Concetti Chiave
- La Sinistra storica, guidata da Agostino Depretis dal 1876 al 1887, introdusse riforme economiche e sociali per affrontare il ristagno economico e le tensioni sociali post-Unita d'Italia.
- Depretis implementò la legge Coppino del 1877, che rese obbligatoria l'istruzione elementare, e abolì la tassa sul macinato nel 1879, sebbene con effetti limitati sui consumi.
- La riforma elettorale del 1882 sotto Depretis triplicò gli elettori, allargando la base sociale degli aventi diritto di voto, nonostante l'alto tasso di analfabetismo.
- Francesco Crispi, governando tra il 1887 e il 1896, rappresentò un cambiamento autoritario nella Sinistra storica, combinando nazionalismo, conservatorismo e repressione politica.
- Durante l'Italia umbertina, sotto il regno di Umberto I, l'Italia fu caratterizzata da un misto di sviluppo economico incerto e conflitti sociali irrisolti, con Crispi che perseguiva una politica estera colonialista.
Indice
La destra storica e il risanamento finanziario
La Destra storica governò l’Italia dall’Unità sino al 1876, l’anno in cui venne raggiunto il pareggio del bilancio. L’indiscutibile successo sul piano del risanamento finanziario, come detto, aveva però comportato gravissime tensioni sul piano sociale e un generale ristagno dell’economia. In considerazione di questa situazione si formò una coalizione di forze eterogenee, mosse da esigenze di riforme economiche e sociali (maggiore equità sociale, minore fiscalismo, interventi a sostegno del Meridione...), che promosse un cambio nell’indirizzo politico: nel 1876 Agostino Depretis venne nominato a capo del governo.
Depretis e le riforme parziali
Depretis, che governò, salvo un breve intermezzo, dal 1876 al 1887, da principio elaborò un piano di riforme abbastanza significativo, ma di fatto – emarginando la sinistra repubblicana e i socialisti e attuando la pratica del «trasformismo» – riuscì solo in parte a realizzare queste riforme. Vanno menzionate la legge Coppino del 1877 che introduceva l’obbligo dell’istruzione elementare (però in gran parte evaso, specialmente nel Meridione), l’abolizione della tassa sul macinato del 1879 (incapace però di produrre significativi effetti sui consumi e sulle condizioni di vita delle classi subalterne) e soprattutto la riforma elettorale del 1882 che dava diritto di voto agli alfabeti che avessero compiuto 21 anni o avessero un determinato censo: visti i tassi di analfabetismo, il numero degli elettori salì solo al 6,9% della popolazione, ma comunque esso risultò triplicato rispetto al passato e con- sentì un significativo allargamento della base sociale degli aventi diritto (grazie a questa riforma, ad esempio, venne eletto il primo deputato socialista, Andrea Costa).
L'Italia umbertina e le sue contraddizioni
Nel 1878 moriva Vittorio Emanuele II e gli succedeva Umberto I, che avrebbe regnato fino al 1900. Sono questi gli anni della cosiddetta «Italia umbertina», caratterizzata da un incerto e anche contraddittorio sviluppo economico, da irrisolti conflitti sociali, da un filantropismo paternalistico, che non riesce a sopperire alla mancanza di più consistenti riforme economi- che e sociali, e al contempo dall’insorgere di nuove organizzazioni e rivendicazioni dei lavoratori; e, sul piano politico, da un misto di nazionalismo, anticlericalismo, liberalismo, conservatorismo antisocialista, autoritarismo, militarismo e imperialismo velleitario.
Crispi e la svolta autoritaria
Dopo Depretis, a governare l’Italia fu Francesco Crispi: «ex cospiratore, rivoluzionario, mazziniano, democratico sostenitore del suffragio universale, si era conve tito alla monarchia divenendo uno degli esponenti principali della Sinistra moderata: un acceso ammiratore della politica di forza, che trovava genialmente incarnata in Bismarck, un nazionalista ardente desideroso di affermare il volto militare della nazione, un colonialista convinto che l’Italia dovesse imporsi in Africa, un conservatore che considerava i socialisti quali nemici interni e arrivava a considerare le lotte operaie e contadine come un attentato all’unità e alla saldezza del paese, un liberale laico anti- clericale» (Salvadori). Crispi, che governò fra il 1887 e il 1896, incarnò la svolta autoritaria della Sinistra storica, tanto in politica interna (abolì la pena di morte e rese legittimo lo sciopero, ma rafforzò il potere esecutivo e attuò una politica repressiva nei confronti di dissidenti politici, organizzazioni sindacali operaie e movimenti di protesta contadina) quanto in politica estera (ad esempio nella politica coloniale).
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali riforme attuate dalla Sinistra storica sotto il governo di Agostino Depretis?
- Quali furono le caratteristiche principali dell'Italia umbertina sotto il regno di Umberto I?
- Come si trasformò la politica della Sinistra storica sotto la guida di Francesco Crispi?
- Quali furono le posizioni politiche di Francesco Crispi durante il suo governo?
- Quali furono le conseguenze della riforma elettorale del 1882?
Sotto il governo di Agostino Depretis, la Sinistra storica attuò diverse riforme, tra cui la legge Coppino del 1877 sull'obbligo dell'istruzione elementare, l'abolizione della tassa sul macinato nel 1879 e la riforma elettorale del 1882 che ampliò il diritto di voto.
L'Italia umbertina fu caratterizzata da uno sviluppo economico incerto, conflitti sociali irrisolti, filantropismo paternalistico, e un misto di nazionalismo, anticlericalismo, liberalismo, conservatorismo antisocialista, autoritarismo, militarismo e imperialismo.
Sotto Francesco Crispi, la Sinistra storica subì una svolta autoritaria, con un rafforzamento del potere esecutivo, politiche repressive contro dissidenti politici e movimenti di protesta, e un'espansione della politica coloniale.
Francesco Crispi era un nazionalista, colonialista, conservatore, e liberale laico anticlericale, che ammirava la politica di forza di Bismarck e considerava i socialisti come nemici interni.
La riforma elettorale del 1882 triplicò il numero degli elettori, portando al 6,9% della popolazione, e consentì un significativo allargamento della base sociale degli aventi diritto, permettendo l'elezione del primo deputato socialista, Andrea Costa.