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Metodi di produzione

In funzione del tipo di ambiente di allevamento si può distinguere l'acquicoltura marina da quella continentale o di acqua dolce.

Con il termine "vallicoltura" o allevamento in valle, o estensivo, si intende una forma di produzione che si basa essenzialmente sulle risorse trofiche di ecosistemi confinati, senza richiedere elevati apporti di energia supplementare. Questa tipologia di acquicoltura è caratterizzata dall'utilizzo di grandi estensioni di superficie in ambienti naturali o seminaturali, generalmente di tipo lagunare. L'intervento dell'uomo può essere limitato al solo controllo idraulico o comprendere anche interventi di concimazione, semina e controllo dei predatori.

La vallicoltura insiste su ambienti lagunari costieri confinati, le "valli da pesca", con superficie compresa da qualche decina fino ad alcune migliaia di ettari; le più piccole si trovano in Friuli Venezia Giulia e le...

più grandi in Veneto ed in Emilia Romagna.

Figura 3 - Vallicoltura

In questi allevamenti, la circolazione dell’acqua è di base affidata all’energia della marea, sebbenein alcuni casi esistano veri e propri impianti di sollevamento. L’eventuale uso del mangime èlimitato al solo fabbisogno degli stadi giovanili. La vallicoltura rappresenta un patrimonioecologico, paesaggistico e culturale unico in Italia. Le aziende vallive contribuiscono allaconservazione delle zone umide sensibili dell’alto Adriatico, sottoposte alla costante minaccia degliimpatti negativi da parte delle diverse attività antropiche che insistono sulla medesima area. Rariesempi di vallicoltura si ritrovano anche in Puglia e in Basilicata, mentre nell’Italia centromeridionale si trovano in genere localizzazioni di stagnicoltura, soprattutto in Sardegna.

L’acquicoltura marina può essere invece distinta in tre principali tipologie: estensiva,semintensiva

ed intensiva. L'acquicoltura estensiva prevede di sfruttare bacini naturali, di seminare avannotti e lasciarli crescere in maniera naturale per poi ripescarli al raggiungimento della taglia commerciale. In tale pratica non si hanno apporti alimentari da parte dell'uomo ed il cibo è tratto esclusivamente dall'ambiente. Data la sicura presenza di altre specie che andranno ad equilibrarsi con le specie d'interesse commerciale, questo tipo di acquicoltura contribuisce alla conservazione della biodiversità, ed anche se l'obiettivo del produttore è quello di ridurre la diversità biologica canalizzando tutta l'energia verso la produzione di poche specie "foraggio" e di pochissime specie "prodotto", la natura degli spazi sfugge al controllo e genera comunque ambienti di tipo naturale, con la presenza di varie specie tipiche delle comunità proprie delle latitudini in cui si opera. I limiti di queste forme di

allevamento sono rappresentati dalla necessità di disporre di vaste superfici e dalla difficoltà di controllo degli uccelli ittiofagi. Il vantaggio è senza dubbio l'elevata qualità dei prodotti, se si opera in acque non inquinate.

L'acquicoltura semintensiva sfrutta anch'essa recinzioni naturali, tuttavia prevede degli interventi dell'uomo durante l'accrescimento delle specie allevate. L'alimentazione è mista, naturale ed artificiale, talvolta si ricorre ad ossigenare le acque ed a seconda delle esigenze ci possono essere trattamenti dei reflui.

L'acquicoltura intensiva, che prevede un'alimentazione interamente artificiale, può essere installata a terra (Figg. 4 e 5) o in mare (Fig. 6) ed in entrambi i casi la resa di pesce alla fine di ogni ciclo di accrescimento (fasi di preingrasso ed ingrasso) è di gran lunga maggiore rispetto all'acquicoltura estensiva e semintensiva.

Figura 4 -

Impianto a terra
Figura 5 - Impianto a terra
Gabbie galleggianti
Figura 6 - Gabbie galleggianti

Per ottenere questa resa maggiore bisogna introdurre dall'esterno ciò che il sistema naturale non è in grado di fornire in quantità adeguate per sostenere una maggiore biomassa: nell'ordine cibo, ossigeno e la rimozione dei cataboliti.

Le tipologie dei sistemi di allevamento sono molto varie, sia per dimensioni che per forma e materiali costruttivi. Le differenti tipologie possono essere ricondotte a tre principali categorie: impianti a stagni, raceways ed a vasche. Fra queste tipologie esistono tutte le forme di transizione possibili.

Gli impianti a terra sono più costosi nell'allestimento rispetto alle gabbie a mare, in quanto necessitano di maggiori apparecchiature oltre alle vasche: un sistema di pescaggio dell'acqua dal mare oppure da pozzi artesiani, eventuali sistemi di filtraggio e di trattamento delle acque, una rete di raccolta dei reflui, un...

bacino di sedimentazione delle acque reflue ed ovviamente un laboratorio per le analisi chimiche e microbiologiche. Sono bacini artificiali di diversa forma (quadrata, rettangolare, ellittica, circolare) e dimensione (50-1.000 m cadauno) realizzati nei materiali più disparati (terra, terra impermeabilizzata con teli in PVC, cemento armato, vetroresina, pvc, legno, metallo ecc.). I moderni impianti a terra consentono di raggiungere buone densità di allevamento a fronte di elevati ricambi idrici e soprattutto grazie all'utilizzo dell'ossigeno puro, che consente di mantenere livelli ottimali di ossigeno disciolto nell'acqua.

Gli impianti a mare sono costituiti essenzialmente da gabbie, più raramente da recinti. Nel caso delle gabbie distinguiamo un sistema definito "in-shore" ed uno "off-shore": la prima definizione sta a significare che le gabbie vengono collocate in zone naturalmente protette dalle diverse condizioni meteo-marine.

(golfi, fiordi, porti, laghi costieri ecc.); la seconda prevede la collocazione delle gabbie in siti più esposti, a prescindere dalla distanza dalla costa che non è mai troppo elevata (al massimo qualche miglio marino). Le tipologie di gabbie sono riconducibili principalmente a tre categorie: galleggianti (Gabbia galleggiante), ad assetto variabile (semisommergibili, Gabbia semi-sommergibile 'Farmocean') e sommerse.

In generale un impianto a gabbie costa meno di uno da terra, in quanto non è prevista l'impiantistica descritta per gli impianti a terra, tuttavia il concepimento di una nuova azienda di piscicoltura deve prevedere uno studio della costa per individuare il luogo adatto all'installazione dell'impianto, in zone dove c'è un buon ricircolo di acqua e una profondità di almeno tre volte l'altezza della gabbia. Viene studiato il moto ondoso per stabilire le

modalità di ancoraggio dellagabbia, il tipo di gabbia da utilizzare ed ovviamente l'impatto ambientale.

LE PRODUZIONI ODIERNE

I segmenti produttivi sono essenzialmente quello della piscicoltura, in vasche a terra o in gabbie in mare, e quello della molluschicoltura (essenzialmente mitili e vongole). La crostaceicoltura ha una diffusione minore e una limitata consistenza produttiva, così come l'alghicoltura.

Per quanto riguarda le singole specie, vanno ricordate:

  • Spigola o branzino (Dicentrarchus labrax);
  • Orata (Sparus auratus);
  • Anguilla (Anguilla anguilla);
  • Saraghi (Diplodus sargus sargus, Diplodus puntazzo);
  • Ombrina cirrosa e bocca d'oro (Umbrina cirrosa, Argyrosomus regius);
  • Tonno rosso (Thunnus thynnus);
  • Mitilo o cozza (Mytilus galloprovincialis);
  • Ostrica (Crassostrea gigas e Ostrea edulis);
  • Vongola (Ruditapes philippinarum e Ruditapes decussatus);

Spigola

Ordine: PERCIFORMI

Famiglia: Moronidae

Genere: Dicentrarchus

Dicentrarchus labrax(Bloch, 1792)

differenza di tutti i moronidi, questa specie ha due pinne dorsali piuttosto vicine, anziché una sola. Il corpo è slanciato e poco compresso ai lati. L'animale ha il dorso di colore grigio-nerastro o grigio-piombo lucido; il ventre è biancastro. Altre volte, invece, la colorazione subisce variazioni di tonalità tendenti al grigio giallastro in rapporto all'ambiente in cui esso vive. Può raggiungere anche i 120 cm di lunghezza e toccare i 13 Kg di peso. Il branzino vive nelle acque temperate del Mediterraneo, Mar Nero e Atlantico orientale (dalla Norvegia al Senegal) generalmente in acque costiere ed eccezionalmente fino ad un centinaio di metri di profondità. Vive sia in acque salate che in acque salmastre. Lo si può trovare su qualsiasi tipo di fondale, da quelli rocciosi alle praterie di Posidonia oceanica. Ben tollerante ai cambiamenti di salinità è in grado di risalire i fiumi per parecchi chilometri in cerca delle.

La spigola è un predatore principalmente notturno, si nutre di piccoli pesci, anellidi, cefalopodi e crostacei di cui va ghiotto. Gregario nello stato giovanile con l'età adulta tende a diventare maggiormente solitario. Si riproduce nei mesi invernali tra gennaio e marzo; è stata frequentemente documentata nel periodo di "fregola" la presenza di un singolo individuo di sesso femminile, in genere di grandi dimensioni, vicino al fondale (profondità in genere inferiore a 10 metri) e attorniato da un gruppo di decine di maschi di dimensioni inferiori al chilogrammo. Dopo solo tre giorni di incubazione si schiudono le larve. La spigola è una delle specie più pregiate ed è oggetto di acquacoltura sia estensiva (lagune e valli), che intensiva (vasche e gabbie) in acque marine e salmastre.

Orata

Ordine: PERCIFORMI

Famiglia: Sparidae

Genere: Sparus

Sparus auratus (Linnaeus, 1758)

Ha il corpo alto, ovale e compresso ai lati. Il profilo

superiore del capo è arrotondato. La bocca è armata, in entrambe le mascelle, di 2-3 paia di robusti caniniformi seguiti da alcune file di dentimolariformi, tondeggianti, a superficie liscia, capaci di triturare perfino il robusto rivestimento calcareo delle ostriche. Sul margine superiore dell'opercolo si nota una grossa striscia nera mentre fra i due occhi è sempre presente una vistosa striscia di colore giallo-dorato che giustifica l'aggettivo specifico "auratus". Il colore del dorso è grigio-chiaro mentre i fianchi sono argentati con strisce longitudinali poco evidenti, di colore grigio, alternate ad altre di colore giallognolo. L'animale può raggiungere i 70 cm di lunghezza e toccare i 10 kg di peso. È un pesce strettamente costiero e vive tra i 5 e i 150 m dalla costa; normalmente conduce una vita solitaria o a piccoli gruppi. È una specie molto eurialina, tanto che si può frequentemente rinvenire

in lagune ed estuari, ma è estremamente sensibile

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
88 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/07 Ecologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Stefaniaac94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Acquacoltura marina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Manganaro Antonio.