Concetti Chiave
- La Rivoluzione russa segnò la fine dell'autocrazia zarista e l'inizio di un sistema politico socialista guidato dai soviet e dai bolscevichi, influenzando radicalmente il 20° secolo.
- Il dissenso popolare, aggravato dalle difficoltà della Prima guerra mondiale, portò alla Rivoluzione di febbraio del 1917, costringendo lo zar Nicola II ad abdicare e concludendo la dinastia Romanov.
- La Rivoluzione d'Ottobre del 1917, guidata da Lenin e i bolscevichi, portò alla creazione di un governo rivoluzionario che nazionalizzò le industrie e collettivizzò le terre, instaurando un'economia pianificata.
- Dopo la morte di Lenin nel 1924, Stalin emerse come leader dell'URSS, avviando una trasformazione economica e sociale con piani quinquennali e collettivizzazione forzata, consolidando il potere totalitario.
- Sotto Stalin, l'URSS diventò una potenza mondiale attraverso un regime totalitario che eliminò l'opposizione e impose un controllo totale sulla società, culminando nel "Grande Terrore" del 1934.
Indice
- L'inizio della rivoluzione russa
- La nascita dei soviet e la guerra
- La rivoluzione di febbraio e l'abdicazione
- Il ritorno di Lenin e le tesi di aprile
- La rivoluzione d'ottobre e il nuovo governo
- La guerra civile e il comunismo di guerra
- La nuova politica economica e la nascita dell'URSS
- La lotta per la successione e l'ascesa di Stalin
- Le politiche di Stalin e il totalitarismo
L'inizio della rivoluzione russa
La Rivoluzione russa è stata un evento socio-politico che ha influenzato la storia mondiale di tutto il 20 secolo.
Agli inizi del Novecento la Russia era un impero arretrato e assolutista; aveva un governo autocratico, concentrato nelle mani dello zar ed era una monarchia caratterizzata da sistemi amministrativi e giudiziari antiquati, un'industria quasi assente ed una popolazione numerosa ma povera, costituita prevalentemente da contadini che rivendicavano il possesso delle terre e chiedevano una riforma agraria, e gli operai, i quali rivendicavano condizioni economiche più giuste.
Nel 1898 nacque il partito operaio social-democratico russo , di ispirazione marxista. Esso mirava a una rivoluzione borghese- liberale democratica come presupposto alla rivoluzione proletaria; in seguito, il partito si divise in due correnti: i bolscevichi (maggioritari), guidati da LENIN, volevano risolvere le questioni sociali con la rivoluzione; i menscevichi (minoritari), guidati da Martov, credevano nella riorganizzazione del Paese attraverso una graduale serie di riforme.
La nascita dei soviet e la guerra
Nel 1905, dopo la guerra russo-giapponese, a Pietroburgo nacque una prima rivoluzione, dove si formarono i primi soviet, ovvero i “consigli dei rappresentanti degli operai e dei soldati”, che guideranno la rivoluzione, in cui i cittadini reclamavano un miglioramento delle condizioni lavorative, ma tutto venne represso nel sangue. (Lo zar si vide costretto però a concedere l’elezione di un parlamento (Duma) col compito di controllare e limitare i suoi poteri, ma che in realtà non riuscirà ad agire)
La rivoluzione di febbraio e l'abdicazione
La partecipazione del paese alla Prima guerra mondiale (decisa dallo zar Nicola 2) , non fece altro che peggiorare la situazione, in quanto oltre agli intensi sforzi bellici che stava sostenendo da ben tre anni ,il paese aveva subito anche una grave serie di sconfitte( che avevano determinato la perdita della Polonia russa). Vi furono enormi perdite umane ed una grave crisi agricola, poiché, come detto precedentemente, essendo la maggior parte della popolazione russa costituita da contadini, la lontananza di quest’ultimi dalle campagne per andare a combattere al fronte , aveva ridotto in modo sensibile la produzione agricola generando dunque fame,miseria, e mancanza dei beni di prima necessità. Il regime zarista aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia al punto da non accorgersi che anche i più conservatori (tradizionalmente alleati del regime) stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena di Nicola II e dello stesso zarismo avrebbe loro permesso di mantenere il controllo dello Stato. FU COSÌ CHE IL malcontento popolare diede via ,il 23 febbraio 1917, ad uno sciopero generale a Pietroburgo,la capitale. (Protagonisti di tale agitazione popolare furono i Soviet) . Lo zar Nicola II ordinò immediatamente di reprimere queste manifestazioni, ma accadde che quasi tutte le forze militari si unirono agli scioperanti , distribuendo armi e liberando prigionieri. La rivolta ( conosciuta come rivoluzione di febbraio)in poco tempo si estese a tutto l’impero. Dinnanzi a ciò lo zar Nicola II si rese conto di non essere più in grado di governare il Paese ,dunque abdicò e, successivamente, venne arrestato insieme a tutta la sua famiglia, ponendo fine dopo secoli alla dinastia Romanov e allo zarismo.
Il ritorno di Lenin e le tesi di aprile
Con la caduta dello zar,si affermarono due centri di potere, contrastanti tra loro: il governo provvisorio e il soviet di Pietrogrado. Il governo provvisorio (istituito dal Duma,parlamento russo), era guidato dal principe L’Vov e costituito dai liberali moderati e dai social rivoluzionari di Kerenskj; esso mirava alla creazione di una monarchia costituzionale ed era propenso a proseguire la guerra a fianco dell’Intesa, ed a promuovere una progressiva “occidentalizzazione” politico-economica del Paese. Il soviet ,invece, che si era ricostituito spontaneamente , era formato da una maggioranza di socialisti delle diverse correnti, ma includeva i social rivoluzionari, i menscevichi(che volevano miglioramenti per il popolo attraverso riforme democratiche) ed i bolscevichi ( che chiedevano una rivoluzione totale). Inizialmente i menscevichi erano lo schieramento di maggior peso, poiché le loro posizioni moderate erano ben accolte anche dalla classe dirigente russa. Le cose però cambiarono con il ritorno in patria di Lenin, dopo l’esilio in Svizzera. Lenin era un carismatico intellettuale che aveva fatto proprie le idee di Karl Mar, ed era in contrasto con tutti i gruppi rivoluzionari presenti, che miravano a sviluppare il capitalismo, mentre lui teorizzava la dittatura del proletariato e professava l’avvento di un nuovo ordine comunista, in cui tutto il potere sarebbe andato al popolo ed a i lavoratori,e non più ai pochi ricchi e nobili. Emanò dunque le “Tesi di aprile”. In esse sosteneva che la guerra scoppiata nel 1914 derivasse proprio da una crisi del sistema capitalistico ed esponeva in esse il suo programma rivoluzionario , cui prevedeva l’abbattimento del governo provvisorio, ancora in mano ai borghesi, e l’attribuzione del potere ai soviet; la nazionalizzazione delle banche e della produzione industriale, la collettivizzazione delle terre, e l’accettazione della pace con gli Imperi Centrali a qualunque condizione. (dunque l’uscita dalla guerra)
La rivoluzione d'ottobre e il nuovo governo
Propose quindi di uscire subito dalla guerra e di trasformare la guerra esterna in una rivoluzione interna, con lo scopo di istituire una società socialista. Riuscì nel suo intento quando nella notte tra il 24 ottobre 1917 , I Bolscevichi occuparono Pietrogrado dando vita alla Rivoluzione d'Ottobre. Kerenskj fu costretto alla fuga, e l’assalto al Palazzo d’Inverno incontrò solo una debole resistenza dell’esercito. Il giorno successivo il tumulto divampò a Mosca e in tutte le grandi città russe. Lenin costituì un nuovo governo rivoluzionario Bolscevico ed iniziarono i primi provvedimenti rivoluzionari come la nazionalizzazione delle banche, delle fabbriche e delle proprietà agricole( dando vita ad una nuova fase storica caratterizzata dall’abolizione della proprietà privata , da un’economia pianificata e da una politica autoritaria guidata dal partito comunista) Il controllo delle fabbriche passò agli operai, fu riconosciuta l’uguaglianza di tutti i popoli che componevano la Russia, la stampa contraria al nuovo regime fu soppressa e si costituì una potente polizia politica ( la Ceka) incaricata di individuare ed arrestare gli oppositori del nuovo regime. Lenin proclamò come unici centri di potere del nuovo ordine socialista i soviet ed il partito bolscevico, che assunse il nome di partito comunista. La Russia uscì dalla prima guerra mondiale con il Trattato di Brest-Litovsk, con il quale però perdeva Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania e una parte della Bielorussia.
La guerra civile e il comunismo di guerra
Un nuovo conflitto con effetti altrettanto devastanti però scoppiò nel Paese: la guerra civile, ove si fronteggiarono l’Armata Bianca, ovvero le truppe fedeli al vecchio governo provvisorio o al regime zarista, sostenuta militarmente e finanziariamente dagli Stati dell’Intesa (che temevano l’avanzata rivoluzionaria e avevano visto l’uscita della Russia dalla guerra come un tradimento) e l’Armata Rossa, l’esercito rivoluzionario, composto da ufficiali bolscevichi. La guerra determinò un periodo di terrore, durante il quale moltissime furono le condanne a morte (lo stesso zar Nicola II venne giustiziato insieme a tutta la famiglia).La guerra civile durò circa due anni e terminò con la vittoria dell’Armata Rossa.
A causa della difficile situazione economica provocata dalla guerra civile, il governo attuò drastiche misure di ordine militare, economico e politico (dette “COMUNISMO DI GUERRA”), che portò ad un massiccio accentramento dell’economia nelle mani dello Stato. ( quali nazionalizzazione delle terre, reintroduzione deIla pena di morte,requisizione del grano eccedente ,statalizzazione del commercio interno)
La nuova politica economica e la nascita dell'URSS
Nel 1921, finita la guerra civile, venne introdotta una “Nuova Politica Economica” (Nep), che mirò a migliorare la situazione del Paese ponendo fine all’economia di guerra, con la cessazione delle requisizioni obbligatorie del grano, fu concesso ai cittadini di vendere l’eccedenza, fu promosso lo sviluppo della piccola industria e si formò un nuovo stato sociale di commercianti e piccoli industriali detti nepmen.
Nel dicembre 1922 nacque l’unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS), ossia una federazione inizialmente di quattro Stati, poi ampliatasi.
La lotta per la successione e l'ascesa di Stalin
Alla morte di Lenin(1924) in Urss si apre la lotta per la successione che contrappone Trockj( capo dell’armata rossa) fautore di una rivoluzione permanente , e Stalin, sostenitore del socialismo in un solo Paese. Trockj sosteneva che il compito dell’Urss fosse quello di fomentare,finanziare ed armare la rivoluzione permanente, in Europa e nel resto del mondo, diffondendo dunque la rivoluzione sovietica al di fuori dei confini nazionali , e giungere ad una distruzione del capitalismo e all’affermazione globale del comunismo. Stalin, al contrario, sosteneva che il governo avrebbe dovuto concentrarsi sul consolidamento del comunismo russo e valutare solo in un secondo momento la possibilità di esportare la rivoluzione nell’Occidente capitalistico. In poche parole ,per Stalin il comunismo avrebbe dovuto trovare in Russia la sua culla e fondare una civiltà in opposizione a quella capitalista europea.
Tra i due, riuscì ad avere la meglio Stalin, e Trockj fu costretto a fuggire all’estero in esilio.
Le politiche di Stalin e il totalitarismo
Nei primi anni di potere Stalin mantenne la NEP, poi, in seguito alla grave crisi del 1927/28, dove i contadini si rifiutarono di consegnare il grano, assume un atteggiamento più duro:
• chiuse la NEP (accusata di aver penalizzato la grande industria)
• impose i piani quinquennali per l’industria pesante per trasformare l’economia sovietica da agricola a industriale;
• Avviò ad una collettivizzazione forzata per trasformare l’agricoltura, espropriando terre per creare aziende agricole statali ed i KulaKi( piccoli proprietari ricchi) che cercarono di difendere le proprie proprietà, vennero trasferiti nei gulag( campi d lavoro forzati
• . Il regime organizzò un’abile operazione di propaganda per motivare e mobilitare gli operai,istaurando l’ideologia dello Stachanovismo, ossia su l’uomo che lavora il più possibile per il bene della società.
In pochi anni l’URSS si trasformò in una potenza mondiale.
Con Stalin lo Stato assunse i tratti tipici del TOTALITARISMO: presenza di un solo partito, culto del capo, controllo dello Stato sulla società e sulla vita dei cittadini (dall’economia, alla polizia, al commercio, fino al pensiero del singolo che deve avere le stesse idee dello Stato). Venne eliminata ogni opposizione e cancellata ogni libertà, gli oppositori al regime venivano portati nei Gulag e le vittime furono milioni(1934 grande terrore).
Domande da interrogazione
- Quali erano le condizioni socio-politiche della Russia all'inizio del Novecento?
- Quali furono le cause principali della Rivoluzione di Febbraio del 1917?
- Quali furono le differenze tra i bolscevichi e i menscevichi?
- Come si concluse la guerra civile in Russia e quali furono le sue conseguenze immediate?
- Quali furono le politiche principali di Stalin dopo la morte di Lenin?
All'inizio del Novecento, la Russia era un impero arretrato e assolutista con un governo autocratico concentrato nelle mani dello zar, caratterizzato da sistemi amministrativi e giudiziari antiquati, un'industria quasi assente e una popolazione prevalentemente contadina e povera.
La Rivoluzione di Febbraio del 1917 fu causata dal malcontento popolare dovuto alla partecipazione della Russia alla Prima guerra mondiale, che peggiorò la situazione economica e sociale, e dalla perdita di contatto del regime zarista con la realtà del paese.
I bolscevichi, guidati da Lenin, volevano risolvere le questioni sociali con una rivoluzione totale, mentre i menscevichi, guidati da Martov, credevano nella riorganizzazione del Paese attraverso una graduale serie di riforme democratiche.
La guerra civile in Russia si concluse con la vittoria dell'Armata Rossa. Le conseguenze immediate furono l'adozione di misure drastiche di "comunismo di guerra" e la successiva introduzione della Nuova Politica Economica (NEP) per migliorare la situazione economica del Paese.
Dopo la morte di Lenin, Stalin chiuse la NEP, impose piani quinquennali per l'industria pesante, avviò la collettivizzazione forzata dell'agricoltura e instaurò un regime totalitario caratterizzato da un solo partito, culto del capo e controllo totale sulla società.