Concetti Chiave
- Il secondo dopoguerra in Unione Sovietica fu caratterizzato da difficoltà economiche e politiche, con un calo della produzione industriale e un ritardo tecnologico rispetto all'Occidente.
- Negli anni Settanta, l'URSS affrontò problemi interni e internazionali, tra cui un intervento fallimentare in Afghanistan e una rigida repressione culturale e politica sotto Breznev.
- Gorbacev, eletto nel 1985, cercò di riformare l'URSS attraverso la perestrojka e la glasnost, ma le sue riforme economiche fallirono mentre il desiderio di trasparenza politica crebbe.
- La rivalità tra Gorbacev ed Eltsin, insieme alle crescenti spinte separatiste delle repubbliche sovietiche, portò alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
- Il crollo del muro di Berlino nel 1989 simboleggiò la fine della divisione europea e accelerò il processo di unificazione della Germania, segnando la conclusione della Guerra Fredda.

Indice
Il secondo dopoguerra in Unione Sovietica
Gli anni Settanta furono per l’Unione Sovietica un periodo di crescente difficoltà economiche e politiche.
In campo economico, l’URSS soffriva sin dai tempi di Stalin e lo stesso stendersi della sua influenza politica si traduceva in maggiori costi.
Alla metà degli anni Ottanta, l’URSS si trovava dunque con una produzione industriale in calo, con un ritardo tecnologico nei confronti dell’Occidente sempre più grave, un’agricoltura in pieno deficit e uno sviluppo dei consumi privati nettamente inferiore a quello occidentale.
Sul piano internazionale, i successi degli anni Settanta lasciarono il posto a una debolezza resa manifesta dal fallimentare intervento in Afghanistan. Sul piano interno, Breznev impedì ogni disaccordo, mortificando la vita culturale e politica del Paese. Il samizdat (letteratura clandestina nata alla metà degli anni Sessanta) continuava a svolgere la propria opera di denuncia del regime, anche se la maggioranza del popolo sovietico mostrava un consenso passivo.
L’URSS di fine anni Settanta era in primo luogo una società intensamente urbanizzata e scolarizzata; la vecchia “intellighenzia” russa si era trasformata in una larga fascia sociale. In questi ceti cittadini si erano formati circoli, gruppi e associazioni, che costituivano il nucleo di un’opinione pubblica, anche se per ora impossibilitata a esprimersi.
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Fine dell'Unione Sovietica: la fallita riforma di Gorbacev
Morto Breznev nel 1982, vi fu il breve interregno dei suoi successori Andropov e Cernenko. Fu perciò percepito come un segno di cambiamento il fatto che nel marzo 1985 venisse eletto segretario generale del Partito comunista sovietico Gorbacev, che operò seguendo due parole d’ordine: perestrojka e glasnost. La perestrojka (ristrutturazione) mirava alla necessità di attuare una riforma complessiva della società sovietica, in particola dell’economia. La glasnost (trasparenza) voleva invece istituire un nuovo rapporto tra potere e opinione pubblica, fondato sul dibattito e sul dialogo, sull’appello alle risorse naturali della nazione e sulla fine della repressione del dissenso. Nella visione di Gorbacev, perestrojka e glasnost erano e dovevano restare unite. E invece la perestrojka fallì, mentre la glasnost liberò forze a lungo trattenute.
Gorbacev introdusse diverse riforme: lotta alla corruzione nella gestione economica, possibilità di costruire imprese agricole e artigianali cooperative, liberalizzazione dei prezzi e di alcuni prodotti agricoli. Sul piano politico, le riforme di Gorbacev mirarono a spezzare l’identificazione tra Partito comunista e Stato, e a intaccare il monopolio del partito, ammettendo la costituzione di diversi gruppi politici e la competizione elettorale per il parlamento; tutto ciò con l’obiettivo di trasformare l’URSS in una sorta di repubblica presidenziale.
Grandi opposizioni a Gorbacev provenivano dai quadri del Partito, che venivano ogni giorno di più privati di poteri e privilegi. Tra gli oppositori emerge Eltsin, che fu eletto presidente della Repubblica russa nel giugno 1991. Si vennero così a creare a Mosca due centri di potere con due capi: il governo sovietico di Gorbacev e il governo russo di Eltsin.
Due furono le linee di crisi che condussero al fallimento della riforma di Gorbacev e alla fine dell’URSS: lo scontro sul piano economico-politico del Paese e il conflitto centro-periferia. Fu il movimento delle rivendicazioni nazionali e dei separatismi a precipitare la situazione: in molte repubbliche dell’Unione si affermarono centri di potere nazionali che incominciarono a rivendicare un'autonomia da Mosca, e questo portò successivamente al formarsi di poteri territoriali autonomi. Crebbe rapidamente una spinta al separatismo, che in breve tempo avrebbe condotto alla dissoluzione della stessa URSS. Dopo essere intervenuto con repressioni militari in Lituania e Lettonia, Gorbacev propose alle repubbliche “ribelli” un trattato che garantiva loro maggiore autonomia. Ma proprio prendendo a pretesto tale trattato, nell’agosto 1991 un gruppo di ali dirigenti del Partito comunista tentò un colpo di stato contro Gorbacev, ma senza successo. Di fronte a un Gorbacev sempre più indebolito, Eltsin divenne l’arbitro incontrastato della situazione politica. Nei mesi successivi la disgregazione dell’URSS proseguì con grande rapidità, fino ad arrivare nel 1991 con la Comunità degli Stati Indipendenti (Csi).
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Il crollo del muro di Berlino e la fine di un'epoca
Dopo lo sviluppo economico degli anni Cinquanta-Sessanta, le economie dell’Europa orientale entrarono in una fase di declino. La forte integrazione economica nell’area del Comecon aveva consentito a questi Paesi di superare senza troppi danni la crisi petrolifera del 1973; ma effetti molto più gravi ebbe il secondo shock petrolifero di inizio anni Ottanta. Il risultato fu una pesante recessione e un peggioramento nel tenore di vita della popolazione.
Simbolo della divisione dell’Europa fu la Germania. La Repubblica democratica tedesca entrò in crisi a partire dal maggio 1989, quando decine di migliaia di cittadini tedeschi orientali iniziarono a riversarsi in Occidente. Divenne improvvisamente possibile aggirare quel muro che 28 anni prima era stato costruito a Berlino per affermare l’invalicabilità della “cortina di ferro”. Le autorità tedesche centrali furono costrette a liberalizzare gli espatri. Nel novembre 1989 il muro di Berlino venne preso d’assalto dalla popolazione che iniziò ad abbatterlo. Dopo il crollo del muro, il processo di unificazione della Germania conobbe una rapidissima accelerazione. A seguito dell’unificazione monetaria (marco come moneta unica per le due Germanie), il 12 settembre 1990 le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale firmarono il trattato che consentiva la riunificazione. Un atto che segnò, simbolicamente, con la fine della “guerra fredda”, la fine di un’intera epoca.
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Domande da interrogazione
- Quali furono le principali difficoltà economiche e politiche dell'Unione Sovietica nel secondo dopoguerra?
- In che modo Gorbacev cercò di riformare l'Unione Sovietica?
- Quali furono le cause principali del fallimento delle riforme di Gorbacev?
- Come avvenne il crollo del muro di Berlino e quali furono le sue conseguenze?
- Quali furono gli effetti del crollo del muro di Berlino sull'Europa?
Negli anni Settanta, l'URSS affrontò difficoltà economiche con una produzione industriale in calo, un ritardo tecnologico rispetto all'Occidente, un'agricoltura in deficit e consumi privati inferiori. Politicamente, l'intervento fallimentare in Afghanistan e la repressione interna sotto Breznev accentuarono le tensioni.
Gorbacev introdusse le riforme della perestrojka e glasnost per ristrutturare l'economia e promuovere la trasparenza politica. Tentò di spezzare il monopolio del Partito comunista, incoraggiando la competizione politica e la liberalizzazione economica, ma incontrò forte opposizione interna.
Le riforme fallirono a causa dello scontro economico-politico interno e del conflitto centro-periferia. Le rivendicazioni nazionali e i separatismi nelle repubbliche sovietiche portarono alla dissoluzione dell'URSS, culminando nel tentato colpo di stato del 1991.
Nel 1989, la crisi economica e la pressione dei cittadini portarono alla liberalizzazione degli espatri nella Germania dell'Est. Il muro di Berlino fu abbattuto dalla popolazione, accelerando l'unificazione tedesca e segnando simbolicamente la fine della "guerra fredda".
Il crollo del muro di Berlino portò a una rapida unificazione della Germania e segnò la fine della divisione dell'Europa. Simbolicamente, rappresentò la conclusione della "guerra fredda" e l'inizio di una nuova era politica ed economica nel continente.