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Concetti Chiave

  • L'età giolittiana segna l'inizio della società di massa in Italia, con forti proteste operaie e una crisi politica a fine Ottocento.
  • Giovanni Giolitti, a differenza dei suoi predecessori, adotta una politica di ascolto verso i lavoratori, riconoscendo l'importanza di salari adeguati per lo sviluppo industriale.
  • La collaborazione con il partito socialista è complessa, con Giolitti che cerca il supporto dei riformisti, mentre l'ala massimalista si oppone a qualsiasi dialogo con lo Stato.
  • L'epoca giolittiana vede uno sviluppo industriale concentrato nel nord-ovest italiano, mentre il sud e il nord-est rimangono poveri, causando una massiccia emigrazione.
  • Giolitti è criticato per il protezionismo e il sostegno alle industrie del nord, aggravando il divario economico tra nord e sud Italia.

Indice

  1. L'età giolittiana e le proteste
  2. Giolitti e il movimento operaio
  3. Collaborazione con il partito socialista
  4. Sviluppo industriale e emigrazione
  5. Critiche e politiche protezionistiche

L'età giolittiana e le proteste

L’​età giolittiana​ è il periodo in cui nasce la società di massa, si tratta quindi di un periodo caratterizzato dalle ​proteste del mondo operaio​, dei ​lavoratori​; in Italia queste proteste furono notevoli, portarono a disordini enormi, tant’è vero che l’​Ottocento​ si chiuse con una grande ​crisi politica​ (movimenti di protesta in tutta Italia, il governo utilizzava la repressione, vi erano leggi antianarchiche, leggi eccezionali, tentativi di eliminare le libertà costituzionali, democratiche, tentativi che furono però fortunatamente ostacolati dal parlamento).

L’Ottocento si concluse poi con il generale Bava Beccaris che a Milano sparò sulla folla, facendo tanti morti, e per questo fu anche premiato da Umberto I.

Il ​Novecento​ si apre proprio con l’​attentato ad​ ​Umberto I​, che venne ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci​. Umberto I viene poi sostituito da ​Vittorio Emanuele III​ e al governo sale Zanardelli​, ma solo per i primi tre anni del 900 (fino al 1903), dopodiché il governo passa nelle mani di ​Giovanni Giolitti.

All’interno del ministero Zanardelli, Giolitti aveva un ruolo di primo piano, infatti era proprio uno degli animatori del governo Zanardelli. Giolitti, inoltre, manterrà con piccole interruzioni insignificanti il ruolo di ​presidente del consiglio​ fino al 1914, perciò quando ci si riferisce ai primi 14 anni del 900 si parla di ​età giolittiana​, in quanto è il periodo dominato dalla figura di Giovanni Giolitti.

Giolitti e il movimento operaio

Per quanto riguarda le proteste del movimento operaio, esse si hanno anche in Italia.

Come si pone Giolitti di fronte a queste proteste?

I suoi predecessori avevano scelto la strada della repressione, Giolitti riteneva invece che non fosse saggio inviare l’esercito a reprimere le manifestazioni, egli riteneva che i lavoratori dovessero essere ascoltati, in quanto avevano delle valide ragioni per protestare, infatti i salari dei lavoratori erano bassissimi.

La posizione di Giolitti ha due motivazioni: una ​politica​ e una ​economica​.

La motivazione politica risiede nel ruolo dello stato, di come lo stato è percepito dai cittadini. Secondo Giolitti lo stato non doveva apparire come un nemico per alcune classi sociali, ma tutti i cittadini dovevano avere fiducia nello stato e nel fatto che esso comunque garantisse i diritti di tutti, quindi anche del proletariato e delle classi più povere (lo stato non doveva dunque agire con la violenza contro il movimento operaio).

La motivazione economica è quella più rilevante: i salari erano effettivamente molto bassi e con salari bassi non si possono acquistare merci e quindi, di conseguenza, non si sviluppa l’industria. Alzare i salari degli operai significava, al contrario, innescare un circolo virtuoso: se i lavoratori hanno più denaro possono acquistare più merci, le industrie a loro volta vendono di più e si innesca dunque un circolo virtuoso.

(Questa intuizione di Giolitti verrà poi ripresa da altri economisti, ad esempio dal presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, dopo la crisi economica del 1929). Ma Giolitti aveva già intuito che bisognava ​sostenere l’occupazione​ e ​alzare gli stipendi degli operai​, altrimenti ci sarebbe stata sovrapproduzione, e quindi l’industria non avrebbe venduto i propri prodotti a nessuno.

Collaborazione con il partito socialista

Per questo motivo, Giolitti decise di avviare una ​collaborazione con il partito socialista​. Alla fine dell’800 nascono, infatti, partiti socialisti in tutta l’Europa, e anche in Italia. ​Il partito socialista italiano, come tutti gli altri partiti socialisti, era diviso al proprio interno poiché vi erano ​due correnti​:

-da una parte vi era l’​ala rivoluzionaria​, chiamata ​massimalista​ perché questa corrente perseguiva il programma massimo, appunto la rivoluzione sociale e poltica. (Tra i rivoluzionari si distinse ​Arturo Labriola​, che guidava l’ala rivoluzionaria, ma vi erano anche altri leader, infatti in questo periodo emerge anche la figura di ​Benito Mussolini​, che inizialmente era uno dei leader del partito socialista, ma fu anche direttore del quotidiano, ossia del giornale del partito socialista, intitolato “Avanti”).

-dall’altra parte vi era l’​ala riformista​, chiamata anche ​gradualista​ perchè questa corrente voleva raggiungere la rivoluzione sociale e politica con graduali riforme. Essa era guidata da ​Filippo Turati​.

L’ala preponderante all’interno del partito socialista era quella riformista, in altri momenti però prevaleva anche l’ala massimalista.

Giolitti chiese al partito socialista di entrare a far parte del governo, rivolgendosi in modo particolare alla parte moderata, cioè a Filippo Turati. Turati, sebbene ritenesse che alcune proposte di Giolitti fossero positive, (Giolitti proponeva infatti delle riforme in linea con la politica del partito socialista) non potè entrare a far parte del governo perché vi era l’ala massimalista che rifiutava ogni collaborazione e dialogo con lo Stato borghese. Turati, dunque, scelse di sostenere il governo di Giolitti dall’esterno, ossia non opponendosi in parlamento alle riforme o addirittura votando a favore delle riforme di Giolitti, sebbene nessun leader socialista fosse all’interno del governo (le leggi per essere approvate devono avere il voto positivo del parlamento). Turati faceva in modo che il partito socialista non votasse contro, quindi dava il suo sostegno esterno. Il problema era che a volte prevaleva l’ala massimalista, quindi Giolitti aveva difficoltà nella collaborazione con il partito socialista.

Sviluppo industriale e emigrazione

L’epoca giolittiana è stata anche l’epoca di maggiore sviluppo industriale italiano​, ma vi era il problema che lo sviluppo industriale si concentrava solo nelle regioni del nord ovest, in modo particolare nel triangolo industriale formato da ​Torino​, ​Milano​ e ​Genova​, mentre il resto del paese era poverissimo: nel sud Italia c’era ancora il latifondo, anche il nord est era poverissimo, infatti da queste zone partivano molte persone, che si recavano, in modo particolare, verso il ​Nord America​ e il ​Nord Europa​, ma soprattutto verso l​’America del Sud ​(alcuni paesi, come l’Argentina, hanno popolazione prevalentemente italiana, circa il 70% della popolazione Argentina ha infatti origini italiane). L​’emigrazione​ divenne dunque un fenomeno notevole, milioni di persone hanno abbandonato il paese e hanno popolato il pianeta. In ogni caso, il fenomeno dell'emigrazione era notevole e privava l’Italia di gran parte della forza lavoro, perché alcuni si trasferivano definitivamente all’estero,ma al tempo stesso è stato anche un fenomeno che ha preparato lo sviluppo economico italiano, poiché altri invece tornavano poi in Italia, oppure lasciavano la famiglia in Italia e mandavano il denaro, quindi gran parte del capitale che negli anni sessanta del 900 è stato alla base del boom economico, deriva proprio dall’ emigrazione italiana (denaro che gli italiani hanno guadagnato all’estero e che hanno mandato e investito in Italia).

Lo sviluppo degli anni sessanta lo si ha soprattutto nel ​nord est​, gli emigranti del nord est (zona del Veneto) erano quelli che poi tornavano, tanto che vennero soprannominati rondini​, a volte partivano solo per i lavori stagionali, poi tornavano in Italia portando con loro il capitale guadagnato all’estero.

Critiche e politiche protezionistiche

Si ebbe dunque uno sviluppo alquanto diseguale, tra le altre cose Giolitti fu accusato di aver aggravato la questione meridionale, cioè accentuò il divario tra nord e sud del paese, questo perché lo stato, nel tentativo di favorire lo sviluppo delle industrie del nord, le finanziava attraverso le commissioni statali, cioè il denaro pubblico, che veniva dato da tutti i cittadini italiani, veniva utilizzato per finanziare le industrie del nord. Così, molti intellettuali del sud accusarono Giolitti di deviare i capitali pubblici (anche del sud) verso il nord. (l’esatto opposto della critica che fanno ora i leghisti: loro pagano le tasse e noi sprechiamo il denaro pubblico).

Giolitti, tra l’altro, mantenne misure economiche di tipo protezionistico, istituì cioè i dazi protezionistici​ con l’obiettivo di ​proteggere il mercato interno​: in modo particolare l’acciaio (materiale siderurgico) era protetto per favorire l’industria del nord, mentre i dazi sul grano servivano a proteggere i latifondisti meridionali che producevano soprattutto grano, motivo per cui si mantenne elevato il prezzo del grano.

Al fine di garantire stabilità al governo, Giolitti prometteva dunque il mantenimento di alcune politiche ai grandi latifondisti del sud, che erano i potenti, i mafiosi, ossia coloro che controllavano i moti nel sud Italia. Per questo Giolitti fu criticato dagli intellettuali del sud (​Gaetano Salvemini​ chiamò Giolitti “​ministro della malavita​”, proprio perché da un parte favoriva il settore più avanzato del nord Italia, dall’altra favoriva il settore più conservatore e tradizionale del mezzogiorno d’Italia.)

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali caratteristiche dell'età giolittiana?
  2. L'età giolittiana fu caratterizzata dalla nascita della società di massa, proteste operaie, e un approccio politico di Giovanni Giolitti che preferiva ascoltare i lavoratori piuttosto che reprimere le manifestazioni.

  3. Come si pose Giolitti di fronte alle proteste del movimento operaio?
  4. Giolitti riteneva che i lavoratori avessero valide ragioni per protestare e preferiva ascoltarli piuttosto che reprimere le manifestazioni, a differenza dei suoi predecessori.

  5. Quali furono le motivazioni di Giolitti per sostenere l'aumento dei salari?
  6. Giolitti credeva che salari più alti avrebbero innescato un circolo virtuoso economico, permettendo ai lavoratori di acquistare più merci e stimolando lo sviluppo industriale.

  7. Qual era la posizione del partito socialista durante il governo di Giolitti?
  8. Il partito socialista era diviso tra un'ala rivoluzionaria e una riformista. Giolitti cercò di collaborare con l'ala riformista, guidata da Filippo Turati, che sostenne il governo dall'esterno.

  9. Quali furono le critiche rivolte a Giolitti riguardo lo sviluppo industriale?
  10. Giolitti fu criticato per aver aggravato la questione meridionale, favorendo lo sviluppo industriale del nord con finanziamenti statali, mentre il sud rimaneva povero e sottosviluppato.

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