Concetti Chiave
- La giornata di commemorazione dei caduti nella Prima Guerra Mondiale ha visto un dibattito sul ruolo degli intellettuali in guerra, spostando l'attenzione dal tradizionale "Guerra sì o no".
- Storicamente, gli intellettuali sono stati coinvolti sia nella vita politica che letteraria, esprimendo opinioni sulla guerra, spesso criticandola come inutile e dannosa.
- Alcuni intellettuali, come Marinetti e Papini, hanno sostenuto la guerra, definendola un elemento purificatore, mentre altri, come Malatesta e Benedetto XV, l'hanno condannata.
- Oggi, gli intellettuali tendono verso posizioni pacifiste, influenzati dalle devastazioni delle Guerre Mondiali, e cercano di sensibilizzare il pubblico sui veri motivi economici dietro i conflitti.
- Il Presidente della Repubblica ha concluso la commemorazione ribadendo l'articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
ROMA - Oggi 4 Novembre si è svolta la giornata di commemorazione dei caduti nella Prima Guerra Mondiale: alla presenza delle più alte autorità dello Stato si è discusso, davanti al Milite Ignoto presso l'Altare della Patria, del ruolo degli intellettuali nelle guerre. Si è voluto cambiare il tema del dibattito dell'ormai troppo obsoleto "GUERRA SI O NO" verso uno nuovo e di più ampio interesse. Sono stati scelti gli intellettuali perché, essendo modelli di imitazione da parte del popolo ed essendo comunque abili detentori dell'ars oratoria, sono capaci di trascinare con il loro parere anche quello di molte altre persone.
Indice
Ruolo degli intellettuali
Fin dall'affermazione della borghesia si è insediata la figura dell'intellettuale moderno, che era partecipe contemporaneamente nella vita politica e in quella letteraria, esprimendo nelle opere le proprie opinioni sulla politica, e non dovendo più temere di contrariare il re o comunque il suo protettore. E così nel corso del tempo gli intellettuali hanno anche affrontato il problema guerra, in particolare nel 1900, secolo in cui questa materia era particolarmente "calda".
Opinioni contro la guerra
Molti intellettuali erano in disaccordo con l'intraprendere una guerra, in quanto la ritenevano un inutile spargimento di sangue, che non giova a nessuna delle parti. A. Malatesta, ne "I socialisti italiani durante la guerra" scrive a proposito del risultato finale della guerra: "nè vincitori nè vinti; o piuttosto tutti vinti, cioè dissanguati, rovinati, esausti." Anche il papa in carica agli inizi del '900, Benedetto XV, parlava della guerra come "un vero e proprio suicidio". A prescindere dalla religione cristiana comunque, qualunque altro ordinamento etico/religioso è contrario a una tale forma di violenza gratuita.
Interventismo e futurismo
Sull'altro braccio della bilancia si schiera la parte interventista degli intellettuali, ossia coloro che invece erano a favore, e che mossero tra la popolazione l'interesse al combattimento. Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti dà i natali al movimento futurista, e nel suo Manifesto esalta la guerra e la definisce "sola igiene del mondo". Un parere simile ha G. Papini che in un suo articolo scrive: "La guerra leva di torno un'infinità di uomini che vivevano perché erano nati".
Evoluzione delle opinioni
Quasi un secolo dopo lo schieramento di questi pareri, si vede come la situazione sia cambiata: la bilancia non è più equilibrata, ma pende dalla parte dei "pacifisti". Alla luce dei risultati catastrofici ottenuti nel corso delle due Guerre Mondiali infatti, la maggior parte degli intellettuali si è convinta della necessità di cessare i conflitti. Del resto, molti di quelli che erano a favore del combattimento, lo erano solo ideologicamente, senza aver fatto esperienza sul campo; Giuseppe Ungaretti, noto poeta del '900, era schierato dalla parte interventista, ma dopo che andò in prima persona a combattere e a vedere un tale orrore, nelle sue poesie parlò della guerra con acuta sofferenza.
Missione dell'intellettuale moderno
Ma questa è la situazione italiana, perchè in molti altri paesi la bilancia, se non è in equilibrio, tende dalla parte della guerra. Ecco che quindi si rivela la missione dell'intellettuale moderno, di "svegliare" la popolazione da un torpore schiavizzante, di far capire alle persone che non esistono gli ideali di conquista o di "guerra per finire una guerra", ma solo le volontà dei giganti economici che traggono immensi profitti da tali azioni belliche. In conclusione, l'intellettuale deve far valere poche parole più di mille proiettili.
Conclusione del dibattito
Alla fine del dibattito, il Presidente della Repubblica, ringraziando a nome di tutto il Paese i caduti in guerra, ha chiuso la giornata con la lettura solenne dell'articolo 11 della Costituzione Italiana: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; (...)".
Domande da interrogazione
- Qual è stato il tema principale del dibattito durante la giornata di commemorazione dei caduti nella Grande Guerra?
- Come si sono schierati gli intellettuali riguardo alla guerra nel corso del tempo?
- Qual è stata l'evoluzione del pensiero degli intellettuali italiani riguardo alla guerra dopo le due Guerre Mondiali?
- Qual è la missione dell'intellettuale moderno secondo il dibattito?
- Come si è conclusa la giornata di commemorazione?
Il tema principale del dibattito è stato il ruolo degli intellettuali nelle guerre, spostando l'attenzione dal tradizionale "GUERRA SI O NO" a un argomento di più ampio interesse.
Gli intellettuali si sono divisi tra pacifisti, che vedevano la guerra come un inutile spargimento di sangue, e interventisti, che la consideravano necessaria o addirittura benefica, come nel caso del futurista Marinetti.
Dopo le due Guerre Mondiali, la maggior parte degli intellettuali italiani si è convinta della necessità di cessare i conflitti, con molti che hanno cambiato opinione dopo aver vissuto in prima persona gli orrori della guerra.
La missione dell'intellettuale moderno è di "svegliare" la popolazione, far comprendere che non esistono ideali di conquista, ma solo interessi economici che traggono profitto dalla guerra, e di far valere le parole più dei proiettili.
La giornata si è conclusa con il Presidente della Repubblica che ha ringraziato i caduti in guerra e ha letto solennemente l'articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia la guerra come strumento di offesa e risoluzione delle controversie internazionali.