto all’interno. Di fronte doveva esserci

un fossato, una visione con i piedi sospesi sul fossato bagnato.

Antonio da San Gallo il Giovane: Si lascia Giulio Romano per ritornare a Roma. Giulio

Romano va via prima del Sacco (1527), perché gli era stato promesso di essere a capo

delle fabbriche dei Gonzaga, e anche perché aveva fatto delle illustrazioni piuttosto

licenziose che avevano iniziato a circolare alla corte del papa, per cui si dice che sia

andato via per non incappare nella censura del papa. Altri architetti rimangono nella

Roma pontificia, tra cui Antonio da Sangallo il Giovane, che affiancò Raffaello e Giulio

Romano nel momento in cui Raffaello era ancora un pittore.

Morte di Federico l'interruzione dei lavori <mastro Copino> Bertani e <lo ordine ala rusticha qual è alo

opposito> 1556: la morte di Federico II (1540) Giulio Romano (1546) e Francesco III (1550) ritardarono i

lavori di decorazione all'interno della Rustica e il completamento del <coridore>. Nel 1556 Bertani lavorava

alla <tortuosa> <muraglia vecchia> occidentale (non è dato a sapere se già esisteva il “coridore” coperto

previsto da Giulio). Non viene eseguita la fodera muraria di quattro teste prevista da <maestro> Copino, per

evitare onerosi lavori di palificazione fondazione. La soluzione proposta e realizzata da Bertani prevedeva il

tracciamento del disegno e la rottura del muro per l'incastro dei laterizi sostituenti una leggera fodera

portata. Lo rivelano gli spessori murari non sempre regolari tendenzialmente maggiori se confrontati con

quelli della bertaniana Galleria dei Mesi.

Palazzo Farnese a Roma (dal1513-14): Il committente dell’impresa è il potente cardinale Alessandro Farnese

(1468-1549). Il palazzo analogamente ad alcuni esempi fiorentini (es. Palazzo Medici, Palazzo Strozzi,

Palazzo Pitti), e al bramantesco ed incompiuto palazzo dei tribunali occupa un intero isolato rettangolare e

pertanto non ha un unico prospetto.

L'edificio presenta un fronte di ben tre assi. Il portale bugnato d'ingresso rimanda a quello realizzato in

Vaticano da Bramante per Giulio II. Al piano terreno le finestre all'edicola tra beata con semicolonne

poggiate su alte mensole. Il piano nobile esibisce finestre a edicola con semicolonne e frontoni

alternativamente triangolari e curvi. La porta finestra sopra il portale esibisce un' incorniciatura più

elaborata e consente l'accesso al Poggio ricavato sulla trabeazione del portale bugnato. Le finestre del

secondo piano sono a edicola ma con apertura d'arco e trabeazione spezzata. La finitura dei paramenti varia

su tre registri passando dall'intonaco rustico del piano terreno ai paramenti laterizi lavorati e in bicromia del

secondo piano.

La pianta risente dei circa 75 anni di costruzione e dei continui cambiamenti di progetto. Solo la la anteriore

su piazza Farnese corrisponde fedelmente al progetto originale di sangallo. Nella disposizione si coglie

l'influsso della casa romana descritta da Vitruvio. Sangallo sceglie un atrium a tre navate su modello del

pronao del Pantheon. La navata centrale è coperta da una botte a cassettoni mentre le due laterali con

soffiatura piana. La profondità lo rende simile ad una basilica. Le pareti laterali sono scandite praticamente

da semicolonne e nicchie per le statue.

La volta a botte i soffitti piani a cassettoni sono riccamente decorati, le volte sono riccamente decorate a

stucco bianco.

Sangallo articola il fronte sul cortile con una sovrapposizione di ordini(dorico ionico e

Corinzio) dice Miccoli ed arcade trionfali romane che rimandano ai modelli del teatro di

Marcello e dell'anfiteatro Flavio(Colosseo). Michelangelo costruisce le botti ribassate sopra il

piano nobile ciò determina la chiusura dei loggiati ionici e l'esecuzione delle finestre

frontonate. Prima del 1540 del cortile venne realizzato solo il registro porticato del piano

terreno.

Gli angoli risultano rinforzati mediante pilastri Adele con un quarto di pilastro affiancato da

due semicolonne motivo che conferisce un effetto volumetrico maggiore di quello ottenuto

da qualsiasi architettura precedente. Le metope della trabeazione esibiscono trofei militari

poco adatti ad un cardinale.

Lo scalone in asse con la prima loggia è il meglio riuscito di quel periodo per comodità

monumentalità e per perfetta coerenza delle aperture nei prospetti. I lavori andarono tanto

a rilento che nel 1540 la fabbrica non era progredita oltre una porzione del piano nobile.

Nonostante ciò le finestre del secondo piano spettano ancora a sangallo che si rifà alle

nicchie della natalizio delle Terme di Diocleziano. Michelangelo sopraeleva il piano e realizza

il cornicione.

Dopo l'ascesa al soglio di Paolo III (dal 1540): sangallo ricava sulla piazza il gran salone su

due livelli illuminato da una doppia serie di 5 finestre per tre in testata. Per poter fare ciò

deve spostare le rampe superiori della scala nell'ala sinistra conferendo ai gradini un profilo lievemente

inclinato all'insù in modo di assicurare una salita ancor più comoda e solenne. Il paramento laterizio è

applicato e si sovrappone ad un muro eseguito con materiali meno pregiati e rifiniti.

Michelangelo propone di aprire alla posteriore del palazzo in una doppia loggia su di un giardino segreto

ricavato tra l'edificio e via Giulia.

E’ realizzato su un modello del secondo piano del cortile bramantesco del Belvedere le paraste sovrapposte

richiamano quelle del raffaellesco palazzo di Jacopo da Brescia(dal 1515). Si impiega per la prima volta nel

cortile nella facciata posteriore le finestre con doppia cornice e orecchioni modello che avrà larga fortuna

sino al tardo 700.

Sangallo si attiene strettamente alle prescrizioni vesuviane nella definizione dell'ordine ionico del secondo

registro del cortile. Michelangelo aggiungeranno il fregio mascheroni e festoni e tamponerà le arcate laterali

trasformando la loggia ionica in un interno. Aspetta Michelangelo la modifica delle incorniciatura

dell'apertura centrale al piano nobile.

Leone X Raffaello (1514 20) e Antonio da Sangallo il Giovane (1516 21) per San Pietro: nel

1514 poco prima di morire Bramante aveva iniziato a costruire (con Giulio da Sangallo e Fra

Giocondo) il transetto del megalomane progetto voluto da Papa Leone x per San Pietro.

Nell'estate del 1514 alla morte di Bramante subentra nel cantiere Raffaello. Nel 1515

Giuliano da Sangallo e Fra Giocondo abbandonano il cantiere e Raffaello resta l'unico

responsabile. Nel 1516 Antonio Sangallo il giovane subentra a Giuliano da Sangallo ed

affianco a Raffaello. Dal 1518 prende le distanze dal secondo progetto di Bramante e dalle

idee di Raffaello che lo conduce avanti suggerendo l'eliminazione degli ambulacri

l'allungamento della navata e la sequenza di cupole sulla navata. Poi per contro pensa

all'accorciamento della navata riducendo a solo tre campate propone l'eliminazione dei

campanili lamenta la mancanza di cappello laterali e la statica della cupola.

Antonio da sangallo il giovane per San Pietro(1531 46): sotto i pontificati di Clemente settimo e Paolo terzo

sangallo arriva a pensare ancora più in grande e suggerisce per il suo progetto definitivo:

• Deambulatorio

• sopraelevazione del pavimento

• schema a Quincunx

• avancorpo a tre campate

• abolizione delle navate laterali

• doppio tamburo con sovrapposizione di ordine dorico e ionico

• cambiamento del sesto della cupola

• enorme lanterna

• facciata vestibolo

• campanili in facciata(di cui uno è collegato direttamente col palazzo Vaticano)

paramento esterno articolato in due ordini sovrapposti con la mediazione di un alto attico articolato

con lesene

Antonio da Sangallo il giovane per San Pietro sotto Paolo III (1531 46): nel 1538 Sangallo fa costruire il più

grande e costoso modello ligneo di tutto il Rinascimento. Esso si è conservato ed è giunto a noi. Si tratta di

un modello apribile che consente di apprezzare anche la soluzione per gli interni.

1512 altare dei re Magi cattedrale di Orvieto: Michele Sanmicheli nasce a Verona dove si forma come

scalpellino. Si trasferisce a Orvieto dove lavora nel 1512 nella cattedrale all'altare dei re Magi seguendo il

modello delle tombe di Andrea Sansovino in Santa Maria del popolo.

1512 progetto per il completamento della facciata cattedrale di Orvieto: durante la sua permanenza ad

Orvieto il suo segnalazione di Donato Bramante fu consultato per il predisporre un modello per il

completamento della facciata della cattedrale. In quell'occasione fu affiancato da Antonio da Sangallo il

Giovane. L'attuale facciata è opera di Lorenzo Maitani(primi anni XIV secolo-1330) Completata secondo un

disegno tardo gotico solo nel 1591.

1516 cappella Petrucci (Orvieto chiesa di San Domenico): la cappella viene ricavata sotto il coro della Chiesa

di San Domenico e si articola su di un impianto ottagonale con due absidi sull'asse trasversale ed una

scarsella quadrata su quello longitudinale. Particolarmente interessante è la soluzione delle quattro rampe

simmetriche di accesso.

1526 il viaggio in Emilia Romagna

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
8 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alberto207 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Togliani Carlo.