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MILITO (COZZA)
La produzione di molluschi in Italia è in forte crescita dato che molte coste sono adatte per questo tipo di
allevamento. Le cozze sono molto diffuse, si cibano di cibo naturale come fitoplancton e particelle
organiche, per cui sono descritti come animali filtratori (7,5l all’ora). Hanno la cosiddetta ghiandola del
Bisso, un organo che permette alla cozza di attaccare rapidamente ai substrati formando dei filamenti
particolari. Branchie servono per assorbire ossigeno e trattenere il cibo. Dato che i fitoplancton crescono a
periodi con gli sbalzi di temperatura (preferiscono temperature oltre i 10°C) la crescita è altalenante.
Dall’uovo fecondato si passa ad un Trocofora (1° giorno), fino a raggiungere lo stadio Veliger dopo un
mese. Segue la fase Pseudoveliger e quindi la fase Giovanile, fino a raggiungere la fase Adulta. La vita
media è di 4 anni con emissione di uova e spermatozoi emessi nell’acqua dall’adulto per la riproduzione.
I requisiti per l’impianto sono fattori ambientali come la qualità dell’acqua, profondità (deve essere da 9-
30m) e con corrente non eccessiva (non oltre i 2 nodi). Il ciclo di produzione è influenzato dalla
temperatura e dall’alimentazione, e va da 16-24 mesi.
Negli impianti italiani, la costa permette delle zone di acqua che possono essere delimitati da boa
lampeggianti. Le boe sono attaccate a corde a cui sono appese delle calze, con i quali si attaccano le cozze.
Queste calze rimangono appese a distanza di 50-60cm fin quanto non raggiungono le dimensioni
commerciali (6-7cm). Le calze sono lunghe 2-3m e non oltre, per non rischiare la rottura eventuale nelle
mareggiate. Nell’allevamento, non ci sono trattamenti da fare ma solo la raccolta e rincalzatura 2 o 3 volte
lungo il ciclo produttivo, in base alla taglia della cozza.
Tra le alghe che filtrano ci sono anche alghe che contengono biotossine, di cui alcune sono anche
termostabili e possono determinare:
PSP – Paralytic shellfish poisoning, causata da 18 composti idrosolubili e termostabili. Il limite
massimo consentito dalla legge è di 80µg/100g di parte edibile. Il metodo ufficiale per valutare la
presenza di questi composti prevede l’estrazione delle tossine dalla parte edibile del mollusco ed
iniezione intraperitoneale a non meno di 3 topi.
DSP – Diarrhoeic shellfish poisoning, causata da 3 classi di composti liposolubili e termostabili. Non
è consentita la presenza nei molluschi destinati al consumo. Le tossine sono estratti
dall’epatopancreas del mollusco e iniettati intraperitonealmente a non meno di 3 topi.
NSP e ASP – Neurologic shellfish poisoning e Amnesic shellfish poisoning, causate da brevetossine
e acido domoico rispettivamente. L’alga che causa ASP (acido domoico) non è presente in Italia.
L’alga che produce brevetossine invece esiste in Italia. È una tossina termostabile, liposolubile e
resistente all’ambiente acido e determina difficoltà respiratorie, disturbi cardiaci, squilibri nella
termoregolazione, nausea e vomito.
Tutte e tre sindromi nervose sono temporanee. Gli allevamenti sono controllati a campione con regolarità.
Il centro referente per queste sindromi è a Cesenatico. Gli allevatori che risultano positivi non possono
commercializzare il prodotto per un periodo di tempo come definito nella legge.
Cause di mortalità nell’allevamento possono essere l’ambiente negativo, nemici naturali come predatori o
parassiti concorrenti nonché cause patologiche proprie. Deprezzamento dei militi può essere causato da
serpulidi, che sono piccoli vermi del guscio che formano tubicini calcarei,
balani, che sono piccoli animali che ricoprono il guscio formando dei piccoli crateri di calcare,
novellame su adulti
Per il consumo umano, le regolamentazioni europee prevedono una classificazione del prodotto finale in:
Zona A – molluschi destinati direttamente al consumo.
Zona B – molluschi che devono essere trattati in una centro di depurazione o stabulati in una zona
tipo A prima del consumo.
Zona C – molluschi stabulati per un periodo non inferiore a 2 mesi in una zona tipo A associata o
meno ad un processo di depurazione intensivo.
Questo viene fatto per il livello crescente di contaminazione microbiologica fecale dei diversi prodotti.
Tipologie d’impianto nell’acquacoltura
L’impianto per l’acquacoltura è costituito da diversi elementi che ne caratterizzano la tipologia e
garantiscono l’efficienza dei servizi previsti. Possono far parte di un impianto vasche, stagni, gabbie,
deposito mangimi, uffici e laboratori, zona di stoccaggio e zona di lavorazione dei prodotti, magazzini ecc…
In base ad alcuni caratteristiche particolari possiamo identificare
In base all’impatto In base alla localizzazione In base al flusso d’acqua
ambientale
Estensivo Allevamento a terra (vasche/stagni) Sistema aperto
Intensivo Allevamento a terra (raceway) Sistema semiaperto
Semi-intensivo Allevamento in acque con gabbie Sistema chiuso
(possono essere circolari, quadrati o
biologico Sistema a riciclo
rettangolari)
Possiamo identificare due tipi di approccio, ovvero se ho allevamento a terra o in acqua. Gli allevamenti più
comuni sono
Vasche o stagni
Raceway
Gabbie galleggianti
Sistemi di riciclo
VASCHE O STAGNI
Molto comuni in acquacoltura. Normalmente vengono scavate, anche se talvolta si innalzano dei margini e
quindi sono sopra al livello terreno. L’acqua può derivare da diversi fonti. In Italia è comune soprattutto per
trota, pesce gatto, branzino, orata, carpe, storioni e anguille. Le dimensioni variano molto. Le
caratteristiche da valutare sono:
Scelta del sito – topografia, tipo di terreno fondale, inquinanti (si vede nell’intorno se ci sono siti di
contaminazione dell’acqua)
Servizi
Distribuzione delle acque
Precipitazione
Pendenza del terreno
Le acque di norma sono prese da fiumi, laghi o altri punti naturali, con un condotto collegante lungo cosi da
permettere la depurazione da fogli o altre sostanze grossolane non volute. L’acqua usata viene restituita
all’acqua pubblica, previe una sosta in una vasca di decantazione dove l’acqua sosta per far depositare sul
fondo il particolato. Ci sono importanti controlli sulla concentrazione del particolato e se la vasca di
decantazione non è adeguata devo aggiungere dei filtri meccanici.
Le vasche di solito hanno una pendenza di circa 2% e sono di dimensioni diversi in base alla fase di sviluppo:
Riproduttori < 0,1 ettaro
Avannoti 0,2 ettari
Fine del ciclo > 1 ettaro
Le vasche per i riproduttori sono di minor dimensioni, le più curate e di facile svuotamento e riempimento.
Le vasche degli avannoti sono di media dimensioni e sono anche essi di facile svuotamento e riempimento.
Le vasche di ingrasso e finissaggio sono le più grandi. Le vasche devono essere svuotati ogni 2 giorni
massimo. 3
Per quanto riguarda la produzione, varia molto da 1-8kg/m nell’estensivo o semi-intensivo. Influisce su
questo parametro l’alimentazione, areazione dell’acqua, metodo di pesce ecc… Con la tecnologia moderna
3
nell’allevamento intensivo possiamo raggiungere anche i 45kg/m .
RACEWAY
Sono vasche lunghe e strette, per favorire un migliore flusso d’acqua. Usati soprattutto per l’allevamento
delle trote, specie in Trentino e Friuli. Le dimensioni sono in genere di 40 x 4 x 1 metri, usano molto acqua e
sono posizionati vicini alla fonte d’acqua. La pendenza va da 1-4%. È sempre inclusa la vasca di
decantazione. La sistemazione delle vasche può essere in serie o in parallela, con il flusso che si divide per
passare su tutte le vasche contemporaneamente in serie o un unico flusso che passa da vasca all’altra in
quella parallela.
Alcuni raceway sono separate in settori mediante delle reti/griglie che permettono di separare i pesci in
base alla loro taglia e questo è fatto per evitare fenomeni di cannibalismo.
I riproduttori non sono tenuti in queste vasche ma in una vasca apposta. Nella parte più alta (iniziale) sono
messi gli animali giovani, ovvero quelli più sensibili. 3 3
La produzione in questo allevamento raggiunge i 20-40kg/m ma possiamo anche arrivare a 100kg/m .
Comunque l’alta densità di pesci causa usura delle pinne per continuo sfregamento. I variabili nella
produzione sono sempre l’alimentazione e l’areazione dell’acqua, nonché il metodo di raccolta (continui o
per lot).
GABBIE GALLEGGIANTI
Possono essere circolari, rettangolari o quadrate, con dimensioni molto variabili. Sono formati da un anello
di superficie con passerella, per consentire ai lavoratori di lavorare, il quale ha un diametro di circo 30-40m.
Sotto a questo c’è un altro anello inferiore rigido collegato all’anello superiore, collegato con strutture
flessibili che permettono un certo grado di movimento per adattarsi il più possibile al movimento
dell’acqua. L’alimentazione può essere automatica o manuale, al centro della vasca. La gabbia è ancorata al
fondo perché dall’anello inferiore rigido partono dei vincoli a blocchi di cemento o altre strutture che
permettono l’ancoraggio della gabbia. Sono spesso messi in aree protette dal corrente marino.
La scelta del sito è molto importante per il posizionamento delle gabbie, e necessita una profondità media
di alcuni metri fino a decine di metri, assenza di pesce selvatico e scarsa presenza di piante acquatiche. La
2
superficie deve essere di almeno 5000m per acqua dolce, mentre per l’acqua salata sono messi in vasti
spazi come fiordi, insenature e golfi.
I materiali usati per la costruzione devono essere duraturi, non tossici, che assicurano il contenimento dei
pesci e che consentono il galleggiamento della gabbia. La rete è fatta in plastica o altro materiale sintetico,
con maglie più larghe possibili per evitare l’occlusione da parte di alghe che si formano. Spesso sono coperti
da un’altra rete per prevenire la caccia da uccelli ittiofagi.
Vantaggi – acqua naturale abbondante quindi non devo intervenire.
Svantaggi – alghe possono occludere le maglie della rete quindi devo pulire spesso con elevati costi di
manutenzione. Inoltre, siccome devo metterli coperti dal corrente, meno corrente ho e più l’accumulo di
materiale catabolico ho quindi un tasso di inquinamento elevato che non viene portato via (feci, mangimi
ecc…). 3
I livelli di produzione sono di 5-15kg/m . Le variabili sono sempre alimentazione, areazione e metodi di
pesca.
SISTEMA CHIUSO O A RICIRCOLO 3 3
Un ettaro di bacino di allevamento necessita 10.000m di acqua, con al