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Il sogno e l’inconscio
Filosofia: L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud
Il punto di partenza della riflessione di Freud è che nella nostra vita psichica esistono molte più cose di
quante ne siamo coscienti. Nello psichico c’è molto di più che nel cosciente, è questa l’affermazione
dell’esistenza dell’inconscio.
“Vorrei precisare in breve e quanto più precisamente possibile quale senso venga ad assumere il
termine "inconscio" in psicoanalisi, e soltanto in psicoanalisi. Una rappresentazione, o qualunque
altro elemento psichico, può essere presente ora nella mia coscienza, e scomparirne subito dopo.
Essa può dopo un intervallo riapparire immutata, cioè, come usiamo esprimerci, riemergere dalla
memoria e non risultare da una nuova percezione dei sensi.[...] Una rappresentazione inconscia è
quindi una rappresentazione che non avvertiamo, ma la cui esistenza siamo pronti ad ammettere in
base a indizi e prove di altro genere. Tutto ciò potrebbe esser considerato un lavoro descrittivo o
classificatorio assolutamente privo di interesse, se nessun’altra esperienza s’imponesse dalla nostra
considerazione, oltre ai fatti della memoria o ai casi di associazione attraverso concatenazioni
inconsce. Ma il ben noto esperimento della suggestione postipnotica ci induce a tener ferma la
distinzione tra conscio e inconscio, e sembra accrescerne il valore. [...] La vita psichica
dell’isterico è piena di pensieri operanti ma inconsci: tutti i suoi sintomi derivano da tali pensieri.
In realtà ciò che caratterizza in modo più appariscente l’organizzazione psichica isterica è ch’essa
è dominata da rappresentazioni inconsce. [...]”
(S. Freud, Nota sull’inconscio in psicoanalisi, in Opere, Boringhieri, Torino, 1989, vol. VI, p. 575-
579)
Quest’affermazione ha posto Freud tra i “Maestri del sospetto” in quanto ha messo in discussione la
veridicità e l’insufficienza della nostra coscienza.
La riflessione di Freud parte da un’analisi scientifica dall’osservazione di angosce, turbamenti e nevrosi
che coglie nella sua esperienza di medico psichiatra.
Diverse sono le terapie che Freud tenta nel suo operare: fondamentale è la “cura parlata” attraverso la
quale il paziente è invitato a esprimere liberamente a raccontare le cause e lo svolgersi dei suoi
turbamenti. L’idea di fondo è che l’inconscio è una forza attiva che reprime determinate pulsioni
reputate intollerabili. Ciò che viene represso e rimosso non scompare tuttavia, ma si manifesta
coscientemente come nevrosi e non coscientemente durante il sogno. Ecco perché il sogno è importante
per Freud.
Il suo è un linguaggio che ci permette di capire le nevrosi che caratterizzano la nostra vita cosciente.
Questo metodo è definito come catartico in quanto si crede che parlando si manifestino con piena
coscienza dinamiche precedentemente rimosse e l’atto stesso del portare a coscienza permette la
liberazione. (caso di Anna O.)
Altre soluzioni praticate da Freud sono l’ipnosi,in cui il paziente perdendo stato cosciente può
esprimere quei fatti che erano stati segregati nell’inconscio, e il metodo delle associazioni libere per cui
il racconto del paziente non deve seguire una trama lineare ma può svilupparsi attraverso ciò che un
determinato oggetto può far venire in mente:da un oggetto all’altro e così via (questo sarà alla base del
linguaggio simbolico dei sogni per cui l’oggetto desiderato nella vita diurna viene rappresentato da un
oggetto sostitutivo che lo simboleggia).
La psiche umana è secondo Freud tripartita: vi è un Es che è il fondo più originario delle pulsioni,dei
desideri delle passioni; un Super Io che è l’attività di censura esercitata dalla coscienza morale,eredità
della figura paterna,dello Stato,di tutto ciò che ostacola le pulsioni dell’Es; un Io che è il prodotto del
conflitto tra Es, Super Io e mondo esterno e rappresenta la nostra vita conscia ma in se è solo la minima
parte della nostra psiche.
Tanto l’Es quanto il Super Io sono in gran parte inconsci: non abbiamo piena consapevolezza del loro
operare.
L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI (1899)
Parte da questi elementi con la convinzione che i meccanismi della formazione onirica sono i medesimi
che danno luogo ai meccanismi nevrotici della vita diurna.
Diverse sono le considerazioni che possiamo fare sul sogno come elemento privilegiato di indagine
sulla psiche umana:
1) Il sogno è un’esperienza universale presente in ogni uomo trascendendo le differenze culturali e
sociali
2) al tempo stesso il sogno è una costruzione soggettiva vissuta però come un’esperienza assolutamente
reale: è questo l’aspetto allucinatorio del sogno
3) la scena del sogno presenta un carattere marcato di assurdità,incoerenza che però è significativa
prima di tutto perché non è concepita come tale dal sognatore e anche perché le illogicità del sogno
sono frutto di un linguaggio ben preciso e non casuale.
4) il linguaggio del sogno vive nella bipolarità tra contenuto manifesto del sogno (ciò che nel sogno
appare con le sue assurdità) e il contenuto latente(ciò che queste immagini vogliono davvero dire).
Il contenuto latente è formato dai pensieri, sentimenti,impulsi che la coscienza nella vita vigile ha
rimosso e che ora mascherati e deformati riemergono alla ricerca dell’appagamento. La deformazione
delle immagini deriva dall’operare del Super Io (quando questa è incompleta si originano gli incubi).
Tutti i tentativi precedenti per risolvere il problema del sogno si rivolgevano direttamente al
contenuto onirico manifesto, così come viene preparato nel ricordo, e cercavano di ricavare da
questo l’interpretazione del sogno, oppure, se non miravano all’interpretazione, di formulare un
giudizio sul sogno in base al suo contenuto. Siamo i soli a prendere in considerazione una
situazione diversa; per noi, un nuovo materiale psichico si inserisce fra il contenuto del sogno e i
risultati della nostra osservazione: il contenuto latente o pensieri del sogno, ottenuto mediante il
nostro procedimento. Ed è da questo contenuto, non da quello manifesto che siamo venuti
sviluppando la soluzione del problema del sogno.
(S. Freud, L’interpretazione dei sogni, Rizzoli, Milano, 1986, p. 365)
5) il linguaggio dei sogni si sviluppa in base a una grammatica fatta di accostamenti incongrui:
condensazione, dispersione, tutto in una prospettiva di simboleggiamento.
Ma il legame più profondo esercitato dal sogno è quello con l’infanzia del sognatore.
6) nel sogno accade che un desiderio attuale riattinge desideri repressi o inespressi nell’infanzia. Il
sogno vive pertanto nella dimensione della memoria.
Il sogno nel bambino mostra un’identità tra contenuto latente e manifesto e il neonato vive
l’appagamento allucinatorio di un proprio bisogno come fosse reale.
7) dall’esame delle dinamiche del sogno è emersa la conflittualità della vita psicologica, la censura che
opera nella vita diurna come forza di repressione,rimozione e nel sogno come forza di deformazione, la
profondità dell’inconscio intesa come forza attiva che caratterizza la nostra vita conscia e il carattere
significativo del sogno come testimonianza particolarmente eloquente della nevrosi umana.
Italiano: La coscienza di Zeno di Italo Svevo
Le teorie di Freud sulle dinamiche dell’inconscio vengono riprese da Italo Svevo nella sua opera La
coscienza di Zeno scritta nel 1923.
Il romanzo prende avvio infatti attraverso una finzione letteraria: all’inizio possiamo leggere la
velenosa premessa del dottor S. che dichiara di essere il curatore del diario-memoriale che
commissionò al paziente Zeno Cosini.
“Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-
analisi si intende sa dove piazzare l’antipatia che il paziente mi dedica. Di psico-analisi non parlerò
perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a
scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. Ma egli
era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l’autobiografia fosse
un buon preludio della psico-analisi.Oggi ancora la mia idea mi pare buona perché mi ha dato dei
risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla
cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie.
Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch’io sono pronto di dividere con lui i
lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto che egli riprenda la cura. Sembrava tanto
curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità
e bugie ch’egli ha qui accumulate!… Dottor S.
(La prefazione de La coscienza di Zeno)
Diversamente dal romanzo ottocentesco, qui domina una narrazione mediante monologo interiore e la
trama non è cronologicamente orientata ma si sviluppa per temi. Il fatto che il protagonista sia soggetto
di sedute psicanalitiche ci porta un ulteriore elemento della ricezione di Freud in Svevo; Zeno è infatti
un tipico esempio di nevrotico e di inetto, si può vedere tuttavia nella figura dell’inetto lo svolgersi di
dinamiche di desiderio tipicamente freudiane.
La coscienza di Zeno non è un’autobiografia ma “ la cartella clinica” di autoanalisi commissionata a un
nevrotico dal suo psicanalista, a causa di questo il narratore si mostra non di rado inattendibile.
Nel romanzo fondamentale è la differenza tra “sani” e “malati”: i sani non avvertono il disagio
dell’esistenza, vivono tranquilli e passano sopra ai problemi della società senza avvertirli, perché non
sono mai soggetti a crisi; i malati sono le vittime di questo momento di crisi della società, perché lo
avvertono interamente, non sono capaci di vivere all’interno della collettività ed avvertono il disagio
del vivere anche fisicamente. Zeno è in definitiva un malato.
Il tema della malattia domina tutto il romanzo: nel capitolo il fumo la nevrosi è mostrata dal continuo
rimandare l’ultima sigaretta; nel capitolo la morte di mio padre il gesto paterno dello schiaffo tirato a
Zeno rappresenta una tensione edipica irrisolta; l’ultimo capitolo si intitolerà psicanalisi e sarà un vero
e proprio diario di autoanalisi.
L’episodio dello schiaffo del padre ci mostra tipici elementi della teoria freudiana. Il contrasto edipico
tra il padre e il figlio sul quale Zeno ironizza lo stato di incoscienza nel quale il padre compie il gesto e
soprattutto il senso di colpa che nessuna ironia riesce a dissipare in Zeno.
Il gesto ricevuto dal padre sembra essere l’estrema manifestazione del Super Io che sancisce la piena
inettitudine d Zeno.
Zeno tuttavia è profondamente deluso dai suoi mesi di terapia anzi, dichiara di star peggio di prima.
“ Intanto egli crede di ricevere altre mie confessioni di malattia e debolezza e invece riceverà la
descrizione di una salute solida, perfetta quanto la mia età abbastanza inoltrata può permettere. Io
sono guarito! Non solo non voglio fare la psico-analisi, ma non ne ho neppure di bisogno. E la mia
salute non proviene solo dal fatte che mi sento un privilegiato in mezzo a tanti martiri. Non è per il
confronto ch’io mi senta sano. Io sono sano,assolutamente.”
(dal capitolo psico-analisi, diario del 24 marzo 1916)
A questo proposito interromperà la cura ed è allora che il dottor S. per ripicca pubblica il memoriale
che gli aveva commissionato.
In seguito ad alcuni affari legati alla guerra di cui diviene profittatore Zeno si crede guarito; la
catastrofe del conflitto gli fornirà invece la profonda consapevolezza che la malattia non è
semplicemente affar suo ma “la vita attuale è inquinata alle radici” sicché la malattia e la nevrosi da
fatti privati diventano universali e onnipervasivi culminanti nell’esplosione finale profetizzata da Zeno.