Concetti Chiave
- La fine dell'800 in Europa fu segnata da una crisi economica che portò al protezionismo e da tensioni politiche nei Balcani, influenzate dalle mosse diplomatiche di Bismarck.
- In Italia, la Sinistra Storica al potere promosse istruzione pubblica e trasformismo politico, influenzando la stabilità governativa e l'economia attraverso il sostegno alle industrie nazionali.
- La colonizzazione italiana in Africa, con l'acquisizione di Eritrea ed Etiopia, culminò nella sconfitta ad Adua, sottolineando le difficoltà e i contrasti interni nel colonialismo italiano.
- Il governo Zanardelli-Giolitti introdusse riforme significative, migliorando le condizioni di lavoro e sostenendo le organizzazioni sindacali, facilitando il decollo industriale del paese.
- La crisi del sistema giolittiano fu esacerbata dalla radicalizzazione politica post-guerra di Libia, culminando nella Settimana Rossa del 1914 e anticipando la fine del dominio giolittiano con l'avvento della Grande Guerra.
Indice
- Crisi economica e politica in Europa
- Movimento delle Suffragette e politica italiana
- Colonialismo italiano e crisi di fine secolo
- Rivolte sociali e cambiamenti politici
- Giolitti e le riforme sociali
- Decollo industriale e emigrazione
- Giolitti e la politica estera
- Partito Socialista e suffragio universale
- Patto Gentiloni e dimissioni di Giolitti
- Settimana rossa e crisi del giolittismo
Crisi economica e politica in Europa
Dal punto di vista economico, in questo periodo, l’Europa è caratterizzata da una crisi economica negli anni 70 che scaturì la nascita del protezionismo e delle barriere doganali, istituiti per proteggere le economie interne, ma soprattutto le industrie nazionali.
Invece, dal punto di vista politico, in questo periodo sono numerosi i tentativi di Bismarck di equilibrare la situazione nei Balcani, territori appena usciti dal controllo ottomano.
Questo tipo di politica estera, ovvero intervenire in situazioni politico-sociali esterne alla propria nazione, in seguito portò all’inevitabile esplosione del colonialismo, caratterizzato anche da spietate pratiche dovute al razzismo, che si diffuse in seguito alle conquiste africane.Movimento delle Suffragette e politica italiana
Alla fine dell’800 si sviluppò in Inghilterra il movimento delle Suffragette, che richiedevano più diritti delle donne e il loro ingresso in politica. Questo movimento coinvolse donne provenienti da tutti gli strati sociali. In Italia non ci fu però un movimento corrispondente a quello delle Suffragette perché nel nostro Paese questo ideale coinvolse solo le donne provenienti dalle classi più elevate. Annamaria Mozzoni, insegnante di filosofia, fu una delle donne più rappresentative per la richiesta dei diritti delle donne in Italia.
Dopo 15 anni di governi appartenenti alla Destra Storica, in Italia, dal 1876 iniziò a governare la Sinistra Storica, che era composta da liberali ex-Mazziniani. Alla sinistra storica appartennero tre Presidenti del Consiglio in particolare: De Pretis, Crispi e Giolitti.
Dal punto di vista legislativo, questo periodo è caratterizzato dalla promozione di politiche volte a potenziare l'istruzione pubblica, anche grazie a scambi di docenti fra Nord e Sud Italia. Inoltre, si diffuse il cosiddetto trasformismo, cioè la volontà di ampliare la maggioranza di governo per accontentare più parlamentari possibili: ciò, però, portava ad un programma politico poco rigido, ma d’altro canto era una riforma che rendeva uno stato più solido e duraturo. Infine, lo Stato italiano era caratterizzato da una particolare concentrazione delle commesse statali, ossia si decise che lo Stato avrebbe aiutato economicamente le industrie del tempo.
Colonialismo italiano e crisi di fine secolo
Con il governo De Pretis iniziò la colonizzazione italiana, basata sulle conquiste in Africa tra Eritrea ed Etiopia, ovvero gli unici territori che non erano stati ancora conquistati nel continente. Con De Pretis, l’Italia vedrà un primo sviluppo economico dovuta alla sua colonia in Eritrea, soprattutto grazie allo sviluppo della città portuale di Massaua. Gli eventi legati al colonialismo vedranno il suo apice con Crispi, ex mazziniano, autore della spedizione dei mille negli anni precedenti, che, infatti, portò l'Italia alla sconfitta militare a Adua, in Etiopia. Quest’umiliante sconfitta porterà alle dimissioni di Crispi nel 1889. Dopo la sconfitta di Adua, venne firmato il trattato di Uccialli (1889), che prevedeva due versioni, una in italiano, l’altra in lingua etiope. Le due versioni non coincidevano: infatti, quella italiana prevedeva la sottomissione del Negus, ovvero il sovrano, di Etiopia all'Italia; mentre, quella in lingue etiope prevedeva un’amicizia politica tra i due paesi.
Crispi sarà anche protagonista nell'ingresso delle masse in politica, con conseguenti formazioni dei partiti di massa all'inizio del 900. Ciò scaturì l'entrata dei cattolici in parlamento e la nascita del partito socialista con l’elezione in parlamento del suo fondatore Andrea Costa.
Rivolte sociali e cambiamenti politici
Inoltre, in questo periodo avvengono però anche rivolte, soprattutto da parte di contadini e operai, che vennero bloccate da Crispi. I rivoltosi vennero sedati, anche con l'intervento dell'esercito. Ciò determinò l’inizio del conflitto sociale, che portò alla cosiddetta "crisi di fine secolo" legata ai duri atteggiamenti del governo di Crispi.
Dopo Crispi avremo diversi presidenti del consiglio che però seguirono la linea del precedente governo. Nel 98, con Antonio Starabba al potere dopo Crispi, avviene il cosiddetto "Eccidio di Milano" una protesta a Milano da parte dei lavoratori milanesi che si lamentavano delle pessime condizioni di lavoro e dell’aumento del prezzo del pane. Questa protesta, che inizialmente risultò pacifica, si trasformò in un bagno di sangue, anche a causa dell’utilizzo di armi da fuoco da parte della polizia e dell’esercito che sparò contro la folla. Per vendicare i morti, l'anarchico Gaetano Bresci uccise il re Umberto nel 1890. Con la morte del padre, venne incoronato il nuovo Re Vittorio Emanuele III, che modificò la linea del potere, nominando prima Zanardelli e poi Giolitti come Presidenti del Consiglio.
Negli ultimi anni dell’800, si fece strada tra le forze conservatrici italiane la tentazione di risolvere in senso autoritario le tensioni politiche e sociali. Essa si manifestò con la dura repressione militare dei moti per il pane del 98’ e con il tentativo del governo Pelloux di far approvare delle leggi limitative della libertà. La dura opposizione incontrata alla Camera e le elezioni del 1900 portarono a un mutamento di rotta, che (dopo l’assassinio di Umberto I) fu confermato dal nuovo re Vittorio Emanuele III.
Giolitti e le riforme sociali
Il re chiamò alla guida del governo, nel febbraio 1901, il leader della sinistra liberale Zanardelli, che affidò il ministero degli Interni a Giolitti. Quest’ultimo formulò la teoria secondo cui lo Stato liberale non aveva nulla da temere dallo sviluppo delle organizzazioni operaie e nulla da guadagnare da una repressione indiscriminata delle loro attività, ma al contrario aveva tutto l’interesse a consentire il libero svolgimento.
Nei suoi quasi tre anni il ministero Zanardelli-Giolitti condusse in porto alcune importanti riforme. Furono estese le norme che limitavano il lavoro minorile e femminile nell’industria. Venne migliorata la legislazione sulle assicurazioni per la vecchiaia e per gli infortuni sul lavoro. Venne approvato una legge per la municipalizzazione, ovvero il passaggio di gestione da privati ai comuni, dei servizi pubblici.
Questo governo favorì lo sviluppo delle organizzazioni sindacali, che a sua volta fu accompagnato da un brusco aumento degli scioperi (con la conseguenza di un incremento dei salari operai e agricoli).
Decollo industriale e emigrazione
A partire dagli ultimi anni dell’800, l’Italia conobbe il suo primo decollo industriale. La costruzione di una rete ferroviaria aveva favorito i processi di commercializzazione dell’economia. Ci fu anche un riordinamento del sistema bancario attuato dopo la crisi della Banca romana in modo tale da migliorare la struttura finanziaria del paese. Nacquero due istituti di credito: la Banca commerciale e il Credito Italiano.
La crescita dell’industria passò per l’industria siderurgica con le Acciaierie di Terni, l’industria tessile fece progressi grazie all’industria cotoniera. Importanti furono le nascite di alcune aziende del calibro della Pirelli di Milano e della Fiat di Torino, fondata nel 1899 da Giovanni Agnelli.
Lo sviluppo industriale provocò un aumento del reddito e un miglioramento del tenore di vita degli italiani.
Parallelamente al decollo industriale cresceva l’emigrazione, conseguenza di una sovrabbondanza della popolazione rispetto alle capacità produttive dell’agricoltura, che nel Mezzogiorno restava arretrata provocando un importante divario con il Nord industrializzato. Da questa situazione derivarono in buona parte i mali della società meridionale: l’analfabetismo diffuso oltre il 60%, l’assenza di una classe dirigente moderna e il carattere clientelare della lotta politica.
Dell’Italia del ‘900 si esercitò per oltre un decennio l’opera di governo di Giovanni Giolitti, la figura più importante mai apparsa in Italia dopo la morte di Cavour.
Giolitti e la politica estera
Giolitti fu chiamato alla guida del governo nel novembre del 1903, dopo le dimissioni di Zanardelli. Cercò di portare avanti l’esperimento liberal-progressista ma anche di allargarne le basi offrendo un posto nella compagine governativa al socialista Filippo Turati. Il leader socialista rifiutò l’offerta poiché temeva di non essere seguito dal suo partito.
Giolitti condusse in porto alcune leggi importanti per il Mezzogiorno come per la Basilicata e Napoli. A Napoli fu migliorato lo sviluppo industriale mediante una serie di stanziamenti statali e di agevolazioni fiscali e creditizie. Per queste leggi si aggiunsero anche Calabria e le isole.
Un altro importante progetto di Giolitti fu la statizzazione delle ferrovie che erano ancora sotto gestione privata. Il progetto riprendeva quello presentato nel 1876 da Minghetti che non fu approvato alla Camera. Giolitti incontrò diverse opposizioni sia dalla sinistra sia dalla destra.
Di fronte a queste difficoltà, Giolitti si dimise lasciando al governo Alessandro Fortis che però rimase al governo meno di un anno. Vita più breve ebbe il suo successore Sidney Sonnino che rimase al governo per soli tre mesi.
Nel 1906 Giolitti tornò alla guida del governo e vi rimase ininterrottamente per 3 anni e mezzo.
Nel 1907 ci fu una crisi internazionale superata però grazie all’intervento della Banca d’Italia. Già nel 1908 la crescita riprese.
Nel 1909 Giolitti si dimise ancora in favore di un secondo governo Sonnino ma che anche questa volta ebbe vita breve. Successe il governo Luzzatti che avviò l’importante riforma scolastica legge Daneo-Credaro.
Nel marzo 1911 Giolitti tornò al governo con un programma decisamente orientato a sinistra, con la sua principale richiesta di estendere il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni e a tutti i maggiorenni che sapessero leggere e scrivere o che avessero prestato servizio militare. In pratica Giolitti richiese il suffragio universale maschile.
Sul piano della politica estera l’Italia si avvicinò, tra fine ‘800 e inizio ‘900, alla Francia, pur restando fedele alla Triplice Alleanza. Mutò contemporaneamente l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti delle imprese coloniali, che cominciarono ad essere caldeggiate soprattutto dal nuovo movimento nazionalista. Proprio la campagna di stampa dei nazionalisti fu tra i fattori che spinsero il governo all’intervento militare in Libia nel 1911.
Contemporaneamente la Francia si apprestava a imporre il suo protettorato sul Marocco, il governo italiano vedendo anche la crisi marocchina del 1911 decise di attaccare le coste libiche con un contingente di 35 mila uomini, scontrandosi contro la reazione dell’Impero turco.
La guerra fu più lunga e difficile del previsto poiché i turchi fomentarono la guerriglia con l’aiuto della popolazione araba. L’Italia dovette non solo rinforzare il suo corpo di spedizione, ma dovette occupare anche l’isola di Rodi e l’arcipelago del Dodecaneso. Solo nell’ottobre del 1912 i turchi acconsentirono a firmare la pace di Losanna rinunciando alla sovranità della Libia.
Partito Socialista e suffragio universale
Ritornando a parlare delle vicende interne all’Italia, il Partito Socialista è uno dei maggiori partiti del tempo ed è pieno di correnti diverse, distinguiamo infatti i Turatiani (guidati da Filippo Turati e più moderati) e i Massimalisti (guidati da Benito Mussolini e più rivoluzionari).
I Turatiani accettavano la collaborazione con forze borghesi, senza cercare una rivoluzione istantanea.
I Massimalisti invece non avevano interessi a collaborare con la sinistra storica.
Giolitti firmerà un accordo con Turati, che porterà il voto dei Turatiani alla fiducia in governo, non ostacolando la maggioranza parlamentare.
In Italia il voto politico rimane di appartenenza maschile (suffragio universale maschile), concesso nel 1912.
Nascerà la CGIL (sindacato dei lavoratori) nel 1906, il cui compito era quello di difendere gli interessi dei lavoratori, con rappresentanze anche in campo politico dei lavoratori stessi.
Patto Gentiloni e dimissioni di Giolitti
Per quanto riguarda i Cattolici, entrati in politica con la Rerum Novarum, un evento importante è il Patto Gentiloni (1913), con Giolitti che si impegnerà a difendere alcuni interessi cattolici in politica (non promuovere divorzio, matrimonio laico, non fare leggi contrarie ai valori cattolici), ottenendo in cambio il voto dei Cattolici per i politici giolittiani alle elezioni varie.
Giolitti si occuperà anche di fare gli interessi dell'alto clero, della banca vaticana, rendendo quindi vano l'ingresso in politica dei Cattolici, i quali chiedevano una politica rispettosa verso ogni classe.
Sia il patto Gentiloni che il suffragio universale non portarono a grossi cambiamenti negli equilibri parlamentari. Infatti nonostante i progressi dei socialisti e dei cattolici, i liberali conservavano un’ampia maggioranza. Questa maggioranza rendeva la vita difficile a Giolitti, che infatti nel 1914 rassegna le dimissioni indicando al re come suo successore Antonio Salandra, uomo di punta della destra liberale.
Settimana rossa e crisi del giolittismo
Giolitti incoraggiò un’esperienza di governo conservatore con la prospettiva di lasciarla logorare per poi tornare rapidamente al potere come fece in precedenza, ma la situazione era cambiata rispetto a 4 o 5 anni prima a causa della guerra in Libia che aveva fortemente radicalizzato i contrasti politici.
Questo nuovo clima fatto di contrasti politici portò alla settimana rossa del giugno del 1914. La morte di tre dimostranti in uno scontro con la forza pubblica provocò un’ondata di scioperi e di agitazioni in tutto il paese. Nelle Marche e in Romagna la protesta, guidata dagli anarchici e dai repubblicani appoggiati anche dai socialisti rivoluzionari guidati da Mussolini, assunse un carattere insurrezionale, infatti ci furono assalti a edifici pubblici, alcuni ufficiali dell’esercito furono catturati e in molti piccoli centri furono proclamate effimere repubbliche. L’agitazione però si esaurì in pochi giorni. L’unico risultato fu quello di rafforzare le tendenze conservatrici in seno alla classe dirigente.
Successivamente la Grande Guerra renderà irreversibile la crisi del giolittismo indicandone anche la fine.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali caratteristiche economiche e politiche dell'Europa alla fine dell'800?
- Come si sviluppò la colonizzazione italiana sotto il governo di De Pretis?
- Quali furono le riforme principali del governo Zanardelli-Giolitti?
- Quali furono le cause e le conseguenze della guerra di Libia per l'Italia?
- Quali furono le dinamiche politiche interne in Italia riguardo socialisti e cattolici?
L'Europa alla fine dell'800 era caratterizzata da una crisi economica che portò al protezionismo e alle barriere doganali. Politicamente, vi furono tentativi di Bismarck di stabilizzare i Balcani e l'espansione del colonialismo, accompagnata da pratiche razziste.
La colonizzazione italiana iniziò con De Pretis, concentrandosi su Eritrea ed Etiopia. L'Italia vide uno sviluppo economico grazie alla colonia in Eritrea, ma subì una sconfitta ad Adua sotto Crispi, portando alle sue dimissioni.
Il governo Zanardelli-Giolitti introdusse riforme che limitarono il lavoro minorile e femminile, migliorarono le assicurazioni per vecchiaia e infortuni, e favorirono la municipalizzazione dei servizi pubblici, sostenendo lo sviluppo sindacale.
La guerra di Libia fu spinta dal nazionalismo e dalla crisi marocchina del 1911. L'Italia attaccò la Libia, affrontando una guerriglia sostenuta dai turchi. La guerra si concluse con la pace di Losanna nel 1912, con l'Italia che ottenne la sovranità sulla Libia.
I socialisti erano divisi tra Turatiani moderati e Massimalisti rivoluzionari. Giolitti collaborò con i Turatiani. I cattolici entrarono in politica con il Patto Gentiloni, sostenendo i giolittiani in cambio di difesa di interessi cattolici, ma senza grandi cambiamenti parlamentari.