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Concetti Chiave

  • Nel 1915, l'Italia, sebbene parte della Triplice Alleanza, dichiarò la neutralità a causa della sua clausola che prevedeva l'intervento solo in caso di attacco, non di aggressione.
  • Vi fu una divisione tra neutralisti e interventisti: i primi erano socialisti e cattolici, contrari alla guerra; i secondi repubblicani e nazionalisti, desiderosi di riacquistare territori come Trento e Trieste.
  • Il Patto di Londra, firmato nell'aprile 1915, sancì l'entrata dell'Italia nella Triplice Intesa con promesse territoriali a vittoria ottenuta.
  • L'entrata in guerra avvenne il 24 maggio 1915, ma l'esercito italiano era impreparato, subendo sconfitte significative, in particolare lungo il fiume Isonzo.
  • Nonostante le iniziative per porre fine al conflitto, inclusi gli appelli di Papa Benedetto XV, la guerra continuò, portando a una fase di stallo e alla guerra di trincea.

Le truppe Austro - tedesche nel 1915 occupano la Polonia e i Paesi Baltici e nel 14 entra nel conflitto anche la Turchia dalla parte degli austriaci e dei tedeschi bloccando nel Mar Mediterraneo le mani Inglesi e Francesi, bloccandoli appunto nel passaggio dello stretto dei Dardanelli e il conflitto quindi subisce un arresto. Il primo anno di guerra non vede partecipare nello scontro l’Italia; il governo nel periodo di neutralità era presieduto da Antonio Salandra. L’Italia di dichiarò neutrale nonostante facesse parte della Triplice Alleanza, nella quale vi era la clausola che prevedeva l’intervento delle altre potenze in caso di attacco o di offesa verso le altre partecipanti all’Alleanza, ma dato che la Germania e l’Austria erano i carnefici e non le vittime, l’Italia decise di proclamarsi fuori.

Indice

  1. Il dibattito tra neutralisti e interventisti
  2. Le motivazioni dei neutralisti
  3. Gli interventisti e il patto di Londra
  4. L'entrata in guerra dell'Italia
  5. Le difficoltà dell'esercito italiano
  6. La guerra di trincea e gli appelli per la pace

Il dibattito tra neutralisti e interventisti

Ben preso vi fu una polemica tra i Neutralisti che pensavano fosse positivo per l’Italia non entrare in conflitto, e tra gli interventisti che volevano che l’Italia entrasse.

Le motivazioni dei neutralisti

I neutralisti erano socialisti, riformisti, cattolici guidati da Benedetto XV dove vi erano anche i liberali Giolittiani che pensavano che i territori austriaci potessero essere ripresi attraverso dei trattati. I socialisti motivarono la loro neutralità perché affermavano che l’Italia avesse bisogno di riforme. Gli interventisti invece erano repubblicani, massimalisti, nazionalisti. I socialisti erano neutri perché condividevano la contrarietà della guerra di gran parte dell’opinione dei contadini e operai, portando avanti il carattere riformistico iniziato da Giolitti. I cattolici invece erano neutrali per i principi religiosi (uguaglianza e fratellanza). Anche Giolitti era contrario alla guerra perché credeva che i territori ancora in mano agli Austriaci potessero essere riacquistati dall’Italia attraverso trattative diplomatiche (moderatismo). Inoltre Giolitti era consapevole che l’Italia non era preparata militarmente per affrontare un notevole conflitto e la situazione economica del paese era precarie per permettersi di entrare in guerra.

Gli interventisti e il patto di Londra

Tra gli interventisti il gruppo più attivo era quello dei nazionalisti i quali desideravano la guerra a fianco dell’Intesa, quindi a fianco dell’Inghilterra e Francia con l’intento di poter riacquistare i territori ancora di dominio austriaco. I più tenaci assertori nazionalisti furono Gabriele D’Annunzio e Giovanni Papini che sulla loro rivista “Lacerba” scrissero che era necessario per l’Italia “Un caldo bagno di sangue contro l’inerzia e la rassegnazione”. Anche i repubblicani e i socialisti rivoluzionari erano interventisti e giustificavano l’intervento in guerra affermando che questo avrebbe ridato il Trento e il Trieste all’Italia e avrebbe potuto dare lavoro e manodopera in esubero. Anche Mussolini propagandava idee a favore dell’intervento in guerra sul giornale “Il popolo d’Italia”, organo di stampa fondato proprio da Mussolini. Lo stesso Antonio Salandra riteneva che l’Italia dovesse schierarsi contro l’Austria e quindi a favore dell’Intesa con il solito scopo (Trieste e Trento). Sarà proprio lo stesso governo presieduto da Salandra che in accordo con il re Vittorio Emanuele III che giunsero nell’Aprile 1915 a firmare il patto di Londra con la quale l’Italia sanciva la sua entrata nella Triplice Intesa al fianco della Francia, Inghilterra e Russia. Però c’erano delle condizioni: l’impegno dell’Italia di entrare in guerra in caso di vittoria, l’Italia avrebbe ottenuto il Trentino, il Friuli, le isole del Dodeganeso e delle colonie Tedesche. Con il patto di Londra, l’Italia entra quindi in guerra. Prima di intervenire nel conflitto i nazionalisti prepararono la popolazione alla guerra, partecipando alle manifestazioni dei pacifisti, anche con atti di violenza in piazza.

L'entrata in guerra dell'Italia

Era il 24 Maggio 1915 quando il governo italiano dichiara guerra all’Austria ed entra nel conflitto mondiale. A capo dell’esercito Italiano viene messo Luigi Cotorna.

Le difficoltà dell'esercito italiano

L’esercito italiano non era ai livelli di quello austriaco e tedesco, era disarmato, impreparato con degli armamenti molto arretrati. Le prime battaglie si ebbero in Veneto contro l’Austria, lungo le vie del fiume Isanzo. Gli errori tecnici dei comandanti italiani procurarono migliaia di morti tra le file dello stesso esercito italico dove fu completamente sconfitto.

La guerra di trincea e gli appelli per la pace

Nel maggio del 1916, l’Austria attuò una grande offensiva militare che prende il nome di “spedizione primitiva” (perché secondo l’Austria l’Italia aveva interrotto il patto della Triplice Alleanza) con la quale sconfiggono gli italiani e conquistano l’arcipelago di Asiago. Qui la guerra ebbe una fase di arresto durante l’inverno del 1916, questo arresto comportò l’aumento delle difficoltà e delle condizioni dei militari costretti a vivere nelle trincee al freddo ed inizia quindi la guerra di trincea, con la comparsa di nuove armi da guerra, come i carro armati, gli aerei, armi chimiche e a gas. All’inizio del 1917 ci furono iniziative politiche volte a raggiungere un accordo con lo scopo di porre fine al conflitto ma gli esiti sono tutti negativi. Anche il Papa Benedetto XII si espresse per la pace attraverso diversi scritti inviati ai governi degli Stati Interni chiedendo loro di porre fine al conflitto chiamato da lui “inutile strage” restituendo reciprocamente i territori occupati. Nemmeno l’appello del papa ebbe l’esito sperato e dunque il conflitto non cessò.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le ragioni della neutralità iniziale dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale?
  2. L'Italia inizialmente si dichiarò neutrale nonostante facesse parte della Triplice Alleanza, poiché la Germania e l'Austria erano gli aggressori e non le vittime. Inoltre, c'era una forte divisione interna tra neutralisti e interventisti.

  3. Chi erano i principali sostenitori della neutralità e quali erano le loro motivazioni?
  4. I neutralisti includevano socialisti, riformisti, cattolici e liberali giolittiani. Essi credevano che l'Italia avesse bisogno di riforme e che i territori austriaci potessero essere recuperati tramite trattati diplomatici.

  5. Quali furono le motivazioni degli interventisti per entrare in guerra?
  6. Gli interventisti, tra cui nazionalisti, repubblicani e socialisti rivoluzionari, volevano entrare in guerra per riacquistare i territori austriaci e per dare lavoro e manodopera in esubero. Figure come Gabriele D’Annunzio e Mussolini furono ferventi sostenitori dell'intervento.

  7. Quali furono le condizioni del Patto di Londra che portarono l'Italia a entrare in guerra?
  8. Il Patto di Londra prevedeva che l'Italia entrasse in guerra al fianco della Triplice Intesa, e in caso di vittoria, avrebbe ottenuto il Trentino, il Friuli, le isole del Dodecaneso e alcune colonie tedesche.

  9. Quali furono le conseguenze immediate dell'entrata in guerra dell'Italia?
  10. L'Italia dichiarò guerra all'Austria il 24 maggio 1915, ma l'esercito italiano era impreparato e subì pesanti sconfitte. La guerra di trincea portò a difficoltà crescenti per i soldati, e nonostante gli sforzi diplomatici, il conflitto continuò.

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