Concetti Chiave
- Filippo II ereditò un vasto e disomogeneo impero, comprendente Spagna, Paesi Bassi, Italia, la Franca Contea e colonie americane, a cui si aggiunse il Portogallo nel 1580.
- A differenza di Carlo V, Filippo II governò principalmente dalla Spagna, trasferendo la capitale a Madrid e costruendo l'Escorial come simbolo del suo regno.
- Conosciuto come "el Rey prudente", Filippo II era rigoroso e intransigente, gestendo personalmente tutte le questioni di stato senza delegare.
- La sua tendenza alla centralizzazione creò difficoltà nella gestione del governo, dato che le decisioni spesso risultavano obsolete a causa delle grandi distanze.
- La lentezza delle comunicazioni, con tempi di consegna di settimane o mesi, complicava ulteriormente l'amministrazione di un impero così vasto.
L'eredità di Filippo II
Dopo l'abdicazione dell'imperatore Carlo V nel 1556, il Regno di Spagna passò a suo figlio Filippo II (1556-1598). L'immenso impero degli Asburgo era stato diviso, ma Filippo II si trovò comunque a regnare su un territorio vastissimo e disomogeneo: la Spagna, i Paesi Bassi, i possedimenti italiani, la Franca Contea, le colonie americane e, dal 1580, il Portogallo.
La centralizzazione del potere
Nonostante la vastità dei suoi domini, Filippo II si sentì sempre un sovrano spagnolo.
A differenza del padre che viaggiò in continuazione, visse sempre in Spagna e si spostò pochissimo dalla Castiglia. Trasferì la capitale da Valladolid a Madrid, al centro della Spagna, dove venne costruita la sua reggia, l'Escorial, un edificio cupo e severo, che era al contempo convento, mausoleo della famiglia e residenza reale. Filippo II è stato paragonato a un ragno che se ne sta al centro della sua ragnatela proprio perché scelse di governare il suo impero senza spostarsi dalla sua reggia. L'attenzione e la cautela con cui durante i primi anni del regno gestì la politica gli valsero l'appellativo di "el Rey prudente". Rigoroso e intransigente, probabilmente poco incline ai rapporti con gli altri, si occupava personalmente di ogni questione, senza affidarsi al alcun collaboratore.
"Questa volontà di centralizzazione - scrive lo storico Geoffrey Parker - finì per creare problemi nella gestione del governo. Le distanze enormi che separavano Madrid dai suoi domini facevano sì che spesso una decisione risultasse superata dagli eventi prima di poter essere messa in atto. Ci volevano almeno due settimane perché una lettera da Madrid raggiungesse Buxlees o Milano e ci volevano due mesi perché arrivasse in Messico".