Sinalefe: Nella metrica classica è la pronuncia di due vocali che di trovano una alla fine di
• una parola e l’altra all’inizio della parola successiva come se fossero un’unica sillaba.
Questo quando entrambe le sillabe sono atone.
Dialefe: Caso opposto alla sinalefe, in cui le due sillabe vengono conteggiate come
• distaccate l’una dall’altra. Questo quando una delle due sillabe è portatrice di accento.
Elisione: Marcata da un apostrofo, è il caso di caduta di una vocale davanti ad un’altra
• vocale.
Troncamento o apocope: Caduta di un’intera sillaba. San per dire Santo.
• Questo è il meccanismo secondo il quale funziona la Terzina Dantesca o terza rima o
• terzina incatenata. La terzina è il DNA del poema, non a caso misurato a passo tre,
numero fondamentale su cui si regge tutto il poema.
Ogni rima del progetto dantesco si ripete per tre volte ABA-BCB-CDC-DED. In realtà le
• prime due rime sono duplicate e non replicate, passaggio fondamentale senza il quale
non sarebbe possibile mettere in moto il meccanismo che altrimenti si strozzerebbe
dopo poche terzine. La duplicazione della PRIMA rima avviene sia all’inizio che alla fine di
ogni cantica.
Struttura del sonetto: Invenzione attribuita al poeta Jacopo da Lentini, componimento
• monostrofico per un totale di 14 versi dove i primi 2 gruppi di endecasillabi (4+4) si
caratterizzano per una rima che può essere incrociata ABBA-ABBA, oppure un sistema di
rime CDC-DCD.
Struttura dell’ottava: Si compone di 8 versi anche in questo caso endecasillabi. Verso
• tipico del poema cavalleresco. L’ottava, composta di 8 versi endecasillabi trova i primi 6
versi che rimano con rima alternata ABABAB, il finale è la coppia a rima baciata CC.
Struttura e complessità dell’opera
Perché Dante scrive la commedia? La scrive per salvare soprattutto sé stesso.
È da subito utile distinguere fra Dante-Personaggio ( che si muove dentro la Commedia) e
Dante-Autore (colui il quale l’ha scritta e che fa muovere Dante-Personaggio).
Il simbolismo all’interno della Commedia è fondamentale: la Luce rappresenta la possibilità di
salvezza, il Buio rappresenta chi si è perduto e rischia la dannazione.
Dante attratto dal monte illuminato, capirà grazie all’aiuto della sua guida, Virgilio, che occorre
prima passare attraverso la conoscenza del male (l’inferno) per approdare poi alla conquista del
bene.
Il percorso che Dante allestisce nella Commedia non riguarda solo Dante individuo, ma ogni
singolo cristiano. Il mondo della cristianità deve essere ricondotto ai suoi valori originali.
L’Italia dell’epoca di Dante è in una condizione di frantumazione politica, in cui ogni città si
comporta come se fosse un piccolo staterello e non solo le città sono in guerra tra loro, ma
all’interno delle città si combattono le fazioni (guelfi contro ghibellini), nella Firenze di Dante è
cruenta la lotta fra guelfi bianchi contro guelfi neri.
I guelfi stanno col Papa, mentre i ghibellini con l’Imperatore.
La risposta alla crisi da parte di Dante-autore è innanzitutto la concezione di un’opera
straordinaria, gigantesca, ambiziosa: un’opera che lo stesso autore definisce all’interno del testo
come un POEMA SACRO. Un poema sacro e dunque ispirato da Dio, una sorta di Terzo
Testamento successivo al Vecchio ed al Nuovo in grado di ricondurre l’uomo a Dio. Il poema è
concepito come se fosse una sorta di riflesso della mente del Creatore: l’opera stessa deve
risultare perfetta, come se fosse stata partorita direttamente dalla sua mente.
Il poema edificato sul numero 3. Tre è il mattone fondamentale perché è il numero magico,
perfetto, il numero divino andando a rappresentare la trinità.
Dante costruisce la sua opera concependo 3 regni ultramondani:
Inferno, dove stanno i dannati;
Purgatorio, dove stanno le anime che devono espiare le proprie tendenze peccaminose, ma che
comunque sono destinate a salvarsi;
Paradiso, che accoglie i beati.
Ciascuno di questi tre spazi è a sua volta suddivisibile per 9 unità. Inferno 9 cerchi + antinferno,
Paradiso 9 cieli + Empireo (spazio infinito dove risiede Dio), Purgatorio 9 cornici +
antiPurgatorio.
Una vera e propria ossessione per il numero, ciascuna cantica è suddivisa in 33 canti (L’inferno
ne presenta 34 poiché è presente anche il proemio), 100 canti, altro numero perfetto.
L’universo dantesco è un universo aristotelico-tolemaico, quindi geocentrico. 9 sfere
concentriche perfette che ruotano attorno alla Terra. Movimento dettato dall’amore di Dio, cioè
il desiderio di ricongiungersi a Dio è il motore che spinge le sfere a muoversi. Anche il disegno
della Terra è armonico: la Terra è suddivisa in 2 emisferi, le terre emerse da una parte e gli oceani
sconfinati dall’altra. Nell’emisfero boreale, abitale, c’è un’immensa voragine che è la voragine
dell’Inferno, la cui apertura sotterranea corrisponde alla città di Gerusalemme e il cui vertice si
trova al centro del pianeta dove è imprigionato Lucifero, l’angelo ribelle. A questa voragine
corrisponde in maniera speculare la montagna del Purgatorio, dall’altra parte del Pianeta.
Le date della divina commedia
Sulla data di composizione dell’opera non si hanno particolari certezze. Se si considerano le
posizioni dei vari critici si può immaginare che Dante abbia scritto l’inferno tra il 1304 e il 1308, il
Purgatorio tra il 1308 e il 1312 e il Paradiso tra il 1316 e il 1321 ovvero l’anno della sua morte.
Si sa certamente che la Vita Nova, opera della giovinezza di Dante nella quale racconta la nascita
dell’amore per Beatrice, la sua evoluzione e la morte dell’amata, è successiva al 1290 e si chiude
con un annuncio formidabile secondo il quale Dante avrebbe ripreso a parlare di Beatrice
quando sarebbe stato in grado di dire cose che nessun uomo aveva mai scritto per una donna,
una sorta di Proclama della Commedia.
Quando si parla di date va tenuta presente l’esperienza dell’esilio (tra il 1301 e il 1302 dopo
l’ascesa dei guelfi neri viene accusato di baratteria), il quale ha un impatto devastante sulla vita di
Dante, sulle relazioni familiari e sul concepimento dell’opera. Dante, dopo aver girato di corte in
corte non rimetterà più piede a Firenze, e nel 1321 morirà a Ravenna. Vive dunque la condizione
dell’esule, di cui si trovano ampie tracce nella Commedia.
Certo è che la scrittura dell’opera ha potuto rappresentare per l’autore un riscatto culturale, ma
anche sociale ovvero con la possibilità di essere richiamato in patria per meriti poetici.
Nella finzione letteraria il poema ci racconta un viaggio che avviene nel 1300 dopo l’equinozio di
primavera, l’anno del grande Giubileo della cristianità indetto da Bonifacio VIII. Questo viene
confermato fin dalle prime indicazioni astrologiche. Ovviamente è significativo che ci si trovi in
prossimità dell’equinozio: infatti gli equinozi sono quei momenti dell’anno in cui la durata della
notte e la durata del giorno sono uguali.
Le date della finzione che vengono prese in considerazione sono due, il 25 marzo e l’8 aprile.
Dante si troverebbe sperduto nella selva nella notte tra il 24 e il 25 marzo ed entrerebbe
• all’inferno il 25 marzo. Il 25 marzo è il giorno del Capodanno Fiorentino, secondo la
tradizione anche il giorno della creazione di Adamo (in relazione con il 25 dicembre data
canonica della morte di Cristo, quindi 9 mesi prima CONCEPIMENTO), ma soprattutto
secondo una tradizione il 25 marzo corrisponderebbe alla data storica della morte di
Cristo.
L’altra data che viene proposta è quella dell’8 aprile. Dante si sarebbe smarrito nella selva
• tra il 7 e l’8, giorno in cui poi avrebbe messo piede all’inferno in corrispondenza dell’8
Aprile 1300, Venerdì Santo di quell’anno.
In entrambi i casi si fa riferimento alla morte di Cristo e al venerdì della passione: significa che
Dante mette piede dentro l’inferno in corrispondenza del venerdì della morte di Cristo.
Il viaggio di Dante fino alla visione di Dio fino all’ultimo passaggio del Paradiso si realizza in tutto
nell’arco di una settimana. I Personaggi
Il protagonista assoluto dell’opera è Dante. Ragion per cui il primo livello di analisi che si deve
affrontare quando si parla di Commedia è sempre distinguere in modo chiaro Dante Autor ( il
burattinaio che fa muovere Dante Agens all’interno dell’opera) e Dante Angens (il Dante del 1300
che precede l’esilio), cioè l’autore rispetto al personaggio. Da tenere in considerazione anche
Dante-Narratore ovvero la voce che accompagna Dante-Personaggio, quella voce che si rivolge
direttamente al lettore con un’apostrofe, un’invettiva contro alcuni comuni toscani.
Altri personaggio fondamentali sono le guide, a partire da Virgilio (allegoria della ragione) e
Beatrice (allegoria della fede, della grazia e della teologia). Virgilio e Beatrice sono anzitutto un
uomo e una donna con una psicologia e una personalità ben definita.
Virgilio è di fatto un dannato, vive nel limbo, in una situazione privilegiata, poiché è nato prima
del cristianesimo e non ha avuto accesso alla verità rivelata e alla luce divina.
Beatrice presenta una psicologia costruita in modo molto raffinato da Dante-autore. È la donna
amata, quella che dall’Empireo scende all’inferno per convincere Virgilio a muoversi in soccorso
di Dante. Preoccupata per la sorte del poeta, ma anche capace di rimproverarlo in
corrispondenza dell’Eden in cima alla montagna del Purgatorio.
Se Dante sceglie di avere Virgilio come guida per il suo viaggio per tutto l’Inferno e per tutto il
Purgatorio evidentemente è perché Virgilio è stato in vita la guida letteraria e poetica di Dante
Autor.
Ci sono altre due guide che per un tratto brevissimo accompagnano Dante. Possono essere
definiti personaggi Ponte ( perché completano il primo la figura di Virgilio, il secondo quello di
Beatrice). Il primo è Stazio, poeta latino successivo alla generazione di Virgilio che invece ha
avuto modo di conoscere il cristianesimo. È il personaggio che accompagna Dante nell’ultimo
tratto di percorso nell’Eden quando Virgilio se n’è andato, ma rappresenta il ponte tra la
grandezza della poesia classica di Virgilio e la poesia cristiana di cui Dante è il principale
esponente. La poesia di Stazio possiede sia la grandezza della poesia classica che la verità del
messaggio cristiano.
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