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Concetti Chiave

  • Il declino urbano in Europa tra il III e il VII secolo fu segnato da crisi demografiche e decadenza delle città, come descritto da Orosio.
  • Invasioni barbariche e indebolimento dello Stato imperiale portarono alla costruzione di mura difensive, restringendo le aree urbane.
  • Lo spopolamento accelerò la crisi economica, con città ridotte a "gusci" più piccoli e infrastrutture abbandonate o riutilizzate.
  • Le città come Spalato e Arles si contrassero drammaticamente, con popolazioni rifugiate in strutture antiche come il palazzo di Diocleziano e l'arena romana.
  • L'abbandono di interi quartieri trasformò alcune città in "città-fantasma", perdendo la loro identità romana e rinascendo solo dopo il X secolo.

Indice

  1. Decadenza delle città europee
  2. Fortificazioni e riduzione urbana
  3. Spopolamento e contrazione urbana
  4. Adattamento e abbandono delle infrastrutture

Decadenza delle città europee

Fra le rovine delle città, soltanto gruppi sparsi di povere popolazioni testimoni di calamità passate, attestano ancora per noi i nomi di un tempo”. Così scriveva nel V secolo Orosio – storico cristiano discepolo di Sant’Agostino – delineando un desolante scenario di decadenza diffuso in tutte le città del continente europeo.

Le sue parole testimoniano, da un lato, un momento della grave crisi demografica che colpì l’Europa tra il III e il VII secolo, dall’altro, la profonda decadenza di quello che era stato il cuore pulsante dell’Impero, il sistema urbano.

Fortificazioni e riduzione urbana

Già dal III secolo, in seguito alle invasioni dei barbari e all’indebolimento dello Stato imperiale, i centri urbani persero la loro sicurezza, mantenendo però saldo il compito di conservare e preservare le funzioni civili ormai minacciate. Dovettero quindi scegliere un perimetro definito, per poi consolidarlo e difenderlo con la costruzione di mura. Ciò significò nella maggior parte dei casi. Restringere un’area urbana vasta e discontinua inglobando – o escludendo – elementi naturali (per esempio fiumi), cinte murarie precedenti o grandi edifici romani (anfiteatri, acquedotti ecc). Nel 271 era stata avviata a Roma la costruzione delle mura aureliane, che chiudevano solo una frazione dell’immensa superficie in precedenza abitata. In Gallia le fortificazioni finirono per cingere una piccolissima parte della città antica: a Bordeaux un quarto, ad Autun addirittura solo un ventesimo.

Spopolamento e contrazione urbana

La situazione si aggravò pesantemente nel corso dei secoli successivi.

Il fenomeno dello spopolamento accelerò la crisi economica che era già in atto, colpendo in particolare le città. Poiché il numero degli abitanti subiva un’enorme diminuzione, le città si “restrinsero”, contraendosi in “gusci” sempre più piccoli: la città di Spalato, in Dalmazia, sorgeva tutta all’interno di quello che era stato il palazzo dell’imperatore Diocleziano: Napoli, con circa 50 000 abitanti, era forse la più grande città dell’Europa cristiana (nella stessa epoca. Cordova, capitale della Spagna musulmana, ne contava circa 160 000); Bologna passò da un’estensione di 70 ettari a una di 25; a Roma 25 000 abitanti (una cifra nettamente superiore alla media) si concentrarono nelle zone pianeggianti a cavallo del Tevere, mentre sui colli giganteggiavano le antiche rovine. L’ordine di grandezza medio delle città di ridusse progressivamente fino a oscillare fra i 10 e i 14 ettari, con un numero di abitanti compreso fra le 2 000 e le 10 000 unità. Un esempio eclatante di questo fenomeno della “città retratta”, è rappresentato da Arles, in Provenza, dove una popolazione ridotta a circa 2000 abitanti si ritirò tutta all’interno dell’arena romana, il cui recinto divenne la fortificazione della cittadella.

Adattamento e abbandono delle infrastrutture

Venendo meno le condizioni tecniche, economiche e amministrative che avevano fatto funzionare le città romane, gli abitanti superstiti si adattarono a vivere accanto all'antico patrimonio urbanistico senza essere in grado di utilizzarlo pienamente. Le grandi infrastrutture e gli edifici pubblici ( come terme, teatri, e basiliche) furono abbandonati o utilizzati come fonte di materiale per altre costruzioni nella migliore delle ipotesi, riadattati ad altro uso. Interi quartieri vennero abbandonati, ridotti in macerie e, lentamente ricoperti di vegetazione, si trasformarono in pascoli intra moenia (“entro le mura”). In alcuni casi l’abbandono fu totale: i vecchi centri assunsero l’aspetto di città-fantasma fino a che se ne perse ogni traccia e perfino la memoria. La città come l’avevano “pensata” i Romani sparì per rinascere in forme nuove solo dopo il X secolo

Domande da interrogazione

  1. Qual era la situazione delle città europee tra il III e il VII secolo secondo Orosio?
  2. Orosio descrive un periodo di grave crisi demografica e decadenza urbana, con città ridotte a gruppi sparsi di popolazioni povere, testimoni di calamità passate.

  3. Come hanno reagito le città alle invasioni barbariche e all'indebolimento dello Stato imperiale?
  4. Le città hanno costruito mura per difendersi, restringendo le aree urbane e inglobando o escludendo elementi naturali e strutture romane.

  5. Quali furono le conseguenze dello spopolamento sulle città?
  6. Lo spopolamento accelerò la crisi economica, portando le città a contrarsi in "gusci" più piccoli, con una drastica riduzione del numero di abitanti e dell'estensione urbana.

  7. Come venivano utilizzate le infrastrutture e gli edifici pubblici romani durante la decadenza urbana?
  8. Le infrastrutture e gli edifici pubblici furono spesso abbandonati, utilizzati come fonte di materiali per nuove costruzioni o riadattati ad altri usi.

  9. Cosa accadde ai vecchi centri urbani abbandonati?
  10. I vecchi centri urbani abbandonati si trasformarono in città-fantasma, con interi quartieri ridotti in macerie e ricoperti di vegetazione, fino a perdere ogni traccia e memoria.

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