Concetti Chiave
- La Rivoluzione di Febbraio del 1917 in Russia iniziò con le proteste delle operaie tessili e portò a uno sciopero generale e all'ammutinamento dei soldati contro lo Zar.
- Lo Zar Nicola II abdicò a causa della perdita di controllo sull'esercito e della nascita di un governo provvisorio formato da liberali moderati della Duma.
- Dopo la rivoluzione, si creò un dualismo di poteri tra il governo provvisorio e i soviet, con il partito socialdemocratico russo diviso in menscevichi moderati e bolscevichi rivoluzionari.
- Lenin introdusse una nuova interpretazione della teoria di Marx, sostenendo che la Prima Guerra Mondiale rappresentava la crisi del capitalismo, aprendo la strada alla rivoluzione socialista.
- Il governo provvisorio evitò di attuare le riforme richieste, mentre i bolscevichi guadagnarono popolarità sventando un tentativo di colpo di stato, rafforzando il loro controllo politico.
Indice
- Il calendario russo e la rivoluzione di febbraio
- Sciopero generale e ammutinamento dei soldati
- Nascita del governo provvisorio e dualismo dei poteri
- Menscevichi e bolscevichi: due correnti a confronto
- Lenin e la crisi del capitalismo
- La situazione di stasi e le richieste della popolazione
- Dualismo di poteri e crisi di governo
Il calendario russo e la rivoluzione di febbraio
In realtà, il calendario russo era spostato di 13 giorni indietro rispetto a quello occidentale.
Secondo il calendario occidentale, la rivoluzione di febbraio scoppia l’8 marzo, che nel calendario russo corrisponde al 23 febbraio del 1917.
L’8 marzo (festa della donna), le operaie delle fabbriche tessili furono le prime a scendere in campo per protestare a causa della povertà e della fame, della miseria, dopodiché scesero in piazza anche gli operai delle fabbriche Putilov (a San Pietroburgo).
Sciopero generale e ammutinamento dei soldati
Nel giro di pochissimi giorni (9-10 marzo), si ha già uno sciopero generale, cioè lo sciopero generale di tutti gli operai in Russia, sciopero che determina anche la rinascita di quelli che erano i vecchi soviet nati nel 1905.
Il 12 marzo (27 febbraio secondo il calendario russo), si ha l’ammutinamento dei soldati, perché naturalmente alla notizia dell’insurrezione a San Pietroburgo e in tutte le altre città principali della Russia, Nicola II Romanov (che in quel momento era sul fronte a combattere) immediatamente mandò l’esercito per reprimere tale rivolta.
I soldati che arrivavano nelle grandi città si rifiutarono però di sparare sulla folla, anzi iniziarono addirittura a fraternizzare e a scendere anche loro in campo contro lo Zar.Nascita del governo provvisorio e dualismo dei poteri
A quel punto, lo Zar decise di muoversi dal fronte dove stava combattendo, per recarsi personalmente a San Pietroburgo, ma i ferrovieri si rifiutarono di trasportare le truppe dei soldati.
Quindi era chiaro che il potere dello Zar non aveva più presa sulla popolazione, ma soprattutto sui soldati, quindi si assiste alla nascita di un governo provvisorio (1 marzo secondo il calendario russo), formato soprattutto dagli esponenti della Duma, ossia dai liberali moderati guidati dal principe L’vov. Il 2 marzo (calendario russo), si ha così l’abdicazione dello Zar.
Menscevichi e bolscevichi: due correnti a confronto
Subito dopo la rivoluzione di febbraio, si venne a creare in Russia un dualismo dei poteri, perché in quel momento l’unico organo ufficiale che poteva sostituire lo Zar era la Duma, ma contemporaneamente rinacquero anche i soviet (consigli di delegati che vanno a creare una sorta di espressione di democrazia diretta).
All’interno dei soviet, ad essere forti non erano però i cadetti, ma il partito socialdemocratico russo e i socialrivoluzionari.
I socialrivoluzionari però, a discapito del nome, non erano per nulla rivoluzionari, ma moderati. Al contrario, il partito socialdemocratico era diviso in due correnti, che venivano chiamate corrente dei menscevichi (che rappresentava la minoranza) e corrente dei bolscevichi (che rappresentava la maggioranza).
La differenza fra le due correnti riguardava soprattutto l’idea di partito che esse avevano e il risultato che volevano ottenere, ma anche e soprattutto il rapporto con la teoria di Marx.
Perché?
Innanzitutto i Menscevichi erano moderati, mentre i Bolscevichi erano rivoluzionari. Questo in realtà dipendeva dal rapporto con la teoria di Marx.
I Menscevichi erano infatti marxisti ortodossi, cioè interpretavano alla lettera la teoria di Marx.
Marx esprimeva una teoria dialettica della storia, ma la visione dialettica naturalmente è una visione processuale. Nel percorso individuato da Marx, la rivoluzione socialista è il prodotto della crisi del capitalismo, in Russia non vi era però il capitalismo in quanto arretrata, per cui chiaramente i Menscevichi ritenevano che prima bisognasse realizzare la società capitalistica e poi dalla crisi di quest’ultima sarebbe nata la società socialista.
Essi volevano sostanzialmente portare la Russia a diventare una potenza sul modello delle potenze occidentali, quindi industrializzare il paese attraverso delle riforme, e avevano un’idea di partito simile ai grandi partiti occidentali, quindi un partito di massa, un partito ramificato all’interno della società sul modello delle socialdemocrazie occidentali (il partito più grande dal punto di vista della socialdemocrazia era quello tedesco, che fungeva da modello per tutti i partiti europei, anche per il partito socialista italiano).
Al contrario, i Bolscevichi ritenevano che si potesse saltare la fase del capitalismo avanzato e giungere subito alla rivoluzione; la loro idea di partito era dunque diversa, perché secondo loro il partito doveva essere guidato da rivoluzionari di professione, quindi un partito di politici professionisti.
Si trattava dunque di due idee differenti, soprattutto in relazione agli obiettivi: da una parte l’obiettivo è quello di realizzare il modello occidentale, e quindi di portare la Russia a diventare un paese capitalistico, dall’altra l’obiettivo è quello di realizzare comunque una rivoluzione con tempi più o meno lunghi.
Lenin e la crisi del capitalismo
Inizialmente, anche i Bolscevichi non aspiravano a una rivoluzione socialista immediata, quindi le posizioni di Menscevichi e Bolscevichi erano inizialmente vicine fino all’arrivo di Lenin.
La situazione di stasi e le richieste della popolazione
Lenin, infatti, rivoluziona l’idea iniziale di Marx, dicendo che non bisogna guardare alla sola Russia, perché se si guarda alla sola Russia, essa è arretrata e non è capitalista.
Secondo Lenin bisogna infatti guardare all’Europa e al mondo, e se allarghiamo lo sguardo allora la guerra mondiale rappresenta proprio l’apice e la crisi del capitalismo avanzato, perché la guerra mondiale è il frutto dell’imperialismo di fine 800, imperialismo con cui i mercati capitalistici hanno cercato di estendere il proprio potere all’intero globo conquistando appunto tutti i paesi del mondo.
Una volta esaurite però queste conquiste, i paesi capitalistici si sono rivolti gli uni verso gli altri e quindi è scoppiata la prima guerra mondiale, che rappresenta appunto la crisi del sistema capitalistico.
(Lenin dice che il momento è giusto e non si può tornare indietro perché ormai ci sono i soviet, quindi ormai c’è già una forma di democrazia diretta e perché ormai il capitalismo avanzato ha segnato la propria fine con la guerra mondiale).
Questo lo esprime in diverse opere, tra cui l’opera all’imperialismo come fase suprema del capitalismo (l’imperialismo e la guerra mondiale rappresentano l’inizio della crisi del sistema capitalistico).
Lenin arriva in Russia soltanto in primavera, ad aprile ed esprime queste sue idee nelle tesi di aprile. Nel frattempo il governo era in una situazione di stasi perché la popolazione rispondeva ai soviet, ma questi, prima dell’arrivo di Lenin, non avevano avuto il coraggio di prendere direttamente nelle proprie mani il potere, inoltre il governo non aveva il coraggio di fare quelle riforme che la popolazione richiedeva (uscita della Russia dalla guerra e la riforma agraria):
•La guerra, infatti, in un paese povero come la Russia, aveva ridotto la popolazione alla fame, alla miseria e alla povertà più assoluta (quando le donne dell’8 marzo e gli operai di San Pietroburgo scesero in piazza, la prima cosa che chiesero era proprio l’uscita della Russia dalla guerra, in quanto la guerra non era più sostenibile);
•La popolazione richiedeva anche la riforma agraria, era impossibile infatti continuare a vivere in un paese di tipo medievale, dove la maggior parte della terra era nelle mani di pochissime persone e la maggior parte dei contadini era in una situazione di servitù della gleba.
Dualismo di poteri e crisi di governo
Da una parte, il governo provvisorio (Duma) non aveva il coraggio di attuare queste due richieste, non aveva infatti il coraggio di opporsi alle potenze occidentali, principalmente all’Inghilterra e alla Francia, uscendo dalla guerra e quindi abbandonando gli alleati e non aveva neanche il coraggio di opporsi ai grandi latifondisti che da sempre detenevano il potere in Russia.
Dall’altra parte, i soviet avevano il controllo della popolazione, perché questa rispondeva ai soviet, ma questi ultimi non volevano assumere direttamente l’iniziativa.
Per questo motivo si viene a creare una situazione di dualismo di poteri tra i soviet e il governo provvisorio che porta a una crisi di governo e a un cambio al capo del governo passando da L’vov a Kerenskij, che era un socialrivoluzionario.
I socialrivoluzionari erano sì forti all’interno dei soviet, ma erano moderati quindi anche Kerenskij rifiuta sia di uscire dalla guerra che di realizzare la riforma agraria.
Proprio in questo momento scoppia una rivolta contadina e la situazione di crisi crea le basi per un tentativo di colpo di stato, guidato da un militare (Kornilov) che in quel momento affiancava Kerenskij al potere e che suggeriva una svolta di tipo autoritario. Questo tentativo di colpo di stato viene però sventato grazie all’appoggio e al sostegno dei Bolscevichi che aumentano la loro popolarità perché erano riusciti a sventare tale colpo di stato.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la causa principale della rivoluzione di febbraio in Russia?
- Qual è stata la reazione dei soldati all'insurrezione durante la rivoluzione di febbraio?
- Quali erano le differenze principali tra Menscevichi e Bolscevichi?
- Come ha influenzato Lenin la posizione dei Bolscevichi?
- Quali erano le richieste principali della popolazione russa dopo la rivoluzione di febbraio?
La rivoluzione di febbraio è stata innescata dalla povertà, dalla fame e dalla miseria, con le operaie delle fabbriche tessili che hanno iniziato le proteste, seguite dagli operai delle fabbriche Putilov.
I soldati si sono ammutinati, rifiutandosi di sparare sulla folla e fraternizzando con i manifestanti, contribuendo così alla caduta del potere dello Zar.
I Menscevichi erano moderati e marxisti ortodossi, favorevoli a un partito di massa e all'industrializzazione della Russia, mentre i Bolscevichi erano rivoluzionari, favorevoli a un partito di rivoluzionari di professione e a saltare la fase capitalistica.
Lenin ha rivoluzionato l'idea iniziale di Marx, sostenendo che la crisi del capitalismo avanzato era già in atto a livello globale, e ha spinto per una rivoluzione immediata, esprimendo queste idee nelle sue tesi di aprile.
La popolazione chiedeva l'uscita della Russia dalla guerra e una riforma agraria per porre fine alla servitù della gleba e redistribuire la terra.