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La tesina mostra come il decadentismo fosse un movimento culturale che ebbe origine in Francia, diffondendosi nel resto del Continente europeo negli anni Ottanta e Novanta del 1800. Questo nuovo pensiero era l'antitesi sotto ogni punto di vista del positivismo. Questa nuova corrente di pensiero quindi si poneva contro i pensieri positivi ed era caratterizzato dal fatto che il decadente aveva uno stato d'animo di perplessità smarrita, provando un sentimento di crisi esistenziale. Secondo la poetica decadentista, affrontata tramite vari collegamenti, l'artista era considerato come un esteta, un veggente, che utilizza uno stile poetico puro, una sintassi vaga e il verso libero. Secondo l'accezione filosofica, Freud, studiando l’attività psichica in modo, aveva scoperto una zona oscura, l’inconscio, la quale sapeva condizionare l’attività cosciente degli individui.
Freud sosteneva che esistessero tre livelli importanti nella vita psichica dei vari individui: Es, Io e Super-Io ( il primo corrisponderebbe con l'inconscio, il secondo invece con la coscienza della propria identità e il terzo con l’insieme delle norme morali e degli insegnamenti che sono stati insegnati fin dall'età infantile). La seguente tesina di maturità mostra come in ambito letterario si affermò il romanzo psicologico, le cui caratteristiche erano le seguenti: la concentrazione su un solo personaggio, il trattamento del tempo del racconto, l'intreccio debole, l'impiego di nuove strategie narrative, l'uso della prima persona narrante, la vita raccontata per temi. Un esempio di poetica letteraria caratterizzata dal romanzo psicologico fu quella di Luigi Pirandello che affermava come l'uomo fosse da considerare come un'entità dinamica e fosse attraversato da tensioni interiori, passioni e contraddizioni, avendo quindi una personalità molto complessa e problematica. Pirandello sottolineava come esistesse il sentimento della vita come sofferenza.
Italiano: Il decadentismo e il romanzo psicologico di Pirandello.
Filosofia: Freud e l'inconscio.
Coscienza di Zeno - La Salute e la Psicoanalisi- Tesina sull'introspezione nel romanzo di Svevo, "La coscienza di Zeno".
Primo Novecento: Contesto storico e sue contraddizioni - Tesina che descrive il movimento sindacale, il tema della vecchiaia.
Sogno e inconscio - Tesina multidisciplinare
sul sogno e sull'inconscio.
Infine, c’è da considerare l’influenza della psicanalisi sulla cultura della “crisi”.
Freud, studiando l’attività psichica in generale, scoprì una zona oscura: l’inconscio,
capace di condizionare l’attività cosciente degli individui. La psicanalisi tenta la cura
dei disturbi mentali a partire proprio dall’analisi dell’inconscio. Lo scienziato
riconosceva tre livelli nella vita psichica dell’individuo: Es, Io, Super-Io. Il primo
corrisponde all’ inconscio, a quella parte dell’Io dove risiedono gli istinti, le pulsioni,
ma anche le paure e i traumi che la coscienza non ha accettato e ha censurato
( rimosso ). L’Io è la coscienza della propria identità, fatta di ricordi, distinta da altre
identità e dal mondo esterno; mira a raggiungere un equilibrio tra l’Es ( mondo
istintuale) e il Super-Io, che è l’insieme delle norme morali e degli insegnamenti che
fin dall’infanzia ci vengono insegnati. Il mancato equilibrio tra questi tre livelli
genera la nevrosi. ROMANZO PSICOLOGICO
Nel Novecento nacque un nuovo movimento culturale detto “romanzo psicologico”
con alcune innovazioni significative:
▪ la concentrazione su un solo personaggio,spesso in chiave antieroica ( inetto,
malato );
▪ la rinuncia alle lunghe e dettagliate descrizioni di ambienti e caratteri umani, a
favore di ua maggiore caratterizzazione psicologica;
▪ il trattamento del tempo del racconto in modo “deformato” e subordinato ai ritmi
dell’attività interiore ( pensieri e ricordi dilatano il tempo «normale» del racconto );
▪ un intreccio debole;
▪ l’impiego di strategie narrative, come il monologo interiore ( parte di testo in cui il
personaggio recita senza che altri interlocutori interagiscono verbalmente con lui ) e
il flusso della coscienza ( quando non controlla i pensieri e li riporta direttamente ),
che permettono di registrare in forma diretta ciò che avviene nella coscienza del
personaggio;
▪ l’uso frequente della prima persona narrante;
▪vita raccontata per temi ( per esempio Svevo racconta “il fumo”, “la morte di mio
padre”..). LUIGI PIRANDELLO
(1867-1937)
LA VITA
Nasce nel 1867 ad Agrigento da una famiglia agiata. I Pirandello, di origine ligure, si
erano trasferiti da tempo in Sicilia, facendovi fortuna nell'industria e nel commercio
dello zolfo. Dopo aver frequentato le università di Palermo e di Roma, Pirandello si
trasferisce a Bonn, dove si laurea nel 1891.
L'anno seguente ritorna in Italia e si stabilisce a Roma; nel 1894 sposa Maria
Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio del padre, dalla quale avrà tre figli. A
Roma Pirandello entra in contatto con gli intellettuali siciliani e collabora con
crescente intensità a riviste e giornali. Nel 1897 assume l'incarico di insegnamento di
lingua e letteratura italiana presso l'Istituto Superiore di Magistero di Roma; inizia
così la sua duplice attività di scrittore e insegnante.
Purtroppo nel 1903 una sciagura mineraria riduce la famiglia alla povertà e in
conseguenza del dissesto economico inizia la malattia mentale della moglie, che
degenera più tardi in forme di follia persecutoria nei confronti del marito. Intanto
Pirandello è costretto a impartire lezioni private e a chiedere un compenso per le
collaborazioni alle riviste.
Pirandello raggiunge presto notorietà con il romanzo "Il fu Mattia Pascal" e con un
seguito di novelle; mentre prosegue la sua attività di narratore, inizia nel 1910 il suo
interesse specifico per il teatro, che lo porterà al successo anche in campo
internazionale.
Nel 1924 aderisce al partito fascista con un telegramma a Mussolini; l'anno seguente
fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma, i cui componenti porteranno in
trionfo i suoi testi per tre anni in tutti i maggiori teatri d'Europa e dell'America
meridionale.
Nel 1934 gli viene conferito il premio Nobel e nel '36, durante le riprese di una
riduzione per il cinema de "Il fu Mattia Pascal", si ammala di polmonite e muore il 10
dicembre; vengono rispettate le clausole del suo testamento: essere avvolto nudo in
un lenzuolo e messo in una cassa sul carro dei poveri, per un funerale senza fiori,
senza discorsi, senza essere accompagnato da nessuno, nemmeno dai figli.
LA POETICA
Contemporaneo di Svevo, condivide con questo la convinzione che l'uomo è un'entità
dinamica ed è agitato da passioni, tensioni interiori, contraddizioni; ha quindi una
personalità sempre problematica. Proprio la problematica dell'uomo e della vita, della
dimensione tragica della condizione umana, è il tema in cui si incentra la produzione
letteraria di Pirandello. Ma quali sono le circostanze della vita che portano Pirandello
a questa condizione? Egli è costretto a convivere con la pazzia della moglie, che lo
perseguita con la sua gelosia, rendendogli la vita faticosa e tetra; la vita di Pirandello
è proprio caratterizzata dalla continua presenza della pazzia, sia come evasione dal
tormento della vita, sia come sofferenza dell'individuo che la vive e delle persone che
lo circondano. Pirandello acquista quindi il sentimento della vita come sofferenza,
sentimento che lo accompagna sempre, anche nei momenti più belli della sua
carriera, quando la sua notorietà in campo teatrale superò i confini italiani. La vita è
qualcosa di inconsistente, una sorta di grande fluido sempre in movimento, caotico,
inarrestabile; è una grande forza universale che si incarna poi nelle varie "forme". La
vita è quello che l'individuo vuole per sé e per il quale lotta (questa forma può essere
definita come la situazione sociale). Una volta raggiunta la forma si finisce di vivere:
la forma imprigiona la vita, che diventa statica. Possiamo dire che il nucleo centrale
della tematica pirandelliana è il contrasto tra illusione e realtà, contrasto che va inteso
in modo molto radicale e profondo, iniziando proprio dall'interiore coscienza di
ognuno. Infatti in ognuno di noi c'è una serie di contrasti tra quello che vorremmo e
quello che in realtà siamo, tra quello che sembriamo agli altri e quello che realmente
siamo. Pertanto l'esistenza umana è una vicenda di solitudine, di pena e di illusioni,
condizionata all'esterno da tutta una serie assurda di convenzioni, e amareggiata
all'interno dalla consapevolezza della falsità e delle ipocrisie a cui si deve ricorrere
per restare "nel flusso di vita" della società. Tutti infatti indossiamo una "maschera",
conforme a ciò che da noi si aspettano gli altri e che noi ci siamo imposti.
Sconsolante è quindi il quadro di questa società, fondata sul nulla della finzione, della
convinzione, del credere vero quello che si sa non essere tale. L'individuo viene
travolto facilmente da questo gioco tragico e finisce per "vedersi vivere": non più
vivere la vita in senso attivo e fattivo, ma lasciarsi imporre la vita, subirla come un
peso. A questo punto l'individuo, che si è visto vivere, si ribella, ma si tratta di una
ribellione solo momentanea, infatti i personaggi che si ribellano alla forma finiscono
per riaccettare la loro situazione perché in effetti non ci sono alternative, oppure
succede che si precipiti nella pazzia senza più uscirne. In genere i personaggi di
Pirandello sono degli associali perché capiscono che la vita sociale non ha
spontaneità, immediatezza; ci sono però delle situazioni sociali inevitabili, una di
queste è la famiglia, che non appare un luogo di serenità, tranquillità e pace, ma che
diventa invece un luogo di tensione, un ambiente pieno di ipocrisie, di menzogne. Nei
personaggi pirandelliani è venuto soprattutto un indebolimento dell' "io": l'uomo ha
perso coscienza di se stesso (già la psicanalisi glielo ha dimostrato), questo "io" ha
perso la sua forza nei confronti delle tradizioni sociali; quest'indebolimento dell' "io"
è caratteristica non solo di Pirandello, ma in generale del Decadentismo.
Per quel che riguarda poi il concetto di umorismo, Pirandello pone una differenza
fondamentale tra l'opera d'arte e quella umoristica. Nell'opera d'arte l'artista cerca di
armonizzare tutte quante le parti e mentre lo fa, sotto la spinta dell'ispirazione, la
coscienza dell'artista tace, non giudica l'opera mentre viene composta. L'umorista,
invece, nel momento in cui si accinge a fare la sua opera, ha vicino a sè una coscienza
vigile, che giudica la sua opera momento per momento. Quindi non rappresenta una
realtà armoniosa, ma la realtà così com'è, sempre frammentaria, scomposta, proprio
perché mentre compone la sua opera la coscienza lo avverte di tutte le disarmonie che
ci sono nella realtà, smaschera le menzogne delle convenzioni sociali e degli
autoinganni. L'umorista fa quindi un'opera completamente diversa dall'opera d'arte:
su quella che chiamiamo ispirazione artistica prevale la coscienza dell'artista.
L'umorismo è il "sentimento del contrario", da non confondere con il comico, che è
solo l' "avvertimento del contrario". L'esempio è dello stesso Pirandello: "Vedo una
vecchia signora coi capelli ritinti….., poi tutta imbellettata e parata d'abiti giovanili.
Avverto che quella signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora
dovrebbe essere". Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Se però
subentra la riflessione, si può pensare che la povera donna sia costretta a mascherarsi
così nel disperato tentativo di trattenere a se l'amore del marito più giovane di lei;
ecco che allora la risata lascia il posto ad un complesso di sentimenti più profondi e
più umanamente vicini a quella vistosa maschera. Dall'avvertimento del contrario si
è quindi passati al sentimento del contrario, che rompe il riso e fa vedere una realtà
più triste, difficile per l'uomo. L'arte umoristica non cerca l'armonia, ma scompone la
vita per metterne in luce tutte le contraddizioni; l'umorista quindi, rispetto a Svevo, è
un malato, perché è quello che effettivamente vede la realtà della vita com'è e ne
comprende tutte le contraddizioni.
Per quel che riguarda il teatro, Pirandello partì dedicandosi al teatro abbastanza
presto, ma all'inizio non ebbe grande successo. Egli riprende il teatro borghese
dell'Ottocento, che aveva sempre suoi temi fondamentali: il tema amoroso (con il
solito triangolo moglie-marito-amante) e il tema economico; naturalmente in questi
temi del teatro classico dell'Ottocento Pirandello introduce i suoi concetti della vita.
Egli affronta l'attività teatrale con un tipo di teatro nuovo e proprio per la novità di
questo teatro all'inizio non fu capito; a poco a poco però questo teatro finisce per
piacere al pubblico, perché la problematica dei temi che Pirandello rappresenta è la
stessa problematica della vita in questo momento. Egli rappresenta sempre situazioni
un po’ grottesche con cui prende di mira la società con tutti i suoi pregiudizi, la
società che ti dà una determinata forma e, costretto a quella forma, devi fare
determinate cose. Questa è una critica sociale, che però non porta mai a niente di
positivo (non c’è infatti rimedio a questa società).
Il momento veramente più importante fu però quando Pirandello sperimentò il
“Teatro nel teatro”: egli abolisce la finzione scenica come principio costitutivo e il
teatro diventa così il luogo stesso in cui si svolge il dramma vero, non quello finto, e
diventa l’emblema del contrasto finzione-realtà che caratterizza la condizione
dell’uomo moderno. ( veduta della casa natale di Pirandello in
Sicilia )