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Concetti Chiave

  • Nel 1896, l'Italia subisce una sconfitta ad Adua, portando alle dimissioni di Francesco Crispi, promotore della politica coloniale italiana.
  • Nel 1898, un cattivo raccolto e flessioni nelle esportazioni causano l'aumento del prezzo del pane, scatenando proteste in tutta Italia.
  • Le manifestazioni di Milano vengono represse violentemente dall'esercito sotto il generale Bava Beccaris, con numerosi morti e feriti.
  • Rudinì e Pelloux propongono leggi repressive limitanti la libertà di stampa e associazione, ma incontrano forte opposizione parlamentare.
  • Nel 1900, l'assassinio del re Umberto I da parte di Gaetano Bresci porta al trono Vittorio Emanuele III, che nomina Zanardelli come primo ministro per risolvere la crisi.

Indice

  1. La sconfitta di Adua e le dimissioni di Crispi
  2. Le proteste del 1898 e la repressione
  3. La strage di Milano e le reazioni
  4. La svolta politica e l'opposizione parlamentare
  5. L'assassinio di Umberto I e il nuovo re

La sconfitta di Adua e le dimissioni di Crispi

Il 1° marzo 1896 l'esercito italiano subisce una disastrosa sconfitta ad Adua, in Etiopia. Il presidente del Consiglio, Francesco Crispi, che ha sostenuto con convinzione la necessità di una politica coloniale italiana, il 9 marzo 1896 si dimette.

Le proteste del 1898 e la repressione

Per un attimo la caduta di Crispi sembra stemperare le tensioni politiche e sociali, che però riesplodono anche più gravemente di prima nel 1898 quando il prezzo del pane cresce improvvisamente a causa di un cattivo raccolto e di una flessione nelle esportazioni provenienti dagli Stati Uniti. Scoppiano allora, un po' ovunque, manifestazioni e proteste in larga misura spontanee. Il governo in carica, presieduto da Antonio di Rudinì (1839-1908), un liberal-conservatore siciliano, ricorre di nuovo allo strumento già utilizzato da Crispi per reprimere i Fasci Siciliani, ovvero impiega le forze di polizia e l'esercito per fronteggiare i manifestanti, e nei casi dove le proteste sembrano più insistenti ovvero in Toscana, Napoli, Milano, programma nuovamente lo stato d'assedio.

La strage di Milano e le reazioni

A Milano la situazione ha un esito tragico: infatti l'8 e 9 maggio 1898 i manifestanti sono affrontati da reparti dell'esercito comandate dal generale Fiorenzo Bava Beccaris (1831-1924), che da ordine di sparare colpi di artiglieria contro la folla: i morti sono almeno 80, i feriti 450. Buona parte della stampa liberale apprezza il gesto; il re Umberto I conferisce a Bava-Beccaris la gran croce dell'Ordine militare di Savoia poi appena 8 giorni dopo la strage viene nominato senatore.

La svolta politica e l'opposizione parlamentare

Intanto in Parlamento prima Antonio di Rudinì e poi Luigi Pelloux (1839-1924), che gli succede alla presidenza del Consiglio alla fine del giugno 1898, presentano nuove misure repressive che intendono limitare la libertà di stampa e di associazione. A questa svolta politica si oppone un buon numero di parlamentari liberali, guidati da Giuseppe Zanardelli e da Giovanni Giolitti, che in Parlamento ingaggiano una dura lotta contro i progetti di legge presentati da Rudinì e da Pelloux, riuscendo a impedirne l'approvazione. Tra il 1899 e il 1900 la situazione è in una fase di stallo politico assoluto.

L'assassinio di Umberto I e il nuovo re

Ma il 29 luglio 1900 ecco il colpo di scena: infatti a Monza l'anarchico Gaetano Bresci (1869-1901) spara al re Umberto I e lo uccide. Bresci vuole vendicare così le vittime di Milano, che egli ritiene oltraggiate dal riconoscimento concesso dal re a Bava Beccaris. A Umberto I succede il figlio, Vittorio Emanuele III (1900-46). Tutti si aspettano che il nuovo re voglia risolvere la lunga crisi nominando un conservatore, anche perché in Parlamento il raggruppamento della destra liberale è in maggioranza. E invece nuovo colpo di scena: Vittorio Emanuele III decide che è arrivato il tempo di attenuare le tensioni e così da l'incarico di primo ministro al liberale Zanardelli, il quale come ministro dell'Interno sceglie Giolitti.

Domande da interrogazione

  1. Quali eventi hanno portato alla crisi politica e sociale in Italia alla fine del XIX secolo?
  2. La crisi è stata innescata dalla sconfitta italiana ad Adua nel 1896 e aggravata dall'aumento del prezzo del pane nel 1898, che ha causato proteste e manifestazioni represse duramente dal governo.

  3. Come ha reagito il governo italiano alle proteste del 1898?
  4. Il governo, guidato da Antonio di Rudinì, ha utilizzato la polizia e l'esercito per reprimere le proteste, dichiarando lo stato d'assedio in alcune città e ordinando l'uso della forza militare, come avvenuto a Milano sotto il comando del generale Bava Beccaris.

  5. Qual è stata la reazione del Parlamento alle misure repressive proposte dal governo?
  6. Un gruppo di parlamentari liberali, guidati da Giuseppe Zanardelli e Giovanni Giolitti, si è opposto fermamente alle misure repressive proposte da Rudinì e Pelloux, riuscendo a impedirne l'approvazione.

  7. Quali cambiamenti politici sono avvenuti dopo l'assassinio di Umberto I?
  8. Dopo l'assassinio di Umberto I da parte di Gaetano Bresci, il nuovo re Vittorio Emanuele III ha sorpreso tutti nominando il liberale Zanardelli come primo ministro, con Giolitti come ministro dell'Interno, segnando un tentativo di attenuare le tensioni politiche.

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