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Concetti Chiave

  • Il divisionismo, corrente artistica italiana tra il 1886 e il 1915, si focalizzava sulla rappresentazione della luce naturale, utilizzando tecniche come l'accostamento di colori puri sulla tela per ottenere una fusione ottica.
  • Giovanni Segantini, figura di spicco del divisionismo, esplorava temi simbolisti nei suoi dipinti, utilizzando la luce per evocare emozioni umane profonde e rappresentare scene naturali.
  • L'espressionismo nordico, nato agli inizi del '900, poneva l'accento sull'espressione dei sentimenti anziché sull'impressione, utilizzando disegni deformanti e contrasti cromatici per trasmettere angoscia e sofferenza.
  • Il simbolismo, emerso in Francia nella seconda metà dell'Ottocento, puntava a rappresentare l'essenza segreta delle cose, trasmettendo idee e sensazioni interiori attraverso immagini simboliche.
  • L'Art Nouveau, sviluppatasi tra fine Ottocento e inizio Novecento, abbracciava forme eleganti e naturali, opponendosi alla produzione industriale di massa e promuovendo la bellezza unica degli oggetti artigianali.

Indice

  1. Origini e tecniche del divisionismo
  2. Giovanni Segantini e il simbolismo
  3. Giuseppe Pellizza da Volpedo e il quarto stato
  4. Espressionismo nordico e James Ensor
  5. Edvard Munch e l'angoscia esistenziale
  6. Simbolismo e Gustave Moreau
  7. Franz von Stuck e il peccato
  8. Arnold Böcklin e l'isola dei morti
  9. Art Nouveau e Gustav Klimt
  10. Antonio Gaudí e l'architettura organica

Origini e tecniche del divisionismo

Il divisionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Italia tra il penultimo decennio dell'Ottocento e il primo del Novecento (1886 e il 1915) e nasce dall'esigenza di rappresentare il vero attraverso gli effetti della luce del sole. Sostiene la necessità di non mescolare i colori sulla tavolozza, ma di accostarli direttamente sulla tela, cosicché la fusione avvenga nella retina dell’osservatore infatti i pittori che aderiscono a questa corrente accostano i colori puri e li applicano sulla tela a piccoli tratti o puntini (derivazione del puntinismo) lasciando che sia l'occhio dello spettatore appunto a ricomporli. Era la natura è il soggetto che guidava il divisionismo e, tra i cui protagonisti fu il pittore, teorico e mercante d'arte Vittorio Grubicy de Dragon che, grazie alle conoscenze del mercato europeo, ne diffuse l'opera all'estero. Dopo varie esperienze anche Giovanni Segantini arriva al Divisionismo raffigurando nelle proprie opere un'atmosfera colma di luce e una natura incontaminata.

Giovanni Segantini e il simbolismo

Giovanni Segantini fu il padre del divisionismo italiano (nacque il 15 gennaio 1858 ad Arco Trentino) formatosi all'Accademia di belle arti di Brera ed e qui che avvicinandosi a un certo Grubicy si avvicina al divisionismo. Egli predilige soggetti che si prestano lettura simbolista, per immagini fantasie di apprendere te realismo che rimane a concetti esistenziali, toccando le corde più vive dell'emotività umana attraverso il sapiente controllo il contrasto illuministico.

-Le due madri è un dipinto che mette a confronto la maternità dell’animale con quella della giovane donna addormentata (1889, 157 x 280 cm. Milano, Galleria d’Arte Moderna-In risaia).

Una giovane madre si trova all’interno di una stalla con in braccio il suo bambino. La donna è seduta su di uno sgabello da mungitura a tre gambe. È vestita con un semplice abito lungo che arriva fino ai piedi coperti da poveri zoccoli. La testa è avvolto da un fazzoletto chiaro annodato. Il suo viso è chinato in basso, gli occhi chiusi e sembra dormire serenamente. Il piccolo dorme sulle ginocchia materne avvolto da un panno che ricopre interamente il suo corpo e il suo piccolo braccio sinistro scivola in basso lungo la gamba della madre. A sinistra, invece, una vacca si ciba da una mangiatoia. A terra, il suo vitello riposa tranquillamente mimetizzato tra la paglia. Al centro dell’immagine, una lampada schermata da un foglio, illumina debolmente la scena. La luce mette in evidenza il piccolo che dorme tra le braccia della madre. I muri della stanza sono scuri e il pavimento nella stalla è ricoperto di paglia. In quest'opera possiamo vedere che la maternità è un tema fondamentale del simbolismo di Segantini che interpreta la figura della madre animale umana in chiave naturale entrambe le maternità vengono messe sullo stesso piano perché la madre bovina sembra non curarsi del vitello e allo stesso modo la giovane donna abbandonata al sonno come il figlio. Come abbiamo detto l'artista realizza il puntinismo mediante pennellate brevi di colore e qui nel dipinto le tue madri sono ricreato i contratti del pennello che creano dei filamenti di tinte che modellano le superfici e i tratti imitano i fili di paglia e sparsi. I due bollini si mimetizzano nello sfondo, la donna e il bambino sono illuminati direttamente e spiccano dalla penombra della stalla grazie alla luce in mezzo debole che crea un suggestivo intimo gioco di ombre riflesse sulla parete sul pavimento.

-Ave Maria a trasbordo è la prima opera divisionista italiana. La scena si svolge nell’atmosfera serale del lago di Pusiano, nella Brianza lombarda; alle prime ombre che calano si oppone in tutta la sua forza la luce del sole che irradia alle spalle la barca. raggi, resi mediante pennellate parallele e concentriche di colori puri, si riflettono sul manto delle pecore calme e fanno emergere in controluce il volto della madre che abbraccia il suo bambino. Nel dipinto si profilano alcuni aspetti della pittura di Segantini che restano immutati nel tempo: la ricerca del vero e la sensibilità resa dalla luce. Tali caratteristiche tendono qui ad aprirsi a una componente simbolista. Il fascino del dipinto è reso dall’intensità naturale della luce che amplifica il senso di pace e di profondo mistero.

Giuseppe Pellizza da Volpedo e il quarto stato

Giuseppe Pellizza da Volpedo considerato un pittore divisionista insieme a Giovanni Segantini

-Il quarto stato un’opera che rappresenta le rivendicazioni dei lavoratori di fine Ottocento. la scuola di Atene e l’elemento generatore di quest’opera qua che è il quarto stato infatti come nell’opera di Raffaello i personaggi si vendono in contro però al posto sei filosofia abbiamo operai, come contadini quando qui il messaggio cambia e si da potere al popolo.

La folla, compatta, avanza verso di noi con grande determinazione e infatti sui loro volti si leggono fierezza e la volontà di rivendicare i propri diritti. In primo piano a guidare la folla abbiamo a sinistra un uomo anziano, al centro un giovane mentre a destra una donna con in braccio il suo bambino. Questi tre personaggi rappresentano le componenti della classe sociale più umile dell’epoca.Gli uomini e la donna in primo sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi. Il giovane uomo indossa una camicia con al di sopra un gilet. Sul capo porta un cappello e la giacca è tenuta elegantemente da una mano e pende dietro la schiena. La sua postura è calma è sicura. Infatti la sua mano destra sorregge la giacca senza affanno mentre la sinistra è fermamente poggiata sulla tasca.

La donna, invece, sembra rivolgersi all’uomo per farlo desistere dal condurre la manifestazione. I suoi piedi sono nudi. Anche il bambino che porta in braccio è nudo e abbandonato nella stretta della madre. Gli uomini che seguono i tre personaggi gesticolano visivamente come per rivendicare le proprie istanze. A sinistra una donna segue il corteo, come altre donne sulla destra. Un uomo con una giacca sulle spalle tiene per mano un bambino. Giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto.La luce che colpisce radente gli uomini e illumina in pieno la donna, dà significato alla loro figura. La sua immagine ricorda quella di una maternità cristiana. Le figure sono più sfocate e oscurate verso il fondo. La luce è più intensa in testa al corteo, e gli uomini procedono verso la fonte luminosa.I lavoratori escono dall’oscurità dell’ignoranza per conquistare un proprio posto al sole.

Espressionismo nordico e James Ensor

L'espressionismo nordico è un movimento che (nasce all'inizio del ‘900 può far parte delle avanguardie), come suggerisce lo stesso nome del movimento, puntava a dare rilievo alla “espressione” piuttosto che alla fuggevole “impressione”. Cercava cioè di trasferire nel quadro i sentimenti profondi dell’artista, che desiderava comunicare, attraverso la pittura, sensazioni di angoscia e di sofferenza provate nei confronti della crudeltà e della durezza del mondo esterno. Per questo motivo molti pittori espressionisti scelsero come temi prediletti la povertà, il dolore e la miseria. Questo elemento si è sviluppato durante i due grandi guerre mondiali dell'uomo vive in condizioni di inquietudine che lo portano a dare origine determinati movimenti con lo scopo di sfuggire dalla realtà crudele dell'epoca rinnovare l'arte del tempo per questo nasce l'impressionismo in modo che gli artisti potessero esprimere questi loro sentimenti.

Le caratteristiche più evidenti dell’arte espressionistica si notano nel disegno e nel colore: il disegno è deformante ed i contrasti di colore fortissimi. La forte tensione interiore che animava gli artisti “passa” inevitabilmente anche nell’osservatore, che non può di certo rimanere indifferente dal punto di vista emotivo di fronte alle loro opere.

James Ensor (nasce nel 1860 e muore nel 1949) e uno dei precursori dell’espressionismo e soprattutto famoso per le sue opere popolate da (personaggi grotteschi) scheletri e maschere carnascialesche, da paesaggi marini e nature morte, i capolavori di questo artista, tra i più importanti del Belgio, sono divenuti celebri per quelle creazioni macabre che enfatizzano la natura grottesca e ridicola dell'umanità.Il legame con la classe borghese é evidente nei quadri della sua prima fase pittorica: il periodo scuro, caratterizzato da interni di case in cui si metteva in evidenza la loro pretesa rispettabilità. Egli accentuò poi nel suo stile gli aspetti ironici e macabri: attraverso una tecnica tanto raffinata quanto apparentemente grossolana. Ensor iniziò così a deridere l'ipocrisia della nuova classe dominante, i personaggi dei suoi quadri diventano maschere buffonesche, che cercano di farsi notare nella folla ma che in effetti si disperdono in essa. In tutte le sue opere egli derise l'ipocrisia del suo tempo, considerandosi in esso un estraneo. Il pittore visse il resto della sua vita in un isolamento misantropo, benché a poco a poco fu accettato.”Accettare maschere di ruolo che la vita sociale ci impone, senza per questo cessare di essere, dietro la maschera, noi stessi.”

-L'ingresso di Cristo a Bruxelles qui Ensor si identifica con il Gesù nell’Ingresso di Cristo a Bruxelles, l’unico a non indossare la maschera tra una folla di marionette, una massa stupida, vana, indottrinata. Strumentalizzati dagli slogan e assordati dal rumore della banda militare, i fantocci sarebbero pronti ad accogliere Cristo e poi ucciderlo, oggi come duemila anni fa. Il quadro è quindi una denuncia della società formata da uomini privi di personalità e facilmente strumentalizzabili: non a caso la folla è trascinata da un gendarme e più indietro è evidente la scritta fanfara dottrinaria, che ribadisce il vuoto indottrinamento della massa circostante.

-Autoritratto circondato da maschere e un’opera che mostra tante maschere, anche un po' spaventose, per rappresentare gli aspetti negativi della società: l'indifferenza, il dolore, la paura, la solitudine.Tra questi volti, al centro dell'opera, si vede una faccia umana molto interessante: è il pittore stesso che si fa il ritratto e che non ha paura di mostrarsi fiero e impegnato a dire sempre, attraverso la sua arte, la verità.“Dobbiamo essere ribelli alle comunioni! Per essere artisti si deve vivere nascosti!”. Un’ altra interpretazione, invece, vorrebbe indicare che il fatto che egli si sia raffigurato in maniera diversa rispetto agli altri che vestono delle maschere è un simbolo della solitudine, dell’oppressione dal pittore data dal suo essere difforme alla realtà convenzionalista ed è vissuta in modo spregiudicato e beffardo ma soprattutto critica e consapevole.

Per Ensor le maschere sono quasi dei volti e delle persone; lui si dipinge al centro di un'umanità strana, anche spaventosa, mascherata, che non ha coraggio di mostrare il suo vero volto. Rappresenta uno spettacolo di colori, di facce, di strane espressioni. I volti attorno al pittore sono tanti: ci sono donne con bocche esageratamente larghe, mostri, teschi, volti enormi e quasi animaleschi. I colori sono vivi e sgargianti, proprio come piace a Ensor: sembra quasi che rappresentino una festa dagli strani invitati. L'unico volto serio è quello del pittore stesso, che si guarda attorno e sembra alla ricerca di ciò che è autentico.

Edvard Munch e l'angoscia esistenziale

Edvard Munch (nacque a Løten, Norvegia, il 12 dicembre 1863) la sua infanzia è segnata da tragici lutti familiari, quali la morte della madre (1868) e della sorella, che condizionarono profondamente la sua vita e le sue opere. La pittura, secondo Munch, doveva rappresentare il mondo reale, ma attraverso la deformazione della realtà, esprimendo così la condizione di disagio esistenziale dell’uomo e la sua solitudine.Munch nei suoi dipinti preferì utilizzare colori espressivi, colori puri, netti e contrapposti tra di loro, con tonalità accesa anche quando la presenza della morte è incombente. I suoi ritratti più famosi sono:

- L’urlo è un dipinto (realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello) simbolo di angoscia e dello smarrimento che segnano tutta la vita del pittore norvegese. La scena rappresenta un’esperienza vera della sua vita: mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della cittadina di Nordstrand il suo animo venne pervaso dal terrore. Lui stesso descrisse così la sena: camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»A destra del dipinto si sviluppa il mare con la sua isola centrale. A circa tre quarti dell’altezza si trova poi la linea dell’orizzonte, ondulata e mossa. Da qui sale il cielo modellato da linee sinuose orizzontali e sovrapposte. Al centro dell’immagine, in basso, si trova invece la figura umana serpeggiante che porta le mani al viso e urla con disperazione.Il suo volto è privo di connotati di età e sesso. Anche gli abiti che indossa sono semplificati e ridotti ad una veste scura che copre interamente il corpo. Infine, al limite posteriore del sentiero si intravedono due sagome di uomini che procedono affiancati.Finalità principale, invece era quella di trasmettere un senso di angoscia e di solitudine. L’ansia è così suscitata nello spettatore grazie al soggetto particolarmente inquietante. Inoltre, la scelta stilistica e quella compositiva influiscono creando una tensione visiva.

-Vampiro in quest'opera Munch riflette le sue problematiche relazionali con le donne infatti l'artista raffigura una donna vampiro che morde il collo di un uomo riprendendo così la figura della femme fatale che è uno dei temi preferiti di munch e che può essere ripresa da miti, storie, esperienza immaginazioni degli artisti come medusa, la sfinge, la maga Circe, le sirene che tentano gli uomini. Perché appunto osservando l'opera possiamo vedere questa ragazza dai capelli rossi che sta abbracciando quest'uomo completamente e questo colpisce noi spettatori perché ci trasmette un senso di amorevolezza di consolazione perché appunto quest'uomo coperto da questa rossa che ho ma rossa sembra sentirsi appunto a riparo, ma in realtà questo non è un gesto amorevole come un bacio ma anzi è un morso e l'uomo si trova stretto in un abbraccio pericoloso lasciandosi travolgere dal potere della donna vampiro che viene fatto evincere da Munch grazie alla grande cascata di capelli rossi che avvolge il uomo che sembra una colata di gocce di sangue. Quest'opera è dominata da colori scuri e tetri intorno alle figure si alternano linee circolari dal colore più chiaro sottolineando il dramma dell'umanità per precipitare nel rosso intenso e profondo, qui la luce domina la scena che posta frontalmente per enfatizzare le braccia di lei che catturano lui in tutta la sua totalità e la nudità carnale femminile.

-La fanciulla malata (1885-1886, olio su tela, 120 cm x 118,5 cm. Oslo,) dove soggetto del dipinto è autobiografico in quanto la ragazzina morente altri non è che Sophie, la sorella maggiore del pittore (morta di tubercolosi nel 1877) posta al centro della scena di profilo e appoggiata sul cuscino del letto, accanto a lei vi è una donna che stringe le mani della malata. Molti pensano si tratti della madre, ma in realtà al tempo della malattia della ragazzina era già morta da tempo, quindi non poteva essere lei ad assistere Sophie. L’intreccio delle mani dei due personaggi del dipinto è un punto focale rappresentando il centro geometrico dell’opera che ha comunque una costruzione piatta. Eppure Sophie non sembra osservare la donna che le è accanto, al contrario ha lo sguardo perso nel vuoto, rivolto in apparenza verso la tenda della stanza. Accanto al letto vi è un comodino su cui è posta una bottiglietta quasi certamente di una medicina. Di fronte al letto una sedia regge un bicchiere, particolare a cui Munch inizialmente aveva dato troppa rilevanza poichè – a suo parere – distoglieva l’attenzione dalla figura della sorella. Scriveva nel suo diario personale.Si percepisce subito come la stanza della malata sia un ambiente molto piccolo e angusto, un luogo desolato in cui sovrasta la malattia. In questo senso giocano un ruolo molto importante anche le tonalità utilizzate, tutti fredde o molto scure. Il colore con cui è resa la tenda, un verde tendente al nero, suggerisce un senso di sporcizia e sudiciume. La pittura tra l’altro non è nemmeno nitida, ma appare corrosa e sfumata. Non ci sono luci naturali, gli unici elementi luminosi sono il pallore cadaverico del volto di Sophie e il bianco del cuscino,la luminosità diafana del viso è accentuata dall’accostamento con il rosso dei capelli. Le sensazioni che l’opera trasmette sono sicuramente di pena, tristezza, sconforto ma anche rassegnazione. Il motivo per cui il pittore non utilizza il disegno e la prospettiva è anche quello di rendere le due figure umane simili a degli spiriti. Munch riesce ad ottenere questo effetto utilizzando direttamente le macchie di colore soprattutto nel particolare delle mani che si intrecciano. I critici del tempo in modo dispregiativo le paragonarono a purea d’aragosta, probabilmente perché non si riuscivano a distinguere i contorni delle mani. L’intento di Munch non era, però, quello di rendere realisticamente i corpi umani, ma voleva invece che assomigliassero a degli spiriti, al fine di accentuare la presenza della malattia che è in fondo la vera protagonista dell’opera. Era fondamentale rendere l’impressione interiore dell’agonia, ma per giungere a questo risultato lo stesso Munch dichiarò di aver dovuto lavorare a lungo prima di ottenere l’effetto desiderato.

-Il bacio con la finestra (del 1892 è conservato nel National museet for kunst di Oslo. Dipinto con olio su tela 73cm x 92cm)fa parte di un gruppo di opere denominato “Il fregio della vita”, che raccoglie i lavori realizzati dal 1893 al 1918 ed affronta i temi di vita, amore, paura, morte, malinconia e ansia(Ad un certo punto della sua carriera, Munch ha la necessità di riunire le sue opere in un unico progetto, per poter esprime più facilmente la sua idea di pittura: non una semplice arte di decorazione, ma un approfondimento della vita e dei segreti più reconditi dell’animo umano. “Il Fregio della vita mette” mette in evidenza l’influenza esercitata da Gauguin su Munch, richiamando il tema dell’opera “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?”, con la differenza che, mentre il pittore francese racchiude in un’unica opera il mistero della vita, il progetto di Munch è un’opera aperta alle integrazioni e modifiche.)“Il bacio con la finestra” affronta una tematica più volte trattata da Munch, quella del rapporto e dell’attrazione tra uomo e donna.A dispetto del titolo, il quadro più che tenerezza, trasmette inquietudine. Le due figure sono indefinite, nascoste, quasi furtive e i colori scuri richiamano un’atmosfera fredda. Le due persone danno l’idea di amanti clandestini, vista l’ambiguità dell’ambiente e dell’atmosfera.

Le due figure abbracciate, di cui è impossibile distinguere separatamente i contorni – lo stesso colore degli abiti costituisce un’unica macchia – rappresentano per l’artista la perdita d’identità. La fusione fisica dei due protagonisti sembra avvenire non tanto per uno slancio passionale, quanto per un reciproco tentativo di annullamento. Non si scambiano vero affetto, ma sono alla ricerca di un conforto che sanno di non poter mai trovare, restando così terribilmente soli. In questo bacio Munch esprime il disagio della sua esperienza, il rammarico per non essere riuscito a vivere una relazione stabile e normale. Non riesce a vivere l’amore come qualcosa di vero e positivo, da qui l’uso di colori sempre violenti per le rappresentazioni delle donne, che mostrano la sua paura, la sfiducia verso il mondo affettivo. Le relazioni sentimentali nella sua vita furono molto complicate se non impossibili. I contatti dell’artista con le donne oscillavano tra ambiguità e morbosità, timidezza e pulsione violenta. Il suo carattere disturbato gli impedì di legarsi stabilmente ad una persona. Il suo amore malato trovò la massima espressione quando incontrò Mathilde (Tulla) Larsen, l’altra metà di una mela forse avvelenata. Tulla cercava Munch con una forza indomita e, nonostante la sua natura libera e anticonformista, voleva sposarsi. Lui al contrario che aveva orrore del matrimonio, si ritrovava inevitabilmente nelle sue braccia. La loro che fu una relazione tempestosa quasi ai limiti della follia.Per l’artista l’amore rappresentava un sentimento travagliato che portava sofferenza, ma di cui non si poteva fare a meno. Amare una donna significava soffrire. Erano rari i momenti sereni nella sua relazione. Se da un lato, quindi, Munch è attratto dall’universo femminile, dall’altro questo annullamento di una persona nell’altra lo spaventa e ne prende le debite distanze. Il rapporto tra uomo e donna si traduce così come una continua tensione tra desiderio di amare e paura di amare.

Tuttavia, nulla vieta di guardare al quadro con occhi positivi e di considerarlo come l’esaltazione dell’amore, di quel desiderio di fondersi, diventare uno e di non accorgersi di quello che succede intorno e fuori.

Simbolismo e Gustave Moreau

Il simbolismo è un movimento artistico e culturale che nasce in Francia nella seconda metà dell’Ottocento che ha l’obiettivo di penetrare al di là delle apparenze del reale infatti i simbolisti vogliono dar voce a ciò che non é immediatamente visibile, percepibile, l’essenza segreta delle cose “L’immagine che il pittore ha dentro di sé sovrasta l’immagine reale, quella fuori di sé”.La figura dell artista simbolista é quella di un uomo isolato, che ricerca l isolamento per trovare l ispirazione. il Simbolismo vede affermarsi temi legati alla religione, alla mitologia, al sogno e alla nostalgia decadente di un mondo antico, ormai cancellato dalla tirannia della ragione che impone una realtà unica imposta dall’oggettività della scienza.Anche le opere del celebre Paul Gauguin presentano molti tratti in comune con l’arte simbolista, come è evidente in uno dei suoi dipinti più noti: Visione dopo il sermone (1888) in cui l’artista rende esplicito quanto sia labile il confine tra ciò che vedono gli occhi e ciò che percepisce l’anima.Il simbolismo nasce ufficialmente nel 18 settembre 1886 quando su "Le Figaro" venne pubblicata la tesi dichiarata da Jean Moréas sul "Manifesto del Simbolismo”. In una piccola citazione di Gustave Moreau (1826-1898) è racchiuso tutto il pensiero simbolista:

“Credo solo a ciò che non vedo e unicamente a ciò che sento.”

In sintesi l'ideologia simbolista è basata sul mistero profondo del mondo e della vita, sulle sensazioni che si percepiscono nell'anima e non alla realtà vista con gli occhi. Ciò che proviene dall'interno viene proiettato sulla tela. Le sensazioni si concretizzano manifestandosi in un'immagine-simbolo: ciò che è invisibile si converte in visibile. L'artista non riproduce oggetti, ma esprime idee estraendole  e tramutandole in simboli.

Gustave Moreau fu uno dei precursori del movimento simbolista.

-L’Apparizione (esposta al Musée d’Orsay di Parigi 1875, acquerello, 106 x 72,2 cm,) nella quale l’artista interpreta la figura biblica di Salomè (era il re di Israele). La scena è ambientata nelle stanze di un palazzo reale e questo si nota dalle imponenti colonne, capitelli decorati, arredi e decorazioni dal gusto orientale. Tra le colonne si intravede anche un tempietto orientale (nell’ombra tra le colonne, idoli pagani e statuette egizie a forma di animali e l’ambiente è poi decorato con fiori e ricchi tessuti). In questo luogo gli uomini di Erode su richiesta di Salomè hanno decapitato Giovanni Battista. Infatti dal capo mozzato del Santo sgorga ancora il sangue. Il capo di San Giovanni Battista si libra nell’aria contro un disco metallico ed emana raggi dorati che illuminano il buio dell’ambiente. Salomè è in piedi a sinistra di fronte al re Erode e stringe nella mano destra un fiore di loto. La giovane indossa solamente veli e gioielli e guarda in alto, verso la testa del Battista. I raggi emanati dalla testa decapitata la investono e la giovane reagisce puntando la mano sinistra verso l’apparizione. Salomè è ritratta con il corpo seminudo protetto da un corpetto, e in atteggiamento provocante. La giovane indossa molti gioielli che illuminano il suo corpo come quello che si trova tra i seni. Sulla scena compaiono gli altri protagonisti della narrazione. Erode Antipa è seduto sul trono a sinistra e sul fondo si trova Erodiade, la madre di Salomè, avvolta dall’ombra. Un soldato è fermo in piedi sulla destra. Nella dipinto si coglie ancora l’atmosfera eccitante della danza di Salomè nel movimento aereo dei veli indossati dalla giovane. Salomè figliastra del re danzò in occasione del compleanno di Erode Antipa che fu ammaliato dalla sua bellezza e dalla sua esibizione. Per ringraziare la giovane le promise di soddisfare ogni suo desiderio. La madre di Salomè, Erodiade suggerì alla figlia di chiedere al re la testa di San Giovanni Battista che si trovava nelle prigioni del palazzo. Salomè era figlia di Erode Filippo e di Erodiade che sposò in seconde nozze Erode Antipa. La condotta di Erode era motivo di riprovazione da parte dei giudei più osservanti e Giovanni Battista condannò pubblicamente il matrimonio. Per questo la madre di Salomè colse l’occasione per liberarsi del Precursore, così era detto San Giovanni Battista. L’ambiente descritto con precisione da Gustave Moreau ricorda l’Oriente arcaico. presenza poi di Salomè e del capo mozzato di Giovanni introducono una componente morbosamente erotica che associa amore e morte violenta. Il fiore di loto, stretto da Salomè, anticamente si pensava che provocasse l’oblio della mente umana. Il tono teatrale e drammatico della scena dipinta da Moreau si ritrova nella postura coreografica di Salomè. Infatti il gesto di indicare l’apparizione sottolinea il dramma che si è consumato a causa della vanità della giovane danzatrice. Il suo intento era piuttosto quello di mitizzare la figura della giovane e spettacolarizzare l’evento suscitando corrispondenze emotive ed estetiche nell’osservatore. La figura di Salomè in questo dipinto assume così una valenza moderna che si concretizzerà nella Femme fatale nel Novecento. (Arte e femme fatale è una pagina che raccoglie opere, dipinti e sculture che ritraggono famose donne fatali, vamp e seduttrici irresistibili.)

-Fanciulle sulla riva del fiume (1879, olio su tela, 61 x 47 cm. Parigi, museé d’Orsay). Tre giovani donne seminude sono ferme sulla sabbia, in riva al mare. Una di loro è adagiata in primo piano con il busto sorretto da una roccia. La giovane è coperta con un telo bianco stretto intorno ai fianchi. Un’altra invece è in piedi e di schiena rispetto all’osservatore dell’opera. Con entrambe le mani sistema i suoi lunghi capelli stirandoli verso destra. Anche lei porta un telo bianco che la stringe sui fianchi. La terza infine è visibile in basso a destra e siede sulla sabbia guardando verso l’orizzonte. I colori dell’opera sono chiari e tendenti al grigio come in tutte le opere del periodo maturo dell’artista francese. In primo piano predominano tinte calde, ocra e marroni. Sullo sfondo invece il mare e il cielo sono resi con grigi-azzurri. L’impianto cromatico del dipinto si basa quindi sul contrasto di temperatura tra toni caldi e freddi. L’illuminazione è diffusa e non crea forti contrasti di chiaroscuro.Pierre Puvis de Chavannes nacque nel 1824 e dipinse Ragazze in riva al mare nel 1879, all’età di circa 55 anni. Gli storici dell’arte lo considerano un artista di grande importanza nel contesto dell’arte occidentale della seconda metà dell’Ottocento. La sua influenza infatti non si limitò all’Europa ma giunse anche negli Stati Uniti. Pierre Puvis de Chavannes fu un maestro nella pittura monumentale rinnovando le forme e la composizione.

-La maschera della morte rossa più che mere illustrazioni, le immagini create da Redon sono visioni. Egli dà forma visiva ai toni cupi, al senso di angoscia e claustrofobia del racconto di Poe. L'artista raffigura l'orologio che scandisce lo scorrere del tempo e 'approssimarsi della morte degli ospiti del principe Pro- spero che, durante una festa in costume, ricevono la visita di un misterioso invitato dalla maschera insanguinata e dalle sembianze

di un cadavere, che si rivelerà essere la personificazione dell’epidemia di colera alla quale stavano cercando di sfuggire barricati nel palazzo del principe. Tecnicamente Redon tiene in evidente considerazione la lezione di Goya ed enfatizza i chiaroscuri ad accentuare la dimensione onirica dell'immagine e dunque la sua presa emotiva sull'osservatore.

-Gli occhi chiusi qui non è chiaro perché la donna, che ha i tratti di sua moglie Camille. Falte, tenga gli occhi chiusi: l'artista potrebbe aver voluto rapprensentare il sonno o una metafora della morte oppure, semplicemente, immortalare un momento di riflessione su pensieri e visioni "altre" precluse allo spettatore.

Franz von Stuck e il peccato

Franz von Struck è stato un pittore simbolista-espressionista, nonché scultore, illustratore e architetto tedesco. Stuck è particolarmente noto per i suoi dipinti allegorici pervasi di torbida sensualità e di morboso romanticismo, a tratti decisamente inquietante. I soggetti delle sue opere sono solitamente personaggi mitologici o religiosi

-il peccato (1893, olio su tela, 94,5 x 59,5 cm. Monaco. Neue Pinakothek) è un famoso dipinto che nel primo Novecento rappresentò l’icona della donna seduttrice e peccatrice. Nel dipinto è rappresentato il busto nudo di una donna dalla pelle bianchissima con un serpente avvolto intorno alle spalle. Il corpo nudo della ragazza è coperto solamente dai lunghi capelli scuri che si confondono in alto con lo sfondo. La protagonista guarda in avanti verso l’osservatore con una espressione provocante. Il suo viso è in penombra ed emerge appena dal fondo scuro. Il serpente è raffigurato con la testa poggiata sulla spalla destra della protagonista e i denti esposti come nell’atto di attaccare una preda. Lo sguardo dell’animale è diretto in avanti verso l’osservatore del dipinto e il suo corpo scende dalla spalla sinistra della giovane. L’immagine della giovane sembra apparire improvvisamente dal buio come in un incubo e la sua figura ricorda quella di un essere mostruoso. L’originalità dell’opera è rappresentata dagli sguardi delle due figure puntati in avanti. In questi dipinti il male è infatti associato all’erotismo e alla figura della donna predatrice. I protagonisti delle sue opere emergono da un fondo scuro. Le atmosfere quindi evocano il buio, l’ultraterreno, il male il peccato e l’erotismo che nasce dal pericolo. L’opera si offre ad una lettura biblica infatti il serpente nella tradizione cristiana rappresenta il simbolo del male. Franz von Stuck si ispirò diverse volte a episodi raccontati nella Bibbia modernizzandoli. L’artista rivisitava infatti i temi religiosi interpretandoli in chiave moderna. Una luce o fiamma sulfurea brilla debolmente in alto a destra. Il significato di questa debole luce non è chiaro. Forse fa riferimento all’inferno oppure allude alla conoscenza del bene e del male promessa dal demone in cambio della sua trasgressione.

Arnold Böcklin e l'isola dei morti

Arnold Bocklin è stato un pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero, nonché uno dei principali esponenti del simbolismo tedesco. Inizialmente fu paesaggista, ma, grazie ai frequenti viaggi in Italia, fu influenzato dal romanticismo: all’interno dello stile dell’Art Nouveau, fu simbolista. La sua pittura si rivela mitologica: creature oniriche (ninfe, naiadi e centauri) tra architetture classiche, simbolismi, allegorie e un richiamo spesso ossessivo alla morte. L’effetto è la creazione di mondi strani e fantastici. La sua opera più famosa è L’Isola dei Morti.

-l’isola dei morti (maggio 1880, olio su tela, 111 x 155 cm. Basilea, Kunstmuseum) L’isola dei morti emerge al centro di uno specchio d’acqua scura e immobile. Dalle sponde si alzano alte pareti di roccia nelle quali sono scavati i sepolcri verso l’interno. Compaiono, inoltre, dei templi e delle statue di leoni. Le strutture rocciose sono aperte ad anfiteatro verso il fronte del dipinto. Al centro, un gruppo di cipressi alti e molto scuri si alza verso il cielo. Una barca si appresta ad attraccare sull’isola. Su di essa, oltre al conducente, una sagoma umana bianca è in piedi. Sembra avvolta da un sudario o da bende che ricoprono interamente il corpo. Ai suoi piedi, una bara chiara è posata di traverso sulla prua dell’imbarcazione. Il cielo è scuro, solo leggermente meno profondo dello specchio d’acqua. Un bagliore mette in risalto l’isola a sinistra. Nel dipinto di Arnold Böcklin è raffigurata un’isola fantastica. Böcklin immagina un luogo isolato nel quale i sepolcri sono scavati nella roccia. Gli alti cipressi sono tipici dei luoghi di sepoltura e rimandano al lutto. La barca accompagna il defunto nel suo ultimo viaggio. Infatti, la figura umana è in piedi e avvolta da una tunica bianca. Di fronte ad essa una bara è poggiata di traverso sulla prua dell’imbarcazione. Un uomo conduce la barca a remi. La sua figura evoca il personaggio di Caronte, il traghettatore delle anime dell’Inferno di Dante Alighieri. Le interpretazioni dell’Isola dei morti di Böcklin sono molte. Infatti, ogni intellettuale che si cimentò nella lettura dell’opera diede una propria versione dell’immagine. L’isola immaginaria fu modellata, forse, sul cimitero degli inglesi di Firenze mentre altri indicarono come fonte alcune isole del mediterraneo. Infine, Böcklin dipinse, forse, un’opera che simboleggia il suo dolore per la morte di sei figli.

-Maternità (1890-1891 circa, olio su tela, 177  x 411,5 cm. Novara, collezioni del Banco BPM, Banca Popolare di Novara).Una giovane madre è seduta a sinistra del dipinto. La schiena è appoggiata ad un piccolo albero di melarancio. La giovane culla e allatta il bambino protetto dal suo abbraccio. Indossa un velo bianco sulla capo e un abito blu. Intorno a loro vi sono alcuni angeli dalle grandi ali e vesti bianche. I tre di sinistra sembrano riposare e appoggiano il capo sulle mani. L’angelo di destra, invece, è inquadrato di spalle. Anche lui sembra dormire. Infine, un altro angelo è accasciato sul sepolcro coperto da erba verde. La sua posizione esprime disperazione e abbandono. Il paesaggio è verde e ai piedi della madre crescono diversi gigli bianchi e alcuni anemoni. Nel dipinto Maternità, Gaetano Previati fa riferimento al tema cristiano della Vergine con il Bambino. Il tema tradizionale della Maestà è interpretato in chiave laica e simbolista. I riferimenti alla purezza di Maria rimangono il velo bianco e i gigli. Gli anemoni violetti che crescono ai piedi della Madonna rappresentano la breve vita di Cristo. Infatti il delicato fiore dell’anemone è destinato ad appassire velocemente. Inoltre, gli anemoni rossi, sarebbero nati dal sangue di Cristo in seguito alla sua crocifissione.

-Notturno (silenzio)

-La sirena

-La vita Umana

Auguste Rodin

-porta dell’inferno

-il pensatore

-Il bacio

Art Nouveau e Gustav Klimt

L’Art Nouveau e un vasto movimento artistico-filosofico che nasce tra fine Ottocento ed inizi Novecento ovvero durante la bella époque e questo si interessò soprattutto di architettura e pittura. Il fenomeno prese nomi diversi a seconda delle nazioni in cui sorse. In Germania prese il nome di «Jugendstil», in Austria fu denominato «Secessione», in Spagna «Modernismo». In Italia ebbe inizialmente il nome di «Floreale», per assumere poi il nome di «Liberty». È uno stile che riguarda pittura, disegno, architettura ma anche design e artigianato. L’Art Nouveau nasce come reazione alla produzione industriale di oggetti in serie resa possibile dai processi di automazione di fine Ottocento. Per fuggire alla massificazione del prodotto, gli artisti dell’Art Nouveau lo innovavano, lo abbellivano con un tocco personale per renderlo unico. Gli artisti dell’Art Nouveau sono stati i primi in assoluto a prestare la loro opera per la creazione di manifesti e locandine pubblicitarie che oggi sono considerate vere opere d’arte.

Le caratteristiche di questa corrente sono le forme sinuose ed eleganti e presenza di elementi stilizzati presi in prestito dal mondo naturale (elementi floreali), a cui si contrappongono colori forti, assenza di simmetria e proporzione e scelta di forme insolite e stravaganti. Anche la visione della donna cambia, assumendo una nuova connotazione più sensuale e dai tratti erotici, presente anche sulle pubblicità Art Nouveau dell’epoca.

Gustave Klimt è stato il principale esponente della Secessione viennese e si può definire artista multiforme realizzando, oreggi, palazzi, disegni, mosaici.Spesso Klimt inserisce nei suoi dipinti i mosaici e il preziosismo dell’arte bizantina, i fondi  d'oro delle tavole gotiche, citazioni dell'arte rinascimentale italiana. i Klimt per il mondo naturale si concentra dunque principalmente sulla sfera della natura umana, fondamentalmente osservabile nei nudi. Per Klimt il nudo rappresenta appunto il mezzo attraverso cui è possibile esprimere maggiormente l'andamento delle linee naturali applicate alla natura umana.

-Pallade Atena è un dipinto del (1898, olio su tela, di centimetri 75 x 75 centimetri, conservato presso l’Historisches Museum der Stadt  di Vienna) venne esposto alla seconda mostra di Secessione. E scatenò un putiferio.

Il volto di Medusa che orna l’egida venne deriso dai viennesi, tanto che lo ribattezzarono “la smorfia”.

Tale critica trovò l’opposizione di Ludwig Hevesi (giornalista, scrittore e critico d’arte ungherese) il quale elogiò l’opera, dichiarando:

“…quanto è bella!… la striscia color oro, tagliando il pallore della carnagione è una soluzione artistica notevole… Klimt… ha creato la sua Pallas chiaramente pensando alla donna tipica della Secessione. O almeno immaginando una dea o demonessa secessionista…”.

“Pallade Atena” rappresenta il busto frontale della omonima divinità, che indossa un elmo con paranaso, un’armatura a scaglie che raffigura il volto della gorgone Medusa, celebre protagonista nel mito di Perseo. La divinità è rappresentata mentre regge la lancia con la mano sinistra e una piccola Nike con l’altra mano(personificazione della vittoria e figlia del titano Pallante e della ninfa Oceanina StigeI). colori utilizzati variano dall’oro dell’armatura, sfumata anche di viola e azzurro, allo sfondo dai toni scuri; il contrasto cromatico tra il volto pallido e l’elmo, che viene scurito da chiazze d’ombra, è fine. Occhi grigi e fissi quelli della dea raffigurata da Klimt. Non è una novità, nelle donne raffigurate da Klimt, soprattutto quelle dalla Secessione in poi: sguardo gelido, malizioso, ammiccante e penetrante, ribelle. Donne che mostrano aria di sicurezza e di sfida, a volte nei confronti dello spettatore. Così è la figura della dea nata dal cervello di Zeus, quale simbolo del pensiero razionale e della saggezza divina, scelta per questo motivo come nume tutelare da parecchi artisti. Il pittore viennese ne accentua però la componente demoniaca, facendo il ritratto della propria eroina raffigurandola con uno sguardo glaciale, imperioso. Costituisce un elemento nuovo la figura di donna che Atena solleva nella sua mano destra. A questo si deve aggiungere la cornice metallica, che lo stesso Gustav Klimt aveva disegnato, diventata parte integrante dell’opera; essa fu realizzata dal fratello Georg Klimt.-Le tre età della donna

-il bacio (1907-1908, olio su tela, 180 x 180 cm. Vienna, Österreichische Galerie Belvedere) Un uomo e una donna si abbracciano al centro di uno spazio astratto. L’uomo avvolge il viso della donna con le sue mani teneramente e si china sul volto di lei dall’alto. La giovane ha il viso reclinato di lato e poggiato sulla sua spalla sinistra. Il suo braccio destro è sollevato e la mano poggia sul collo dell’uomo. Il braccio sinistro della donna invece è flesso contro la sua spalla. La mano è stringe quella dell’uomo. Il volto della donna è chiaro e arrossato leggermente sulle gote. Gli occhi sono chiusi e la sua espressione è serena ed estatica. Tra i capelli vi sono alcuni fiori che decorano la capigliatura. L’uomo invece ha una ghirlanda di foglie d’edera avvolta tra i capelli. I due personaggi indossano poi ampie vesti decorate con motivi astratti e molto colorati. La donna è avvolta in una veste attillata che lascia scoperte le spalle e le gambe dal polpaccio fino ai piedi. L’uomo invece è avvolto in una tunica dorata decorata con motivi rettangolari neri bianchi e grigi. I due sono inginocchiati su di un prato punteggiato di fiori gialli e viola. Un’aura dorata avvolge i due amanti e scende in basso creando rivoli sul prato. Lo sfondo infine è monocromatico e bidimensionale. La Ghirlanda di foglie d’edera che corona i capelli dell’uomo fa probabilmente riferimento al mito classico. Infatti era considerata un simbolo amoroso e attributo del dio Dioniso. Klimt si dedicò spesso alla rappresentazione delle passioni umane. Tale motivo è presente in Amore che si trova nel fregio di Beethoven e In Abbraccio del fregio Stoclet.

-l’albero della vita (1908 – 1911 matita, pastelli e lamina metallica su carta, circa 200 x 306 cm. Vienna, Österreichisches Museum für angewandte Kuns) un’opera decorativa progettata da Gustav Klimt e composta da tre pannelli. A partire da sinistra, uno dei pannelli esterni raffigura una danzatrice coperta dalle fronde e si intitola L’attesa. La donna porta vistosi gioielli e un abito lungo molto decorato. Il pannello centrale è invece interamente occupato dal tronco dell’albero che si dirama verso i pannelli laterali. Il pannello laterale destro ospita poi la scena di un abbraccio tra un uomo e una donna e si intitola Abbraccio o compimento.L’albero della vita. I tre pannelli sembrano narrare una storia amorosa. A sinistra, una giovane attende il proprio amato sotto le fronde di un albero che si trova al centro. Nel pannello di destra infine i due giovani si trovano nell’abbraccio. La danzatrice che compare nel pannello di sinistra è interpretata come l’attesa. Questo stato d’animo, secondo il pittore di Vienna, caratterizza l’affettività femminile. La figura del pannello centrale rappresenta una rielaborazione dell’ultima scena che chiude il Fregio di Beethoven progettato da Gustave Klimt nel 1902. Nel pannello di destra, intitolato L’abbraccio o Compimento, un uomo e una donna sono uniti e abbracciati. Il gruppo si ritrova nel dipinto di Klimt intitolato Il Bacio. Simbolicamente, l’abbraccio tra la figura femminile e quella maschile rappresenta l’incontro tra il femminile e il maschile.

-Freggio di Beethoven oggi è costituito da sette composizioni su sette pannelli, applicati nella parte superiore delle pareti. E’ stato classificato inamovibile dallo Stato austriaco. Di questa opera, infatti, è stata fatta una copia a grandezza naturale che serve ad esporla nelle mostre estemporanee estere. Klimt, in quest’opera, approda ad una rappresentazione stilizzata e bidimensionale. La linea di contorno è imposta come primario elemento espressivo, superando la fase dell’illusionismo d’atmosfera caratteristica della sua pittura precedente. Klimt descriveva con queste parole la sua opera:

-Prima parete lunga di fronte all’ingresso: “il desiderio della felicità”. Le sofferenze del debole genere umano: le suppliche costituiscono la forza esterna, la compassione e l’ambizione la forza interna, che muovono l’uomo forte e ben armato alla lotta per la felicità.

-Parete più corta: “le forze ostili”. Il gigante Tifeo, contro il quale perfino gli dei combatterono inutilmente; le sue figlie, le tre Gòrgoni: la malattia, la follia, la morte. La volontà e la lussuria, l’eccesso. L’angoscia che rode. In alto le affezioni e i desideri degli uomini che volano via.

-Seconda parete lunga: “il desiderio di felicità si placa nella poesia”. Le arti ci conducono nel regno ideale dove possiamo trovare la pace assoluta, la felicità assoluta, l’amore assoluto. Coro degli angeli del Paradiso. Gioia, meravigliosa scintilla divina. Il “Fregio di Beethoven” è articolato in una sequenza ritmica di episodi: il lungo viaggio dell’individuo alla ricerca della felicità, tra forze del bene e del male, ispirandosi alla filosofia di Schopenhauer. Per realizzarlo Klimt si servì dello spazio chiuso della navata al fine di svolgere un rapporto simbolico unitario, seguendo una stilizzazione concisa, pregnante. Dopo la definitiva collocazione nel nuovo spazio espositivo, è mutata la sequenza allegorica del ciclo, almeno in parte.

Adolf Loos è un architetto viennese che costruisce ville e case private caratterizzate da un rigore ed austerità che non lasciano spazio all'espressione creativa del dettaglio e dell’ornamento perché secondo lui la bellezza doveva restare celata all’interno e non rivelarla a tutti.

-Villa hugo fu costruita per la pittrice Lilly Steiner e suo marito Hugo. Ubicata in una zona nella quale il piano regolatore viennese dettava regole piuttosto rigide, la sua realizzazione finale risentì di diverse limitazioni. Il suo esterno era spoglio in modo da mantenere nettamente separate la sfera pubblica da quella privata, mentre appunto l’interno era arredato e arricchito.

-casa Muller situata a Praga costruite a forma di cubo e caratterizzata da un tetto piatto dotato di terrazza, le finestre di dimensione irregolare e inoltre dichiara Los che per lui non c'è un piano terreno, il primo piano, eccetera ma per lui ci sono degli spazi continui e continui, stante e antistante, e terrazzi e così via i livelli si fondono e gli spazi si relazionano tra loro. Legali questi spazi in modo che il serie lo scegliere sia non solo impercettibili ma anche pratici: in questo io vedo ciò che per gli altri grande segreto mentre per me è solo una logica conseguenza.

Antonio Gaudí e l'architettura organica

Antonio Gaudi realizzò, tra fine Ottocento e primi Novecento, i suoi progetti rifacendosi alle forme della natura, con invenzioni di spazi e decorazioni che avrebbero costituito uno stile unico e irripetibile. Forme plastiche e ondulate, rivestimenti colorati in ceramica, decorazioni in ferro battuto: queste le caratteristiche dei suoi principali edifici, come il parco Güell, le case Batlló e Milá, la cattedrale della Sagrada Familia, simboli della Barcellona moderna.

-sagrada familia la cui costruzione iniziò nel 1882 e la parte costruita da Gaudi è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2005.Questo è senza dubbio il progetto più complesso e singolare di tutti quelli che Gaudí ha intrapreso nel corso della sua carriera professionale e a cui ha dedicato ben 43 anni della sua vita.Gaudí volle costruire un edificio che avrebbe avuto un impatto forte sul panorama di Barcellona, ma anche che avrebbe potuto trasmettere il suo rispetto per l’opera di Dio, opera che non dovrebbe mai essere superata dall’uomo.Il punto di partenza per la Sagrada Familia era l’architettura gotica, che Gaudí ha modificato e migliorato per offrire una nuova architettura che, per la sua originalità, rende questo tempio unico al mondo.

-casa mila nota come La Pedrera (“cava” in catalano), è l’ultima opera civile di Antoni Gaudí. un edificio di appartamenti nel quartiere L'Eixample di Barcellona progettato dall'architetto catalano Antoni Gaudí. Il complesso di Casa Milà è stato costruito tra il 1906 e il 192 ed è una delle principali attrazioni di Barcellona, chiamato anche “La Pedrera”, che in catalano significa "La Cava". Il nome "La Pedrera" si riferisce all'aspetto aspro del "complesso di appartamenti" e originariamente aveva un significato negativo in quanto Casa Milà non soddisfaceva nessuno degli standard architettonici allora accettati.

-casa batlo D. Josep Batlló diede totale libertà creativa ad Antoni Gaudí, incaricandogli una riforma che, in principio, prevedeva la demolizione dell’edificio. Tuttavia, grazie all’audacia di Gaudí, si evitò la demolizione della Casa, che venne invece riformata integralmente tra il 1904 e il 1906. L’architetto cambiò completamente la facciata, ridistribuendo i muri divisori interni, ampliando il cortile e rendendo l’interno un’autentica opera d’arte. Oltre al suo valore artistico, l’opera è caratterizzata da una notevole funzionalità, più consona alla nostra epoca che al passato. Infatti, alcuni studiosi identificano nell’edificio alcuni elementi precursori delle avanguardie architettoniche della fine del XX secolo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la caratteristica principale del divisionismo?
  2. Il divisionismo si caratterizza per l'accostamento diretto dei colori puri sulla tela, senza mescolarli sulla tavolozza, permettendo così che la fusione avvenga nella retina dell'osservatore.

  3. Chi è considerato il padre del divisionismo italiano e quali sono i temi principali delle sue opere?
  4. Giovanni Segantini è considerato il padre del divisionismo italiano, e i suoi temi principali includono la maternità e la natura, spesso rappresentati con un'atmosfera colma di luce e simbolismo.

  5. Quali sono le caratteristiche distintive dell'espressionismo nordico?
  6. L'espressionismo nordico si distingue per il suo focus sull'espressione dei sentimenti profondi dell'artista, spesso attraverso temi di povertà, dolore e miseria, con disegni deformanti e contrasti di colore forti.

  7. Come James Ensor utilizza le maschere nelle sue opere?
  8. James Ensor utilizza le maschere per deridere l'ipocrisia della società, rappresentando personaggi grotteschi e ridicoli che enfatizzano la natura grottesca dell'umanità.

  9. Qual è l'obiettivo del simbolismo e come si manifesta nelle opere d'arte?
  10. Il simbolismo mira a penetrare oltre le apparenze del reale, esprimendo l'essenza segreta delle cose attraverso immagini-simbolo che rendono visibile l'invisibile, come illustrato nelle opere di Gustave Moreau.

Domande e risposte

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