Concetti Chiave
- Botticelli, a differenza dei suoi contemporanei, rifiuta la pittura come rappresentazione scientifica dello spazio, preferendo un'arte con valore autonomo e allegorico.
- La Primavera di Botticelli, commissionata nel 1477-78, è un'opera allegorica legata alla cultura neoplatonica della Firenze dell'epoca, con significati ancora dibattuti.
- Tradizionalmente, l'opera rappresenta due tipi di amore, volgare e divino, attraverso una serie di figure mitologiche disposte da destra a sinistra.
- Una recente interpretazione propone che la scena rappresenti il Pomerium Rethorice, basata sul trattato di Marziano Capella, con figure allegoriche legate all'interpretazione dei testi.
- L'opera è vista come un rimando all'ambiente letterario di Lorenzo il Magnifico, con il giardino come luogo d'incontro e studio della poesia e filologia.
La Primavera di Botticelli
Tra XV e XVI secolo l’arte italiana aveva ormai fatto propri i principi della rappresentazione prospettica, promossa, con modalità diverse, dai maggiori artisti del tempo, da Leonardo a Michelangelo al giovane Raffaello, tutti presenti a Firenze nel primo Cinquecento. Un altro grande pittore del tempo, Sandro Botticelli (1445 - 1510), rifiutò invece la concezione della pittura come rappresentazione “scientifica” dello spazio e dunque finalizzata alla conoscenza della natura.
Nella sua concezione l’arte – come “idea del bello” – ha invece un valore autonomo. Per questo può prestarsi ad alludere allegoricamente a significati che vanno al di là della natura, cioè della realtà concreta e della sua rappresentazione. Questa funzione allegorica dell’arte emerge chiaramente nella cosiddetta Primavera, commissionata sul finire degli anni Settanta del Quattrocento (1477-78). Il titolo fu attribuito al quadro dopo la lettura che ne diede l’artista e trattatista d’arte Giorgio Vasari (1511-74), ma esso è certamente depositario di un significato allegorico riconducibile alla cultura neoplatonica della Firenze dell’epoca. Su questo significato ancora si discute. Secondo l’interpretazione tradizionale, l’opera, che va letta da destra a sinistra, raffigurerebbe a un estremo Zefiro (un vento) che attira fra le braccia una fanciulla; poi la Primavera, protagonista dell’intera composizione; quindi Venere, che è posta al centro del dipinto in posizione un po’ arretrata, con Eros che volteggia sopra di lei, pronto a scagliare la sua freccia, puntata verso le tre Grazie, a loro volta presentate nella figura classica del girotondo; al loro fianco, ultimo personaggio del quadro, Mercurio. Il significato di secondo livello alluderebbe all’esistenza dei due tipi d’amore, “volgare” (o profano) e divino (o sacro), concepiti dalla cultura neoplatonica. Radicalmente diversa, però, è la proposta d’interpretazione recentemente avanzata (1998) dalla studiosa Claudia Villa, secondo la quale Botticelli avrebbe trasferito nel quadro le personificazioni citate dal retore Marziano Capella (IV-V secolo) nel trattato De nuptiis Mercurii et Philologiae (“Le nozze di Mercurio e Filologia”). La scena rappresenterebbe allora il Pomerium Rethorice, il giardino dai cui alberi pendono i pomi dorati delle Esperidi, e la rappresentazione sarebbe incentrata sulla figura della Filologia (la donna interpretata come Venere nella lettura tradizionale), posta al centro del quadro. A sinistra Mercurio, allegoria dell’Ermeneutica (cioè l’interpretazione dei testi) e dell’Eloquenza, si volge verso Apollo-Sole (la Poesia), cui chiede consiglio per sposare Filologia, la quale si trova accompagnata da un lato dalle tre Grazie, favorevoli alle nozze, in alto dal Genio volante dio dell’Amore, e dall’altra parte da Retorica (nella lettura tradizionale Primavera). La ninfa che fugge, e dalla cui bocca sbocciano i fiori, avvinta dal Genio alato, è Flora, protettrice delle unioni coniugali. Così interpretata, l’opera rimanderebbe in modo immediato all’ambiente letterario di Lorenzo il Magnifico e precisamente al giardino come luogo d’incontro e di studi, in cui fioriscono la poesia e la nuova filologia.Domande da interrogazione
- Qual è la concezione dell'arte secondo Sandro Botticelli?
- Qual è il significato allegorico tradizionale della Primavera di Botticelli?
- Qual è l'interpretazione alternativa proposta da Claudia Villa?
- Come si collega l'opera all'ambiente di Lorenzo il Magnifico?
Botticelli rifiutò la pittura come rappresentazione scientifica dello spazio, vedendo l'arte come un'idea del bello con valore autonomo, capace di alludere a significati oltre la realtà concreta.
Tradizionalmente, la Primavera rappresenta due tipi d'amore, volgare e divino, secondo la cultura neoplatonica, con personaggi come Zefiro, Venere, Eros, le tre Grazie e Mercurio.
Claudia Villa suggerisce che Botticelli abbia rappresentato personificazioni del trattato "De nuptiis Mercurii et Philologiae" di Marziano Capella, con la scena centrata sulla Filologia e il giardino come luogo di studi letterari.
L'opera, secondo l'interpretazione di Claudia Villa, rimanda al giardino come luogo d'incontro e di studi letterari, tipico dell'ambiente di Lorenzo il Magnifico, dove fioriscono poesia e nuova filologia.