Concetti Chiave
- Il Giorno del Ricordo, istituito il 10 febbraio, commemora le vittime delle foibe e l'esodo degli italiani dal confine orientale nel dopoguerra.
- Il Patto di Londra del 1915 promise all'Italia territori come Trentino, Trieste, e parte della Dalmazia in cambio della sua partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
- Il trattato di Rapallo del 1920 e il trattato di Roma del 1924 cercarono di risolvere le dispute territoriali con la Jugoslavia, inclusa la questione di Fiume.
- Durante il regime fascista, si intensificò la politica di italianizzazione nel confine orientale, reprimendo le identità slovene e croate.
- Il Trattato di Osimo del 1975 sancì la divisione del territorio di Trieste tra Italia e Jugoslavia, risolvendo definitivamente la questione del confine orientale.
Indice
Il giorno del ricordo
Ai sensi della legge 30 marzo 2004, n. 92, “la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il candidato delinei la “complessa vicenda del confine orientale”, dal Patto (o Trattato) di Londra (1915) al Trattato di Osimo (1975), soffermandosi, in particolare, sugli eventi degli anni compresi fra il 1943 e il 1954.
Le foibe e la questione del confine
Il 10 febbraio è il giorno in cui la Repubblica ha stabilito che si celebrasse il ricordo delle vittime delle foibe. Le foibe sono spaccature del terreno nelle zone carsiche che creano buche profonde. In esse, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, molti Italiani persero la vita per mano dell’esercito jugoslavo. Ma perché ci fu questa terribile strage? Già da molti anni era rimasta irrisolta la cosiddetta questione del confine orientale. I precedenti sono da ricercare nei primi anni del Novecento.
Il patto di Londra e la guerra
Nel 1914 ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale, che vide scontrarsi i paesi della Triplice Intesa (Francia, Russia e Inghilterra) contro quelli della Triplice Alleanza (Austria-Ungheria, Germania e Italia). Inizialmente, l’Italia si dichiarò neutrale. Poi, nell’aprile del 1915, l’allora Presidente del Consiglio Salandra e il ministro degli esteri Sannino firmarono il patto di Londra: si tratta di un accordo segreto che l’Italia stipulò con Francia, Gran Bretagna e Russia in cui si stabilivano le condizioni per l’ingresso della penisola in guerra. In caso di vittoria, i paesi dell’Intesa promisero all’Italia i territori del Trentino, del sud del Tirolo fino al Brennero, Trieste e Gorizia, l’Istria tranne Fiume, parte della Dalmazia, il protettorato dell’Albania e una porzione dei territori in Africa. L’Italia, così, entrò in guerra a favore dell’Intesa contro i paesi dell’Alleanza.
La vittoria mutilata e Fiume
Com’è noto, l’Intesa vinse la guerra. I trattati di pace, per quanto riguarda l’Italia, però, non furono rispettati. Stati Uniti (che erano entrati in guerra nel 1917), Gran Bretagna e Francia, infatti, si dimostrarono maggiormente propensi a seguire il principio wilso-niano dell’autodeterminazione dei popoli (ogni popolo, cioè, poteva scegliere la sua forma di governo). Perciò, l’Italia dovette rinunciare alla Dalmazia e accettare il fatto che Fiume, sebbene la sua acquisizione non fosse contemplata dal Patto di Londra, rimanesse al di fuori dei confini italiani. Si parlò, così, di vittoria mutilata. Un gruppo di nazio-nalisti, però, guidati da Gabriele d’Annunzio, occupò la città di Fiume. La questione di Fiume fu inizialmente risolta con il trattato di Rapallo del 1920, in base al quale Italia e Jugoslavia dichiararono Fiume città libera. La città, però, divenne nuovamente oggetto di disaccordo tra i due paesi e così il suo territorio fu diviso in due parti (una all’Italia e l’altra alla Jugoslavia) con il Trattato di Roma del 1924.
L'italianizzazione e il fascismo
I problemi con la Jugoslavia, però, non riguardavano soltanto Fiume. Nella zona orientale, infatti, vivevano etnie diverse (sloveni, croati e serbi), ragion per cui questo territorio fu sottoposto a un processo di “italia-nizzazione” che si intensificò con l’avvento del Fascismo al potere. Il regime fascista, infatti, privò sloveni e croati di ogni forma di identità politica e culturale, chiudendo giornali, scuole, italianizzando nomi e toponimi e addirittura eliminando fisicamente le persone che non riconoscevano l’autorità italiana. Il culmine della potenza politica del fascismo in Italia si ebbe nel 1941, quando l’esercito nazifascista arrivò fino al Montenegro.
La rappresaglia jugoslava
Durante la guerra, però, l’esercito titino fu l’unico a sconfiggere militarmente i Tedeschi, riuscendo ad arrivare, nel 1943, fino a Trieste. Poi l’esercito titino si ritirò per riconquistare Trieste nel 1945 per quarantacinque giorni. In questo periodo l’esercito jugoslavo attuò una severa rappresaglia che colpì italiani, sloveni e croati considerati ostacolo all’instaurazione di un regime comunista nella Jugoslavia. La rappresaglia si abbatté anche sulla popolazione civile: molte persone trovarono la morte o perché gettate nelle foibe o perché deportate nei campi di concentramento jugoslavi.
Il trattato di Parigi e Trieste
Successi accordi tra angloamericani e jugoslavi posero Trieste sotto l’amministrazione militare alleata. Con il Trattato di Parigi del 1947, Trieste fu posta sotto il controllo delle Nazioni Unite. Successivamente il territorio di Trieste fu diviso in due zone: la zona A sotto il controllo alleato e la zona B sotto l’amministrazione jugoslava. Gli Italiani non erano contenti della situazione e così nel 1954 si stabilì definitivamente che la zona A fosse assegnata all’Italia mentre la B alla Jugoslavia.
Gli accordi di Osimo
La questione di Trieste fu risolta definitivamente nel 1975 con gli accordi di Osimo, con i quali Italia e Jugoslavia riconobbero reciprocamente la sovranità delle zone a loro affidate.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del Giorno del Ricordo istituito il 10 febbraio?
- Quali furono le promesse fatte all'Italia nel Patto di Londra del 1915?
- Come fu risolta inizialmente la questione di Fiume?
- Quali furono le conseguenze dell'italianizzazione forzata durante il regime fascista?
- Come fu risolta la questione di Trieste dopo la Seconda Guerra Mondiale?
Il Giorno del Ricordo è stato istituito per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e delle vittime delle foibe, nonché dell'esodo degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Il Patto di Londra prometteva all'Italia territori come il Trentino, il sud del Tirolo, Trieste, Gorizia, l'Istria (tranne Fiume), parte della Dalmazia, il protettorato dell'Albania e una porzione di territori in Africa in caso di vittoria.
La questione di Fiume fu inizialmente risolta con il Trattato di Rapallo del 1920, che dichiarò Fiume città libera, ma successivamente il territorio fu diviso tra Italia e Jugoslavia con il Trattato di Roma del 1924.
L'italianizzazione forzata privò sloveni e croati di identità politica e culturale, chiudendo giornali e scuole, italianizzando nomi e toponimi, e eliminando fisicamente chi non riconosceva l'autorità italiana.
La questione di Trieste fu risolta con il Trattato di Parigi del 1947 e successivamente con gli accordi di Osimo del 1975, che divisero il territorio in due zone, assegnando la zona A all'Italia e la zona B alla Jugoslavia.