Concetti Chiave
- Nel Cinquecento, la storia fu vista come il risultato delle azioni umane, non più come un disegno divino.
- Francesco Guicciardini, storico del Rinascimento, scrisse la Storia d'Italia, analizzando eventi tra il 1492 e il 1534.
- Guicciardini evidenziò il legame tra le vicende italiane e il contesto politico internazionale, grazie alla sua esperienza diplomatica.
- L'opera di Guicciardini si concentrava sull'individuare le cause degli eventi storici, evitando schemi precostituiti.
- Guicciardini si interessava all'analisi psicologica dei personaggi, riconoscendo la natura complessa e spesso illogica delle motivazioni umane.
Indice
Evoluzione della storiografia
Nel corso del Medioevo la storia veniva vista come espressione di un ordine trascendente e come frutto di un disegno provvidenziale di Dio. Nel Cinquecento, invece, maturò la convinzione che le vicende storiche fossero il risultato delle azioni degli uomini.
Fare storia, perciò, significava ripercorrere le azioni umane ricercando le spiegazioni, le cause e il senso degli eventi.
La conoscenza del passato doveva offrire un insegnamento da seguire nel presente.Francesco Guicciardini e la storiografia
Il più grande storico del Rinascimento fu il fiorentino Francesco Guicciardini (1483-1540). Nella sua Storia d'Italia, scritta fra il 1537 e il 1540, Guicciardini affrontò il periodo compreso fra il 1492 (anno della morte di Lorenzo il Magnifico) e il 1534 (anno della morte di papa Clemente VII).
In quegli anni si erano verificati alcuni fatti estremamente gravi per l'Italia, quali al discesa di Carlo VIII in Italia e il sacco di Roma. Si trattava di eventi di cui lo stesso Guicciardini era stato testimone. Questo rispecchia una tendenza generale nella storiografia cinquecentesca: spesso infatti coloro che si dedicarono a scrivere opere storiche furono uomini politici, ambasciatori, governatori di città, che narravano vicende a cui avevano preso parte.
Analisi storica e psicologica
Nella sua opera, Guicciardini mise in luce il nesso tra le vicende italiane e il quadro politico internazione, un contesto che conosceva bene in quanto era stato ambasciatore della Repubblica Fiorentina. Ciò che gli interessava, comunque, non era il semplice racconto dei atti, ma individuare le cause delle vicende storiche, senza far ricorso a schemi precostituiti. Questo perché la realtà umana, secondo Guicciardini, è in perenne mutamento e spesso nella storia operano fenomeni incontrollabili e imprevedibili. Lo storico e il politico possono solo esaminare le vicende caso per caso, rinunciando alla pretesa di individuare regole generali. Il comportamento degli uomini, poi, è spesso dominato da motivazioni non razionali, frequentemente illogiche: di qui l'interesse di Guicciardini per l'analisi psicologia dei personaggi.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la principale differenza nella visione della storia tra il Medioevo e il Cinquecento?
- Chi è stato il più grande storico del Rinascimento e quale opera ha scritto?
- Qual era l'approccio di Guicciardini alla storiografia e cosa lo distingueva?
Nel Medioevo, la storia era vista come espressione di un ordine trascendente e frutto di un disegno provvidenziale di Dio, mentre nel Cinquecento si sviluppò la convinzione che le vicende storiche fossero il risultato delle azioni degli uomini.
Il più grande storico del Rinascimento è stato Francesco Guicciardini, che ha scritto la "Storia d'Italia" tra il 1537 e il 1540, affrontando il periodo dal 1492 al 1534.
Guicciardini si concentrava sull'individuazione delle cause delle vicende storiche senza ricorrere a schemi precostituiti, analizzando caso per caso e considerando l'importanza delle motivazioni psicologiche dei personaggi.