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Concetti Chiave

  • L'interventismo iniziale fu sostenuto da intellettuali liberal-democratici per completare l'unità nazionale conquistando Trento e Trieste.
  • Industriali volevano l'intervento per ridurre il capitale tedesco e stimolare l'economia italiana.
  • I nazionalisti cercavano di allineare l'Italia con Francia e Gran Bretagna per elevarla tra le potenze mondiali.
  • Alcuni socialisti, tra cui Mussolini, vedevano la guerra come un'opportunità rivoluzionaria, portando alla sua espulsione dal partito.
  • La maggioranza neutralista, inclusi cattolici e socialisti, si opponeva alla guerra, mentre Giolitti preferiva negoziati per ottenere vantaggi territoriali.

Indice

  1. L'inizio dell'interventismo
  2. Trasformazioni dell'interventismo
  3. Neutralità e opposizione alla guerra

L'inizio dell'interventismo

Inizialmente l’interventismo fu promosso solo da alcuni intellettuali liberal-democratici, che volevano approfittare della debolezza dell’Austria per conquistare le terre irredente (Trento e Trieste) e completare l’unità nazionale. L’intervento era visto come una “quarta guerra d’indipendenza”.

Si voleva un’annessione all’Italia delle regioni rimaste sotto amministrazione austriaca dopo la terza guerra d’indipendenza (1866) e perciò “irredente”.

Trasformazioni dell'interventismo

Rapidamente l’interventismo subì delle trasformazioni che ne modificarono le ragioni e prospettive:

- Nel mondo industriale si pensava che fosse necessario entrare in guerra a fianco dell’intesa, per ridurre il capitale tedesco e dare un nuovo slancio al sistema economico;

- I nazionalisti volevano l’Italia a fianco di Francia e Gran Bretagna, per guadagnarsi un posto tra le potenze;

- Frange del movimento socialista pensavano che la guerra sarebbe stata il prodromo della rivoluzione.

Uno di quest’ultimi erano Mussolini, che venne espulso dal partito e nell’autunno del 1914 dovette lasciare la redazione dell’ “Avanti!”.

“Il Popolo d’Italia”, divenne il portavoce dell’interventismo rivoluzionario.

Neutralità e opposizione alla guerra

Nella scelta neutralista c’era un’ampia maggioranza che comprendeva cattolici e socialisti, ostili a una guerra che consideravano estranea e dannosa per i lavoratori.

La maggioranza liberale, guidata da Giolitti, pensava che l’Italia avrebbe ottenuto sufficienti vantaggi territoriali con negoziati diplomatici.

Inoltre, una parte del mondo industriale, sosteneva la neutralità perché avrebbe consentito di trarre vantaggi rifornendo entrambi i blocchi in guerra.

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