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Concetti Chiave

  • Le famiglie contadine nel Medioevo erano composte principalmente da coppie di coniugi con figli, con una media di 2,6-4 figli per famiglia, anche se i dati sono incerti.
  • Le famiglie aristocratiche avevano spesso molti figli e potevano includere più di una moglie o concubina, con genitori e figli sposati che vivevano insieme.
  • Durante l'età carolingia, l'importanza della parentela non era limitata alla linea maschile, ma includeva anche parenti femminili, come quelli della madre o della moglie.
  • La concezione della parentela era flessibile, con la possibilità di cambiare a seconda dei legami matrimoniali e delle alleanze politiche o economiche.
  • All'epoca, il cognome non esisteva e l'identificazione delle famiglie avveniva tramite nomi di battesimo e, a volte, matronimici invece di patronimici.

Indice

  1. La famiglia della gente comune
  2. La famiglia aristocratica
  3. Concezione della parentela
  4. Parentela nel periodo post-romano

La famiglia della gente comune

Oltre che della famiglia di re e nobili, ci piacerebbe parlare di quella della gente comune. Ma per quest’epoca remota le notizie sono davvero poche. Per i contadini, che erano la parte di gran lunga maggiore della popolazione, le poche fonti attestano che la famiglia più diffusa era costituita, proprio come oggi, da una coppia di coniugi con i loro figli. Nei rari censimenti, la media dei figli per famiglia oscilla fra i 2,6 e i 4. Ma le incertezze sono tante. Per esempio, perché i figli maschi risultano molto più numerosi delle femmine? Forse chi redigeva i censimenti era meno interessato a registrare le bambine, oppure esse abbandonavano la famiglia molto presto, andando in spose giovanissime. Addirittura, alcuni storici hanno pensato che nelle famiglie troppo numerose le neonate venissero uccise.

La famiglia aristocratica

Siamo più informati, invece, sulla famiglia degli aristocratici. Contava un numero molto maggiore di figli e, come si è visto, vi erano talvolta più di una moglie o di una concubina. Inoltre spesso nella stessa dimora vivevano i genitori e i figli sposati e già adulti. Ma spostiamo l’attenzione sull’altro significato che ha, in italiano, il termine famiglia: quando cioè utilizziamo la parola per indicare, fra coloro che ci sono legati per via di sangue, quelli che noi sentiamo più vicini, a cui più ci rivolgiamo per aiuto, per affetto, per assistenza. Si tratta di quella che, con maggiore precisione terminologica, viene chiamata la parentela.

Concezione della parentela

E qui balza agli occhi una differenza fra il modo di concepire la parentela dei nobili dell’età di Carlo Magno, e il modo con il quale la parentela veniva invece concepita sia nell’antica Roma che più tardi, a partire dal 1000 fino a pochi decenni fa. Per le aristocrazie di Roma come per quelle dell’ultimo millennio, i parenti per eccellenza sono coloro che portano il medesimo cognome: coloro cioè che sono legati per via maschile. Ancora oggi nelle monarchie, come in Inghilterra, un nobile eredita il proprio titolo dal padre. I nobili vanno fieri della propria genealogia, e si inorgogliscono della lunga serie dei loro antenati.

Parentela nel periodo post-romano

Ma nel periodo compreso fra la fine della civiltà romana e l’XI secolo, i nobili non pensavano in questo modo. Per loro, i parenti principali non erano per forza quelli legati per via maschile, e tutti discendenti da un antenato maschio comune. I nobili di quel tempo davano invece eguale importanza ai parenti per via femminile, sia a quelli della madre, che a quelli della moglie o, talora, anche di una sorella. Terre, appoggi politici, aiuti economici e militari circolavano non soltanto di maschio in maschio, ma anche attraverso le donne. La concezione della parentela dava dunque pari importanza ai maschi come alle femmine. Più degli avi defunti, più della discendenza da uno stesso antenato, contavano i parenti vivi, di qualsiasi tipo. Per questa ragione, il gruppo dei parenti con i quali si avevano i rapporti più stretti cambiava del tutto a seconda dei casi. Potevano contare soprattutto i fratelli e figli, certo. Ma se per esempio un nobile sposava una donna appartenente a un casato importante, cessava di fare affidamento sui parenti per via maschile, e di fatto entrava a fare parte della parentela della moglie. Non di rado i suoi figli ricevevano i nomi comuni

a quella famiglia e talora, se necessario, al loro nome proprio si aggiungeva il matronimico (si diceva cioè “Carlo figlio di Berta”, e non, usando il patronimico, “Carlo figlio di Pipino”). Quest’uso era tanto più naturale in quanto il cognome, che per noi identifica la famiglia, all’epoca non esisteva neppure: tutti avevano solo il nome di battesimo, quando parliamo della famiglia dei Merovingi o dei Carolingi, usiamo un nome inventato da noi per comodità, ma non si tratta di un cognome.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la struttura tipica della famiglia contadina durante l'età carolingia?
  2. La famiglia contadina era solitamente composta da una coppia di coniugi con i loro figli, con una media di 2,6 a 4 figli per famiglia.

  3. Perché i censimenti dell'epoca mostrano un numero maggiore di figli maschi rispetto alle femmine?
  4. È possibile che chi redigeva i censimenti fosse meno interessato a registrare le bambine, o che esse lasciassero la famiglia presto per sposarsi giovani. Alcuni storici ipotizzano anche che le neonate potessero essere uccise in famiglie troppo numerose.

  5. Come si differenziava la concezione della parentela tra i nobili dell'età carolingia rispetto a quella dell'antica Roma?
  6. I nobili dell'età carolingia davano eguale importanza ai parenti per via femminile e maschile, a differenza dell'antica Roma dove la parentela era principalmente legata alla linea maschile.

  7. In che modo la parentela influenzava le alleanze e i rapporti tra i nobili dell'età carolingia?
  8. Terre, appoggi politici, aiuti economici e militari circolavano attraverso entrambi i sessi, e i nobili potevano entrare a far parte della parentela della moglie, influenzando così le alleanze.

  9. Qual era l'importanza del cognome durante l'età carolingia?
  10. Durante l'età carolingia, il cognome non esisteva; le persone avevano solo il nome di battesimo, e l'identificazione familiare avveniva attraverso il matronimico o il patronimico.

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