Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Le foibe, fenditure naturali del Carso, sono associate a tragedie storiche legate a eliminazioni di massa di italiani nel 1943 e 1945 da parte dell'esercito di liberazione di Tito.
  • L'obiettivo del comunismo jugoslavo era annettere le zone mistilingue della Venezia Giulia, portando a una pulizia etnico-politica gestita dall'Ozna contro oppositori e figure italiane rilevanti.
  • Il numero delle vittime delle foibe è controverso, con stime che parlano di circa 10.000 italiani, ma l'argomento è stato spesso minimizzato o ignorato.
  • Il silenzio sulle foibe è attribuito alla politica della Guerra Fredda, con l'occidente che evitava di mettere in difficoltà Tito, visto come un leader non allineato.
  • L'Italia del dopoguerra cercava di proiettare un'immagine di nazione resistente e vincitrice, minimizzando le tragedie delle foibe e relegando la memoria degli esuli giuliani a livello locale.

Indice

  1. Il significato delle foibe
  2. Le esecuzioni e il piano jugoslavo
  3. Il silenzio sulle foibe
  4. La nuova immagine dell'Italia

Il significato delle foibe

Nel linguaggio geologico il termine “foibe” indica delle fenditure naturali, molto diffuse nel Carso. Invece, nel linguaggio storico esse ci fanno pensare all’eliminazione di tanti italiani nel periodo settembre-ottobre 1943e e agli eccidi di massa compiuti nel 1945 dall’esercito di liberazione del maresciallo Tito.

Le esecuzioni e il piano jugoslavo

Il primo periodo si collega al giustizialismo politico del movimento partigiano e alla violenza selvaggia delle rivolte contadine. La seconda ondata di esecuzioni è invece il frutto di un obbiettivo perseguito in modo molto lucido. Lo scopo del comunismo jugoslavo era quello di annettere, una volta finita la guerra, le zone mistilingue della Venezia Giulia. Affinché la conferenza di pace riconosca l’annessione è necessario che le zone occupate siano pacificate in nome della rivoluzione sociale e sotto il governo di Belgrado. Per questo motivo, l’esercito jugoslavo predispone un piano per eliminare tutti coloro che potrebbero rappresentare un riferimento, qualunque esso sia, per comunità italiana. Viene deciso allora di far sparire i collaboratori del nazismo, gli esponenti della Repubblica sociale di Salò, i militanti antifascisti, i funzionari pubblici che in quanto tali rappresentano in un certo qual modo lo Stato italiano. Questa pulizia etnico-politica fu affidata all’Ozna, la polizia politica del maresciallo Tito. Coloro che venivano considerati “nemici” venivano prelevati con la forza dalle loro case per essere eliminati con esecuzioni sommarie e fatte sparire all’interno delle foibe. Quando gli americani, gli inglesi e i russi, dopo il 12 giugno del 1945 fissano il confine fra l’Italia e l’Jugoslavia, corrispondente all’incirca al confine attuale fra Italia e Slovenia, le barbarie delle foibe si esauriscono. Il numero delle vittime delle foibe è stato oggetto di polemiche sia da parte di chi ha voluto minimizzare per motivo politici e chi invece a sovradimensionato: si parla di 10.000 vittime italiane gettate vive o morte nelle voragini carsiche dell’Istria. Sta comunque di Fatto che pochi ne parlano o non ne vogliono parlare oppure non sanno, nonostante il parlamento abbia istituito la Giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo. Essa è stata stabilita nel 10 febbraio, perché in tal giorno nel 1947 fu firmato il trattato di pace che assegnò l’Istria e le isole del Quarnaro all’Jugoslavia.

Il silenzio sulle foibe

Ma perché sulle foibe si è spesso voluto calare il silenzio?

La risposta più comune è quella che attribuisce la responsabilità del silenzio alla sinistra che voleva così nascondere una verità troppo scomoda. Tuttavia, le ragioni del silenzio sono più profonde e si ricollegano alle vicende internazionali della Guerra Fredda. Nel 1948, Stalin rompe ogni rapporto con il maresciallo Tito e il Cominform condanna la sua politica perché considerata deviazionista. Le potenze occidentali cominciano allora a guardare al governo di Belgrado come in interlocutore prezioso e si attivano per attirare l’Jugoslavia entro il proprio raggio di azione. IN pratica il maresciallo Tito insieme all’indiani Nehru e l’egiziano Nasser, è visto non come un leader comunista ma come un leader di un paese non allineato. In un clima simile, la diplomazia richiede che all’interlocutore con cui si dialoga non devono essere poste domande che possano metterlo in difficoltà e in questa prospettiva viene meno l’interesse a fare chiarezza sulla scomparsa di migliaia di italiani nelle foibe e sulle ragioni per le quali centinaia di italiani della Venezia Giulia furono costrette a lasciare l’Istria e la Dalmazia.

La nuova immagine dell'Italia

Un altro motivo del silenzio è dato dalla necessità di dare dell’Italia una nuova immagine, diversa da quella di una nazione sconfitta durante la Seconda guerra mondiale. Per passare come nazione vincitrice, l’Italia del 1945 aveva bisogno di autorappresentarsi come paese della resistenza partigiana, come alibi per assolversi dalle sue responsabilità e per cancellare con un colpo di spugna il periodo del Fascismo. La nuova Italia era pertanto quella della resistenza partigiana e dell’antifascismo clandestino, una nuova immagine che piaceva molto agli U.S.A.e agli Inglesi, ma soprattutto, al Partito Comunista Italiano che trovava nella Resistenza la propria legittimazione. Affinché l’Italia fosse vista come paese vincitore, era pertanto necessario che fosse eliminato dalla memoria collettiva tutto ciò che ricordava la sconfitta. Quindi nascono le negazioni e i fatti “indicibili” della storia nazionale. Gli “indicibili” sono la popolazione civile per la quale viene chiesta l’estradizione dai governi albanesi, jugoslavi o etiopi. Indicibili sono soprattutto le foibe e gli esuli giuliani. Pertanto, tacere sugli infoibati e sui profughi e relegarli a memoria locale giuliana senza farla rientrare nella memoria collettiva, ghettizzando così gli esuli dalmati ed istriani nei campi profughi, costituiva la risposta più facile ed immediata per non parlare dell’Italia come paese sconfitto. È come dire che un paese, se vuole passare da vincitore, non deve parlare delle sconfitte e quindi nella memoria italiana, almeno fino ad ora non c’è stato un posto adeguato per chi è stato ucciso nelle foibe, né per chi è stato costretto a lasciare le proprie terre.

Domande da interrogazione

  1. Cosa rappresentano le "foibe" nel contesto storico?
  2. Nel contesto storico, le "foibe" rappresentano l'eliminazione di molti italiani durante il periodo settembre-ottobre 1943 e i massacri di massa del 1945 compiuti dall'esercito di liberazione del maresciallo Tito.

  3. Qual era l'obiettivo del comunismo jugoslavo riguardo le zone mistilingue della Venezia Giulia?
  4. L'obiettivo del comunismo jugoslavo era annettere le zone mistilingue della Venezia Giulia una volta finita la guerra, pacificandole in nome della rivoluzione sociale sotto il governo di Belgrado.

  5. Perché si è voluto calare il silenzio sulle foibe?
  6. Il silenzio sulle foibe è stato attribuito alla sinistra che voleva nascondere una verità scomoda, ma anche alle dinamiche internazionali della Guerra Fredda e alla necessità dell'Italia di presentarsi come nazione vincitrice.

  7. Qual è il significato della Giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo?
  8. La Giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo, istituita il 10 febbraio, commemora le vittime delle foibe e l'esodo degli italiani dall'Istria e dalla Dalmazia, in coincidenza con la firma del trattato di pace del 1947.

  9. Come è stata gestita la memoria delle foibe e degli esuli giuliani in Italia?
  10. La memoria delle foibe e degli esuli giuliani è stata spesso relegata a una memoria locale, ghettizzando gli esuli nei campi profughi e non integrandola nella memoria collettiva italiana per evitare di ricordare la sconfitta nazionale.

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