Concetti Chiave
- Clemente V, originariamente Bernard de Got, fu il primo papa della Cattività avignonese dal 1305 al 1314, influenzato da Filippo il Bello.
- Durante il suo pontificato, Clemente V abolì l'ordine dei Templari nel 1312 e fondò le università di Perugia e Orléans.
- Filippo il Bello, re di Francia, ebbe un regno caratterizzato da conflitti con la Santa Sede e un'espansione territoriale significativa.
- Filippo il Bello riuscì a influenzare l'elezione di Clemente V, che abbandonò le accuse mosse dal suo predecessore, Bonifacio VII.
- Arrigo VII di Lussemburgo, re di Germania, tentò di restaurare l'impero in Italia, ma la sua morte improvvisa interruppe i suoi piani ambiziosi.
Clemente V
Egli si chiamava Bernard de Got. Arcivescovo di Bordeaux. Fu eletto papa dal 1305 al 1314 nel conclave di Perugia sotto l’ala di Filippo il Bello; succedette a Benedetto XI.Vescovo di Comminges (1295), arcivescovo di Bordeaux (1297), fu eletto papa nel 1305. Fu il primo dei papi d’Avignone, dove pose la prima residenza nel 1309, dando inizio alla cosiddetta “Cattività avignonese”e ammise in più un cardinale inglese e nove francesi. Alla morte di Azzo d’Este nel 1308, tra gli Estensi scoppiarono contese per la successione, e Venezia ne approfittò per conquistare Ferrara.

Nel 1308 sostenne la candidatura non in maniera insistente, voluta da Filippo il Bello, di Carlo di Valois per la corona imperiale, successivamente confermò l’elezione di Enrico di Lussemburgo per l’incoronazione imperiale in San Pietro.
Il papa Clemente V ebbe Edoardo I ed Edoardo II, quindi l’Inghilterra, come associati per ottenere una grande ingerenza nel conferimento dei benefici ecclesiastici ed in cambio essi ebbero un potente alleato contro i baroni gelosi delle loro prerogative.
Clemente V presiedette nel 1311-1312 il concilio di Vienne e abolì l’ordine dei Templari il 22 marzo 1312, soggiacendo alle pressioni di Filippo il Bello, della cui autorità subì spesso l’influenza. Fondatore delle università di Perugia e Orléans, diede il proprio nome alle Clementiae constitutiones.
Le Clementiae constitutiones, anche chiamate le Clementine, fu una raccolta di decretali iniziata dal pontefice Clemente V e pubblicata dal successore Giovanni XXII nel 1317, come quarta parte del Corpus Iuris Canonici. Contiene anche le deliberazioni del concilio di Vienne del 1311-1312.
I contemporanei furono assai severi nel giudicare l’opera, in particolare Dante, che lo preconizza simoniaco in Inferno XIX chiamandolo “pastor senza legge”, rimproverandogli soprattutto la su sottomissione a Filippo il Bello, posto nel Purgatorio XXXI. Infondata appare l’altra accusa mossagli da Dante, quella di aver ingannato Arrigo VII inviandolo in Italia e poi avversandolo con la frode.
Filippo il Bello
Nato a Fontainebleau il 1268, fu re di Francia nel 1285 fino al 1314, figlio di Filippo III l’ardito e di Isabella d’Aragona. Dotato di notevoli qualità politiche, abile e astuto, si circondò di consiglieri intelligenti, tutti convinti assertori della supremazia dello Stato, fra cui Pierre Flote, Guglielmo di Nogaret, Enguerrando di Marigny. In politica estera pose fine all’impresa iniziata dal padre contro l’Aragona per aiutare gli Angiolini di Napoli. Si occupò poi della Fiandra, dove sostenne il patriziato urbano contro il conte Guido di Dampierre.Nel 1297 inviò l’esercito regio a occupare le maggiori città fiamminghe, mentre nel 1300 regolò con l’Inghilterra le controversie sulla Guienna, dove le sue truppe erano intervenute nel 1294 1296, seguendo il feudo aquitanico. Ribellatisi al suo dominio, i fiamminghi vennero da lui sconfitti a Mons-en-Pévèle e firmarono il trattato d’Athis- Mons. Contemporaneamente, Filippo estese il regno a est, ponendo sotto la sua sovranità alcuni territori del Barrois, oltre alle città di Lione e alla diocesi di Viviers.
Ma l’episodio più spettacolare del suo regno riguarda le relazioni con la Santa sede. Un primo conflitto scoppiò nel 1296, a causa delle decime in cui il sovrano voleva sottoporre il clero francese. Il Papa Bonifacio VIII rispose vietando ai chierici di fornire sussidi ai laici senza l’espressa autorizzazione della Chiesa romana. Il re allora, per colpire le finanze del papato, proibì ogni uscita d’oro ed argento Torino nel 1896.
Dopo aver protestato il Papa cedette. Ma una nuova, più violenta disputa sorse nel 1301, quando il re fece arrestare il vescovo di Pamiers, incolpato di intrighi con gli Aragonesi. Il papà reagì con la bolla Ausculta, fili (dicembre 1301) e convocò un concilio per prendere le decisioni necessarie. Filippo a sua volta convocò un’assemblea di baroni, prelati e rappresentanti delle città, che proibì ai vescovi di partecipare al concilio. A questo punto il Papa dopo aver richiamato i tradizionali principi della supremazia pontificia, e anzi averli esasperati, nella bolla Unam Sanctam nel novembre del 1302, si decise a scomunicare il sovrano quando, ad Anagni, fu assalito da Guglielmo di Nogaret e da uomini assoldati dai Colonna. Liberato dalla popolazione locale, morì a Roma un mese dopo. Benedetto XI e soprattutto Clemente V, eletto per intervento di Filippo IV, abbandonarono l’intransigenza del loro predecessore e sollevarono il re dalle accuse che Bonifacio VII gli aveva mosso.
Arrigo VII di Lussemburgo
Educato alla corte di Francia, fu ad essa legato da vincoli culturali e politici: nondimeno alla candidatura di Carlo Valois a re di Germania, posta da Filippo il Bello, oppose la sua, e venne designato re all’unanimità dei principi elettori: cinse la corona ad Aquisgrana il 6 gennaio 1309, prima ancora di ottenere la ratifica di Clemente V. Dopo avere ristabilito l’ordine in Germania e assicurato il regno di Boemia e Moravia a suo figlio Giovanni (1310), destituendo Enrico di Carinzia, concepì il sogno ambizioso di scendere in Italia per cingere la corona imperiale e riprendere la politica che era stata dagli Svevi. Nell’ottobre 1310 passò le Alpi; il 6 gennaio 1311 cinse la corona ferrea a Milano, e in quell’occasione forse conobbe Dante, che fu tra i suoi più accesi fautori.Grandi ma di breve durata furono le speranze riposte in lui come pacificatore non soltanto dai ghibellini come capo di parte guelfa gli si oppose Roberto d’Angiò, il quale fece occupare Roma dal fratello Giovanni; Firenze organizzò una tenace resistenza; Clemente V abbandonò la posizione di neutralità precedentemente assunta quando Arrigo scese in Toscana, sicché la stessa incoronazione imperiale (29 luglio 1312) avvenne a Roma tra contrasti violenti ed ebbe luogo soltanto in conseguenza di una insurrezione popolare.
Lasciata Roma e tornato in Toscana, condannò come vassallo ribelle Roberto d’Angiò e preparò una spedizione contro Napoli, avendo dalla sua parte forti alleati quali Venezia e Federico re di Sicilia, ma attirandosi la condanna papale. La morte lo colse improvvisa fra i preparativi di guerra il 24 agosto 1313, troncando il disegno di restaurazione imperiale, che quanto ardito e generoso altrettanto fu utopistico, in un tempo in cui all’ideale dell’unità europea si era sostituita, specialmente per opera della monarchia francese, la nuova realtà dell’Europa delle nazioni.
Progetto Alternanza Scuola Lavoro.
Domande da interrogazione
- Chi era Clemente V e quale fu il suo ruolo nella storia della Chiesa?
- Quali furono le principali azioni politiche di Filippo il Bello durante il suo regno?
- Quali furono le relazioni tra Clemente V e Arrigo VII di Lussemburgo?
- Come influenzò Filippo il Bello l'elezione di Clemente V?
- Quali furono le critiche mosse a Clemente V dai suoi contemporanei?
Clemente V, nato Bernard de Got, fu eletto papa nel 1305 e fu il primo dei papi d'Avignone, iniziando la "Cattività avignonese". Fu influenzato da Filippo il Bello e abolì l'ordine dei Templari nel 1312.
Filippo il Bello, re di Francia dal 1285 al 1314, si distinse per la sua abilità politica, espandendo il regno e affrontando conflitti con la Santa Sede, culminati nella scomunica da parte di Papa Bonifacio VIII.
Clemente V confermò l'elezione di Arrigo VII come imperatore, ma successivamente abbandonò la neutralità quando Arrigo scese in Toscana, portando a tensioni durante l'incoronazione imperiale a Roma.
Filippo il Bello influenzò l'elezione di Clemente V, che abbandonò l'intransigenza del suo predecessore Bonifacio VIII e sollevò il re dalle accuse mosse contro di lui.
Clemente V fu criticato dai contemporanei, tra cui Dante, per la sua sottomissione a Filippo il Bello e per essere stato considerato simoniaco, come descritto nell'Inferno di Dante.