Concetti Chiave
- Il dibattito italiano sull'ingresso nella Prima Guerra Mondiale contrappone interventisti e neutralisti, due visioni opposte del futuro del paese.
- Interventisti democratici vedono la guerra come un'opportunità per creare una nuova Italia di libertà e giustizia, liberando le terre irredente dall'Austria.
- Interventisti nazionalisti e futuristi promuovono una visione della guerra come mezzo per costruire un nuovo ordine gerarchico e tecnologico.
- Neutralisti, guidati da Giovanni Giolitti, rappresentano la maggioranza e considerano la guerra un rischio economico e sociale per l'Italia impreparata.
- Neutralisti socialisti e cattolici percepiscono la guerra come un conflitto tra potenze capitaliste che sacrifica operai e contadini.
Indice
Il dibattito sull'interventismo
La questione dell’Italia all'entrata nella Prima Guerra Mondiale è un momento importante di scontro tra due idee differenti di Italia, due schieramenti opposti in netto contrasto tra loro.
Tra gli interventisti la figura più importante è Gabriele D’Annunzio, ma si tratta di una minoranza italiana (circa 1/3).
Le diverse correnti interventiste
Interventismo democratico: considerano Garibaldi coma una figura mitologica, che combatte per un mondo nuovo fatto di giustizia e democrazia, contro le potenze guerrafondaie, eliminando il nuovo ancient regime e creandp una nuova Italia fatta di libertà. Si battono, inoltre, per la liberazione delle terre irredente dal controllo austriaco (Salvemini, repubblicani di origine mazziniana, partiti radicali, e Bissolati).
Interventismo liberale : poiché guerra significa espansione economica e territoriale della “Potenza Italia” e nuove colonie e, inoltre, potrebbe arricchire i maggiori imprenditori (Salandra, Sonnino, Perrone)
Interventismo nazionalista: destra estrema italiana, senza la libertà, fratellanza o uguaglianza della rivoluzione francese, ma creazione di un nuovo mondo antidemocratico basato su una gerarchia precisa. Sono bellicisti con tematiche profondamente patriottiche (Corradini);
Interventismo socialista rivoluzionario: guerra come rivoluzione proletaria mondiale contro il capitalismo, uno strumento rivoluzionario (Mussolini);
Interventismo futurista : guerra come strumento da cui nascerà un mondo dominato dalla macchina e dalla velocità, laboratorio per eliminare tracce di infezione borghese ed ipocrisia, creerà le condizioni per un guerriero, un uomo nuovo (D’Annunzio e Marinetti);
Il neutralismo e le sue motivazioni
Tra i neutralisti la figura più importante è Giovanni Giolitti e si tratta di una maggioranza (circa 2/3).
Neutralismo liberale: è consapevole dell’impreparazione italiana perciò si prefigge di evitare, intervenendo nello scontro, di finire in uno sforzo bellico che dissanguerà economicamente il paese e metterà in crisi lo stato liberale, indebolendolo (Giolitti);
Neutralismo socialista: fanno parte dei contadini anche i socialisti, e la guerra è solo un contrasto tra potenze capitalistiche che manderanno a combattere solo operai e contadini;
Neutralismo cattolico: guerra come carneficina in contrasto con gli scritti biblici, ed è legato al mondo contadino (e i soldati saranno principalmente contadini);
Neutralismo economico: borghesia mercantile sostiene che la guerra metterà in difficoltà i mercati nazionali (non tutti, altri guardano alle nuove linee mercantili che si creeranno);
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali correnti di pensiero tra gli interventisti italiani durante la Prima Guerra Mondiale?
- Chi rappresenta la figura più importante tra i neutralisti e quali sono le loro motivazioni?
- Quali sono le differenze tra interventismo e neutralismo in termini di visione economica?
Gli interventisti italiani si dividono in diverse correnti: interventismo democratico, liberale, nazionalista, socialista rivoluzionario e futurista, ognuna con motivazioni specifiche che vanno dall'espansione economica alla rivoluzione proletaria.
Giovanni Giolitti è la figura più importante tra i neutralisti, che rappresentano la maggioranza. Le loro motivazioni includono l'impreparazione italiana alla guerra, la visione della guerra come un conflitto tra potenze capitalistiche e l'opposizione morale e religiosa alla guerra.
Gli interventisti vedono la guerra come un'opportunità per l'espansione economica e territoriale, mentre i neutralisti economici temono che la guerra possa danneggiare i mercati nazionali e dissanguare economicamente il paese.