Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Nel primo dopoguerra italiano, le industrie erano poco sviluppate rispetto a Francia e Inghilterra, con prevalenza di artigianato e piccole imprese, anche se esistevano grandi centri industriali nel Nord.
  • Le masse operaie, specialmente nei grandi centri come Torino, erano in fermento, appoggiate da leader come Antonio Gramsci e influenzate dall'ideologia socialista e comunista.
  • Le tensioni sociali erano elevate, con le rivendicazioni dei contadini e degli operai che si contrapponevano alle preoccupazioni della piccola borghesia e degli studenti patriottici.
  • La guerra aveva generato un profondo sconvolgimento sociale, colpendo gli interessi economici di varie classi, dai piccoli borghesi ai grandi proprietari terrieri, preoccupati dal bolscevismo.
  • I sentimenti di amore per la patria e il desiderio di giustizia sociale e pace erano offesi, creando un clima di insoddisfazione e incertezza nel paese.

Indice

  1. L'industria italiana nel XX secolo
  2. L'influenza della guerra sull'industria
  3. La crescita del movimento operaio
  4. La reazione socialista e le concessioni
  5. La tensione tra classi sociali
  6. L'opposizione tra patria e classe
  7. Il partito socialista e la crisi
  8. Sintesi degli effetti della guerra

L'industria italiana nel XX secolo

Nel primo quarto del XX secolo, in Italia, l’industria è ben lontana dal grado di sviluppo raggiunto in Francia e in Inghilterra.

Prevale soprattutto l’artigianato e la piccola industria che di solito impiega non più di cinque persone compreso il proprietario. Tuttavia, esistono dei grandi centri industriali, soprattutto nel Nord. Torino con la Fiat, Genova con l’Ansaldo e Milano formano il cosiddetto triangolo industriale.

L'influenza della guerra sull'industria

Un fattore di stimolo e di incremento dell’attività industriale è stata la guerra e l’industria bellica connessa, come sempre avviene. Nel 1919, in Italia esisteva quindi una massa operai anche se molti politici ne negavano l’esistenza e soprattutto la possibilità della diffusione nella popolazione dell’ideologia socialista. Uno di questi sostenitori era Francesco Crispi, anche se era evidente che anche l’Italia avesse i suoi agglomerati industriali ed i problemi ad essi connessi.

La crescita del movimento operaio

Le masse operai, in gran parte specializzate, come quelle della FIAT a Torino, stanno diventando delle divisioni del movimento socialista prima e del comunismo poi. Si formano così dei gruppi di operai pienamente consapevoli delle proprie forze; a Torino essi trovano una guida in Antonio Gramsci, direttore del giornale “Ordine nuovo”. Per gli operai e soprattutto per l’élite operaia dei grandi centri industriali, la parola d’ordine di riferimento è l’Unione Sovietica. È vero che in questo periodo si conosce ancora troppo poco degli sviluppi della situazione in Russia. Tuttavia, tra le masse operai si parla sempre più frequentemente di consigli di fabbrica, di consigli di operai e dell’abolizione del capitalismo.

La reazione socialista e le concessioni

Significativa è la reazione del pubblico ad una riunione socialista presieduta da Filippo Turati nel gennaio 1919. Alla sua affermazione sulla necessità di operare una graduale trasformazione della società, dal pubblico si levò una voce dicendo che era troppo lungo. Di rimando, Turati chiese di indicargli una via più breve e molte voci risposero che la via più breve era la Russia e Lenin. Comunque, qualche concessione fu strappata quali la giornata lavorativa di otto ore ed alcuni aumenti salariali. Da quel momento, la curva dei salari seguirà da vicino l’andamento dei prezzi. Nell’insieme si può quindi affermare che nella classe operaia era molto evidente e radicata una politica rivoluzionaria che invece era più confusa in quella contadina.

La tensione tra classi sociali

L’Italia si veniva pertanto a trovare fra due fuochi: da un lato l’appello dei contadini, sintetizzato nella frase “la terra ai contadini” a cui si aggiungevano le rivendicazioni operaie che sembravano andassero ben più oltre la richiesta di aumenti salariali, dall’altro l’insoddisfazione, le angosce, le incertezze e i timori della piccola borghesia.

L'opposizione tra patria e classe

Alle masse operaie delle grandi città si opponevano gli studenti, e gli universitari diventati ufficiali durante la guerra che sentivano vivamente l’ideale della patria e che soffrivano per la questione della Dalmazia; le masse operaie rimproveravano ai governanti di essere entrati in guerra e il loro biasimo si rivolgeva anche verso coloro che l’avevano combattuta. Questa opposizione fra “patria” e “classe” fu comunque un errore perché sarebbe stato necessario attirare verso il socialismo i sentimenti e gli interessi della piccola borghesia per la quale il concetto di patria era sacro.

Il partito socialista e la crisi

Quest’ultima avrebbe potuto così dominare politicamente la crisi del dopoguerra e sostituirsi alla vecchia classe dirigente. Bisogna però aggiungere che il partito socialista aveva paura di perdere l’appoggio della classe operaia.

Sintesi degli effetti della guerra

In sintesi, si può affermare che la guerra produsse un profondo sconvolgimento che colpiva tutti gli interessi ed offendeva tutti i sentimenti.

  • piccoli borghesi che vedono ridotto il potere di acquisto e quindi si trovano in un periodo di ristrettezze economiche
  • grandi proprietari terrieri che temono l’avvento del bolscevismo e guardano con preoccupazione gli scioperi, le agitazioni delle masse e l’occupazione delle terre da parte dei contadini

Sentimenti offesi:

  • l’amore per la patria
  • esigenza di giustizia sociale e di pace generalizzata

Domande da interrogazione

  1. Qual era la situazione dell'industria in Italia nel primo dopoguerra?
  2. Nel primo dopoguerra, l'industria italiana era meno sviluppata rispetto a Francia e Inghilterra, con prevalenza di artigianato e piccola industria, ma con grandi centri industriali nel Nord come Torino, Genova e Milano.

  3. Quali erano le principali rivendicazioni delle masse operaie italiane?
  4. Le masse operaie italiane chiedevano l'abolizione del capitalismo, la creazione di consigli di fabbrica e operai, e si ispiravano all'Unione Sovietica e a Lenin per una trasformazione radicale della società.

  5. Come reagiva la piccola borghesia alle tensioni sociali del dopoguerra?
  6. La piccola borghesia era insoddisfatta e preoccupata per la riduzione del potere d'acquisto e le incertezze economiche, opponendosi alle rivendicazioni operaie e contadine.

  7. Quali erano le concessioni ottenute dagli operai nel periodo postbellico?
  8. Gli operai ottennero la giornata lavorativa di otto ore e alcuni aumenti salariali, con i salari che seguirono l'andamento dei prezzi.

  9. Quali sentimenti e interessi furono colpiti dalla guerra?
  10. La guerra colpì l'amore per la patria, l'esigenza di giustizia sociale e di pace, e suscitò timori tra i piccoli borghesi e i grandi proprietari terrieri per l'avvento del bolscevismo e le agitazioni sociali.

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