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Concetti Chiave

  • La Seconda Rivoluzione industriale si caratterizza per un grande salto tecnologico, con progressi in siderurgia, chimica e lo sviluppo di nuove fonti energetiche, come l'elettricità.
  • Durante questo periodo, si verifica una grande depressione economica tra il 1873 e il 1896, che porta a una significativa emigrazione verso l'America e all'adozione di politiche protezionistiche.
  • Il capitalismo finanziario e la formazione di monopoli diventano comuni, soprattutto in Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, influenzando le dinamiche di mercato globali.
  • La crescita demografica e i progressi in medicina portano a un aumento della popolazione europea, favorendo la nascita della società dei consumatori e il boom della produzione di massa.
  • Il socialismo emerge come movimento significativo tra le classi operaie, con la nascita di partiti socialisti e il dibattito tra marxismo e anarchismo, influenzando la politica e la società.

Indice

  1. La seconda rivoluzione industriale
  2. Innovazioni nel settore siderurgico e chimico
  3. L'avvento dell'elettricità
  4. La grande depressione e le tensioni sociali
  5. L'emigrazione e le politiche protezionistiche
  6. La società dei consumatori
  7. La questione sociale e il movimento operaio
  8. Il socialismo e la Prima Internazionale
  9. Le teorie di Marx e Bakunin
  10. La Seconda Internazionale e il socialismo riformista
  11. La Chiesa e la questione sociale
  12. L'enciclica Rerum Novarum

La seconda rivoluzione industriale

La Seconda Rivoluzione industriale si sviluppa nell’Ottocento in molti paesi europei. I fattori che determinano questa industrializzazione sono cinque:

-una grande

-lo sviluppo della circolazione ferroviaria e della navigazione a vapore, che rendono i trasporti delle merci più rapidi e meno costosi;

-un migliore sfruttamento delle miniere, che stimola l’attività di estrazione del carbone e di altri metalli;

-la nascita delle società per azioni, che danno il denaro necessario per gli investimenti;

-l’evoluzione delle banche, che si dividono in:

(che facilitano il commercio con dei prestiti), e banche di investimento (che incrementano gli investimenti con dei finanziamenti più lunghi).

Innovazioni nel settore siderurgico e chimico

Nel corso dell’Ottocento, l’industria ha un ulteriore progresso che è accompagnato da un salto tecnologico che fa parlare di seconda rivoluzione industriale. La seconda rivoluzione industriale è la conseguenza di ricerche scientifiche, che portano a nuove scoperte tecniche.

Nel settore siderurgico aumenta l’importanza dell’acciaio, che è una lega di ferro e carbonio molto resistente. Esso permette di realizzare macchinari più resistenti, e consente dei miglioramenti nella costruzione degli edifici. Altri progressi vengono compiuti nel settore chimico. Louis Pasteur, per esempio, crea il metodo di pastorizzazione, che usa il calore per distruggere i microrganismi e conservare gli alimenti. Questo metodo viene applicato anche in campo medico, nello studio dei vaccini. Nobel, invece, inventa la dinamite, un esplosivo potente che viene utilizzato soprattutto in ambito militare ed edilizio.

L'avvento dell'elettricità

In questo periodo nasce l’elettricità. Le prime sperimentazioni di Luigi Galvani portano alla nascita della pila, per opera di Alessandro Volta, e dell’elettrolisi di Michael Faraday. Ci sono, però, dei problemi tecnici legati alla trasformazione e alla conservazione dell’energia idrica. Tuttavia, molti problemi tecnici vengono risolti da Thomas Edison, che crea la corrente continua; Nikola Tesla, invece, inventa la corrente alternata; Antonio Pacinotti e Siemens inventano la dinamo e il motore elettrico.

Nello stesso periodo iniziano a perfezionarsi i motori a combustione interna. Lo sviluppo di questi motori porta all’uso del petrolio. Viene creata, alla fine dell’Ottocento, la prima automobile.

La grande depressione e le tensioni sociali

Tra il 1873 e il 1896 si ha una caduta dei prezzi, che viene chiamata grande depressione. La diminuzione dei prezzi è la conseguenza delle trasformazioni produttive, che fanno nascere la concorrenza dei paesi. Vengono colpiti tutti i settori, in particolare quello agricolo. Alla fine degli anni ‘70 molte aziende agricole falliscono, e questo fa aumentare la disoccupazione. Nascono, così, molte tensioni sociali che hanno due esiti: da un lato anche nel mondo contadino iniziano a nascere ideologie e organizzazioni, dall’altro vi è una grande emigrazione.

L'emigrazione e le politiche protezionistiche

Il boom dell’emigrazione inizia intorno al 1880, ed è diretta soprattutto verso l'America.

Di fronte a questa situazione, gli industriali chiedono ai loro governi il ritorno di politiche protezionistiche: finisce, così, il liberismo — rimane soltanto in

C’è, inoltre, la reintroduzione dei dazi, ma questo non ferma il declino dell’agricoltura.

Si avvia, inoltre, un processo di concentrazione delle imprese, che ha come obiettivo quello di ridurre i costi e aumentare i profitti, attraverso la creazione di un monopolio — bene nelle mani di un solo soggetto, che può decidere la sua quantità e il suo prezzo — nei confronti di prodotti, detti “cartelli” (trust in inglese).

Questo fenomeno si sviluppa soprattutto in Gran Bretagna, in Germania e negli

Negli Stati Uniti, però, si accende un dibattito politico sull’introduzione di una legislazione, detta antitrust, che vuole ridurre i cartelli.

Il monopolio fa nascere un legame tra il mondo dell’industria e quello della finanza: solo “grandi banche” possono dare capitali, che ormai sono necessari per sostenere le attività industriali.

Si parla, così, di

Si ha anche un ampliamento dei mercati, che passano da essere regionali ad essere mondiali.

Inoltre, l’aumento delle attività industriali richiede anche un aumento delle materie prime. Di conseguenza crescono gli scambi mondiali e lo sfruttamento dei paesi industrializzati nei confronti delle altre aree del pianeta, soprattutto dell’Africa e dell’Asia.

In questa situazione si ha crescita demografica. Questa crescita si verifica soprattutto grazie ai progressi che vengono fatti nell’ambito medicina e dell’igiene pubblica. Il risultato è una riduzione della mortalità: infatti la popolazione europea raddoppia.

La società dei consumatori

Nascono i beni di consumo, cioè prodotti a basso costo che possono essere acquistati da tutti, sia da borghesi sia da operai. Gli operai, inoltre, iniziano ad avere dei salari migliori grazie alle lotte condotte, e soprattutto grazie alla logica del sistema produttivo, in base alla quale è necessario che la maggior parte della popolazione abbia denaro sufficiente per comprare la merce. Inizia, così, a nascere la società dei consumatori, nella quale gli individui vengono visti come acquirenti ai quali vendere i prodotti. Uno dei simboli di queste trasformazioni è la nascita di grandi magazzini, in cui si può comprare di tutto.

Cambiano anche gli stili di vita della società: per esempio, cambia il modo di vestirsi. Infatti, la maggior parte della popolazione può permettersi un abbigliamento più decoroso.

Aumentano le vendite a domicilio e il pagamento a rate; nasce anche la pubblicità, e vengono fatte numerose campagne pubblicitarie per attirare il consumatore. Nascono, così, le prime agenzie per la creazione di immagini e di slogan brevi, in modo da far apparire seducente il prodotto e stimolare il desiderio di acquistarlo. In questo periodo si afferma anche il concetto di marchio o simbolo, che serve ad associare un’immagine ad un prodotto.

Si diffondono anche i giornali, soprattutto grazie alle rotative, che accelerano il processo di stampa, e nel 1881 vengono inventate le linotype, che sono delle macchine che consentono di comporre i testi con delle tastiere simili a quelle delle macchine da scrivere.

Presto iniziano a nascere i primi giornali con soli annunci commerciali. Vedendo che grazie alla réclame — “richiamo” per il consumatore — vendono di più, gli industriali iniziano a fare degli investimenti anche nella pubblicità dei loro prodotti.

L’insieme di queste trasformazioni porta alla nascita della società di massa, che si affermerà nel ‘900.

La questione sociale e il movimento operaio

Di fronte allo sfruttamento e alle dure condizioni di vita, nasce la questione sociale, e il movimento operaio intraprende una serie di lotte per migliorare la propria condizione sociale. Si sviluppano, così, delle associazioni operaie, il cui obiettivo è quello di rivendicare i propri diritti; questo fa nascere le leghe e i sindacati, cioè organizzazioni il cui scopo è quello di aumentare la forza dei lavoratori e di tutelarli dal potere dei loro padroni. Tra le forme di lotta più importanti vi è lo sciopero. Lo sciopero è nato come una protesta spontanea, ma è un gesto estremo anche per gli stessi operai: infatti, aderendo ad uno sciopero, non si riceve il salario. Lo sciopero viene poi riconosciuto come un diritto — in Italia nel 1889.

Le rivendicazioni degli operai chiedono una legislazione sociale, una migliore condizione di lavoro e la diffusione dell’istruzione elementare. Questo accade soprattutto in Gran Bretagna e in Germania, dove il movimento operaio è più forte rispetto ad altri paesi, in quanto si è diffusa prima l’industrializzazione.

Il socialismo e la Prima Internazionale

Tra le classi operaie nasce il movimento socialista, ancora diviso tra diversi programmi e movimenti. Per giungere ad un unico movimento, viene organizzato un congresso a Londra, che porta alla fondazione della Prima Internazionale. Tra i partecipanti c’è anche Karl Marx, che crea un programma “classista”. Questo programma afferma l’autonomia della classe operaia e la sua contrapposizione alla borghesia.

Da questo programma si staccano Mazzini e i mazziniani, che propongono un programma “interclassista”, dove si chiede la solidarietà tra le classi.

Karl Marx pubblica uno studio sul capitalismo, intitolato Il Capitale. In quest’opera Marx analizza l’evoluzione del sistema produttivo: in esso vi è la contrapposizione tra i capitalisti, che possiedono il capitale, e il proletariato, che sarebbe la classe operaia che è soggetta allo sfruttamento.

Le teorie di Marx e Bakunin

Gli interessi delle due classi sono inconciliabili perché la prima ottiene profitti a spese della seconda, e questo accade per la teoria del plusvalore: l'operaio, infatti, vende al capitalista la sua forza-lavoro come fosse una merce, ma egli produce, con il proprio lavoro, un valore maggiore di quello che gli viene pagato nel salario, quindi il plusvalore è il lavoro che l'operaio offre gratuitamente al capitalista. Da qui deriva lo sfruttamento a cui la classe operaia è sottoposta.

Marx ritiene inoltre che il capitalismo avrebbe creato le condizioni della sua stessa crisi, che si sarebbe manifestata con delle crisi di sovrapproduzione che avrebbero portato a fallimenti e disoccupazione. Proprio per questo motivo i proletari avrebbero iniziato una lotta contro i capitalisti per conquistare il potere politico e per creare uno Stato capace di interessarsi alle loro esigenze.

Bakunin, uno dei padri fondatori dell’anarchismo insieme a Proudhon, rifiuta ogni tipo di organizzazione autoritaria.

Le divergenze tra lui e Marx riguardano tutti i punti del programma rivoluzionario. Per Marx, infatti, l’unico soggetto rivoluzionario è il proletariato, mentre per Bakunin sono i contadini. Inoltre, per lui la rivoluzione dev’essere contro lo Stato. Bakunin ritiene inaccettabile la teoria di Marx, secondo la quale il proletariato avrebbe avuto tutto il potere e si sarebbe andata a creare una dittatura del proletariato: sarebbe stata solo una versione aggiornata dello Stato borghese.

Le due correnti si dividono ulteriormente, e questo porta, nel 1876, allo scioglimento della Prima Internazionale.

La Seconda Internazionale e il socialismo riformista

Nascono poi i partiti socialisti; questi partiti fondano, a Parigi, la

La nuova associazione chiede la riduzione della giornata di lavoro a otto ore: infatti, otto ore di lavoro devono corrispondere a otto ore di riposo e a otto ore di tempo libero.

È la Seconda Internazionale a far nascere la giornata internazionale dei lavoratori, che si celebra ogni Primo maggio. Prima di essere riconosciuta come festa, il Primo maggio nasce come una giornata di lotta.

La Seconda Internazionale non riesce, però, a promuovere una politica unitaria, e si avvia una discussione sugli scopi di questo movimento. Karl Kautsky, vicino al pensiero di Marx, riafferma che lo scopo principale del socialismo è la conquista del potere politico da parte del proletariato, che avrebbe rovesciato il capitalismo e dato una società nuova, senza classi sociali. Tuttavia, a questo programma detto “massimo” si aggiungono altri problemi che il partito deve raggiungere per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Queste ultime battaglie sono riformiste e non rivoluzionarie, e per questo si parla di programma “minimo”.

Tra le correnti minimaliste spicca Eduard Bernstein, che sostiene un pensiero “revisionista”, in quanto sottopone a una revisione la teoria di Marx. Bernstein ritiene che, con lo sviluppo industriale e capitalistico, si sarebbe formato un ceto medio sempre più numeroso, e che la lotta tra le classi si sarebbe affievolita. Egli, quindi, ritiene che lo sviluppo del capitalismo avrebbe permesso di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Lo scopo dei socialisti, quindi, doveva essere quello di battersi per le riforme, ma non di cambiare radicalmente la società — anche in Gran Bretagna si diffonde un socialismo riformatore.

In Francia viene elaborato il sindacalismo rivoluzionario da Georges

Sorel, che prospetta la caduta del capitalismo grazie agli scioperi generali.

La Chiesa e la questione sociale

Anche la Chiesa, poi, è costretta a confrontarsi con la questione sociale. Il pontefice papa Pio IX emana l’enciclica Quanta Cura, in cui esprime la contrapposizione tra la cultura religiosa cattolica e la cultura moderna, nella quale sono compresi l’ateismo, il socialismo, il comunismo.

La Chiesa affronta il problema della questione sociale prendendo in considerazione l’interclassismo, cioè la solidarietà tra le classi sociali. Essa infatti riconosce sia il diritto al salario sia la necessità della proprietà privata. Il socialismo , al contrario, viene ritenuto incompatibile con il cristianesimo, in quanto sostiene la lotta tra le classi, l’abolizione della proprietà privata, e una visione atea della vita.

Però, secondo la dottrina cattolica, la proprietà privata deve andare pari passo con l’uso sociale delle ricchezze: l’uso individualistico dei beni è condannato dalla Chiesa; quindi la ricchezza dev’essere di tutta la società. Questo mette la Chiesa in contrasto anche con il liberismo, che sostiene l’arricchimento individuale.

Enciclica rerum novarum

L'enciclica Rerum Novarum

Il pontefice Leone XIII pubblica l’enciclica Rerum novarum (1891), dove riafferma la propria distanza sia dal socialismo sia dal liberismo, proponendo ancora il principio della collaborazione tra le varie classi sociali: i lavoratori non devono intraprendere azioni che potrebbero portare ad una rivoluzione, e i padroni devono riconoscere il giusto salario. L’enciclica, inoltre, incoraggia la nascita di associazioni operaie, e questo porta allo sviluppo del “cattolicesimo sociale”.

Contro lo sfruttamento vengono create le casse di risparmio e le casse rurali per le classi popolari; vengono inoltre promosse società di mutuo soccorso e cooperative — dette “bianche” per distinguerle da quelle “rosse” del movimento operaio.

La Chiesa, in questo modo, può controllare i fedeli.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i principali fattori che hanno determinato la Seconda Rivoluzione Industriale?
  2. La Seconda Rivoluzione Industriale è stata determinata da una grande crescita demografica, lo sviluppo dei trasporti ferroviari e a vapore, un migliore sfruttamento delle miniere, la nascita delle società per azioni e l'evoluzione delle banche.

  3. Quali innovazioni tecnologiche hanno caratterizzato la Seconda Rivoluzione Industriale?
  4. La Seconda Rivoluzione Industriale è stata caratterizzata da innovazioni come l'acciaio nel settore siderurgico, la pastorizzazione di Pasteur, la dinamite di Nobel, l'elettricità con le invenzioni di Edison e Tesla, e lo sviluppo dei motori a combustione interna.

  5. Come ha influito la "grande depressione" del 1873-1896 sull'economia e la società?
  6. La "grande depressione" ha causato una caduta dei prezzi, colpendo duramente il settore agricolo e portando a fallimenti e disoccupazione, che hanno innescato tensioni sociali e una grande emigrazione verso l'America.

  7. Qual è stato il ruolo del socialismo e del movimento operaio durante la Seconda Rivoluzione Industriale?
  8. Il socialismo e il movimento operaio hanno cercato di migliorare le condizioni sociali attraverso lotte e rivendicazioni, portando alla nascita di sindacati e leghe, e promuovendo ideologie come il marxismo e l'anarchismo.

  9. Come ha risposto la Chiesa cattolica alla questione sociale emersa durante la Seconda Rivoluzione Industriale?
  10. La Chiesa cattolica ha risposto con l'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, che promuoveva la collaborazione tra le classi sociali, il giusto salario e la creazione di associazioni operaie, sviluppando il "cattolicesimo sociale".

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