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Concetti Chiave

  • Crispi, ex mazziniano e collaboratore di Garibaldi, ricoprì ruoli cruciali come Presidente del Consiglio, Ministro degli Interni e degli Esteri, promuovendo un governo forte e protezionista.
  • Nei primi anni della sua leadership, Crispi instaurò relazioni con il cancelliere tedesco Bismark, cercando di emulare le sue politiche per rafforzare lo Stato italiano.
  • Durante la crisi economica di fine Ottocento, il governo di Roudinì represse duramente le proteste socialiste, culminando nello stato d'assedio e portando alle sue dimissioni.
  • Pelloux, successore di Roudinì, cercò di limitare le libertà fondamentali, affrontando l'opposizione di Giolitti e Zanardelli, che praticarono ostruzionismo contro i suoi disegni di legge.
  • Il governo ricorse a decreti legge, ma la Corte di Cassazione li dichiarò incostituzionali, portando allo scioglimento delle camere e alle elezioni del 1900, in cui l'opposizione ottenne successo e Pelloux si dimise.

Età Crispina: 1887 – 1896 (Crispi, Roudinì, Giolitti)

Crisi di fine secolo: 1896 – 1900 (Roudinì, Pelloux)

Indice

  1. Crispi e la politica interna
  2. Politica economica di Crispi
  3. Crisi e repressione sotto Roudinì
  4. Pelloux e le libertà fondamentali
  5. Elezioni e cambiamenti politici
  6. Assassinio del re Umberto I

Crispi e la politica interna

Crispi è stato il braccio destro di Garibaldi ai tempi della spedizione dei Mille. Era un mazziniano, ma dopo l’Unità d’Italia accettò la forma monarchica.

Crispi ha tenuto insieme le cariche di Presidente del Consiglio, Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri.

Nei primi mesi del suo governo stringe rapporti con il cancelliere tedesco Bismark e vuole imitare le sue idee anche in Italia. Dato che il suo obiettivo principale era quello di realizzare uno stato forte e mantenere l’ordine pubblico, tra le leggi che approvò ce ne fu una volta ad aumentare il potere esecutivo e una volta a dare più potere alla polizia.

Politica economica di Crispi

Per quanto riguarda la politica economica, Crispi rilanciò il protezionismo (lo stato dà sostegni alle aziende italiane e impone dazi sull’importazione di merci dall’estero), per proteggere la nascente industria italiana.

Crisi e repressione sotto Roudinì

Tuttavia, alla fine dell’Ottocento l’economia italiana era in crisi. A maggio del 1898 per tre giorni ci furono delle manifestazioni molto aspre, soprattutto socialiste, sotto il governo di Roudinì. Venne preso un provvedimento un po’ esagerato: dato che Roudinì pensava che il socialismo avrebbe potuto veramente sbaragliare il governo, i tumulti vennero repressi duramente dal generale Bava Beccaris, che usava i cannoni ad altezza uomo, causando diversi morti e feriti. I giorni successivi vennero effettuati centinaia di arresti tra tutti gli esponenti del partito socialista, tra cui Andrea Costa e Filippo Turati, e vennero repressi tutti i giornali dell’opposizione (stato d’assedio).

Pelloux e le libertà fondamentali

Roudinì fu costretto a dimettersi e fu sostituito dal generale Pelloux, che decretò subito la fine dello stato d’assedio. A febbraio presentò una serie di disegni di legge per annullare le libertà fondamentali dello statuto albertino (di associazione, di stampa, di opinione), cosa che lo fece sembrare l’artefice di un colpo di stato. Nel paese era nato un vasto schieramento contrario a questo disegno di legge, i cui esponenti fondamentali erano Giolitti e Zanardelli, entrambi di sinistra. Essi praticarono l’ostruzionismo, cioè cercarono di prolungare il più possibile la discussione dei disegni di legge in modo da ritardare il più possibile o addirittura impedire la votazione finale.

Elezioni e cambiamenti politici

Per uscire da questa situazione il governo ricorse al decreto legge, che rende un decreto subito esecutivo, ma che deve essere convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni. Esso deve però essere approvato dalla Corte di Cassazione, che però ritenne che fosse incostituzionale e lo rimandò al governo.

Si decise allora di sciogliere le camere e andare alle elezioni: si votò nel giugno del 1900. I deputati contrari al progetto come Giolitti e Zanardelli ottennero un ampio consenso e Pelloux fu costretto a dimettersi.

Assassinio del re Umberto I

Un anarchico, Gaetano Bresci, uccide il re Umberto I poco dopo le elezioni per vendicare la strage di Beccaris.

Saracco ottiene la carica di presidente del consiglio per 7 mesi fino al febbraio 1901, quando il re Vittorio Emanuele III affiderà il governo a Zanardelli (1901-1903). Intanto, Giolitti ricopriva la carica di Ministro degli Interni e nel 1903 divenne Capo del governo, fino alla prima guerra mondiale.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali cariche ricoperte da Crispi durante il suo governo?
  2. Crispi ricoprì contemporaneamente le cariche di Presidente del Consiglio, Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri.

  3. Qual era l'obiettivo principale di Crispi nella sua politica interna?
  4. L'obiettivo principale di Crispi era realizzare uno stato forte e mantenere l'ordine pubblico, aumentando il potere esecutivo e della polizia.

  5. Come reagì il governo di Roudinì alle manifestazioni socialiste del 1898?
  6. Il governo di Roudinì reagì duramente, con il generale Bava Beccaris che represse i tumulti usando i cannoni, causando morti e feriti, e arrestando centinaia di esponenti socialisti.

  7. Quali furono le conseguenze delle proposte di legge di Pelloux?
  8. Le proposte di legge di Pelloux, che miravano ad annullare le libertà fondamentali, portarono a un vasto schieramento contrario e all'ostruzionismo da parte di Giolitti e Zanardelli, costringendo infine Pelloux a dimettersi.

  9. Chi divenne presidente del consiglio dopo le dimissioni di Pelloux e quale evento drammatico seguì le elezioni del 1900?
  10. Dopo le dimissioni di Pelloux, Saracco divenne presidente del consiglio per 7 mesi, seguito da Zanardelli. Poco dopo le elezioni del 1900, l'anarchico Gaetano Bresci uccise il re Umberto I.

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