Gaiaa97
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Concetti Chiave

  • Il fascismo nacque come movimento, i Fasci di combattimento, fondato nel 1919 da Benito Mussolini, inizialmente con un carattere antipartito e nazionalista.
  • Nel 1921, il fascismo si trasformò nel Partito Nazionale Fascista, guadagnando consenso da agrari, ceto medio e settori imprenditoriali.
  • Le interpretazioni storiografiche del fascismo variano: da una reazione al socialismo a una rivoluzione della classe media emergente.
  • La distinzione tra "fascismo movimento" e "fascismo regime" evidenzia il passaggio da ideali progressisti a un programma conservatore e autoritario.
  • Il fascismo è stato interpretato come una "religione della politica", basata su nazionalismo radicale e la creazione di una comunità nazionale nuova.

Indice

  1. Origini del fascismo
  2. Trasformazione in partito
  3. Interpretazioni storiche
  4. Rivoluzione o reazione?
  5. Critiche e riflessioni

Origini del fascismo

Il fascismo nasce inizialmente non come partito, bensì come movimento che prende il nome di Fasci di combattimento; viene fondato nel marzo 1919, in piazza San Sepolcro a Milano, da Benito Mussolini, un ex leader del partito socialista espulso per le sue posizioni interventiste; tra i partecipanti vi ritroviamo socialisti, repubblicani, sindacalisti rivoluzionari, futuri ed ex arditi, giovani soldati che avevano partecipato per ultimi alla ormai trascorsa prima guerra mondiale e che avevano dato "la spallata" finale che aveva contribuito alla vittoria.

Trasformazione in partito

I Fasci nascono come un "antipartito" miscelato con nazionalismo e sindacalismo rivoluzionario, con ispirazione antidemocratica e antisocialista. Nel novembre 1921 Mussolini trasforma il movimento in Partito nazionale fascista (Pnf), di impronta nettamente conservatrice e nazionalista, il quale prende piede principalmente grazie al consenso dagli agrari, dal ceto medio, in crisi d'identità e da crescenti settori imprenditoriali. A questo proposito, vi sono diverse idee e posizioni contrapposte che ruotano attorno alla domanda: cosa fu il fascismo? Un movimento reazionario nato dalla volontà del capitalismo agrario e industriale di abbattere il movimento operaio e socialista o un'esperienza politica che rifletteva problemi ed esigenze aperti dalla modernizzazione industriale, dalla massificazione della società e dalla crisi del sistema liberale enfatizzata dalla grande Guerra?

Interpretazioni storiche

A partire dagli anni venti-trenta, è stata dominante nella storiografia l'interpretazione del fascismo come una reazione al socialismo ed alla liberal-democrazia; all'interno di questa idea, vi sono state tre principali correnti interpretative: la prima, con esponente il critico Benedetto Croce e di carattere liberal-conservatore, che considera il fascismo come una parentesi nella storia italiana e come >, offuscamento degli ideali di libertà causato dalla prima Guerra mondiale; la seconda corrente interpretativa viene sostenuta da Piero Gobetti, il quale giudica il fascismo > e mette in risalto l'incapacità della classe dirigente liberale a governare la modernizzazione del Paese; il terzo pensiero, di orientamento marxista, vede nel fascismo una reazione di classe, una modalità specifica del dominio capitalista originato dal conflitto tra borghesia e classe operaia; della stessa idea è il dirigente comunista Palmiro Togliatti, il quale aggiunge di aver colto la tipicità del regime fascista nell'aver reclutato il consenso dei ceti medi all'interno di un >.

Rivoluzione o reazione?

A partire dal secondo dopoguerra, la storiografia modifica alcune interpretazioni, sulla base anche degli studi attuati da Renzo De Felice sulla storia del fascismo, pubblicata in volumi nel 1966: totalmente in contrapposizione con il pensiero marxista, sostiene che il fascismo sia stato una "rivoluzione", > e > (Intervista sul fascismo, 1975); ha come protagonisti i ceti medi emergenti, classi non in crisi ma desiderose di affermarsi sia nei confronti della borghesia sia del proletariato, voler > e che determinarono il successo del fascismo; introduce con chiarezza la sua opinione sulla differenza tra "fascismo movimento" e "fascismo regime" ne "Intervista sul fascismo" rilasciata allo storico americano A. Ledeen nel 1975: il primo viene giudicato come un insieme di elementi >, creato da rinnovamenti ad opera della piccola borghesia; il secondo, invece, >, frutto conservatore del compromesso fra Mussolini e i gruppi dirigenti tradizionali. Anche gli ideali tra fascismo movimento e fascismo regime sono differenti e contradditori: inizialmente rivendica il diritto di voto per le donne, l'abolizione del senato di nomina regia, la giornata lavorativa di otto ore e la tassazione straordinaria dei capitali; nel momento in cui riesce ad acquistare potere ed accede a 31 seggi in Parlamento, stravolge completamente il programma, che rassicurava nello stesso tempo la borghesia agraria, industriale e commerciale, il quale prevede uno stato forte e la limitazione dei poteri del Parlamento; esalta la nazione e la competizione fra nazioni (imperialismo); propone di restituire all'industria privata i servizi essenziali gestiti dallo Stato, come le ferrovie ed i telefoni ed invoca il divieto di sciopero nei servizi pubblici, atto largamente diffuso durante il governo Giolitti nel periodo definito "biennio rosso".

Critiche e riflessioni

La tesi di De Felice viene contestata da diversi autori, principalmente marxisti: Ernesto Ragionieri vede nel fascismo l'espressione di un capitalismo spento e immaturo; Guido Quazza controbatte De Felice su quale classi di potere sono state decisive nell'ascesa e stabilizzazione del fascismo: il primo sostiene che >, dando quindi scarsa importanza alla piccola borghesia sostenuta da De Felice > (Fascismo e società italiana, 1973). Un'interessante riflessione sul fascismo come "religione della politica" viene effettuata dallo studioso Emilio Gentile, considerando esso come liberalismo, e neppure semplicemente come reazione antimarxista >> (Il fascismo in tre capitoli); lo considera perciò un movimento basato su una visione mistica della politica, su un nazionalismo radicale e sulla pretesa di dare vita a un uomo ed ad una comunità nazionale "nuovi"; in questo modo si è riusciti a dare risposta alle tensioni ed aspirazioni di classi sociali come i ceti medi, privi di una vera rappresentanza politica. Un'altra interpretazione non menzionata esplicitamente ma altrettanto interessante è considerare il fascismo un'insurrezione reazionaria portata avanti dalla volontà quasi esclusivamente degli agrari di prendere potere e abbattere così il movimento operaio e socialista, sfruttando in questo modo il giovane movimento per scopi personali: gli agrari appoggiano infatti sin dai primi anni il fascismo, che con la violenza del suo esercito riportava l’organizzazione nelle fabbriche e nelle campagne e soffocava il movimento sindacale e le organizzazioni socialiste. Per sdebitarsi di questo appoggio, nei primi anni del suo governo Mussolini attua una politica economica di tipo liberista, che permette agli agrari di aumentare in modo consistente i loro profitti, a scapito dei salari degli operai: viene approvata una riforma fiscale favorevole ai grossi capitali, la privatizzazione dei servizi telefonici e delle Assicurazioni, il salvataggio da parte dello Stato di industrie e banche in crisi ed il contenimento dei salari.

Nel settore dell’agricoltura , la politica economica del fascismo segue due indirizzi fondamentali: aumentare la produzione del grano, anche attraverso una bonifica di zone incolte, e accrescere il numero di mezzadri e piccoli coltivatori diretti, frenando l’esodo verso le città. Articolo preso da un giornalino di paese.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del fascismo e chi furono i suoi fondatori?
  2. Il fascismo nacque come movimento chiamato Fasci di combattimento, fondato nel marzo 1919 a Milano da Benito Mussolini, un ex leader socialista espulso per le sue posizioni interventiste.

  3. Come si è trasformato il movimento fascista nel tempo?
  4. Nel novembre 1921, Mussolini trasformò il movimento in Partito Nazionale Fascista (Pnf), di impronta conservatrice e nazionalista, guadagnando consenso tra agrari, ceto medio e settori imprenditoriali.

  5. Quali sono le principali interpretazioni storiche del fascismo?
  6. Le interpretazioni storiche del fascismo includono la visione liberal-conservatrice di Benedetto Croce, la critica di Piero Gobetti sulla classe dirigente liberale, e l'interpretazione marxista di Palmiro Togliatti come reazione di classe.

  7. Come ha influenzato la storiografia del fascismo Renzo De Felice?
  8. Renzo De Felice ha proposto che il fascismo fosse una "rivoluzione" con protagonisti i ceti medi emergenti, distinguendo tra "fascismo movimento" e "fascismo regime", in contrasto con l'interpretazione marxista.

  9. Quali furono le politiche economiche del fascismo nei confronti dell'agricoltura?
  10. La politica economica del fascismo in agricoltura mirava ad aumentare la produzione di grano e a incrementare il numero di mezzadri e piccoli coltivatori, frenando l'esodo verso le città.

Domande e risposte

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