Concetti Chiave
- Negli anni '60-'70 l'Italia affrontò sfide significative per l'ordine pubblico, segnate dalle prime bombe dei gruppi di estrema destra nel 1969 e la strategia della tensione.
- Il compromesso storico fu una proposta di collaborazione tra PCI e DC, avanzata da Enrico Berlinguer per stabilizzare la democrazia minacciata dalla violenza politica.
- Il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse nel 1978 rappresentò uno degli eventi più scioccanti e speculativi nella storia italiana.
- Gli anni di piombo furono caratterizzati da violenza politica estrema, con gruppi di destra e sinistra che miravano a destabilizzare l'Italia attraverso attentati e omicidi mirati.
- Nel 1977 emerse un nuovo movimento di lotta guidato dai gruppi dell'Autonomia operaia, criticando il PCI per il compromesso storico e la sua vicinanza al potere borghese.
Indice
- Gli anni della tensione
- Riforme e tensioni regionali
- Successi e cambiamenti politici
- Compromesso storico e tensioni
- Il caso Moro e le BR
- Speculazioni e misteri irrisolti
- Violenza politica e terrorismo
- Estremismo e attentati
- Stragi e attentati neofascisti
- Golpe e complotti
- Terrorismo di sinistra
- Autonomia operaia e contestazioni
Gli anni della tensione
Gli anni '60-'70 furono tra i più difficili da affrontare per la Repubblica italiana dal punto di vista dell’ordine pubblico. Nel 1969 scoppiarono le prime bombe ad opera di gruppi terroristici di estrema destra, che segnarono l’inizio della cosiddetta strategia della tensione.
Riforme e tensioni regionali
Nel frattempo nel maggio 1970 furono istituite le 15 regioni a statuto ordinario previste dalla Costituzione e fino ad allora rimaste sulla carta, accanto alle 5 regioni a statuto speciale che già esistevano (Valle d'Aosta, Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna). In Calabria sorse una rivolta a causa delle decisione di scegliere Catanzaro come sede del Consiglio regionale al posto di Reggio Calabria. La protesta, iniziata a luglio, si protrasse fino alla primavera del ’71 e vide necessario l’intervento dei reparti dell’esercito. Furono registrate 4 vittime e centinaia di feriti.
Successi e cambiamenti politici
Per la sinistra fu comunque un periodo relativamente positivo: il PCI vinse le prime elezioni regionali nelle regioni a elettorato comunista (Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna). Un altro successo fu l’approvazione della legge Fortuna-Baslini il 1° dicembre, che introdusse il divorzio. Tuttavia, lo scenario politico italiano conobbe una parentesi centrista dopo le elezioni politiche del 1972: venne varato un governo presieduto dal democristiano Giulio Andreotti e sostenuto da DC, PSDI, PLI e PRI, senza i socialisti. L'anno dopo si ritornò a un predominio del centrosinistra con il governo presieduto da Mariano Rumor.
Compromesso storico e tensioni
Il sistema politico rimase bloccato fino alle elezioni amministrative del 1975 e quelle politiche del 1976, che segnarono un forte rafforzamento del PCI, il cui segretario Enrico Berlinguer avanzò una proposta di collaborazione di governo tra i comunisti e i democristiani per salvaguardare la democrazia italiana che sempre di più era in pericolo a causa della strategia della tensione che stava insanguinando il paese già dal 1969. Questa formula politica è chiamata compromesso storico e il termine fu usato da Berlinguer dopo aver riflettuto sul golpe cileno che aveva rovesciato il governo del socialista Salvador Allende nel 1973. Allo stesso tempo questo progetto sottolineava l'indipendenza del PCI dall'Unione Sovietica e la volontà di conquistare il potere seguendo le regole democratiche. Con la sconfitta della DC nel referendum per l'abrogazione del divorzio del 1974 la possibilità di un'intesa con i comunisti si fece più concreta e il segretario di partito Aldo Moro fu il maggior sostenitore di questa collaborazione, che invece non veniva vista di buon occhio dall'ala destra della DC, rappresentata da Andreotti, e dai socialisti.
Tuttavia, il desiderio di Berlinguer di portare il suo partito a partecipare a un governo di grande coalizione non venne appoggiato dall'estrema sinistra. Il compromesso storico si venne a realizzare in parte nel 1978 con il governo di solidarietà nazionale presieduto da Andreotti, varato grazie anche all'appoggio esterno del PCI.
Il caso Moro e le BR
Il progetto del compromesso storico fu destinato ad essere abbandonato poco dopo; Moro venne rapito dall'organizzazione terroristica di estrema sinistra delle Brigate rosse il 16 marzo 1978, giorno dell'insediamento del governo Andreotti IV. Dopo il massacro dei cinque componenti della scorta, il commando composto da 19 brigatisti condusse il presidente della DC in un appartamento di via Montalcini 8, a Roma. Con questo gesto le BR riuscirono nel loro intento di colpire la DC, il simbolo italiano del capitalismo che andava combattuto, e chiesero la liberazione dei loro compagni incarcerati. Tuttavia, sia la DC che il PCI decisero fermamente di non trattare con i terroristi; le BR istituirono una sorta di Tribunale del popolo, che sottopose Moro a un processo politico durante i suoi 55 giorni di prigionia. Nel frattempo ai giornali arrivavano i comunicati dei sequestratori e le lettere di Moro. L'ultimatum venne dato il 24 aprile: le Brigate rosse chiesero la scarcerazione di 13 terroristi detenuti, invano. Moro fu ucciso la mattina del 9 maggio 1978 e il suo cadavere venne ritrovato il giorno stesso in una Renault rossa abbandonata in via Caetani, situata nel centro di Roma, a poca distanza della sede nazionale del PCI e da quella della DC.
Speculazioni e misteri irrisolti
Oltre ad essere stato uno degli eventi più scioccanti nella storia dell'Italia repubblicana, il caso Moro è stato oggetto di numerose speculazioni: alcune di queste riguardano un possibile coinvolgimento dei servizi segreti e della loggia massonica P2, altre sostengono che dietro il rapimento ci furono gli Stati Uniti. Ancora oggi le diverse ipotesi sulla vicenda e le ricostruzioni degli eventi sono spesso discordanti tra di loro.
Violenza politica e terrorismo
Il decennio 1970-1980 fu caratterizzato da numerosi episodi di violenza politica proveniente da gruppi terroristici di estrema destra e di estrema sinistra. Entrambi i fronti compirono attentati e stragi che provocarono centinaia di morti con l'obiettivo di creare disordine e paura nel paese e tutt'oggi i misteri di quegli anni non sono stati ancora svelati.
Estremismo e attentati
L'estremismo di sinistra, rappresentato dalle organizzazioni delle Brigate rosse, Prima linea e i Nuclei armati proletari, aveva come intento quello di raggiungere il potere tramite una rivoluzione che avrebbe portato alla costruzione di una Dittatura del proletariato.
Anche a destra i gruppi di matrice fascista come Ordine nuovo, Avanguardia nazionale e Ordine nero miravano a destabilizzare lo Stato perché avvenisse una svolta autoritaria attraverso la strategia del terrore.
Stragi e attentati neofascisti
L'esplosione della bomba in piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, che causò la morte di 17 persone e ne ferì circa 90 viene considerata la strage che diede inizio agli anni di piombo. Cominciarono a susseguirsi numerosi attentati compiuti con esplosivi in luoghi pubblici o mezzi di trasporto come i treni: il 17 maggio 1973 l'anarchico Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano sulla folla davanti alla questura di Milano, uccidendo 4 persone e ferendone altre 45; il 28 maggio 1974 scoppiò una bomba in piazza della Loggia a Brescia durante una manifestazione sindacale, causando 8 morti e 103 feriti; il 4 agosto 1974 ci fu un'esplosione su una carrozza del treno Italicus in provincia di Bologna provocando 12 vittime e 48 feriti. La strage più sanguinosa di tutte fu l'esplosione della bomba alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 uccidendo 85 persone e provocando circa 200 feriti. In totale, dal 1969 al 1984, si contarono 11 stragi con 150 morti e 652 feriti. Tutt'ora non si è giunti a una conclusione certa circa le responsabilità di queste organizzazioni neofasciste e le ipotesi riguardo una complicità dei servizi segreti e di persone interne allo Stato non sono state provate nella maggior parte dei casi.
Golpe e complotti
Oltre agli attentati vi furono anche falliti colpi di Stato militari, come il Golpe Borghese del 7-8 dicembre 1970, organizzato dall'ex comandante fascista Junio Valerio Borghese; un piano eversivo del gruppo Ordine nuovo venne scoperto il 12 novembre 1973 e pochi mesi dopo, il 24 gennaio 1974, un gruppo di ufficiali capeggiati dal colonnello Amos Spiazzi venne arrestato per un complotto contro lo Stato.
L'obiettivo dei neofascisti era quello di destabilizzare il sistema colpendo nel mucchio, creando un clima di paura che avrebbe potuto favorire una svolta autoritaria al paese.
Terrorismo di sinistra
Se i gruppi eversivi di estrema destra avevano l'intento di creare disordine colpendo le masse, le organizzazioni terroristiche di matrice comunista selezionavano i propri obiettivi da colpire, spesso dirigenti di fabbriche, imprenditori e rappresentanti dello Stato, tutti coloro che appartenessero alla classe dirigente.
Il terrorismo di sinistra cominciò a manifestarsi dopo l'autunno caldo: il 25 gennaio 1971 furono fatte esplodere 8 bombe a Lainate, sulla pista dei collaudi della Pirelli. Dopodiché iniziò una serie di sequestri di persona, che raggiunse il suo apice con il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. Prima furono sequestrati i dirigenti industriali Idalgo Macchiarini, della Sit-Siemens, e Michele Mincuzzi, dell'Alfa Romeo; poi a dimostrazione del rafforzamento dei gruppi terroristici ci fu il rapimento del giudice Mario Sossi il 18 aprile 1974 a Genova. I tre rapimenti vennero compiuti dall'organizzazione delle Brigate rosse, che si considerava nemica dei partiti di sinistra (tra cui il PCI, colpevole di essere entrato all'interno delle meccaniche capitalistiche) e dei sindacati e appoggiava l'idea di un comunismo rivoluzionario.
Dopo l'uccisione di Moro gli assassini compiuti dal terrorismo rosso aumentarono, provocando addirittura quasi cento vittime tra il 1978 e il 1981, e proseguirono fino al 1984; tuttavia, i terroristi finirono per essere sconfitti dell'azione repressiva dello Stato.
Autonomia operaia e contestazioni
Un nuovo movimento di lotta guidato dai gruppi estremistici dell'Autonomia operaia nacque nel 1977. Le contestazioni furono simili a quelle che ci furono nel 1968 e riguardarono tutti i partiti; tuttavia questa volta il bersaglio principale fu il PCI, contestandogli la politica del compromesso storico e il passaggio dall'opposizione di classe al potere borghese che voleva reprimere il movimento.
Questa rottura venne confermata esplicitamente il 17 febbraio 1977 dallo scontro nato dopo le agitazioni mosse durante il comizio del segretario della CGIL Luciano Lama all'Università di Roma (in quel momento occupata dagli studenti). Nonostante i toni violenti, il movimento non stabilì rapporti organici con i gruppi terroristici.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali sfide politiche e sociali affrontate dall'Italia negli anni '60-'70?
- Cos'è il compromesso storico e quale fu il suo impatto sulla politica italiana?
- Quali furono le conseguenze del rapimento di Aldo Moro?
- Come si manifestò il terrorismo negli anni di piombo in Italia?
- Qual era l'obiettivo del movimento dei giovani del 1977 e come si differenziava dai movimenti precedenti?
L'Italia affrontò sfide significative legate all'ordine pubblico, con l'inizio della strategia della tensione e l'istituzione delle regioni a statuto ordinario. Ci furono anche successi per la sinistra, come la vittoria del PCI nelle elezioni regionali e l'approvazione della legge sul divorzio.
Il compromesso storico fu una proposta di collaborazione tra il PCI e la DC per salvaguardare la democrazia italiana. Fu parzialmente realizzato con il governo di solidarietà nazionale nel 1978, ma fu abbandonato dopo il rapimento di Aldo Moro.
Il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse portò all'abbandono del compromesso storico e fu un evento scioccante che sollevò speculazioni su possibili coinvolgimenti di servizi segreti e potenze straniere.
Il terrorismo si manifestò attraverso attentati e stragi da parte di gruppi di estrema destra e sinistra, con l'obiettivo di destabilizzare lo Stato. Gli anni di piombo furono caratterizzati da violenza politica e misteri irrisolti.
Il movimento del 1977, guidato dall'Autonomia operaia, contestava tutti i partiti, in particolare il PCI, per la sua politica del compromesso storico. A differenza dei movimenti precedenti, non stabilì rapporti organici con i gruppi terroristici.