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C'È UNA DIFFERENZA LINGUISTICA E LESSICALE
Passano ben 13 anni dalla ventisettana alla quarantana. Quindi Manzoni impiega 13 anni a riguardare l'edizione del '27 aiutandosi con un Soggiorno a FIRENZE che egli fa per "risciacquare i panni in Arno" (l'arno è il fiume che attraversa Firenze), con l'idea di depurarsi dalle scorie del dialetto milanese e apprendere il fiorentino parlato. Lui andava in direzione di una lingua più chiara, meno polverosa, meno antiquata ma più moderna, e siccome riteneva che lo stato d'Italia doveva avere una lingua unitaria, ritiene che il fiorentino sia l'unico idioma che ha una tradizione letteraria solida. I Promessi Sposi sono ambientati tra il 1628/30 nella Lombardia posta sotto dominio spagnolo (metafora della Lombardia dell'Ottocento sotto il dominio Austriaco). Manzoni compie un distacco rispetto alla materia narrata in 2 modi: 1. Colloca tutto nella sua area geografica ma 2 secoli prima; 2.Afferma che non sta inventando ma sta solo trascrivendo in un buon italiano il manoscritto di un anonimo del 600. Questo però non è vero magli serve per distaccare la sua materia da un troppo stretto riferimento a sé. I Promessi Sposi corrispondono a un'altra fase ideologica della religione Manzoniana con particolare riferimento al Cristianesimo operoso che crede nel Libero Arbitrio e crede nella possibilità del singolo cristiano di operare per cercare, se non di eliminare (cosa che non è possibile) o per lo meno arginare il male che avanza. Lo schema adottato da Manzoni si ricollega all'antico schema del Romanzo Greco: due giovani innamorati ostacolati nel loro amore a una serie di avversità, ma che dopo lunghe peripezie riescono a trovarsi e a sposarsi, aiutati durante l'opera da una serie di amici (Agnese, il cardinal Borromeo, padre Cristoforo) e avversati dagli aiutanti dell'Antagonista (Il Griso, il conte Attilio, Gertrude).Che prima aiuta Lucia e poi Don Rodrigo, Don Abbondio e l'Innominato che a differenza di Gertrude, prima aiuta Don Rodrigo e poi Renzo e Lucia). Ciò che invece è originale è la MODALITÀ con cui viene affrontata la trama, poiché i Promessi Sposi rispondono a una serie di istanze, di tipo:
- Linguistico: quello di essere un'opera di esempio per una lingua unitaria, cosa in cui Manzoni riuscì perfettamente.
- Religioso: per dimostrare che la provvidenza esiste e che il bene trionfa, anche se non c'è un lieto fine.
- Politico: quello di spingere verso una ribellione rispetto al dominio Austriaco che opprime, per così giungere verso l'unità d'Italia che si raggiungerà 20 anni dopo l'ultima edizione dei Promessi Sposi.
- Letterario: fornisce un quadro delle gerarchie ecclesiastiche, tra personaggi positivi e negativi, sia dell'alto che basso clero.
BASSO CLERO: Personaggio Negativo: Don Abbondio,
perché è stata emanata in modo autoritario e viene disattesa da tutti. Personaggio Positivo: Don Abbondio, il curato del paese, che cerca di evitare problemi e conflitti, ma alla fine trova il coraggio di aiutare i protagonisti. Personaggio Negativo: Don Rodrigo, il nobile potente e corrotto che cerca di imporre la sua volontà sui protagonisti. ALTO CLERO: Rappresenta la gerarchia ecclesiastica, composta da cardinali e vescovi, che spesso si preoccupa più del proprio potere e prestigio che del bene dei fedeli. Dobbiamo anche ricordare che i Promessi Sposi è diventato un romanzo talmente nazional-popolare che tante sue parole, espressioni e nomi sono diventati quasi PROVERBIALI: Gride Manzoniane: leggi che venivano emanate dal governo spagnolo in Lombardia, molto severe e rigide ma che tutti disattendevano. Quindi dire che una legge/norma/regolamento sia una grida, significa che viene imposta in modo autoritario e viene disattesa da tutti.significa che quella sia rigida ma in realtà tutti la trascurano. Perpetua: nome proprio della serva di Don Abbondio, è diventato nome comune per tutte le donne che un tempo facevano le cameriere domestiche, le governanti dei preti. Dare dell'Azzeccagarbugli: dire che un avvocato o burocrate è un Azzeccagarbugli è una critica per dire che è uno che non va alla sostanza ma solo alla forma e che aiuta i colpevoli anziché le vittime. Dare del Don Abbondio: significa accusare qualcuno che è un codardo, pauroso e servo dei potenti. INTRODUZIONE L'opera ha come inizio l'introduzione in cui il narratore spiega l'origine della storia che si accinge a raccontare. Sostiene di aver ritrovato un manoscritto di un Anonimo del 600 che racconta una vicenda ricca di fatti tragici e orribili, una vicenda accaduta a persone di modesta condizione sociale. La storia è scritta in italiano seicentesco, in una forma antiquata e nonsempre corretta. Ma comunque la trama gli pare molto bella tanto da decidere di trascriverla in un italiano più comprensibile in modo da farla conoscere ad un pubblico più ampio. In realtà, i Promessi Sposi sono frutto della fantasia di Manzoni e il ritrovamento di un antico manoscritto è un'invenzione. Questo espediente letterario serviva al Manzoni per mantenere le distanze dalla storia che si accingeva a raccontare, per far sì che le critiche manifeste alla Dominazione Spagnola (quella austriaca contemporanea allo scrittore) potesse accusarlo di nazionalismo. C'è un'altra funzione del finto manoscritto: STILISTICA = la distanza contribuiva anche a aumentare la vera somiglianza storica della vicenda di Renzo e Lucia. Manzoni non si limita a riferirci dove, come e quando ha fatto il ritrovamento, ma trascrive il frammento iniziale dal fantomatico documento; è attento a ricreare il linguaggio seicentesco, ampolloso, pieno di latinismi eCon l'uso barocco delle lettere maiuscolo per indicare concetti astratti come la storia ("l'Historia"). Anche questo frammento è l'introduzione composta dall'anonimo il quale precisa che i protagonisti non saranno "Prencipi" o "Potentati" ma persone umili alle quali sono capitati "fatti memorabili". Anche in questo passaggio Manzoni sottolinea la sua intenzione di raccontare la storia da una prospettiva nuova: con gli occhi degli umili.
PRIMO CAPITOLO
Il primo capitolo si apre con la celebre frase "Quel ramo del lago di Como" che consente di collocare l'azione in una zona ben precisa (intorno al lago di Como) ma non in un paese preciso, di cui non ci viene fornito il nome. Vi è la descrizione del Ramo meridionale del lago di Como rivolto verso Lecco; è un paesaggio familiare a Manzoni che nella villa paterna di Caleotto, presso Pescarenico, trascorse le sue vacanze nella prima giovinezza.
Scrive che quel ramo, restringendosi, viene ad assumere la forma di un fiume, tra un promontorio a destra e una costiera a sinistra. Quest'ultima scende appoggiata a due monti: il San Martino e il Resegone, su una delle due rive, nel punto in cui il lago si restringe per dar vita al fiume Adda, si trova Lecco, il centro principale di quel territorio. Nelle campagne circostanti correvano strade e stradette, e per una di queste tornava tranquillamente a casa Don Abbondio, la sera del 7 NOVEMBRE 1628. Lui è il primo personaggio che si incontra. Manzoni ci dice che Don Abbondio "non era nato con un cuor di leone" e lo descrive come "un vaso di argilla in mezzo a un vaso di coccio", cioè destinato a essere distrutto da persone forti e prepotenti. Attira comunque nel lettore una certa umana simpatia. Scelse la vita religiosa per il motivo opposto a fra Cristoforo: mentre quest'ultimo, dopo un drammatico evento, scelse la vita religiosa per rischiare in
prima linea ed essere vicino ai deboli, Don Abbondio l'ha scelta per stare tranquillo, in una canonica e con una governante che lo accudisca. Un motivo non giusto per Manzoni. Mentre Don Abbondio leggeva pigramente il breviario, arrivato alla biforcazione della stradina che stava percorrendo, notò la presenza di due Bravi, persone al servizio di signorotti locali, assunti per compiere atti di violenza e sopraffazione. Avevano attorno al capo una rete verde, capelli lunghi e folti baffi arricciati. "Lungo Ciuffo" I bravi sono stati mandati da Don Rodrigo per minacciare il curato e indurlo a non celebrare il matrimonio che si dovrebbe svolgere il giorno successivo tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, ma non perché Don Rodrigo ne fosse innamorato, ma era un capriccio (aveva scommesso con il cugino, il conte Attilio, quando la vide mentre tornava dalla filanda). Solitamente era un Don Abbondio, terrorizzato.tanto sa prendersela con Renzo e Lucia "ragazzacci Bravo, definitoche per non sapere che fare s'innamorano..e non pensano ad altro". Torna a casa quasi una parteda Perpetua confessandole l'accaduto. Lei consigliò al curato di scrivere una dell'armatura, undistintivo dei bravilettera all'Arcivescovo di Milano per mettere a bada questi prepotenti, ma DonAbbondio era troppo terrorizzato, e alla fine le supplicò di non parlarne con nessuno e andò adormire. Passò la notte pieno di angoscia e a cercare un modo per rendere plausibile l'annullamentodel matrimonio.Quando il giorno dopo Renzo si reca da Don Abbondio per fissare gli ultimi dettagli delmatrimonio, egli (DonA.) lo stordisce citando una serie di formule latine = l'uso del latino siconfigura come strumento di arroganza adoperato da chi detiene il potere. È un elemento linguisticointeressante, perché Don Abbondio non è un uomo di cultura, maha appreso un po' di istruzione, anche del latino, considerando che quest'ultimo è stata la lingua delle celebrazioni liturgiche. Renzo è un giovane di 20 anni rimasto orfano di genitori, esercitava il mestiere di Filatore di Seta (sufficiente per garantire da vivere). Lui non ha cultura e sa a stento leggere, per questo non comprende le forme latine di Don Abbondio, ma comprende la sua tattica e lo incita a smettere di usare il suo "latinorum" (che in realtà non ha alcun senso perché è un genitivo plurale che significa "Dei latini), ma Renzo usa questo termine perché è sonoro e roboante, grazie alla desinenza -orum che significa "quella vostra lingua incomprensibile non intelligibile". Dire a qualcuno che si esprime con un latinorum = che si esprime in una maniera incomprensibile volutamente. Don Abbondio si rifiuta di celebrare il matrimonio, ma Renzo intuisce che c'è qualcosa che non va. Vede.Perpetua e colse l'occasione di parlare con lei e cercare