Concetti Chiave
- La marcia su Roma rappresenta una rottura rivoluzionaria contrapposta al potere istituzionale, secondo le interpretazioni storiografiche fasciste.
- I poteri dello Stato italiano, inclusi il Re e i centri di potere, supportavano una soluzione autoritaria, stanchi della debolezza dei governi precedenti.
- Gli industriali del nord Italia appoggiavano Mussolini, offrendo il supporto di Confindustria, mentre la Santa Sede manteneva una posizione neutrale.
- Mussolini utilizzava una tattica politica duplice, alternando pratiche illegali e costituzionali, negoziando con i politici esistenti come Giolitti.
- Il 28 ottobre, il vuoto di potere creato dalle dimissioni di Facta facilitò la marcia su Roma, con Mussolini che proclamava la sua devozione al Re.
Indice
Interpretazioni storiografiche
Le interpretazioni storiografiche. Lo storico fascista Chiurco afferma: “Il movimento è padrone della piazza, è presente ovunque e sempre è vincitore in nome della patria. Solo in Parlamento non ha un suo degno posto, ma può suscitare un’insurrezione con marcia annessa”. La marcia è una rottura rivoluzionaria ed è contrapposta al potere istituzionale.
La storiografia non fascista, però, è sicura: “Con quei tre minuti di fuoco annunciati da Badoglio e lo stato d’assedio, avrebbero perso”.Poteri dello Stato
I poteri dello Stato. La marcia su Roma è frutto del passaggio delle forze dai partiti costituzionali al movimento fascista. Tutti i centri di potere italiani sono a favore della soluzione autoritaria. IlRe, infastidito dalla debolezza degli ultimi governi e parlamenti, vuole una risoluzione extraparlamentare. Il 28 ottobre il Re abbraccia De Vecchi e si prende i meriti di non aver firmato lo stato d’assedio.
Forze economiche e Santa Sede
Le forze economiche. Gli industriali del nord, prima della marcia, incontrano Mussolini. Fino a quel momento apprezzavano e finanziavano l’attività fascista; ora offrono l’ impegno concreto di Confindustria al governo. Dal canto suo, invece, la Santa Sede, elegantemente, dichiara la sua neutralità in caso gli siano date sufficienti garanzie.
Tattica di Mussolini
La tattica mussoliniana. Mussolini alterna pratiche illegali a pratiche costituzionali tipiche della trattativa politica. Gioca cioè su più tavoli: alla vigilia della marcia, per esempio, contratta con Giolitti tramite Lusignoli. Sembra propenso a lasciare il governo a Giolitti, ottenendo per i fascisti quattro “portafogli”. Poi, nella sede del Fascio di Milano, dice: “Bisogna azionare le masse per creare la crisi. No al governo Giolitti a tutti i costi”.
Il 28 ottobre e la marcia
Il 28 ottobre. Prima della marcia, Facta si dimette creando un vuoto di potere. Mussolini dice:”La macchina è pronta e nulla la può fermare”. E infatti, il giorno dopo, le camicie nere marciano su Roma. Il 29 ottobre, Mussolini dice al Re:”Porto al Re l’Italia di Vittorio Veneto, riconsacrata dalla vittoria. Sono devoto al Re”.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la posizione del Re riguardo alla marcia su Roma?
- Come si sono comportate le forze economiche italiane nei confronti del movimento fascista prima della marcia su Roma?
- Qual era la strategia di Mussolini alla vigilia della marcia su Roma?
Il Re era infastidito dalla debolezza degli ultimi governi e parlamenti e desiderava una risoluzione extraparlamentare. Il 28 ottobre, abbracciò De Vecchi e si prese i meriti di non aver firmato lo stato d’assedio.
Gli industriali del nord, prima della marcia, incontrarono Mussolini e offrirono l’impegno concreto di Confindustria al governo, mentre la Santa Sede dichiarò la sua neutralità in cambio di sufficienti garanzie.
Mussolini alternava pratiche illegali a pratiche costituzionali, giocando su più tavoli. Alla vigilia della marcia, contrattava con Giolitti tramite Lusignoli, ma poi decise di azionare le masse per creare una crisi e opporsi al governo Giolitti a tutti i costi.