SOSTANZE SOLUBILI IN HCL DILUITO
Alcuni composti inorganici come (BiO)₂CO₃, CaCO₃ e MgCO₃ si sciolgono facilmente in acidi minerali diluiti,
sviluppando effervescenza per liberazione di CO₂. Tuttavia, è importante notare che anche sostanze come MgO,
Mg(OH)₂ e Ca(OH)₂, se esposte all’aria, possono assorbire CO₂ e trasformarsi in carbonati. Questo porta alla
possibile osservazione di una lieve effervescenza anche con queste sostanze, in presenza di acidi diluiti, sebbene in
modo meno evidente rispetto ai carbonati veri e propri.
Nel caso del carbonato di bismutile ((BiO)₂CO₃), noto anche commercialmente come bismuto carbonato basico,
quando si aggiunge HCl diluito si ha una reazione con sviluppo di CO₂ e formazione di una soluzione limpida a pH
molto acido (circa 0). Se successivamente si diluisce con acqua (cioè si aumenta il pH), compare un precipitato bianco
di BiOCl, dovuto all’idrolisi degli ioni Bi³⁺ e alla loro reazione con Cl⁻. Questo comportamento è tipico del bismuto e
rappresenta un metodo per il suo riconoscimento.
Riconoscimento dello ione Bi³⁺
Il riconoscimento del bismuto può avvenire in due modi principali:
1. Formazione di BiOCl: si scioglie la sostanza in poche gocce di HCl, poi si diluisce con acqua. La formazione del
precipitato bianco di BiOCl indica la presenza di Bi³⁺.
2. Precipitazione come solfuro: in condizioni acide (pH ≈ 2) e riscaldando con tioacetammide, si sviluppa un
precipitato nero di solfuro di bismuto (Bi₂S₃).
Cationi del II gruppo analitico
Il bismuto fa parte dei cationi del II gruppo, cioè quelli che formano solfuri insolubili a pH ≈ 2 in presenza di HCl. Il
reattivo usato è tioacetammide, che rilascia H₂S per idrolisi a 60-70°C. Lo ione S²⁻ liberato precipita selettivamente i
cationi del gruppo sotto forma di solfuri colorati, ciascuno con caratteristiche diverse:
Gialli: As₂S₃, As₂S₅, SnS₂, CdS
● Arancioni: Sb₂S₅
● Neri: PbS, CuS, HgS, Bi₂S₃
● Marroni: SnS
●
Una volta ottenuti i precipitati, si possono trattare con acido nitrico per sciogliere i solfuri (eccetto HgS, che rimane
insolubile). In particolare, il solfuro di bismuto (Bi₂S₃) può essere confermato reagendolo con tiourea, che forma un
complesso giallo-arancio, indicativo della presenza del bismuto.
Calcio
Per riconoscere Ca²⁺, si può usare la via umida: si scioglie la sostanza in HCl e si porta il pH a 3–4 con sodio acetato.
Poi si aggiunge ossalato di ammonio, che forma un precipitato bianco di ossalato di calcio (CaC₂O₄). Possiamo usare
anche la via secca: consiste nella prova alla fiamma, che dà una colorazione tipica.
Per distinguere gli anioni:
CaCO₃ ha pH ≈ 7–8 e reagisce con acidi sviluppando CO₂
● Ca(OH)₂ ha un pH molto basico (circa 12)
● CaHPO₄ e Ca₃(PO₄)₂ si distinguono per la presenza di fosfati; il secondo reagisce con AgNO₃ formando un
● precipitato giallo di Ag₃PO₄
Magnesio
Per identificare Mg²⁺, si scioglie la sostanza in HCl, poi si aggiunge NaOH fino a pH >10. Si ottiene un precipitato
bianco di Mg(OH)₂. In presenza di giallo tiazolo, si può ottenere un precipitato colorato rosa-rosso, utile per la
conferma.
Per distinguere gli anioni:
MgCO₃ ha pH ≈ 7–8
● Mg(OH)₂ e MgO hanno pH >10
●
Alluminio
Il riconoscimento di Al³⁺ avviene sciogliendo la sostanza in HCl concentrato e poi aggiungendo ammoniaca o
tampone ammoniacale fino a pH 9, dove precipita Al(OH)₃, una massa gelatinosa.
Per identificare lo ione fosfato (PO₄³⁻) si usa molibdato ammonico su soluzione acida.
Zinco
Lo Zn²⁺ si riconosce sciogliendo la sostanza in HCl diluito, portando il pH a 9 con tampone ammoniacale e poi
aggiungendo tioacetammide a caldo: si ottiene un precipitato bianco di ZnS.
L’ossido di zinco (ZnO) ha un pH della soluzione satura di circa 12, indicando natura basica.
SOSTANZE INSOLUBILI IN HCL DILUITO
Alcune sostanze inorganiche, come BaSO₄ (solfato di bario), TiO₂ (biossido di titanio) e Al(OH)₃ (idrossido di
alluminio), non si sciolgono in acido cloridrico diluito. Tali composti costituiscono il cosiddetto "residuo insolubile", un
termine utilizzato per indicare tutto ciò che resta indissolto dopo le operazioni di separazione del primo gruppo
cationico durante l’analisi sistematica qualitativa.
Riconoscimento del BaSO₄
Poiché il solfato di bario è insolubile in HCl, per identificarlo è necessario un trattamento con carbonato di sodio
(Na₂CO₃) ad alta temperatura si prende una piccola quantità della sostanza (circa tre punte di spatola) e la si
→
miscela con una soluzione concentrata di Na₂CO₃ (preparata con soluzione 2M e solido). La miscela viene scaldata
fino a ebollizione per circa 10 minuti, mescolando spesso e mantenendo costante il volume con aggiunta d’acqua. In
questa fase, avviene uno scambio ionico in cui BaSO₄ si trasforma in BaCO₃ (carbonato di bario), insolubile, e SO₄²⁻
che resta in soluzione.
Dopo il raffreddamento la miscela viene filtrata. Sul filtrato, contenente gli ioni solfato, si effettua la ricerca dei
→
solfati aggiungendo BaCl₂, che in presenza di SO₄²⁻ forma un precipitato bianco di BaSO₄ (tipico saggio per anioni
del VI gruppo).
Il residuo sul filtro contiene BaCO₃ : questo viene lavato, trattato con HCl diluito e, sul filtrato, si esegue la ricerca del
bario (Ba²⁺) aggiungendo H₂SO₄ diluito, che restituisce nuovamente BaSO₄ bianco.
In alternativa, si può riconoscere il Ba²⁺ anche via secca, tramite il saggio alla fiamma, che dà una colorazione
giallo-verde caratteristica.
Riconoscimento del TiO₂
Il biossido di titanio è anch’esso insolubile in HCl. Il suo riconoscimento si basa su una reazione di fusione con
KHSO₄ (idrogenosolfato di potassio) si prende una piccola quantità di TiO₂ e si miscela in una capsula con circa
→
tre volte il suo volume di KHSO₄.
Si riscalda per 5-10 minuti, durante i quali il KHSO₄ si decompone, formando pirosolfato di potassio (K₂S₂O₇), che
rilascia SO₃. Questo reagisce con il TiO₂ per formare Ti(SO₄)₂, una forma solubile del titanio.
Dopo il raffreddamento il residuo viene trattato con acqua, filtrato, e al filtrato si aggiunge acqua ossigenata
→
(H₂O₂ al 30%). La reazione con H₂O₂ porta alla formazione di acido perossotitanico, che si manifesta con una
colorazione giallo-arancio, indicativa della presenza del titanio.
Riconoscimento di Al(OH)₃ o Al₂O₃
Anche l’idrossido di alluminio e l’ossido di alluminio sono insolubili in HCl diluito. Per identificarli si segue una
procedura simile a quella del titanio: si fonde una miscela della sostanza con KHSO₄ (tripla quantità), riscaldandola
per 5-10 minuti. Anche in questo caso si sviluppano SO₃ e pirosolfato, che reagiscono con Al₂O₃ formando
Al₂(SO₄)₃, solubile in acqua. Dopo la fusione e il raffreddamento, il residuo viene trattato con acqua.
Sulla soluzione ottenuta si effettua la ricerca dello ione Al³⁺, portando il pH intorno a 9 con ammoniaca o tampone
ammoniacale, che provoca la formazione di un precipitato gelatinoso di Al(OH)₃ (tipico della precipitazione del III
gruppo cationico).
PRECIPITAZIONE IDROSSIDI
La precipitazione degli idrossidi metallici, come quello di alluminio, viene solitamente effettuata in presenza di
ammoniaca (NH₃) e cloruro di ammonio (NH₄Cl). Questo trattamento avviene a caldo, con lo scopo di eliminare
l'eccesso di ammoniaca più facilmente, poiché il riscaldamento ne favorisce l’evaporazione.
In soluzione, l’ammoniaca agisce come una base debole, dissociandosi secondo l’equilibrio: NH₄OH NH₄⁺ + OH⁻
⇄
La presenza contemporanea di NH₄Cl contribuisce a tamponare il pH del sistema, stabilizzandolo intorno a 8,5–9,0.
Questo equilibrio controllato è fondamentale per evitare precipitazioni indesiderate di altri ioni o la solubilizzazione
dell’idrossido una volta formato.
Nel caso dell’alluminio, l’aggiunta degli ioni OH⁻ (provenienti dalla dissociazione dell’ammoniaca) porta alla
formazione dell’idrossido di alluminio, un composto poco solubile con un prodotto di solubilità molto basso (Kps =
10⁻³²). La reazione è la seguente: Al³⁺ + 3 OH⁻ Al(OH)₃
⇄
Il precipitato che si ottiene è un solido bianco, gelatinoso, molto finemente disperso. Proprio per questo motivo può
essere difficile da individuare a occhio nudo: il precipitato non appare denso o opaco come altri, ma piuttosto
traslucido, quasi invisibile a un’osservazione superficiale.
Per questo è importante esaminare con attenzione la provetta: l’assenza apparente di precipitato non implica
necessariamente l’assenza dello ione Al³⁺. Bisogna tenere conto che l’idrossido di alluminio può formarsi anche in
quantità minime e in forma molto dispersa.
RICONOSCIMENTO DEGLI ANIONI DEI GRUPPI VII E VI
L'analisi qualitativa degli anioni si basa sull’impiego di reazioni chimiche specifiche in grado di identificare la
presenza di determinati ioni all'interno di un campione. È fondamentale evitare la compresenza di specie ossidanti e
riducenti, che potrebbero reagire tra loro e causare la scomparsa di una delle due. Per questo, spesso si opera in
ambiente fortemente alcalino, così da ridurre la reattività delle specie ossidanti.
Gli anioni sono suddivisi in 5 gruppi analitici:
1. anioni VII gruppo : alogenuri
2. anioni VI gruppo : solfati, solfuri, solfiti, metabisolfiti, tiosolfati
3. anioni V gruppo : fosfati, nitriti, nitrati
4. anioni IV gruppo : acetati, carbonati
5. anioni III gruppo : borati
ANIONI DEL GRUPPO VII – ALOGENURI (CL⁻, BR⁻, I⁻, F⁻)
Gli alogeni sono identificati tramite reazioni di precipitazione con nitrato d’argento (AgNO₃) in ambiente acido (pH =
0). Il test va eseguito su una soluzione acquosa acidificata con acido nitrico diluito. La formazione di un precipitato
indica la presenza di uno specifico alogenuro:
- Cloruri (Cl⁻): precipitato bianco di AgCl, solubile in ammoniaca diluita (0.5N)
- Bromuri (Br⁻): precipitato giallo chiaro di AgBr, insolubile in ammoniaca diluita, ma solubile in ammoniaca
concentrata (8N)
- Ioduri (I⁻): precipitato giallo intenso di AgI, insolubile in ammoniaca anche concentrata.
Per confermare la presenza, si può sciogliere AgCl in ammoniaca e successivamente acidificare con HNO₃ per
verificare la riprecipitazione del cloruro d’argento.
Interferenze e precauzioni è importante bollire la soluzione prima della prova per eliminare eventuali interferenze
→
da solfuri o biossidi. Inoltre, una semplice opalescenza non è sufficiente per considerare positivo un
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