chanel00_
Ominide
5 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il regime fascista inizialmente adottò una politica economica liberale, ma con l'instaurazione della dittatura, Mussolini avviò un interventismo statale dirigista.
  • La politica della quota 90 fissò il cambio della lira con la sterlina, favorendo l'autosufficienza economica a scapito delle esportazioni.
  • Mussolini promosse l'italianizzazione e l'autosufficienza, imponendo misure come la battaglia del grano, penalizzando altre colture e aumentando il costo del pane.
  • Le politiche autarchiche danneggiarono le classi povere e i contadini, ma furono sostenute da una forte propaganda di regime.
  • L'economia mista italiana vide la creazione di enti come l'Imi e l'Iri, dove lo stato condivise le perdite delle aziende ma non i guadagni, investendo in partecipazioni statali.

Indice

  1. Controllo economico del regime
  2. Politica autarchica e invasione
  3. Battaglie economiche fasciste
  4. Interventi statali e economia mista

Controllo economico del regime

Per quanto riguarda la politica economica del regime, uno dei punti che distinguono un regime totalitario da un regime assolutistico qualsiasi, è il controllo dell’economia. Inizialmente, nella fase legalitaria che va dal 1922 al 1924 (quando c'è ancora il governo di coalizione), il ministro dell'economia era un liberale, quindi di conseguenza la politica del regime fu di tipo liberale.

Con il discorso del 3 gennaio e l'instaurazione della dittatura, il ministero dell'economia fu gestito direttamente da Mussolini, il quale avviò una fase dirigista in cui eliminò completamente la politica liberista del governo precedente e avviò una fase di intervento pesante dello stato in campo economico.

Politica autarchica e invasione

Nel momento in cui ci fu la crisi economica del '29, Mussolini stabili un cambio fisso per la lira, al fine di evitare la svalutazione. Instaurò la politica della quota 90 (il cambio fisso della lira con la sterlina a quota 90), cioè per ogni lira corrispondevano 90 sterline. Ovviamente la quota fissa (la moneta fissa) favori alcuni settori ma al tempo stesso andava a discapito di altri. Ad esempio, il settore dell'esportazione non venne favorito da un cambio fisso, ma l'obiettivo di Mussolini non era quello di esportare o importare, ma era l'autosufficienza economica dell'Italia (un po' come già Hitler aveva scritto nel Mein Kampf in cui parlava della teoria dello spazio vitale, secondo cui la Germania doveva essere autosufficiente nel cuore dell'Europa. Anche Mussolini voleva dunque rendere l'Italia autosufficiente dal punto di vista economico. Essa venne chiamata politica dell'autarchia e divenne ancora più evidente nel momento in cui l'Italia invase l'Etiopia nel 1936.

In quell'occasione l'Italia fu condannata dalla società delle nazioni, perché l'Etiopia era un stato sovrano e l'Italia l'aveva invasa. Pertanto, Mussolini si sentì isolato, tradito e decise di avviare una politica di piena e completa autosufficienza e di italianizzazione di ogni settore: innanzitutto rifiutò tutte le parole straniere, cambiando le parole di origine straniera con parole italiane e persino i nomi divennero italiani, tutti i vocaboli erano tradotti e per farlo venivano anche inventati. Anche i prodotti agricoli dovevano essere rigorosamente italiani, per cui si inaugurò la battaglia del grano.

Battaglie economiche fasciste

L'Italia doveva diventare autosufficiente nella produzione di grano. Quella fascista è l'epoca delle "grandi battaglie":

•Battaglie demografiche, poiché le donne dovevano fare più figli possibili per dare soldati e lavoratori alla nazione;

•la battaglia del grano, secondo cui l'Italia doveva essere autosufficiente. All'epoca il grano americano costava pochissimo ed era accessibile in grandi quantità, però l'Italia chiuse le frontiere e la maggior parte dei territori furono coltivati a grano, ci fu proprio l'imposizione e questo danneggiò ulteriormente l'economia agricola italiana. Ricordiamo che nelle campagne meridionali, dopo l'unificazione, ci fu un periodo di libero scambio, che danneggiò soprattutto i contadini che non riuscivano a fare concorrenza ai prodotti che arrivavano dall'estero. Ci fu poi la politica doganale nel 1867, che provocò anche la guerra doganale con la Francia. I contadini meridionali erano riusciti con molta fatica a impiantare coltivazioni più fruttuose e redditizie come l'ulivo, la vite, vari frutteti, coltivazioni che permettevano anche l'esportazione, ma queste all'epoca furono danneggiate e la battaglia del grano non fece altro che aggravare ulteriormente la situazione perché i contadini furono costretti a liberarsi degli uliveti, frutteti, pascoli, per dare spazio al grano che non era molto redditizio ma che serviva a diventare autosufficienti.

Ovviamente oltre ai contadini, furono danneggiate anche le classi più povere, che basavano la loro alimentazione principalmente sul pane, ma che non potevano permettersi di comprarlo, poiché il prezzo del grano aumentò drasticamente. Nonostante ciò, Mussolini fece una gran propaganda, e la produzione italiana aumentò a dismisura sebbene andasse a danno di altre tipologie di coltivazioni. Tutte le politiche del regime in questo periodo e negli anni 30 andarono nella direzione di politiche mercantilistiche.

Interventi statali e economia mista

Il governo italiano intervenne anche a sostegno delle imprese danneggiate soprattutto dopo la crisi del '29, istituendo una sorta di economia mista con la partecipazioni statali e attraverso due istituti:

-l'Imi: istituto mobiliare italiano che si occupava del denaro e dei prestiti.

-l'Iri: istituto di ricostruzione industriale

Alcuni studiosi sottolineano che lo stato italiano condivideva con le grandi aziende in difficoltà le perdite ma che i guadagni di queste aziende restavano comunque privati. Lo stato investi molto nelle aziende private e in alcuni casi queste divennero miste, quindi a partecipazione statale (economia mista).

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'approccio economico del regime fascista inizialmente e come cambiò con l'instaurazione della dittatura?
  2. Inizialmente, il regime fascista adottò una politica economica liberale sotto un ministro dell'economia liberale. Tuttavia, con l'instaurazione della dittatura, Mussolini avviò una fase dirigista, eliminando la politica liberista e aumentando l'intervento statale nell'economia.

  3. Cosa prevedeva la politica della quota 90 e quali furono le sue conseguenze?
  4. La politica della quota 90 stabiliva un cambio fisso della lira con la sterlina per evitare la svalutazione. Favorì alcuni settori ma penalizzò l'esportazione, poiché l'obiettivo di Mussolini era l'autosufficienza economica dell'Italia.

  5. In che modo la politica di italianizzazione e autosufficienza influenzò l'economia agricola italiana?
  6. La politica di italianizzazione e autosufficienza portò alla "battaglia del grano", imponendo la coltivazione del grano e danneggiando altre coltivazioni più redditizie. Questo causò difficoltà economiche per i contadini e le classi più povere.

  7. Quali furono le misure adottate dal governo italiano per sostenere le imprese dopo la crisi del '29?
  8. Il governo italiano istituì un'economia mista con partecipazioni statali attraverso l'Imi e l'Iri, sostenendo le imprese in difficoltà e condividendo le perdite, mentre i guadagni restavano privati.

  9. Quali furono le conseguenze sociali delle politiche economiche fasciste negli anni '30?
  10. Le politiche economiche fasciste, come la "battaglia del grano", portarono a un aumento della produzione italiana ma danneggiarono le classi più povere e i contadini, aggravando le difficoltà economiche e sociali.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community

Le colonie latine

Mauro_105 di Mauro_105

URGENTE (321112)

Lud_ di Lud_

domandina

Samantha Petrosino di Samantha Petrosino