Concetti Chiave
- Giulio Romano, allievo di Raffaello, lavorò principalmente a Mantova per la corte dei Gonzaga.
- Costruì il Palazzo Te tra il 1525 e il 1534, destinato principalmente a svago, con un design ispirato a una domus romana.
- Il palazzo presenta facciate diverse, ognuna con caratteristiche uniche, e un cortile centrale.
- La "Loggia d’Onore" mostra l'originalità di Romano con un triglifo dorico in bilico.
- La "Sala dei Giganti" è un'opera manieristica drammatica che raffigura Giove che punisce i Giganti.
Giulio Romano e Palazzo Te
Giulio Pippi, detto “Romano” per le sue origini fu allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio. Giulio Romano lavorò soprattutto a Mantova, alla corte dei Gonzaga, per i quali costruì fra il 1525 ed il 1534 il Palazzo Te, che ebbe principalmente funzione di svago perché lì il marchese allevava i suoi cavalli, consta di un solo piano più un mezzanino ed ha forma quadrata, con facciate tutte fra loro diverse e tutte affacciate su di un cortile centrale come fosse una domus romana.
Architettura e design del palazzo
La facciata Sud non venne realizzata, quella Nord è quella rivolta verso la città ed ha tre aperture, intramezzate da lesène doriche (= pilastri aggettanti rispetto alla parete) sia sul piano sia sul mezzanino, così da far sembrare tutto sullo stesso piano; la facciata Ovest ha un unico accesso che immette in un vestibolo diviso da colonne rustiche, cioè dal fusto appena sbozzato; la facciata Est è la più monumentale ed ariosa, puntualmente scandita da lesène, arcate e colonne trabeate (con architrave+fregio+cornice) che conduce su un immenso giardino.
Decorazioni e opere d'arte
A mostrare una bella visuale del giardino è la “Loggia d’Onore” dove Giulio Romano esprime tutta la sua bizzarria, immaginando che uno dei triglifi dell’ordine dorico scivolasse in basso, al limite della posizione d’equilibrio. Sempre un fine decorativo maestoso ha la “Sala dei Giganti” dove è raffigurato Giove intento appunto a punire i Giganti, che si erano a lui ribellati, facendoli sprofondare dopo averli colpiti col suo fulmine. L’opera è perfettamente manieristica, teatrale e tragica, l’immagine nei corpi e nei colori si rende infatti convulsa e concitata.