Concetti Chiave
- La politica coloniale italiana, avviata da Depretis e proseguita da Crispi, fu caratterizzata da fallimenti militari come le sconfitte di Dogali, Amba Alagi e Adua, riflettendo l'arretratezza del paese.
- Le ambizioni coloniali italiane miravano a emulare le grandi potenze europee e a fornire un'alternativa all'emigrazione dei contadini meridionali disoccupati, ma furono sostenute da interessi industriali e agrari.
- La "seconda rivoluzione industriale" portò allo sviluppo delle industrie siderurgiche e meccaniche in Italia, nonostante le sfide legate alla mancanza di materie prime e infrastrutture insufficienti.
- L'industrializzazione italiana vide un aumento della forza lavoro industriale e la nascita del Partito socialista italiano nel 1892, con un rafforzamento della coscienza di classe e delle rivendicazioni sindacali.
- La Chiesa cattolica, con l'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, iniziò a sviluppare una dottrina sociale che portò alla nascita di un movimento politico cattolico, preludio alla "democrazia cristiana" di don Luigi Sturzo.
Politica coloniale italiana
In verità già Depretis aveva avviato una politica coloniale, occupando alcuni territori sul Mar Rosso: l’espansionismo nei confronti dell’impero etiopico aveva però portato alla cocente sconfitta di Dogali (1887). Crispi, a sua volta, stipulato un trattato con il negus Menelik che portò alla formazione della colonia Eritrea (1889), tentò nuovamente di espandersi verso l’Etiopia, ma subì due rovinose sconfitte ad Amba Alagi (1895) e ad Adua (1896) che, fra moti di piazza, sancirono la fine della sua esperienza di governo. Queste incerte e fallimentari imprese in sostanza non furono l’espressione di un capitalismo dinamico bensì un velleitario tentativo di emulare le grandi potenze europee e di dare un diverso sbocco all’emigrazione dei tanti contadini meridionali che non trovavano lavoro in patria. Anche dietro alla politica coloniale si potevano intravedere interessi concreti e ancora una volta un’alleanza fra gli industriali del Nord, fornitori dell’esercito, che vedevano di buon occhio l’aumento delle commesse militari, e gli agrari del Sud che pensavano di attenuare il malcontento sociale eludendo le richieste di una politica di riforma agraria. I risultati denunciarono ancora una volta l’arretratezza e l’impreparazione dell’Italia, suscitando al tempo stesso reazioni delle forze che chiedevano maggiore attenzione ai problemi sociali interni del paese e delusione, frustrazioni e spirito di rivincita nei gruppi nazionalisti e militaristi, nonché di un diffuso spirito antiparlamentare destinato a crescere fino a confluire nell’esperienza fascista.
Sviluppo industriale in Italia
L’ultimo ventennio del secolo imprime una notevole accelerazione dello sviluppo industriale anche in Italia. La cosiddetta «seconda rivoluzione industriale» si caratterizza per lo sviluppo dell’industria siderurgica e meccanica, per l’utilizzazione di nuove fonti di energia, di nuovi materiali, di macchinari sempre più sofisticati, per la concentrazione dei capitali e l’ingrandimento delle imprese. L’Italia che fino ad allora aveva avuto soprattutto un’industria tessile, concentrata in poche aree del Settentrione, dovette affrontare le difficoltà inerenti allo sviluppo industriale ritardato, alla carenza di materie prime e di capitali privati e all’insufficienza di infrastrutture. Nonostante le difficoltà, l’industria italiana cominciò a decollare, diminuendo un poco il divario rispetto agli altri grandi paesi europei. Collegati a questo processo ci furono l’incremento percentuale dei lavoratori dell’industria, la crescita del movimento sindacale, il rafforzarsi di una coscienza di classe e nel 1892 la fondazione del Partito socialista italiano ad opera di Filippo Turati. Anche in Italia l’industrializzazione determina novità nelle forme di rivendicazione e di protesta: in grado di organizzarsi più facilmente rispetto ai contadini e ai braccianti, data la concentrazione nelle fabbriche, gli operai pongono le premesse per la formazione di un movimento più strutturato, più consapevole e più incline a incidere nella vita politica del paese.
Influenza della Chiesa cattolica
In questo contesto si inseriscono anche la Chiesa e il mondo cattolico: Leone XIII emana l’enciclica Rerum Novarum, che elabora una prima dottrina sociale della Chiesa; È un passo decisivo in direzione di un ritorno dei cattolici nella vita politica italiana. Si avvia così la costituzione di un movimento politico cattolico: mediante l’azione pratica e la riflessione teorica, i cattolici vanno costituendo l’embrione di quello che diventerà più tardi la «democrazia cristiana» (don Luigi Sturzo, già attivo nella Sicilia di fine secolo, ne sarà l’ispiratore fondando nel 1919 il Partito popolare italiano, grazie al quale i cattolici fecero il loro reingresso nella vita politica italiana.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze delle politiche coloniali italiane alla fine del XIX secolo?
- Come si caratterizzò la seconda rivoluzione industriale in Italia?
- Quali furono gli effetti dell'industrializzazione sulla società italiana?
- Quale ruolo ebbe la Chiesa cattolica nel contesto sociale e politico dell'Italia di fine Ottocento?
- Chi fu un importante ispiratore del movimento politico cattolico in Italia?
Le politiche coloniali italiane portarono a sconfitte militari significative, come quelle di Amba Alagi e Adua, e contribuirono a un sentimento di delusione e frustrazione tra i nazionalisti e militaristi, alimentando un crescente spirito antiparlamentare.
La seconda rivoluzione industriale in Italia si caratterizzò per lo sviluppo dell'industria siderurgica e meccanica, l'uso di nuove fonti di energia e materiali, e la concentrazione dei capitali, nonostante le difficoltà legate alla carenza di materie prime e infrastrutture.
L'industrializzazione portò a un aumento dei lavoratori industriali, alla crescita del movimento sindacale, e alla formazione di una coscienza di classe, culminando nella fondazione del Partito socialista italiano nel 1892.
La Chiesa cattolica, attraverso l'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, iniziò a sviluppare una dottrina sociale e contribuì alla formazione di un movimento politico cattolico, che portò al reingresso dei cattolici nella vita politica italiana.
Don Luigi Sturzo fu un importante ispiratore del movimento politico cattolico, fondando nel 1919 il Partito popolare italiano, che segnò il ritorno dei cattolici nella vita politica italiana.