Concetti Chiave
- L'imperialismo tra 1870 e 1914 fu una politica di potenza volta a imporre interessi economici e prestigio sui paesi più deboli, distinto dal precedente colonialismo.
- La seconda rivoluzione industriale aumentò le disparità economiche, consentendo lo sfruttamento delle materie prime nei territori sottosviluppati grazie a innovazioni tecnologiche.
- Interpretazioni economiche dell'imperialismo, come quelle di Hobson e Lenin, vedono l'espansione come una risposta alla crisi interna del capitalismo o come fase finale della competizione economico-politica.
- Alcuni studiosi, come Schumpeter e Fieldhouse, considerano l'imperialismo un retaggio dell'Ancien Régime o un'estensione dei conflitti di potenza tradizionali piuttosto che motivato economicamente.
- L'imperialismo sociale suggerisce che le espansioni coloniali furono una risposta alle tensioni sociali interne, come nel caso della Germania, che cercava stabilità e aggregazione nazionale.
Saggio breve: stendi un saggio breve sulle motivazioni che indussero i governi delle grandi potenze alla corsa all'imperialismo
L’imperialismo, sviluppatosi tra il 1870 e il 1914 è la tendenza di uno Stato a praticare una politica di potenza per imporre i propri interessi economici ed il proprio prestigio nei confronti dei paesi più deboli. Prima di questo, però, vi era il colonialismo, che invece sfruttava le colonie dal punto di vista economico, utilizzando il territorio ed i loro abitanti (colonie di sfruttamento); erano presenti anche colonie chiamate di "popolamento", nelle quali si andava ad insediarsi ed abitare definitivamente.
Il fenomeno dell'imperialismo, inoltre, fu accompagnato da un acceso militarismo e dalla corsa agli armamenti, ma anche dalle prime teorizzazioni di razzismo biologico e dalla missione civilizzatrice dell’uomo bianco, che considerava le altre razze inferiori (fardello dell'uomo bianco).
La tesi che l'imperialismo ebbe motivazioni principalmente economiche risultò per decenni dominante, come John A. Hobson argomentò nella sua opera "L'imperialismo" del 1902; egli affermava che sono stati i grandi investitori a promuovere l'espansione imperialistica, poiché erano alla ricerca di margini di profitto che il mercato interno non poteva garantire: >. Hobson era un liberale, ed interpretava dunque l'imperialismo come una distorsione del sistema capitalistico, costretto ad affrontare una crisi originata dalla debolezza della domanda interna con la ricerca di mercati protetti dalla concorrenza. Nello stesso periodo dell'imperialismo, si è sviluppata la seconda rivoluzione industriale, la quale aveva sicuramente creato enormi differenze economiche tra le parti sviluppate e quelle non sviluppate del mondo e le migliori comunicazioni e innovazioni tecniche (motore a scoppio, motore elettrico, tramvia, telegrafo, telefono ecc.) avevano aumentato smisuratamente le possibilità di sfruttare dal punto di vista delle materie prime i territori sottosviluppati. Un'altra interpretazione basata sull'aspetto economico come motivazione che indusse i governi delle grandi potenze alla corsa all'imperialismo è quella del leader rivoluzionario russo Lenin, che ne "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" del 1912 affermava di considerare l'imperialismo l'esito estremo della concorrenza economico-politica internazionale e della conflittualità fra le potenze. Al contrario, l'economista austriaco Joseph Alois Schumpeter vide l'imperialismo non come un'espressione di razionalità economica bensì come un'eredità dell'Ancien règime, un'antieconomica tendenza al dominio sopravvissuta ("Sociologia dell'imperialismo",1919). Diversi studiosi nel secondo dopoguerra cominciarono a sostenere che l'imperialismo non avesse motivazioni economiche: per David K. Fieldhouse, ad esempio, l'imperialismo deve essere interpretato come manifestazione mondiale dei tradizionali conflitti di potenza intereuropei: non rappresentò quindi una novità rispetto al colonialismo precedente, ma piuttosto una sua accentuazione, dovuta principalmente al nascere nelle "periferie" africane ed asiatiche di situazioni di instabilità e di "vuoti di potere" nei governi locali che costringevano le autorità europee ad intervenire per riportare equilibrio (tesi dell'imperialismo periferico). Ne "Politica ed economia del colonialismo" (1870-1945) scrive: >. L'ultima tesi riguardante questa discussione è quella chiamata dell'imperialismo sociale, che crede invece che le motivazioni siano molteplici: il principale esponente è lo storico tedesco HansUlrich Wehler, il quale considera l'espansione coloniale del tardo Ottocento come una risposta delle classi dirigenti alle tensioni sociali dovute alla modernizzazione industriale. Lo storico utilizza come esempio ne "Studi sulla teoria dell'imperialismo" (1977) l'espansione imperialista della Germania, la quale Arrivò per ultima nella corsa all’espansionismo coloniale, raccogliendo quello che era rimasto in Africa e qualcosa nell’estremo Oriente: >.
Considerare l'imperialismo di tardo Ottocento solamente come un'eredità dell'Ancien Regime è certamente riduttivo; la prospettiva di nuovi mercati e di conseguenza di un ulteriore profitto spinse gli stati europei ad adottare politiche espansionistiche. Inoltre, le colonie vennero utilizzate per far fronte a problematiche sociali: un esempio è l'Italia, che necessitava di un "posto al sole" per contrastare la forte emigrazione.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali motivazioni economiche dietro l'imperialismo?
- Come si collegano l'imperialismo e la seconda rivoluzione industriale?
- Quali furono le interpretazioni non economiche dell'imperialismo?
- In che modo l'imperialismo fu una risposta alle tensioni sociali?
- Quale ruolo ebbe l'Italia nell'imperialismo di fine Ottocento?
Le motivazioni economiche principali includevano la ricerca di nuovi mercati e margini di profitto che il mercato interno non poteva garantire, come sostenuto da John A. Hobson, e l'espansione imperialistica come esito della concorrenza economico-politica internazionale, secondo Lenin.
La seconda rivoluzione industriale creò enormi differenze economiche e migliorò le comunicazioni e le innovazioni tecniche, aumentando le possibilità di sfruttare le materie prime nei territori sottosviluppati, favorendo così l'imperialismo.
Joseph Alois Schumpeter vide l'imperialismo come un'eredità dell'Ancien Régime, mentre David K. Fieldhouse lo interpretò come una manifestazione dei tradizionali conflitti di potenza intereuropei, non una novità rispetto al colonialismo.
L'imperialismo sociale, come sostenuto da Hans-Ulrich Wehler, fu una risposta delle classi dirigenti alle tensioni sociali dovute alla modernizzazione industriale, utilizzando l'espansione coloniale per aggregare e stabilizzare stati di recente formazione.
L'Italia cercò un "posto al sole" per contrastare la forte emigrazione, utilizzando le colonie per affrontare problematiche sociali e cercare nuove opportunità economiche.