Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La Repubblica di Salò, fondata da Mussolini nel 1943 nel nord Italia, era un regime fantoccio sotto il controllo del Terzo Reich, impotente contro l'avanzata alleata e la resistenza partigiana.
  • Mussolini, sotto pressione di Hitler, creò la Repubblica Sociale Italiana (RSI), ma era priva di potere reale e sorvegliata strettamente dai tedeschi; il Partito Fascista Repubblicano fu riorganizzato sotto Alessandro Pavolini.
  • Il regime di Salò fu caratterizzato da violenza e repressione brutale contro antifascisti ed ebrei, con iniziative di terrorismo e arresti, mentre le promesse sociali rimasero inattuate.
  • Nel 1945, Mussolini tentò di fuggire verso un "ristretto alpino" per resistere, ma fu catturato dai partigiani e giustiziato il 28 aprile, segnando la fine del fascismo in Italia.
  • Il corpo di Mussolini, insieme ad altri gerarchi fascisti, fu esposto a Milano in Piazzale Loreto, come simbolo di giustizia per le atrocità commesse durante il regime.

Indice

  1. La nascita della Repubblica di Salò
  2. L'incontro tra Hitler e Mussolini
  3. La creazione della Repubblica Sociale Italiana
  4. Il Partito Fascista Repubblicano e la RSI
  5. La repressione e le Brigate Nere
  6. La violenza della guerra civile
  7. Il declino della RSI e Mussolini
  8. La fuga di Mussolini e la fine della RSI
  9. L'arresto e l'esecuzione di Mussolini
  10. La morte di Mussolini e l'esposizione dei corpi

La nascita della Repubblica di Salò

Liberato dai tedeschi nel settembre 1943, Benito Mussolini fondò uno Stato nel nord della penisola: la Repubblica di Salò.

Il suo capoluogo era un piccolo villaggio sulla sponda occidentale del lago di Garda, in provincia di Brescia. Marionetta del Terzo Reich, il Duce rimase impotente di fronte all'avanzata degli alleati e alla resistenza dei partigiani.

L'incontro tra Hitler e Mussolini

Il 14 settembre 1943, quando Hitler e Mussolini si incontrarono nel quartier generale di Hitler a Rastenburg, nella Prussia orientale, il Duce non rappresentava nient'altro che sé stesso. Ma anche il Führer era in cattive condizioni. La Wehrmacht aveva accumulato battute d'arresto sul fronte orientale. In Italia, gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e nel sud.

Se Hitler fece rapire Mussolini, imprigionato dal governo Badoglio, fu con il preciso scopo di fungere da cuscinetto tra gli anglo-americani e la Germania. Hitler lo convocò a creare una nuova repubblica fascista. Altrimenti, avvertì minaccioso, l’Italia avrebbe invidiato il destino della Polonia. La minaccia era tanto più credibile in quanto, pochi giorni prima, il Reich aveva decretato il Veneto e l'Alto Adige "zone di operazioni" poste sotto la sua diretta autorità.

La creazione della Repubblica Sociale Italiana

A Rastenburg, di fronte a un Hitler deciso a combattere fino alla fine, Mussolini non aveva più nulla dell'ambizioso “pronto a tutto” che, vent'anni prima, aveva imposto il suo potere al re Vittorio Emanuele III. Nel bunker, i pochi fedeli presenti e gli estremisti non incoraggiano più il Duce a resistere. Poi, per "salvare l'Italia da disastri più grandi", Mussolini si rassegnò ad assumere la guida del fascismo e a fondare la Repubblica Sociale Italiana (RSI).

Il Partito Fascista Repubblicano e la RSI

Anche il partito rinacque, ribattezzato Partito Fascista Repubblicano e affidato ad Alessandro Pavolini. Una chiara ammissione della vera natura della RSI, è stata il fatto che sia stata la radio tedesca ad annunciare la nascita della RSI il 17 settembre.

Una settimana dopo, a bordo di un aereo tedesco, Mussolini tornò in Italia per gettare le basi del nuovo regime che promise "nazionale e sociale [...] fascista nel senso delle nostre origini". Ma nell'autunno del 1943, pochi italiani erano interessati all'evento. Si occupavano principalmente di sopravvivere alla carestia e ai bombardamenti, in un paese in cui tedeschi e alleati si stavano scontrando. Questi ultimi erano preoccupati, perché la legittimità del governo di Badoglio avrebbe potuto essere indebolita dal ritorno del Duce.

Dal 10 ottobre 1943, a Maderno, Desenzano o Salò, piccoli centri adiacenti al lago, le ville requisite furono destinate ai ministeri. Alla loro testa, erano stati collocati, per la maggior parte, fascisti estremisti. Il generale Rodolfo Graziani, responsabile dei massacri di Addis Abeba, in Etiopia, nel 1937, divenne responsabile della guerra. "L'RSI è esattamente quello che viene chiamato uno stato residuo in mani straniere”, come hanno scritti alcuni storici. Non aveva alcun potere effettivo e Mussolini fu messo sotto stretta sorveglianza. A Gargnano, la superba villa Feltrinelli dove viveva, era sorvegliata da una trentina di uomini delle SS.

Il 14 novembre, il Duce non si preoccupò nemmeno di prendere la direzione del congresso di Verona. L'evento era comunque fondamentale. Il Partito Fascista Repubblicano vi tenne il suo primo congresso, durante il quale Alessandro Pavolini presentò il suo "Manifesto". ¬Si riferiva al fascismo originale del 1920, una miscela di nazionalismo, populismo e socialismo e venivano identificati I colpevoli del naufragio italiano nella borghesia e nel liberalismo. L'entusiasmo regnò all'interno dell'assemblea dei delegati dei sindacati fascisti e delle federazioni di partito. E un applauso scrosciante salutò l'annuncio della creazione di un tribunale speciale per processare i "traditori del 25 luglio" che votato per l'impeachment del Duce, portando alla sua caduta. La sera stessa, il capo del partito fascista di Ferrara fu assassinato dai partigiani. Subito, Alessandro Pavolini promise vendetta.

La repressione e le Brigate Nere

Scelti a caso, undici ferraresi antifascisti furono fucilati il giorno successivo: rappresaglie sotto forma di un sanguinoso battesimo di un regime senza alcun progetto o programma se non quello della più brutale repressione dei suoi nemici, ben oltre i desideri tedeschi. Le uniche iniziative della RSI saranno gli atti di terrorismo. Le promesse sociali, come le nazionalizzazioni, furono dimenticate. Alla fine del 1943, la Guardia Nazionale Repubblicana aveva 140.000 uomini. A poco a poco, furono formate diverse milizie, sul modello degli squadristi degli anni 1920. Tra le più forti, c’erano le Brigate Nere di Alessandro Pavolini. Insieme alla polizia; esse parteciparono alla caccia sistematica agli ebrei, ormai considerati "appartenenti alla nazionalità nemica" e quindi consegnati ai tedeschi per essere deportati. Le operazioni furono avviate il 30 novembre 1943. Anche il destino dei "traditori del 25 luglio" fu rapidamente risolto.

A Verona, l'11 gennaio 1944, cinque dei sei gerarchi fascisti accusati furono fucilati alla schiena dopo un processo farsa. Tra loro c'era Gian Galeazzo Ciano, genero di Mussolini. Sua figlia Edda, invano, supplicò il padre, ma il Duce non si oppose alla condanna a morte voluta da Alessandro Pavolini e dalla Germania. Molto spesso, Mussolini rimaneva chiuso nel suo ufficio, dedicandosi alla lettura di classici della letteratura e alla scrittura di articoli, al riparo anche dalle ire di Rachele, sua moglie, che aveva scoperto le visite della sua amante Claretta.

Insolitamente, Mussolini intervenne presso Hitler per protestare contro le più violente invasioni della Germania, senza però ottenere nulla. Sul terreno, la RSI si rese tuttavia l'ausiliaria zelante dei tedeschi nella caccia agli ebrei e ai partigiani che combattevano contro l'occupante nazista e il suo alleato fascista. Nel settembre 1943, la burocrazia della RSI contava solo 5.000 di questi "banditi". Ma la cifra crebbe esponenzialmente, raggiungendo 110.000 un anno dopo. La mobilitazione decretata da Mussolini e l'incorporazione forzata nelle milizie fasciste, spinsero molti giovani italiani ad ingrossare le truppe partigiane.

La violenza della guerra civile

Nel corso del 1944, armati dagli Alleati, i partigiani accompagnarono l'avanzata militare verso nord, organizzando sabotaggi e attentati che scatenarono altrettante rappresaglie. Si venne a creare la violenza tra italiani, pro e antifascisti, aggiungendo guerra civile a guerra. A Roma, il 23 marzo 1944, 335 civili furono fucilati nelle fosse delle Ardeatine, come rappresaglia per un attacco partigiano che aveva 32 tedeschi. Guidata dai nazisti, l'operazione fu sostenuta dalla polizia fascista. A nord del lago di Como, a giugno, per venti giorni, 5.000 soldati dell'esercito fascista e delle SS, dettero la caccia a 500 partigiani, rifugiandosi tra le montagne saccheggiando e bruciando i borghi. Quasi tutti i combattenti della resistenza furono catturati e fucilati.

Il declino della RSI e Mussolini

Nell'estate del 1944, tutto sembrava perduto per il Reich e per la già moribonda ISR. A est e a sud, la morsa militare si stava stringendo, disegnando un esito fatale. Mussolini, preso da una rinnovata energia, intervallata da attacchi di depressione, cominciò a moltiplicare le iniziative per prepararsi alla sconfitta, oscillando tra feroce difesa e negoziazione con il nemico, perché il 15 luglio, durante il suo ultimo incontro con Hitler, il Duce ottenne solo assicurazioni evasive sull’arma letale che avrebbe cambiato la situazione.

In autunno gli Alleati attaccarono la "Linea Gotica" basata sull'Appennino, ultimo baluardo della pianura padana. Mussolini affidò quindi ad Alessandro Pavolini un nuovo progetto: il "ristretto alpino". Si trattava di individuare un piccolo territorio inespugnabile, per organizzare la resistenza finale. Ma allo stesso tempo, il Duce stava cercando di aprire la strada al negoziato.

Mussolini sembrava lavorare per mantenere le sue promesse sociali quando, un mese dopo, creò finalmente un Ministero del Lavoro. I suoi decreti rimarranno lettera morta. Un sincero ritorno alle origini sociali del fascismo? Goffo tentativo di ingannare la popolazione? L’obiettivo era di trovare un terreno comune con i partigiani, dove si trovavano molti comunisti? Mussolini muoveva diverse pedine. Nel marzo 1945 inviò Alessandro Pavolini in Valtellina, a nord del Lago di Como, per verificare che il luogo potesse fungere da "ristretto".

Nella città di Milano, già parzialmente in mano agli antifascisti, Pavolini radunò le sue truppe, prima di raggiungere Valtellina, ma nello stesso momento, il Duce cercò di trovare un accordo con i partigiani tramite il cardinale Schuster; nel pomeriggio del 25 aprile, presso l'arcidiocesi della città, incontrò una delegazione del CNLAI (= ramo per l'Italia settentrionale del Comitato di liberazione nazionale (CNL) che federava i partigiani), ma era troppo tardi., perché gli Alleati avevano già liberato Bologna e a Torino e a Genova scoppiarono le insurrezioni fomentate dai partigiani.

La fuga di Mussolini e la fine della RSI

Si pensava che ci sarebbe stata la resa incondizionata e, in questo caso, si confidava nella protezione delle famiglie dei gerarchi fascisti. Dopo il "25 luglio", Mussolini ricordò che la libertà gli era stata promessa, ma solo poche ore dopo l'incontro in arcivescovado, fuggì, dirigendosi verso il "ristretto alpino" a cui non sarebbe mai arrivato. Gli restavano solo due giorni di vita. La RSI, d'altra parte, aveva già completato la sua esistenza: aveva certamente risparmiato all'Italia un destino polacco, ma a quale prezzo! Quella della deportazione di circa 8.000 ebrei, quasi nessuno dei quali fece ritorno, e di una guerra civile che coinvolse 4 milioni di italiani.

L'arresto e l'esecuzione di Mussolini

Fu una fuga senza speranza di ritorno. I partigiani avevano già iniziato l'insurrezione generale quando, il 25 aprile 1945, alle 20, Mussolini lasciò frettolosamente Milano, in direzione della Valtellina, a nord del Lago di Como, a cento chilometri dalla città. I fascisti avevano pianificato di tenervi il loro ultimo assedio. Quella sera il Duce, accompagnato da una quindicina di fedeli, fu scortato da diverse auto delle SS; chiudeva il corteo a bordo di un'Alfa con, a suo fianco, Claretta Petacci, l’amante. Mussolini volle che fosse presa la strada lungo la riva sinistra del lago probabilmente per riparare in Svizzera, ma le SS avevano il compito di impedirglielo.

La morte di Mussolini e l'esposizione dei corpi

Il 26 aprile, quando Pavolini raggiunse Mussolini che lo stava aspettando a Menaggio, una località turistica, le sue reclute disertarono. Nell'improvvisazione, i fascisti si unirono poi a una truppa di 200 soldati tedeschi che si fermano nella stazione, prima di andare in Alto Adige. Da lì, sarebbe stato forse possibile attraversare la Baviera. Il 27 aprile, il convoglio, partito all'alba, cade in un'imboscata tesa dai partigiani della cinquantaduesima brigata Garibaldi. Mussolini, travestito con l'uniforme di un soldato tedesco, fu smascherato. Preoccupato gli aspretti giuridici della situazione, Pedro, comandante della brigata, cercò di evitare il linciaggio dei prigionieri da parte degli abitanti del paese di Dongo, che gridarono vendetta quando li videro arrivare. Era possibile anche rapimento da parte delle spie degli Alleati, molto presenti nella regione. Il Duce e la sua amante, una volta arrestati, furono nascosti in una fattoria isolata.

Intanto la notizia dell'arresto giungeva a Milano presso la sede del CLNAI, il ramo del Comitato di Liberazione Nazionale, che coordina va i partigiani nel nord Italia. La mattina del 28 aprile, il colonnello Valerio, incaricato di riportare indietro i prigionieri, partì per Dongo, accompagnato da una decina di uomini. Qui, forzando la mano ai partigiani locali, si fece consegnare i fascisti.

Alle 17:30 è finita. Tutti morirono, compreso il Duce, colpito dalla squadra del colonnello Valerio. Andando oltre le linee guida ufficiali, seguì quelle di un sottogruppo del NLC, sostenitore dell’esecuzione sommaria. Una volta fatto questo, i cadaveri furono ammucchiati in un camion per essere riportati a Milano. E alle 3 del mattino del 29 aprile i partigiani scaricarono i corpi in piazzale Loreto, proprio nel luogo dove meno di un anno prima i fascisti avevano fatto esposto i corpi di quindici partigiani uccisi. Intorno, i milanesi si radunano sempre più numerosi: "Giustizia è stata fatta", proclamò un messaggio amplificato dagli altoparlanti, installati su un veicolo dei partigiani. I passanti malmenarono i cadaveri al punto tale

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo di Mussolini nella fondazione della Repubblica di Salò?
  2. Mussolini, liberato dai tedeschi nel settembre 1943, fondò la Repubblica di Salò nel nord Italia, ma rimase una marionetta del Terzo Reich, impotente di fronte all'avanzata degli alleati e alla resistenza dei partigiani.

  3. Come si è evoluto il Partito Fascista sotto la Repubblica Sociale Italiana?
  4. Il Partito Fascista fu ribattezzato Partito Fascista Repubblicano e affidato ad Alessandro Pavolini, con l'intento di riprendere il fascismo originale del 1920, una miscela di nazionalismo, populismo e socialismo.

  5. Quali furono le principali azioni della Repubblica di Salò durante la guerra civile?
  6. La Repubblica di Salò si distinse per atti di terrorismo e brutale repressione, come le rappresaglie contro antifascisti e la caccia agli ebrei, collaborando strettamente con i tedeschi.

  7. Cosa prevedeva il progetto "ristretto alpino" di Mussolini?
  8. Il progetto "ristretto alpino" prevedeva la creazione di un territorio inespugnabile per organizzare la resistenza finale, mentre Mussolini cercava anche di negoziare con i partigiani.

  9. Come si concluse la vita di Mussolini e la Repubblica di Salò?
  10. Mussolini fu catturato dai partigiani il 27 aprile 1945 e fucilato il 28 aprile. La Repubblica di Salò cessò di esistere, avendo risparmiato all'Italia un destino polacco, ma al prezzo di deportazioni e guerra civile.

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