Concetti Chiave
- Giovanni Giolitti, esperto della macchina statale, guidò l'Italia durante l'età giolittiana dal 1901 al 1914, alternando la sua presenza al governo.
- Giolitti era noto per la sua capacità di combinare buon senso, ironia e furbizia nel fare politica, mantenendo un atteggiamento pragmatico verso i suoi avversari.
- L'Italia sperimentò un decollo industriale con la crescita di settori come siderurgia, elettricità e meccanica, formando il triangolo industriale Torino-Milano-Genova.
- L'economia italiana fu sostenuta da interventi statali e politiche protezionistiche, sebbene tali misure penalizzassero il sud del paese.
- Le riforme sociali di Giolitti furono influenzate dalle correnti socialiste, con i riformisti favorevoli a cambiamenti graduali e i massimalisti favorevoli alla rivoluzione.
Indice
Nomina di Giuseppe Zanardelli
Nel 1901 il Re Vittorio Emanuele III nominò presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli. Lo affiancava Giovanni Giolitti. Zanardella, ormai vecchio, lasciò che fosse Giolitti a prendere le decisioni più importanti e nel 1903 rassegnò le dimissioni e Giolitti diventò primo ministro. Dal 1901 al 1914 si definì l’eta giolittiana. Giolitti non resse direttamente il governo per tutti questi anni: faceva parte del suo modo di far politica l’abbandonare nei momenti di crisi il potere nelle mani di uomini di fiducia.
Carriera politica di Giolitti
Giolitti entrò in parlamento nel 1882, dopo aver lavorato per 20 anni nell’amministrazione statale e avere acquisito una grande familiarità con i conti e la finanza statale, non che una conoscenza approfondita dei meccanismi burocratici e legislativi della macchina statale. Partecipò a molte riunioni e dimostrò ai colleghi di conoscere perfettamente il bilancio dello stato. Nonostante la grande stima che nutriva verso De Pretis Giolitti sapeva che solo ponendosi come oppositore dell’esecutivo al potere avrebbe potuto crearsi un proprio ruolo politico e ambire a incarichi di governo.
Caratteristiche del politico ideale
Per Giolitti era importante che il politico avesse buon senso, fosse deciso e fermo nelle scelte, affrontasse i problemi con efficienza ma anche con ironia, nei confronti degli avversari non serbasse rancore e che avesse furbizia.
Rivoluzione industriale in Italia
Decollo della rivoluzione industriale. I progressi più evidenti si registrarono nell’industria siderurgica, nell’industria elettrica e nell’industria meccanica (sorsero nuove aziende come la Fiat, l’Alfa Romeo e la Lancia). Nel settore tessile vi fu un notevole sviluppo nell’industria del cotone. Si formò il triangolo industriale formato da Torino, Milano e Genova. L’agricoltura crebbe nella pianura padana dove vennero migliorate le tecniche produttive.
Sviluppo economico e protezionismo
Lo sviluppo economico fu favorito da condizioni particolari. L’industria italiana fu fortemente aiutata nel suo nascere dall’intervento statale. Le varie commesse statali nel campo dei trasporti ferroviari che incentivarono la crescita in particolare del settore meccanico e di quello siderurgico. L’industria inoltre si sviluppò all’interno di un sistema protetto. La politica protezionistica attuata con l’imposizione di alte tasse sui prodotti esteri danneggio il mezzogiorno. Un contributo fu dato dalle grandi banche che finanziarono le nuove industrie.
Miglioramenti nelle città italiane
Vi furono notevoli miglioramenti nel livello medio di vita. Gli sviluppi si videro nelle città: l’illuminazine elettrica, i trasporti urbani. L’arrivo dell’acqua corrente e del gas in molte case. Le condizioni igieniche generali migliorarono anche grazie alle innovazioni in campo medico e sanitario. La popolazione si spostò in grande misura dalle campagne alle città, sedi delle principali industrie. La vita delle città comportò nuovi disagi per gli abitanti e soprattutto per quelli delle classi operaie, costretti a vivere in quartieri sovraffollati, malsani e degradati.
Piano di riforme di Giolitti
Giolitti elaborò un piano di riforme coinvolgendo il Partito socialista italiano (la classe operaia) all’interno del quale vi erano 2 correnti: quella riformista e quella massimalista. I riformisti volevano cambiare la società gradualmente attraverso delle riforme.
I massimalisti guidati da Mussolini ritenevano che per cambiare la società fosse necessario ricorrere alla rivoluzione. Giolitti più volte cercò l’appoggio del socialisti riformisti per affrontare la democrazia italiana ma il partito non accetto. Vi fu un primo sciopero generale nazionale con una vittoria dei massimalisti.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali contributi di Giovanni Giolitti durante l'età giolittiana?
- Come si sviluppò l'industria italiana durante l'età giolittiana?
- Quali furono le luci e le ombre dello sviluppo economico sotto Giolitti?
- Qual era la posizione dei socialisti riformisti durante l'età giolittiana?
- Qual era la differenza tra socialisti riformisti e massimalisti?
Giolitti fu un profondo conoscitore della macchina statale e contribuì al decollo industriale dell'Italia, promuovendo lo sviluppo economico attraverso l'intervento statale e politiche protezionistiche.
L'industria italiana vide progressi significativi nei settori siderurgico, elettrico e meccanico, con la nascita di aziende come Fiat e Alfa Romeo, e la formazione del triangolo industriale Torino-Milano-Genova.
Ci furono miglioramenti nel livello di vita e nelle infrastrutture urbane, ma anche disagi per le classi operaie, costrette a vivere in quartieri sovraffollati e malsani.
I socialisti riformisti volevano cambiare la società gradualmente attraverso riforme, e Giolitti cercò il loro appoggio per affrontare la democrazia italiana.
I riformisti puntavano a cambiamenti graduali tramite riforme, mentre i massimalisti, guidati da Mussolini, credevano nella necessità di una rivoluzione per cambiare la società.