Concetti Chiave
- La rivolta di Kronstadt del 1921 unisce forze sociali e politiche eterogenee contro il potere bolscevico, chiedendo una democrazia sovietica.
- Il potere bolscevico, guidato da Lenin, reprime duramente la rivolta per evitare il rischio di restaurazione del vecchio ordine.
- La rivolta evidenzia il malessere sociale causato dalle requisizioni forzate ai contadini, che ha portato a una profonda ostilità verso il governo.
- Nella primavera del 1921, i bolscevichi introducono cambiamenti economici, permettendo l'iniziativa privata e abolendo le requisizioni obbligatorie.
- Secondo Lenin, la rivolta di Kronstadt sottolinea la necessità di una svolta politica per affrontare il malcontento sociale e prevenire future rivolte.
Indice
La svolta del partito bolscevico
Le basi dell’organizzazione economica, sociale e politica della Russia degli anni Venti sono gettate da una svolta negli indirizzi di governo e nelle regole di vita interna del partito bolscevìco. L’occasione di tale svolta è data da un’insurrezione antibolscevìca che scoppia, nel marzo 1921, in coincidenza con l’apertura del 10° congresso del partito comunista bolscevìco, proprio a Kronstadt, la roccaforte bolscevìca del 1917, unendo contro il potere moscovìta un arco eterogeneo di forze sociali e politiche, da autentici operai ai più ricchi borghesi espropriati dalla rivoluzione, da anarchici a menscevìchi, da comunisti delusi ad agenti controrivoluzionari finanziati da industriali francesi.
La rivolta di Kronstadt
Pur nella diversità estrema delle loro origini sociali e ideali, gli insorti di Kronstadt trovano una parola d’ordine comune nella rivendicazione di un esercizio effettivo del potere da parte dei soviet, contro i bolscevìchi che li hanno esautorati, e quindi di una democrazia sovietica al posto del monopolio bolscevìco del governo.
« Viva i soviet senza i bolscevìchi! » si grida infatti a Kronstadt. La rivolta di Kronstadt rappresenta un momento traumatico nella storia del bolscevismo, perché per la prima volta il potere bolscevìco, che ha ideologicamente legittimato se stesso come espressione della classe operaia, si trova di fronte ad operai in armi contro di esso. Il disorientamento e lo sbandamento che ne derivano tra i bolscevìchi sono superati soltanto dalla determinazione con cui Lenin fa valere la sua interpretazione dei fatti e le conseguenti direttive d’azione.La repressione e le sue ragioni
L’episodio di Kronstadt è valutato da Lenin su due piani distinti. Sul piano dei suoi esiti, nel caso fosse vittoriosa, la rivolta aprirebbe la strada – secondo Lenin — alla restaurazione più feroce del vecchio ordine distrutto dalla rivoluzione, perché i comunisti dissidenti e gli anarchici che hanno contribuito a promuoverla non hanno dietro di loro alcuna consistente forza organizzata, e non possono quindi evitare di essere involontari strumenti dei gruppi controrivoluzionari e reazionari più estremi, gli unici in grado, grazie all’appoggio dei ceti espropriati dalla rivoluzione ed al sostegno politico e finanziario del capitalismo straniero, di poter profittare di un’eventuale caduta del potere bolscevìco.
Il malessere sociale e la svolta
Di qui la repressione sanguinosa della rivolta da parte delle forze bolscevìche, repressione cui partecipano gli stessi delegati del 10° congresso del partito comunista bolscevìco, temporaneamente aggiornato. Ma Lenin valuta la rivolta di Kronstadt, oltre che sul piano degli esiti verso cui tende, e che impongono secondo lui di soffocarla immediatamente, anche sul piano delle ragioni che l’hanno determinata, dalle quali egli deduce la necessità di una « urgente svolta politica ». Secondo la valutazione di Lenin, la rivolta di Kronstadt è nata dal profondo malessere sociale creato dal processo di transizione dal capitalismo al socialismo in un paese ancora per la maggior parte contadino e arretrato, e combattuto, per giunta, dalle maggiori potenze mondiali dell’epoca.
I contadini russi ormai livellati alla condizione media di piccoli possessori di terra, si sono visti sottrarre senza contropartite la maggior parte dei loro magri raccolti, e si sono trovati alla fame. Se avessero invece avuto la libera disponibilità dei loro raccolti, ne avrebbero potuto trattenere una parte maggiore per loro stessi, per evitare di soffrire gravi privazioni alimentari, e avrebbero potuto vendere il resto al mercato libero, per procurarsi in cambio merci di città. Di conseguenza, i contadini russi manifestano, verso le requisizioni obbligatorie, una sorda ma profondissima ostilità, nella quale Lenin vede il preannuncio di rivolte ben più vaste e pericolose di quella di Kronstadt.
Nuove politiche economiche
Nella primavera del 1921, il potere bolscevìco prende perciò una serie di provvedimenti che segnano una svolta decisiva nella sua politica economica. Con questi provvedimenti, infatti, soltanto la grande industria, le miniere, i trasporti ed il commercio estero rimangono monopolio di Stato, mentre l’iniziativa economica privata viene nuovamente ammessa nel commercio interno, nella piccola industria e nell’agricoltura. In particolare, per quanto riguarda l’agricoltura, la requisizione delle derrate nelle campagne in funzione delle necessità di approvvigionamento delle città viene abolita, e sostituita da un’imposta fissa in natura proporzionata all’estensione della terra.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la causa principale della rivolta di Kronstadt?
- Quali erano le richieste principali degli insorti di Kronstadt?
- Come ha reagito il governo bolscevico alla rivolta di Kronstadt?
- Quali cambiamenti politici ed economici sono stati introdotti dal potere bolscevico dopo la rivolta?
- Qual era la valutazione di Lenin riguardo alle conseguenze di una possibile vittoria della rivolta di Kronstadt?
La rivolta di Kronstadt è stata causata dal malessere sociale derivante dalla transizione dal capitalismo al socialismo, in un contesto di requisizioni forzate e privazioni per i contadini.
Gli insorti di Kronstadt chiedevano un esercizio effettivo del potere da parte dei soviet, opponendosi al monopolio bolscevico e invocando una democrazia sovietica.
Il governo bolscevico ha reagito con una repressione sanguinosa, coinvolgendo anche i delegati del 10° congresso del partito comunista bolscevico.
Dopo la rivolta, il potere bolscevico ha introdotto provvedimenti che hanno permesso l'iniziativa economica privata nel commercio interno, nella piccola industria e nell'agricoltura, abolendo le requisizioni obbligatorie.
Lenin riteneva che una vittoria della rivolta avrebbe portato alla restaurazione del vecchio ordine, poiché gli insorti non avevano una forza organizzata sufficiente e sarebbero stati strumenti involontari dei gruppi controrivoluzionari.