Concetti Chiave
- L'organizzazione finanziaria romana era razionale, con conti statali accurati e budget approssimativi stabiliti dal Senato ogni cinque anni.
- Le entrate dello Stato includevano il tributum per i cittadini in base alla ricchezza, la decima per i non-cittadini, e ricavi da beni pubblici come il demanio e le tasse speciali.
- Le spese statali coprivano il culto, le spese militari, amministrative, lavori pubblici, e distribuzione di generi alimentari ai bisognosi.
- Il Senato, assistito da censori e questori, amministrava le finanze pubbliche, con nuove imposte approvate dai Comizi e riscossioni affidate ai publicani.
- I publicani, cavalieri incaricati della riscossione delle imposte, anticipavano allo Stato le somme e operavano come società per azioni.
Indice
Organizzazione finanziaria romana
L’organizzazione finanziaria dei Romani era abbastanza razionale: i conti dello Stato erano tenuti in modo accurato anche se non risulta che sotto la Repubblica, sia stato redatto un bilancio delle spese e delle entrate. Ogni cinque anni il Senato prevedeva un budget approssimativo: i nuovi censori erano incaricati di individuare le entrate e di aggiudicare le spese alle migliori condizioni.
Imposte e contributi dei cittadini
All’inizio il cittadino romano non pagava alcuna imposta. Quando, però l’organizzazione dell’esercito necessitava del pagamento di un salario (= tributum), fu stabilito che ogni cittadino dovesse contribuire a seconda della sua ricchezza a tale spesa eccezionale. Pertanto tale contributo non era regolare ed era riscosso solo in presenza di nuove campagne et a volte perfino rimborsata; dopo la conquista della Macedonia, avvenuta nel 167.
I non-cittadini, invece, erano oberati dalla decima, prelevata sui beni e versata in natura i in liquido (= vectigal)
Inoltre esistevano anche delle tasse speciali sull’affracamento degli schiavi (= 5% sul valore dello schiavo liberato, tassa da versare in oro), sul celibato (= aes uxorium).
Entrate dello Stato romano
Lo Stato ricavava le sue entrate anche dalla gestione del Demanio pubblico, cioè dall’insieme dei beni immobili di cui era proprietario. Si trattava di affitti di luoghi pubblici (mercati, piazze, ponti, ecc..) e di dazi doganali (porti, frontiere)., di rendite derivate da terre conquistate, confiscate o cedute la cui annessione andava ad accrescere il patrimonio pubblico (= ager publicus). Tuttavia, a volte, lo Stato lasciava agli ex proprietari vinti l’usufrutto delle loro terre, contro pagamento di un’imposta. Questa rendita, versata in natura o in liquido, a lungo fu la sola risorsa del Tesoro.
Spese e gestione del Tesoro
Esse riguardavano il mantenimento e le spese di culto, in quanto si trattava di un’istituzione statale ed i sacerdoti erano funzionari statali e dovevano essere retribuiti, le spese militari, spese amministrative che erano piuttosto limitate perché le magistrature erano gratuite. Esistevano solo indennità ai magistrati e gli stipendi agli impiegati., lavori pubblici, che costituivano le spese più consistenti, quali costruzione di strade, ponti, acquedotti eseguiti tramite il sistema di aggiudicazione pubblica, distribuzione gratuita di generi alimentari ai più bisognosi, iniziativa prevista dai Gracchi in poi.
Ruolo del Senato e degli esattori
Era i Senato a poter disporre dei fondi, assistito dai censori e dai questori che conservavano il Tesoro (= aerarmi populi) nel tempo di Saturnio e per questo chiamati anche aerarmi Saturni. Nuove imposte potevano essere votate solo dai Comizi. Fra lo Stato e i contribuenti, si collocavano gli esattori generali (= publicani) ai quali i censori assegnavano per cinque anni l’incarico di riscuotere le imposte: essi anticipavano allo Stato la somma da riscuotere e si assumevano l’incarico di farsela rimborsare dai contribuenti. Goi esattori erano dei cavalieri e per far fronte a tale anticipo erano soliti costituire una sorta di società per azioni e disponevano di un personale molto numeroso sia a Roma che nelle province. Essi spremevano letteralmente i contribuenti.
Domande da interrogazione
- Come era strutturata l'organizzazione finanziaria dei Romani?
- Quali erano le principali fonti di entrata dello Stato romano?
- Quali erano le principali spese dello Stato romano?
- Chi amministrava le finanze pubbliche romane?
- Qual era il ruolo dei publicani nel sistema fiscale romano?
L'organizzazione finanziaria dei Romani era razionale, con conti statali tenuti accuratamente, anche se non esisteva un bilancio formale delle spese e delle entrate sotto la Repubblica. Ogni cinque anni, il Senato prevedeva un budget approssimativo.
Le entrate dello Stato includevano il tributum, contributi eccezionali dei cittadini in base alla ricchezza, la decima per i non-cittadini, tasse speciali come quella sull'affrancamento degli schiavi, e rendite dal Demanio pubblico e ager publicus.
Le spese principali riguardavano il culto, le spese militari, amministrative, lavori pubblici come strade e acquedotti, e la distribuzione gratuita di generi alimentari ai bisognosi.
Le finanze pubbliche erano amministrate dal Senato, assistito dai censori e dai questori. I publicani, esattori generali, riscuotevano le imposte, anticipando le somme allo Stato e recuperandole dai contribuenti.
I publicani erano esattori generali che riscuotevano le imposte per conto dello Stato, anticipando le somme e recuperandole dai contribuenti. Erano cavalieri e spesso formavano società per azioni per gestire le riscossioni.