pexolo
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Concetti Chiave

  • A Costantinopoli furono costruiti templi gemelli dedicati alla Tyche e alla Fortuna di Roma, rafforzando l'influenza religiosa nella nuova capitale.
  • Il Tycheion era situato nella Basiliké e potrebbe essere stato un restauro di un tempio precedente dedicato a Cibele, secondo le fonti storiche.
  • La statua di Rhea-Cibele, originariamente dal tempio sul monte Dindimo, fu modificata per rappresentare Tyche Anthousa, senza i leoni e con nuovi simboli.
  • Zosimo narra che Costantino deturpò la statua, ma non la trasferì a Costantinopoli, suggerendo un adattamento alla nuova immagine cittadina.
  • Il tempio dedicato alla dea Roma era un'innovazione e conteneva la statua della Fortuna di Roma, accennata brevemente da Zosimo.

Templi Gemelli a Costantinopoli

Alla Tyche di Costantinopoli e alla Fortuna di Roma furono elevati anche dei templi. L’emissione contemporanea dei due tipi di tetradrammi e la presenza della Tyche nella statua da parata dell’ippodromo, nonché (in base alla nostra ipotesi) in quella di Costantino nel foro, avvalorano la notizia zosimiana che egli avesse innalzato due edifici gemelli all’estremità di uno dei quattro portici costruiti intorno al nuovo foro.

Uno di essi era il Tycheion della città, che Socrate e l’Anthologia Palatina dicono situato nella Basiliké. Poiché Esichio informa che nell’area, ove fu organizzata quella grande corte quadrangolare a peristilio, c’era già un tempio di Cibele onorata come Tyche, proprio quello potrebbe essere stato l’edificio che Zosimo attribuisce a Costantino. Si trattava, in tal caso, di un restauro. La stessa statua di Rhea-Cibele (che Zosimo dice provenire dal tempio che Giasone e compagni avevano elevato sul monte Dindimo nei pressi di Cizico), anziché requisita nell’operazione di confisca dei beni templari descritta da Eusebio, poteva appartenere al vecchio tempio ristrutturato ed essere stata rimodellata dagli architetti imperiali, perché corrispondesse alla nuova immagine di Tyche Anthousa. Zosimo, infatti, dice che Costantino deturpò la statua, non che fu lui a trasferirla a Costantinopoli. L’effigie fatta riscolpire era seduta in trono; era stata privata dei leoni; aveva la corona murale, una cornucopia in mano e una nave ai suoi piedi, come nel tetradramma coniato per la Tyche durante le cerimonie di fondazione della città. Non aveva certo attitudine di orante quale la descrisse Zosimo, essendo egli stesso probabilmente suggestionato dal diffondersi (ai suoi tempi ma non ancora in età costantiniana) del culto della Theotokos. Completamente nuovo, invece, doveva essere il tempio dedicato alla dea Roma, cui Zosimo solo rapidamente accenna: «Nell’altro tempio, innalzò la statua della Fortuna di Roma».

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